giovedì 7 dicembre 2017

Rassegna stampa 07 Dicembre 2017

Unione Sarda

L'Isola tra percezione e realtà La crisi? «Qui pesa di più, senza lavoro e senza servizi» Ricerca Ixé per la Fondazione Sardegna: nel futuro turismo, agricoltura, artigianato.

Quasi 7 sardi su 10 sono convinti che la crisi economica degli ultimi anni abbia pesato nell'Isola più che altrove e, forse per questo, più della metà (il 53%) giudica ancora lontana la ripresa. In una regione come la Sardegna, dove la disoccupazione è al 17,3% (l'11,7% a livello nazionale), il problema più sentito è la mancanza del lavoro (per l'83%) che va a sommarsi alle criticità individuate nella scuola, nella sanità, nel welfare e nei trasporti. Per capire come i sardi in questo momento vedono la Sardegna basta leggere lo studio promosso dalla Fondazione di Sardegna e realizzato dall'Istituto Ixè di Trieste, dal titolo “La Sardegna: lo stato delle cose fra percepito e ossatura reale” . Lo studio mette a confronto i dati statistici reali sull'andamento della Sardegna con quanto i sardi percepiscono.

PERCEZIONI Turismo, agricoltura e artigianato sono i settori su cui puntano per uscire dalla crisi. È curioso però il fatto che proprio il turismo, considerato settore principale dall'85% dei sardi, nella realtà rappresenti appena il 6% del Pil regionale. Questo perché «esiste una grande differenza tra l'ossatura reale e quella percepita», dice Antonello Cabras, presidente della Fondazione. «Le indagini statistiche escono in continuazione, raramente però sono messe a confronto con il senso comune che è quello che ispira molte decisioni politiche». Da qui nasce lo studio: «Uno degli obiettivi della Fondazione è favorire lo sviluppo economico della regione. E questa ricerca punta a valorizzare tutto ciò che può essere utile alla crescita».

“NANISMO” In generale, è forte lo scollamento tra quanto i sardi percepiscono e la realtà economica che viene raccontata. Per esempio, contrariamente a quello che spesso si sente dire, non è il “nanismo” delle imprese il vero problema. Anzi, più della metà, il 55%, è convinto che il principale soggetto di sviluppo dell'Isola sia proprio la piccola impresa, seguito dalle cooperative. Per i sardi, inoltre, assume un ruolo determinante il valore identitario: il 40% dice di sentirsi cittadino sardo e non dell'Italia o del mondo.

INFORMAZIONE «Non possiamo dire se questo sia in assoluto un dato positivo o negativo», spiega Roberto Weber, presidente di Ixè, «ma è un dato di cui si deve tenere conto perché con questa forza non lo si ritrova in nessun'altra parte del Paese». Importante il capitolo dedicato all'informazione. Se il 55% dei sardi si informa soprattutto su internet (il 45% nel resto del Paese), è forte la fiducia nei quotidiani locali (il 31% contro il 18% della media nazionale) e nelle emittenti locali (il 18% contro l'11 della media italiana).

Mauro Madeddu


Soru: «Mi occuperò dell'Isola» E intanto il partito pensa già alle candidature per le Politiche: molti uscenti rischiano
Dopo la visita di Renzi si riparla del ruolo dell'ex governatore

La visita di Matteo Renzi in Sardegna è un toccasana per il Partito
democratico sardo. Il segretario nazionale mette d'accordo tutti,
almeno per un giorno, ed è per questo che il ritorno nell'Isola per la
campagna elettorale diventa un appuntamento fondamentale. Anche perché
i movimenti nel Pd sardo ci sono sia rispetto alle candidature per le
prossime elezioni politiche, sia attorno agli equilibri interni al
partito e relativi ai ruoli chiave nell'Isola.

LE SPINE L'ultimo scontro tra il segretario Giuseppe Luigi Cucca e il
suo predecessore, Renato Soru, in occasione della direzione regionale
è il segnale che nel partito ci sono due modi di concepire la linea
politica. Incerto il futuro dell'eurodeputato che, però, ribadisce di
«avere a cuore il futuro della comunità».

Difficile capire in che modo si potrà concretizzare questo sentimento,
che potrebbe portare Soru a proporsi per la guida della Regione o
ritornare in sella alla segreteria del partito. Anche perché proprio
sulla situazione del Pd isolano Soru, afferma: «Sento il bisogno di
una funzione intellettuale collettiva, e del piacere e della passione
di discutere i temi più importanti per la Sardegna». Per ora il suo
ruolo consente di «portare la voce dell'Europa, fatta di opportunità,
in Sardegna», aggiunge.

LA SITUAZIONE Le elezioni politiche del 2018 non saranno un passaggio
semplice, i sondaggi sono spietati e anche i dem isolani lo sanno
bene. Il tour dell'ex premier è stato un susseguirsi di visite, ma i
“tempi morti” degli spostamenti sono serviti anche per fare una
ricognizione sull'attività del partito nell'Isola.
Le candidature per il Parlamento sono un argomento che agita il
Partito democratico, anche perché le regole imposte dal Rosatellum
potrebbero lasciare a terra gran parte degli uscenti.

L'EFFETTO Per ora si cerca di capitalizzare l'effetto “big” che Matteo
Renzi riesce comunque a scatenare, anche in poche ore di presenza. Per
il segretario Cucca «la visita di Renzi è stata molto proficua,
soprattutto perché si è basata sull'ascolto dei problemi di tante
realtà isolane». Per Gavino Manca, renziano della prima ora che ha
accompagnato il segretario nazionale in giro per l'Isola, è l'ora di
«raccogliersi intorno al partito, raccontare le tante cose positive
che sono state fatte e andare avanti». Il tour «è stato accolto
positivamente dalla gente perché Matteo è una presenza importante».

La deputata Caterina Pes ha accompagnato il segretario nazionale nella
visita a casa Gramsci. «Questa presenza è un bene per il nostro
partito che in Sardegna attraversa un periodo difficile, come a
livello nazionale», spiega. Riprendere il rapporto con l'elettorato,
riportare il Pd tra la gente è un ritornello che più volte risuona
nelle assemblee dem. Il tour sardo di Renzi «è stato proprio questo,
parlare e confrontarsi con le persone», sottolinea la deputata. Soru
ha partecipato all'incontro di Cagliari e ribadisce «l'importanza che
il segretario di un grande partito abbia coscienza di quello che
succede in Sardegna, toccando con mano questioni come lavoro,
trasporto aereo e marittimo, turismo».

LE CRITICHE Così come nel Pd l'effetto Renzi ha avuto uno strascico
positivo, non mancano le critiche da parte degli avversari politici.
Il senatore di Forza Italia Emilio Floris si aspettava che l'ex
premier dimostrasse di essere «un argine all'ondata populista, mentre
oggi ci appare più chiaro che l'unica forza in grado di contendere la
guida del Paese al Movimento Cinquestelle è il centrodestra».

L'eurodeputato azzurro Salvatore Cicu accusa Renzi di «smascherare in
maniera beffarda il flop della continuità territoriale». La scelta di
rinunciare al treno per gli spostamenti, inoltre, è un motivo di
critica: «È come ammettere tutte le false promesse del suo governo sul
capitolo dei trasporti e dei collegamenti interni», prosegue Cicu,
«siamo davanti a una beffa senza precedenti, soprattutto se ricordiamo
quanto, in questi ultimi anni, è stato propagandato in fatto di rete
ferroviaria e treni super veloci».
Matteo Sau

La Nuova

Soru: «Io deputato? Meglio segretario Pd»
L'ex governatore: «Mi sono dimesso per una condanna ingiusta, potrei
candidarmi di nuovo»

CAGLIARILa voce circolava da giorni: «Soru si candiderà alla Camera o
al Senato». Ma ad escluderlo è lo stesso europarlamentare.
«Assolutamente no. Semmai potrei correre di nuovo per la segreteria
regionale del Pd. Sa perché? Perché, nel 2016, da quell'incarico mi
sono dimesso per una condanna ingiusta. Pochi mesi fa, in appello,
sono stato assolto e quindi un domani potrei ricandidarmi per la
segreteria». Il tutto detto a un passo dalla sala stampa del Consiglio
regionale. Altro da aggiungere Soru non ha, ma una cosa è certa: dovrà
aspettare quattro anni per ritornare alla guida del partito. Cioè:
fino al 2021, anno di scadenza naturale del mandato dell'attuale
segretario.

È il senatore Giuseppe Luigi Cucca, eletto a maggio da
un'alleanza fra renziani, ex Ds e i popolari-riformisti capeggiati da
Antonello Cabras, presidente della Fondazione Sardegna, e Paolo Fadda,
già sottosegretario. Mentre va ricordato che i soriani, in solitudine,
sostenevano Francesco Sanna, sconfitto da Cucca alle primarie. La
smentita secca. In queste ore le indiscrezioni sulla candidatura di
Soru alle Politiche erano riprese a circolare con insistenza.
Soprattutto dopo gli scontri, sabato a Oristano, nella direzione
regionale del Pd. Prima col segretario Cucca su chi dovesse condurre
le trattative con alcuni possibili alleati a fra qualche mese, ma
soprattutto nelle Regionali del 2019. Disputa conclusa da Cucca con
queste parole: «Ricordo a tutti che io sono il segretario e finché lo
sarò, non ci sarà bisogno di delegazioni per discutere con questo o
quel partito».

Poi, sempre in direzione, fra Soru e l'assessore al
bilancio, Raffaele Paci, sul contenuto politico della Finanziaria, il
cui dibattito in Consiglio regionale entrerà nel vivo la settimana
prossima, con un botta e riposta aspro sui rapporti con lo Stato. Ma
ora l'ipotesi della candidatura è stata smentita dal diretto
interessato.L'ipotesi. Nell'attesa di ripuntare alla segreteria, Soru
potrebbe ricandidarsi invece per il Parlamento europeo. Ma non è
detto, e il motivo potrebbe essere questo: le elezioni per
Strasburgo-Bruxelles saranno nel 2019, pochi mesi dopo le Regionali.
Quindi Soru potrebbe saltare le Europee e ripresentarsi per la
presidenza della Regione: dicono che sarebbe un suo obiettivo. C'è
anche un secondo ma.

Se il centrosinistra dovesse vincere le
Politiche, il Pd potrebbe affidargli un incarico di governo e a quel
punto la carriera in Europa s'interromperebbe con un anno di anticipo.
Si vedrà. Il passato. Nel 2016, in tribunale, Soru era stato
condannato a tre anni di reclusione per evasione fiscale. L'accusa:
aver sottratto al Fisco, attraverso una società collegata a Tiscali,
2,6 milioni. Un anno dopo, l'assoluzione piena in appello, tra l'altro
richiesta anche dalla Procura generale. Per poi dichiarare: «Mai ho
voluto sottrarre soldi all'Erario. Ero così tranquillo che non ho
sfruttato nemmeno lo scudo fiscale, che mi avrebbe consentito di
risolvere in poco tempo e con o meno denaro questa situazione - poco
prima aveva chiuso una transazione di sette milioni con l'Agenzia
delle entrate - Lo ripeto: ho fatto le cose senza cercare vantaggi. Ma
per me questa vicenda era diventata un incubo». (ua)


La Nuova

L'isola ha paura del futuro
Fiducia solo sul turismo

allarme sociale
di Alessandra SallemiwCAGLIARILa crisi esplosa nel 2009 ha provocato
negli anni un sentimento di rancorosità che attraversa l'Italia,
arriva in Sardegna e qui viene potenziato dalla convinzione che
l'isola stia pagando un prezzo più alto sotto ogni punto di vista. Si
tratta di una percezione, ma è fortissima (67 per cento delle persone
intervistate) e passa sopra il dato reale secondo il quale le famiglie
sarde che riescono appena a pagare le spese sono il 45 per cento, un
dato certo superiore alla media italiana, ma «nettamente inferiore
rispetto al Mezzogiorno d'Italia».

La crisi mostra bene i suoi effetti
con un altro numero: le famiglie che «vivono bene» in Sardegna sono il
44 per cento, ma prima del 2009 erano il 60 per cento. «Sono stati
persi 16 punti di serenità», ha detto Roberto Weber, ricercatore
dell'Istituto Ixè di Trieste cui la Fondazione di Sardegna ha
commissionato l'indagine, presentata ieri, "Lo stato delle cose: fra
'percepito' e ossatura reale". Un campione di 1.600 persone e poi due
gruppi di discussione a Sassari e a Cagliari sono stati "interrogati"
attraverso questionari su che cosa «pensassero della Sardegna a
prescindere dalle situazioni oggettive». Un'indagine del sentimento
comune che ha precedenti illustri: raccontava ieri Weber, nella sala
della Fondazione a Cagliari, che «Pericle nella Grecia del V secolo
era molto attento alle voci perché meno controllabili».

I sondaggi sono stati fatti in due anni, 2016 e 2017, e poi confrontati con dati
analoghi sul resto dell'Italia. Nella percezione della realtà, il
lavoro nero è al 52 per cento (media italiana 42 per cento), la
domanda era «Lei conosce qualcuno che svolge il suo lavoro in nero?».
Fino a 10 anni fa, 13 persone su 100 dicevano «sono disoccupato», oggi
70, 80 persone affermano di fare lavori precari. Il 49 per cento dei
sardi si sente in credito col Paese, nel resto d'Italia il 43 per
cento, ma prima del 2009 era il 26 per cento a ritenere di fare più di
quanto lo Stato restituisse. Il problema maggiormente percepito in
Sardegna è la disoccupazione (83 per cento degli intervistati) il
lavoro poco remunerato il 42 per cento, il 35 indica lo spopolamento.
Percepiti come «problemi»: per il 18 per cento gli extracomunitari, il
10 per cento le distanze, costo della casa un altro 10 per cento.

Il dato che ai ricercatori di Ixe è apparso inedito è sulla criminalità:
5 per cento, appena percepita, mentre la media italiana è del 25 per
cento. Il 74 per cento non crede che la Sardegna possa offrire un
futuro ai giovani (media italiana 55 per cento). I settori che possono
garantire sviluppo: all'85 per cento il turismo (l'Italia ci crede
invece al 55 per cento), agricoltura 54, la cultura 14 per cento, per
l'Italia è il 20.

Su dieci cittadini sardi, 7,5 amano la qualità
ambientale della Sardegna, 6,4 si sentono sicuri a vivere qui. Scuola
e formazione convincono 5,5 sardi su 10 (nonostante nella realtà la
Sardegna sia al penultimo posto in Italia per abbandoni scolastici),
stesso dato per i servizi sanitari. «La qualità della vita - ha
sottolineato Weber - in Sardegna è percepita come elevata, ha un fondo
mitico che non deve essere lasciato cadere». Tra le fonti di
informazioni spicca il web, col 55 per cento, «ha più potere che nel
resto d'Italia», le reti tv nazionali il 39 per cento, i quotidiani
locali il 31 per cento. Infine, un dato che «con questa forza - ha
commentato Weber - non si trova da nessuna parte»: il 51 per cento del
campione si sente non europeo o italiano ma sardo». Antonello Cabras,
presidente della Fondazione: «La nostra missione fondamentale è
aiutare lo sviluppo, il senso di questo lavoro è metter e a
disposizione di tutti questi dati. In un mondo dove ormai tutto si
cerca su internet, il tema della percezione è fondamentale. Se il
turismo è visto come l'unico futuro della Sardegna e poi scopriamo che
nella realtà incide per l'8 per cento è evidente che bisogna
promuovere approfondimenti».

Unione Sarda

Via all'esame della manovra
Legge finanziaria, prime scintille: il nodo è il lavoro

È iniziato ieri mattina, con le relazioni di maggioranza e
opposizione, il percorso della Finanziaria nell'aula del Consiglio
regionale. Una manovra da 7,7 miliardi di euro che avrà l'onere di 3,4
miliardi di costo della sanità e un'infinità di spese obbligate che
lasciano solo 40 milioni in mano al Consiglio regionale. Ma è anche la
Finanziaria degli accantonamenti, ossia 684 milioni di euro che Roma
trattiene alla Regione per il risanamento della finanza pubblica. Si
lavora per rendere effettivo il pacchetto lavoro da 100 milioni di
euro e per aggiungere risorse al Reddito di inclusione sociale (Reis),
che potrà contare su 15 milioni aggiuntivi, rispetto ai 30 previsti in
partenza. Il tutto «mantenendo invariata la tassazione nei confronti
di cittadini e imprese», sottolinea il relatore di maggioranza, Franco
Sabatini (Pd). Durante il suo intervento, il presidente della
commissione Bilancio ha respinto le accuse mosse dai rappresentanti
delle Autonomie locali che hanno lamentato le scarse risorse: «Non
comprendo la polemica sul Fondo unico che resta intatto nonostante i
periodi precedenti di recessione, il calo dei trasferimenti e gli
accantonamenti».

È affidata alla vice capogruppo di Forza Italia, Alessandra Zedda, la
relazione per la minoranza: «I sardi non si sono accorti di nessun
miglioramento in questi anni». Le condizioni di lavoro e economia non
sorridono: «I dati dicono altro, ci sono bandi di anni precedenti non
pagati, un mutuo infrastrutture da 700 milioni e nemmeno un'opera
realizzata, un'emergenza lavoro evidenziata dalla Cgil». (m. s.)

Il passo indietro di Pisapia Ora il Pd perde gli alleati
Addio a Campo Progressista. E Alfano annuncia: non mi ricandido

ROMA Giuliano Pisapia rinuncia al progetto di unione delle forze di
sinistra e Angelino Alfano annuncia che non si candiderà alle prossime
politiche: nel giro di poche ore si allontanano dal Pd - forse
definitivamente - due possibili alleati. L'ex sindaco di Milano ha
idealmente celebrato il funerale di Campo Progressista: «Chi combatte
rischia di perdere, chi non combatte ha già perso», dice Pisapia
citando Bertold Brecht e aggiungendo che il suo movimento ha
combattuto «ma c'è un momento in cui le speranze di trasformare un
progetto in realtà diventano irragionevoli illusioni. Questo è quel
momento». A questo punto tutta la componente politica che fa
riferimento agli ex militanti di Sel dovrebbe avvicinarsi a Piero
Grasso e alla nuova lista “Liberi e Uguali”.

Pisapia, che ieri ha
ricevuto diversi appelli a fare marcia indietro, lascia una porta
aperta, quantomeno sull'unità della sinistra: «Resto convinto che nel
vasto campo del centrosinistra sono più le cose che uniscono rispetto
a quelle che dividono. Le scelte miopi ed egoiste del voto in Sicilia
sono la prova certa di esiti disastrosi. Resto anche convinto»,
conclude l'ex sindaco di Milano, «che sia necessario rinnovare
radicalmente e dare nuove forme a quella nobile forma di
partecipazione che è la politica. Il mio tentativo non è riuscito, ma
non sono venute meno le ragioni che lo hanno ispirato».

LA SCELTA DI ALFANO Nelle stesse ore in cui si disfava il Campo
Progressista, il ministro degli Esteri Angelino Alfano, durante la
registrazione della trasmissione Porta a Porta, annunciava il suo
passo indietro: «Ho scelto di non ricandidarmi in Parlamento perché
ritengo che servano dei gesti per dimostrare che tutto quello che ho
fatto e stato dettato da una responsabilità nei confronti
dell'Italia». Il leader di Ap ha concluso: «Dal 5 di marzo, se si
voterà il 4, non sarò ne ministro ne deputato. Nella scelta hanno
influito anche gli attacchi ingiusti contro di me».

LA STRATEGIA Dopo l'addio di Giuliano Pisapia la linea del Pd però non
cambia più di tanto: si andrà avanti con la coalizione del
centrosinistra. Il Partito democratico avrà una lista alla sua
sinistra che si richiama al socialismo europeo, con diversi ex Sel, e
una lista centrista con Pier Ferdinando Casini e Beatrice Lorenzin.
Probabile poi la presenza in coalizione della lista dei radicali con
Emma Bonino.

La Nuova

Debuttano i treni veloci tra Macomer e Nuoro
Alle 10 il viaggio dello Stadler: percorrerà la tratta con un
risparmio di 18 minuti
Alla cerimonia inaugurale il presidente Pigliaru e l'assessore Carlo Careddu

di Paolo Maurizio SechiwMACOMERNon ha calcolato bene i tempi della
visita nell'isola il segretario del Pd Matteo Renzi nel suo viaggio di
ascolto "Destinazione Italia" che a differenza di tutte le altre
regioni italiane ha affrontato non con il treno ma in autobus,
probabilmente perché conosce bene le criticità dei trasporti
ferroviari in Sardegna. Proprio questa mattina, alle 10, è in
programma il tanto atteso viaggio inaugurale dei nuovi treni della
casa svizzera Stadler sulla linea Macomer-Nuoro.Alla cerimonia nella
stazione Arst interverranno l'amministrazione comunale con in testa il
sindaco Antonio Succu e Chicco Porcu, amministratore unico di Arst che
illustrerà il piano "I nuovi treni per una moderna mobilità nel centro
Sardegna".

Interverranno anche l'assessore regionale dei Trasporti
Carlo Careddu e il presidente della Regione, Francesco Pigliaru. Alle
11.30 è previsto il viaggio da Macomer a Nuoro con a bordo del moderno
convoglio tutte le autorità che saranno accolte nella stazione di
Nuoro dal sindaco Andrea Soddu. Il tratto di strada ferrata che
collega i due centri dovrebbe essere percorso in circa 50 minuti, ben
18 in meno dei tempi attuali.

I quattro treni della Stadler sono
costati circa 20 milioni di euro e sostituiscono in parte quelli in
funzione sulla linea da 60 anni, le vecchie motrici Ade del 1957 e la
Ade Breda dell'inizio degli anni 90. Con il completamento dei
dispositivi di sicurezza sull'intera linea i treni, composti da due
vetture separabili di 36 metri con 2 motori diesel, potranno
raggiungere la velocità di 120 chilometri orari e hanno una capacità
di 186 passeggeri.«Questo che parte oggi è solo un treno nuovo delle
ferrovie della Sardegna, un piccolo passaggio in più, ma nella
sostanza, per chi viaggia in queste zone, non cambierà nulla. Noi,
come comitato Trenitalia nuorese, chiediamo infatti ben altro:
vogliamo che Trenitalia serva anche la provincia di Nuoro, come
avviene per tutte le altre province italiane.

E chiediamo che la serva
con treni diretti che colleghino Nuoro con i porti e gli aeroporti
sardi. È una questione di civiltà. Anche la nostra provincia ha
diritto ad avere accesso a questo genere di trasporti». È deciso e
determinato a raggiungere l'obiettivo-Trenitalia, il responsabile del
comitato spontaneo Trenitalia nuorese, Claudio Solinas. Da mesi,
ormai, con gli altri componenti del gruppo e con il pieno appoggio
anche di studenti, pendolari, e dell'associazione utenti del trasporto
pubblico, presieduta da Michele Vacca, combatte una battaglia che
punta a far arrivare anche a Nuoro i treni veloci di Trenitalia. E che
punta anche a dire addio alla "littorina" e alle rotaie a scartamento
ridotto. Della questione-treni, Claudio Solinas, ne ha parlato di
recente anche in occasione della visita in Sardegna dell'ex premier
Matteo Renzi: Solinas ha consegnato al ministro Luca Lotti, che
accompagnava Renzi, un dossier dettagliato sulla situazione dei treni
nel Nuorese.

E ha ribadito al ministro la stessa richiesta che da mesi
porta avanti con il comitato spontaneo nuorese. «Siamo l'unica
provincia in Italia a non essere raggiunta dai mezzi veloci di
Trenitalia - ribadisce Solinas - e questo non è giusto. Occorre una
grande mobilitazione perché Trenitalia passi anche a Nuoro e provincia
per un grande progetto che colleghi la costa occidentale e quella
orientale, passando per Oristano-Macomer-Nuoro-Siniscola e Olbia».
(v.g.)

Unione Sarda

Gli ex Sel passano con Grasso. I centristi invece pronti ad allearsi
con il Nazareno Dem preoccupati, coalizione più stretta.
La sinistra, siamo davanti a un burrone

«Lascio e non mi candido»
Pisapia rompe con Renzi

di Serenella MatterawROMAGiuliano Pisapia chiude la porta: non si
alleerà con il Pd di Matteo Renzi e non correrà alle prossime
elezioni. Finisce male la lunga trattativa tessuta con i Dem. Non
sortiscono alcun effetto neanche i contatti delle ultime ore con lo
stesso Renzi. La scelta del Pd di inserire lo ius soli al'ultimo posto
nel calendario del Senato è la goccia - spiegano da Campo progressista
- che fa traboccare il vaso. E dopo ore di riunione con i suoi, l'ex
sindaco ufficializza il suo personale passo indietro: «Ci abbiamo
provato ma è impossibile proseguire nel confronto con il Pd». Gli
esponenti di Cp prendono ora due diverse strade: gli ex Sel guardano a
Liberi e uguali di Pietro Grasso, i centristi dialogano ancora con il
Pd. Saranno loro - spiegano dal Nazareno - a costruire la «gamba» di
sinistra della coalizione Dem, con Verdi e Socialisti.

Ma nel Pd c'è
grande preoccupazione: «Siamo davanti a un burrone», dice la
minoranza. La scelta di Pisapia matura dopo lungo travaglio: per ore
si confronta con i suoi. Da un lato c'è l'ala sinistra di Cp, da
Ciccio Ferrara e Marco Furfaro: è insostenibile, anche la base è in
grande sofferenza - è la tesi - allearsi con il Pd, che sceglie
l'alleanza con Ap e vuole solo una «stampella» a sinistra. Dall'altro
lato ci sono i centristi come Bruno Tabacci e gli ex prodiani come
Franco Monaco, che insistono sulla necessità di tenere unito il
centrosinistra con i Dem. L'ex sindaco sente Grasso, con cui i
contatti negli ultimi giorni sono stati frequenti. Lo chiamano dal Pd
Piero Fassino e Luigi Zanda, che gli spiegano che al momento non ci
sono i numeri, ma il Pd è ancora impegnato sul fronte ius soli: si
proverà fino all'ultimo minuto della legislatura.

Anche Renzi si fa
sentire via sms. Ma, dicono i «pisapiani», le rassicurazioni private
non bastano più. C'è così poca chiarezza, affermano, che neanche erano
stati avvertiti del passo indietro annunciato in tv da Angelino
Alfano. Gli ex Sel suonano il «gong»: «Giuliano, non ci sono i
margini». Potrebbero ora unirsi a Liberi e uguali, magari insieme a
Laura Boldrini che però per ora non scioglie la riserva. «Cercano la
poltrona, sono cadaveri politici», li accusa Michele Ragosta.
«Un'accusa meschina», replicano da Cp. E nel movimento è caos: «Io non
ci sarò ma voi non mollate, le battaglie proseguono», scrive Pisapia
ai militanti. Renzi, in tour in Sicilia, non commenta. Ma dalle fila
della maggioranza Dem trapela irritazione e anche preoccupazione per
una decisione che, affermano, Pisapia aveva già preso.

La Nuova

Il centrodestra frena su primarie e candidature

ALGHERO. Non c'è nessun candidato sindaco. Anzi, non c'è nessuna
coalizione. Quanto alle primarie o ai metodi di selezione del
candidato ideale, si vedrà. Forza Italia, Riformatori sardi, Fratelli
d'Italia, Noi con Salvini e Energie per l'Italia/Azione Alghero
frenano. È ancora troppo presto e c'è ancora troppa strada da fare per
parlare già di candidati. Da qui alle amministrative, salvo terremoti
politici, può succedere di tutto. Anzitutto, fra tre mesi ci sono le
elezioni politiche. Quel che succederà, tanto a livello di candidature
che di elezioni, servirà per iniziare a fare chiarezza sui confini del
terreno di gioco, sui giocatori e sulla loro reale forza. Ma prima di
parlare di elezioni amministrative, ci sarà da discutere delle
regionali.

E lì la questione potrebbe farsi ancora più interessante,
perché a un biglietto per Cagliari di sola andata potrebbero essere
interessati in tanti. Più di quanti possono ambire a prendere un aereo
per Roma. Superati questi due scogli, si potrà iniziare a discutere di
amministrative. Il gruppo composto da cinque tra partiti e movimenti
politici, che stanno provando a costruire un percorso comune di
elaborazione dei contenuti su cui fondare un'eventuale alleanza,
ritiene utile precisare che la candidatura a sindaco di Marco Di Gangi
sia tutt'altro che un fatto acquisito. Precisazione superflua, dato
che si profila all'orizzonte l'idea di ampie primarie di coalizione.

Sia perché lo richiedono i Riformatori, che la considerano una
questione «prioritaria e pregiudiziale», sia perché sarebbero l'unico
strumento per misurarsi, contarsi e mettere d'accordo tutti gli
aspiranti successori di Mario Bruno. Con la unica, sostanziale
differenza che Marco Di Gangi, non sentendosi un predestinato e
mettendo nel conto che le cose possano anche andare diversamente, si è
messo pubblicamente a tirare la volata già da alcuni mesi, facendosi
promotore di un confronto che ora, con la benedizione di Forza Italia
e Riformatori, si è effettivamente messo in moto. (g.m.s.)

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Federico Marini

skype: federico1970ca

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