Unione
Sarda
L'Isola
tra percezione e realtà La crisi? «Qui pesa di più, senza lavoro e senza servizi»
Ricerca Ixé per la Fondazione Sardegna: nel futuro turismo, agricoltura,
artigianato.
Quasi 7 sardi su 10 sono convinti
che la crisi economica degli ultimi anni abbia pesato nell'Isola più che
altrove e, forse per questo, più della metà (il 53%) giudica ancora lontana la
ripresa. In una regione come la Sardegna, dove la disoccupazione è al 17,3%
(l'11,7% a livello nazionale), il problema più sentito è la mancanza del lavoro
(per l'83%) che va a sommarsi alle criticità individuate nella scuola, nella
sanità, nel welfare e nei trasporti. Per capire come i sardi in questo momento
vedono la Sardegna basta leggere lo studio promosso dalla Fondazione di
Sardegna e realizzato dall'Istituto Ixè di Trieste, dal titolo “La Sardegna: lo
stato delle cose fra percepito e ossatura reale” . Lo studio mette a confronto
i dati statistici reali sull'andamento della Sardegna con quanto i sardi
percepiscono.
PERCEZIONI Turismo, agricoltura e
artigianato sono i settori su cui puntano per uscire dalla crisi. È curioso
però il fatto che proprio il turismo, considerato settore principale dall'85%
dei sardi, nella realtà rappresenti appena il 6% del Pil regionale. Questo
perché «esiste una grande differenza tra l'ossatura reale e quella percepita»,
dice Antonello Cabras, presidente della Fondazione. «Le indagini statistiche
escono in continuazione, raramente però sono messe a confronto con il senso
comune che è quello che ispira molte decisioni politiche». Da qui nasce lo
studio: «Uno degli obiettivi della Fondazione è favorire lo sviluppo economico
della regione. E questa ricerca punta a valorizzare tutto ciò che può essere
utile alla crescita».
“NANISMO” In generale, è forte lo
scollamento tra quanto i sardi percepiscono e la realtà economica che viene
raccontata. Per esempio, contrariamente a quello che spesso si sente dire, non
è il “nanismo” delle imprese il vero problema. Anzi, più della metà, il 55%, è convinto
che il principale soggetto di sviluppo dell'Isola sia proprio la piccola
impresa, seguito dalle cooperative. Per i sardi, inoltre, assume un ruolo
determinante il valore identitario: il 40% dice di sentirsi cittadino sardo e
non dell'Italia o del mondo.
INFORMAZIONE «Non possiamo dire se
questo sia in assoluto un dato positivo o negativo», spiega Roberto Weber,
presidente di Ixè, «ma è un dato di cui si deve tenere conto perché con questa
forza non lo si ritrova in nessun'altra parte del Paese». Importante il
capitolo dedicato all'informazione. Se il 55% dei sardi si informa soprattutto su
internet (il 45% nel resto del Paese), è forte la fiducia nei quotidiani locali
(il 31% contro il 18% della media nazionale) e nelle emittenti locali (il 18%
contro l'11 della media italiana).
Mauro Madeddu
Soru: «Mi
occuperò dell'Isola» E intanto il partito pensa già alle candidature per le
Politiche: molti uscenti rischiano
Dopo la
visita di Renzi si riparla del ruolo dell'ex governatore
La visita di Matteo Renzi in
Sardegna è un toccasana per il Partito
democratico sardo. Il segretario
nazionale mette d'accordo tutti,
almeno per un giorno, ed è per
questo che il ritorno nell'Isola per la
campagna elettorale diventa un
appuntamento fondamentale. Anche perché
i movimenti nel Pd sardo ci sono sia
rispetto alle candidature per le
prossime elezioni politiche, sia
attorno agli equilibri interni al
partito e relativi ai ruoli chiave
nell'Isola.
LE SPINE L'ultimo scontro tra il
segretario Giuseppe Luigi Cucca e il
suo predecessore, Renato Soru, in
occasione della direzione regionale
è il segnale che nel partito ci sono
due modi di concepire la linea
politica. Incerto il futuro
dell'eurodeputato che, però, ribadisce di
«avere a cuore il futuro della
comunità».
Difficile capire in che modo si
potrà concretizzare questo sentimento,
che potrebbe portare Soru a proporsi
per la guida della Regione o
ritornare in sella alla segreteria
del partito. Anche perché proprio
sulla situazione del Pd isolano
Soru, afferma: «Sento il bisogno di
una funzione intellettuale
collettiva, e del piacere e della passione
di discutere i temi più importanti
per la Sardegna». Per ora il suo
ruolo consente di «portare la voce
dell'Europa, fatta di opportunità,
in Sardegna», aggiunge.
LA SITUAZIONE Le elezioni politiche
del 2018 non saranno un passaggio
semplice, i sondaggi sono spietati e
anche i dem isolani lo sanno
bene. Il tour dell'ex premier è
stato un susseguirsi di visite, ma i
“tempi morti” degli spostamenti sono
serviti anche per fare una
ricognizione sull'attività del
partito nell'Isola.
Le candidature per il Parlamento
sono un argomento che agita il
Partito democratico, anche perché le
regole imposte dal Rosatellum
potrebbero lasciare a terra gran
parte degli uscenti.
L'EFFETTO Per ora si cerca di
capitalizzare l'effetto “big” che Matteo
Renzi riesce comunque a scatenare,
anche in poche ore di presenza. Per
il segretario Cucca «la visita di
Renzi è stata molto proficua,
soprattutto perché si è basata
sull'ascolto dei problemi di tante
realtà isolane». Per Gavino Manca,
renziano della prima ora che ha
accompagnato il segretario nazionale
in giro per l'Isola, è l'ora di
«raccogliersi intorno al partito,
raccontare le tante cose positive
che sono state fatte e andare
avanti». Il tour «è stato accolto
positivamente dalla gente perché
Matteo è una presenza importante».
La deputata Caterina Pes ha
accompagnato il segretario nazionale nella
visita a casa Gramsci. «Questa
presenza è un bene per il nostro
partito che in Sardegna attraversa
un periodo difficile, come a
livello nazionale», spiega.
Riprendere il rapporto con l'elettorato,
riportare il Pd tra la gente è un
ritornello che più volte risuona
nelle assemblee dem. Il tour sardo
di Renzi «è stato proprio questo,
parlare e confrontarsi con le
persone», sottolinea la deputata. Soru
ha partecipato all'incontro di
Cagliari e ribadisce «l'importanza che
il segretario di un grande partito
abbia coscienza di quello che
succede in Sardegna, toccando con
mano questioni come lavoro,
trasporto aereo e marittimo,
turismo».
LE CRITICHE Così come nel Pd
l'effetto Renzi ha avuto uno strascico
positivo, non mancano le critiche da
parte degli avversari politici.
Il senatore di Forza Italia Emilio
Floris si aspettava che l'ex
premier dimostrasse di essere «un
argine all'ondata populista, mentre
oggi ci appare più chiaro che
l'unica forza in grado di contendere la
guida del Paese al Movimento
Cinquestelle è il centrodestra».
L'eurodeputato azzurro Salvatore
Cicu accusa Renzi di «smascherare in
maniera beffarda il flop della
continuità territoriale». La scelta di
rinunciare al treno per gli
spostamenti, inoltre, è un motivo di
critica: «È come ammettere tutte le
false promesse del suo governo sul
capitolo dei trasporti e dei
collegamenti interni», prosegue Cicu,
«siamo davanti a una beffa senza
precedenti, soprattutto se ricordiamo
quanto, in questi ultimi anni, è
stato propagandato in fatto di rete
ferroviaria e treni super veloci».
Matteo Sau
La
Nuova
Soru: «Io
deputato? Meglio segretario Pd»
L'ex
governatore: «Mi sono dimesso per una condanna ingiusta, potrei
candidarmi
di nuovo»
CAGLIARILa voce circolava da giorni:
«Soru si candiderà alla Camera o
al Senato». Ma ad escluderlo è lo
stesso europarlamentare.
«Assolutamente no. Semmai potrei
correre di nuovo per la segreteria
regionale del Pd. Sa perché? Perché,
nel 2016, da quell'incarico mi
sono dimesso per una condanna
ingiusta. Pochi mesi fa, in appello,
sono stato assolto e quindi un
domani potrei ricandidarmi per la
segreteria». Il tutto detto a un
passo dalla sala stampa del Consiglio
regionale. Altro da aggiungere Soru
non ha, ma una cosa è certa: dovrà
aspettare quattro anni per ritornare
alla guida del partito. Cioè:
fino al 2021, anno di scadenza
naturale del mandato dell'attuale
segretario.
È il senatore Giuseppe Luigi Cucca,
eletto a maggio da
un'alleanza fra renziani, ex Ds e i
popolari-riformisti capeggiati da
Antonello Cabras, presidente della
Fondazione Sardegna, e Paolo Fadda,
già sottosegretario. Mentre va
ricordato che i soriani, in solitudine,
sostenevano Francesco Sanna,
sconfitto da Cucca alle primarie. La
smentita secca. In queste ore le indiscrezioni
sulla candidatura di
Soru alle Politiche erano riprese a
circolare con insistenza.
Soprattutto dopo gli scontri, sabato
a Oristano, nella direzione
regionale del Pd. Prima col
segretario Cucca su chi dovesse condurre
le trattative con alcuni possibili
alleati a fra qualche mese, ma
soprattutto nelle Regionali del
2019. Disputa conclusa da Cucca con
queste parole: «Ricordo a tutti che
io sono il segretario e finché lo
sarò, non ci sarà bisogno di
delegazioni per discutere con questo o
quel partito».
Poi, sempre in direzione, fra Soru e
l'assessore al
bilancio, Raffaele Paci, sul
contenuto politico della Finanziaria, il
cui dibattito in Consiglio regionale
entrerà nel vivo la settimana
prossima, con un botta e riposta
aspro sui rapporti con lo Stato. Ma
ora l'ipotesi della candidatura è
stata smentita dal diretto
interessato.L'ipotesi. Nell'attesa
di ripuntare alla segreteria, Soru
potrebbe ricandidarsi invece per il
Parlamento europeo. Ma non è
detto, e il motivo potrebbe essere
questo: le elezioni per
Strasburgo-Bruxelles saranno nel
2019, pochi mesi dopo le Regionali.
Quindi Soru potrebbe saltare le
Europee e ripresentarsi per la
presidenza della Regione: dicono che
sarebbe un suo obiettivo. C'è
anche un secondo ma.
Se il centrosinistra dovesse vincere
le
Politiche, il Pd potrebbe affidargli
un incarico di governo e a quel
punto la carriera in Europa
s'interromperebbe con un anno di anticipo.
Si vedrà. Il passato. Nel 2016, in
tribunale, Soru era stato
condannato a tre anni di reclusione
per evasione fiscale. L'accusa:
aver sottratto al Fisco, attraverso
una società collegata a Tiscali,
2,6 milioni. Un anno dopo,
l'assoluzione piena in appello, tra l'altro
richiesta anche dalla Procura
generale. Per poi dichiarare: «Mai ho
voluto sottrarre soldi all'Erario.
Ero così tranquillo che non ho
sfruttato nemmeno lo scudo fiscale,
che mi avrebbe consentito di
risolvere in poco tempo e con o meno
denaro questa situazione - poco
prima aveva chiuso una transazione di
sette milioni con l'Agenzia
delle entrate - Lo ripeto: ho fatto
le cose senza cercare vantaggi. Ma
per me questa vicenda era diventata
un incubo». (ua)
La
Nuova
L'isola
ha paura del futuro
Fiducia
solo sul turismo
allarme sociale
di Alessandra SallemiwCAGLIARILa
crisi esplosa nel 2009 ha provocato
negli anni un sentimento di
rancorosità che attraversa l'Italia,
arriva in Sardegna e qui viene
potenziato dalla convinzione che
l'isola stia pagando un prezzo più
alto sotto ogni punto di vista. Si
tratta di una percezione, ma è
fortissima (67 per cento delle persone
intervistate) e passa sopra il dato
reale secondo il quale le famiglie
sarde che riescono appena a pagare
le spese sono il 45 per cento, un
dato certo superiore alla media
italiana, ma «nettamente inferiore
rispetto al Mezzogiorno d'Italia».
La crisi mostra bene i suoi effetti
con un altro numero: le famiglie che
«vivono bene» in Sardegna sono il
44 per cento, ma prima del 2009
erano il 60 per cento. «Sono stati
persi 16 punti di serenità», ha
detto Roberto Weber, ricercatore
dell'Istituto Ixè di Trieste cui la
Fondazione di Sardegna ha
commissionato l'indagine, presentata
ieri, "Lo stato delle cose: fra
'percepito' e ossatura reale".
Un campione di 1.600 persone e poi due
gruppi di discussione a Sassari e a
Cagliari sono stati "interrogati"
attraverso questionari su che cosa
«pensassero della Sardegna a
prescindere dalle situazioni
oggettive». Un'indagine del sentimento
comune che ha precedenti illustri:
raccontava ieri Weber, nella sala
della Fondazione a Cagliari, che
«Pericle nella Grecia del V secolo
era molto attento alle voci perché
meno controllabili».
I sondaggi sono stati fatti in due
anni, 2016 e 2017, e poi confrontati con dati
analoghi sul resto dell'Italia.
Nella percezione della realtà, il
lavoro nero è al 52 per cento (media
italiana 42 per cento), la
domanda era «Lei conosce qualcuno
che svolge il suo lavoro in nero?».
Fino a 10 anni fa, 13 persone su 100
dicevano «sono disoccupato», oggi
70, 80 persone affermano di fare
lavori precari. Il 49 per cento dei
sardi si sente in credito col Paese,
nel resto d'Italia il 43 per
cento, ma prima del 2009 era il 26
per cento a ritenere di fare più di
quanto lo Stato restituisse. Il
problema maggiormente percepito in
Sardegna è la disoccupazione (83 per
cento degli intervistati) il
lavoro poco remunerato il 42 per
cento, il 35 indica lo spopolamento.
Percepiti come «problemi»: per il 18
per cento gli extracomunitari, il
10 per cento le distanze, costo
della casa un altro 10 per cento.
Il dato che ai ricercatori di Ixe è
apparso inedito è sulla criminalità:
5 per cento, appena percepita,
mentre la media italiana è del 25 per
cento. Il 74 per cento non crede che
la Sardegna possa offrire un
futuro ai giovani (media italiana 55
per cento). I settori che possono
garantire sviluppo: all'85 per cento
il turismo (l'Italia ci crede
invece al 55 per cento), agricoltura
54, la cultura 14 per cento, per
l'Italia è il 20.
Su dieci cittadini sardi, 7,5 amano
la qualità
ambientale della Sardegna, 6,4 si
sentono sicuri a vivere qui. Scuola
e formazione convincono 5,5 sardi su
10 (nonostante nella realtà la
Sardegna sia al penultimo posto in
Italia per abbandoni scolastici),
stesso dato per i servizi sanitari.
«La qualità della vita - ha
sottolineato Weber - in Sardegna è
percepita come elevata, ha un fondo
mitico che non deve essere lasciato
cadere». Tra le fonti di
informazioni spicca il web, col 55
per cento, «ha più potere che nel
resto d'Italia», le reti tv
nazionali il 39 per cento, i quotidiani
locali il 31 per cento. Infine, un
dato che «con questa forza - ha
commentato Weber - non si trova da
nessuna parte»: il 51 per cento del
campione si sente non europeo o
italiano ma sardo». Antonello Cabras,
presidente della Fondazione: «La
nostra missione fondamentale è
aiutare lo sviluppo, il senso di
questo lavoro è metter e a
disposizione di tutti questi dati.
In un mondo dove ormai tutto si
cerca su internet, il tema della
percezione è fondamentale. Se il
turismo è visto come l'unico futuro
della Sardegna e poi scopriamo che
nella realtà incide per l'8 per
cento è evidente che bisogna
promuovere approfondimenti».
Unione
Sarda
Via
all'esame della manovra
Legge
finanziaria, prime scintille: il nodo è il lavoro
È iniziato ieri mattina, con le
relazioni di maggioranza e
opposizione, il percorso della
Finanziaria nell'aula del Consiglio
regionale. Una manovra da 7,7 miliardi
di euro che avrà l'onere di 3,4
miliardi di costo della sanità e
un'infinità di spese obbligate che
lasciano solo 40 milioni in mano al
Consiglio regionale. Ma è anche la
Finanziaria degli accantonamenti,
ossia 684 milioni di euro che Roma
trattiene alla Regione per il
risanamento della finanza pubblica. Si
lavora per rendere effettivo il
pacchetto lavoro da 100 milioni di
euro e per aggiungere risorse al
Reddito di inclusione sociale (Reis),
che potrà contare su 15 milioni
aggiuntivi, rispetto ai 30 previsti in
partenza. Il tutto «mantenendo
invariata la tassazione nei confronti
di cittadini e imprese», sottolinea
il relatore di maggioranza, Franco
Sabatini (Pd). Durante il suo
intervento, il presidente della
commissione Bilancio ha respinto le
accuse mosse dai rappresentanti
delle Autonomie locali che hanno
lamentato le scarse risorse: «Non
comprendo la polemica sul Fondo
unico che resta intatto nonostante i
periodi precedenti di recessione, il
calo dei trasferimenti e gli
accantonamenti».
È affidata alla vice capogruppo di
Forza Italia, Alessandra Zedda, la
relazione per la minoranza: «I sardi
non si sono accorti di nessun
miglioramento in questi anni». Le
condizioni di lavoro e economia non
sorridono: «I dati dicono altro, ci
sono bandi di anni precedenti non
pagati, un mutuo infrastrutture da
700 milioni e nemmeno un'opera
realizzata, un'emergenza lavoro
evidenziata dalla Cgil». (m. s.)
Il passo
indietro di Pisapia Ora il Pd perde gli alleati
Addio a
Campo Progressista. E Alfano annuncia: non mi ricandido
ROMA Giuliano Pisapia rinuncia al
progetto di unione delle forze di
sinistra e Angelino Alfano annuncia
che non si candiderà alle prossime
politiche: nel giro di poche ore si
allontanano dal Pd - forse
definitivamente - due possibili
alleati. L'ex sindaco di Milano ha
idealmente celebrato il funerale di
Campo Progressista: «Chi combatte
rischia di perdere, chi non combatte
ha già perso», dice Pisapia
citando Bertold Brecht e aggiungendo
che il suo movimento ha
combattuto «ma c'è un momento in cui
le speranze di trasformare un
progetto in realtà diventano
irragionevoli illusioni. Questo è quel
momento». A questo punto tutta la
componente politica che fa
riferimento agli ex militanti di Sel
dovrebbe avvicinarsi a Piero
Grasso e alla nuova lista “Liberi e
Uguali”.
Pisapia, che ieri ha
ricevuto diversi appelli a fare
marcia indietro, lascia una porta
aperta, quantomeno sull'unità della
sinistra: «Resto convinto che nel
vasto campo del centrosinistra sono
più le cose che uniscono rispetto
a quelle che dividono. Le scelte
miopi ed egoiste del voto in Sicilia
sono la prova certa di esiti
disastrosi. Resto anche convinto»,
conclude l'ex sindaco di Milano,
«che sia necessario rinnovare
radicalmente e dare nuove forme a
quella nobile forma di
partecipazione che è la politica. Il
mio tentativo non è riuscito, ma
non sono venute meno le ragioni che
lo hanno ispirato».
LA SCELTA DI ALFANO Nelle stesse ore
in cui si disfava il Campo
Progressista, il ministro degli
Esteri Angelino Alfano, durante la
registrazione della trasmissione
Porta a Porta, annunciava il suo
passo indietro: «Ho scelto di non
ricandidarmi in Parlamento perché
ritengo che servano dei gesti per
dimostrare che tutto quello che ho
fatto e stato dettato da una
responsabilità nei confronti
dell'Italia». Il leader di Ap ha
concluso: «Dal 5 di marzo, se si
voterà il 4, non sarò ne ministro ne
deputato. Nella scelta hanno
influito anche gli attacchi ingiusti
contro di me».
LA STRATEGIA Dopo l'addio di
Giuliano Pisapia la linea del Pd però non
cambia più di tanto: si andrà avanti
con la coalizione del
centrosinistra. Il Partito
democratico avrà una lista alla sua
sinistra che si richiama al
socialismo europeo, con diversi ex Sel, e
una lista centrista con Pier
Ferdinando Casini e Beatrice Lorenzin.
Probabile poi la presenza in
coalizione della lista dei radicali con
Emma Bonino.
La
Nuova
Debuttano
i treni veloci tra Macomer e Nuoro
Alle 10
il viaggio dello Stadler: percorrerà la tratta con un
risparmio
di 18 minuti
Alla
cerimonia inaugurale il presidente Pigliaru e l'assessore Carlo Careddu
di Paolo Maurizio SechiwMACOMERNon
ha calcolato bene i tempi della
visita nell'isola il segretario del
Pd Matteo Renzi nel suo viaggio di
ascolto "Destinazione
Italia" che a differenza di tutte le altre
regioni italiane ha affrontato non
con il treno ma in autobus,
probabilmente perché conosce bene le
criticità dei trasporti
ferroviari in Sardegna. Proprio
questa mattina, alle 10, è in
programma il tanto atteso viaggio
inaugurale dei nuovi treni della
casa svizzera Stadler sulla linea
Macomer-Nuoro.Alla cerimonia nella
stazione Arst interverranno
l'amministrazione comunale con in testa il
sindaco Antonio Succu e Chicco
Porcu, amministratore unico di Arst che
illustrerà il piano "I nuovi
treni per una moderna mobilità nel centro
Sardegna".
Interverranno anche l'assessore
regionale dei Trasporti
Carlo Careddu e il presidente della
Regione, Francesco Pigliaru. Alle
11.30 è previsto il viaggio da
Macomer a Nuoro con a bordo del moderno
convoglio tutte le autorità che
saranno accolte nella stazione di
Nuoro dal sindaco Andrea Soddu. Il
tratto di strada ferrata che
collega i due centri dovrebbe essere
percorso in circa 50 minuti, ben
18 in meno dei tempi attuali.
I quattro treni della Stadler sono
costati circa 20 milioni di euro e
sostituiscono in parte quelli in
funzione sulla linea da 60 anni, le
vecchie motrici Ade del 1957 e la
Ade Breda dell'inizio degli anni 90.
Con il completamento dei
dispositivi di sicurezza sull'intera
linea i treni, composti da due
vetture separabili di 36 metri con 2
motori diesel, potranno
raggiungere la velocità di 120
chilometri orari e hanno una capacità
di 186 passeggeri.«Questo che parte
oggi è solo un treno nuovo delle
ferrovie della Sardegna, un piccolo
passaggio in più, ma nella
sostanza, per chi viaggia in queste
zone, non cambierà nulla. Noi,
come comitato Trenitalia nuorese,
chiediamo infatti ben altro:
vogliamo che Trenitalia serva anche
la provincia di Nuoro, come
avviene per tutte le altre province
italiane.
E chiediamo che la serva
con treni diretti che colleghino
Nuoro con i porti e gli aeroporti
sardi. È una questione di civiltà.
Anche la nostra provincia ha
diritto ad avere accesso a questo
genere di trasporti». È deciso e
determinato a raggiungere
l'obiettivo-Trenitalia, il responsabile del
comitato spontaneo Trenitalia
nuorese, Claudio Solinas. Da mesi,
ormai, con gli altri componenti del
gruppo e con il pieno appoggio
anche di studenti, pendolari, e
dell'associazione utenti del trasporto
pubblico, presieduta da Michele
Vacca, combatte una battaglia che
punta a far arrivare anche a Nuoro i
treni veloci di Trenitalia. E che
punta anche a dire addio alla
"littorina" e alle rotaie a scartamento
ridotto. Della questione-treni,
Claudio Solinas, ne ha parlato di
recente anche in occasione della
visita in Sardegna dell'ex premier
Matteo Renzi: Solinas ha consegnato
al ministro Luca Lotti, che
accompagnava Renzi, un dossier
dettagliato sulla situazione dei treni
nel Nuorese.
E ha ribadito al ministro la stessa
richiesta che da mesi
porta avanti con il comitato
spontaneo nuorese. «Siamo l'unica
provincia in Italia a non essere
raggiunta dai mezzi veloci di
Trenitalia - ribadisce Solinas - e
questo non è giusto. Occorre una
grande mobilitazione perché
Trenitalia passi anche a Nuoro e provincia
per un grande progetto che colleghi
la costa occidentale e quella
orientale, passando per
Oristano-Macomer-Nuoro-Siniscola e Olbia».
(v.g.)
Unione
Sarda
Gli ex Sel passano con Grasso. I
centristi invece pronti ad allearsi
con il Nazareno Dem preoccupati,
coalizione più stretta.
La sinistra, siamo davanti a un
burrone
«Lascio e non mi candido»
Pisapia rompe con Renzi
di Serenella MatterawROMAGiuliano
Pisapia chiude la porta: non si
alleerà con il Pd di Matteo Renzi e
non correrà alle prossime
elezioni. Finisce male la lunga
trattativa tessuta con i Dem. Non
sortiscono alcun effetto neanche i
contatti delle ultime ore con lo
stesso Renzi. La scelta del Pd di
inserire lo ius soli al'ultimo posto
nel calendario del Senato è la
goccia - spiegano da Campo progressista
- che fa traboccare il vaso. E dopo
ore di riunione con i suoi, l'ex
sindaco ufficializza il suo
personale passo indietro: «Ci abbiamo
provato ma è impossibile proseguire
nel confronto con il Pd». Gli
esponenti di Cp prendono ora due
diverse strade: gli ex Sel guardano a
Liberi e uguali di Pietro Grasso, i
centristi dialogano ancora con il
Pd. Saranno loro - spiegano dal
Nazareno - a costruire la «gamba» di
sinistra della coalizione Dem, con
Verdi e Socialisti.
Ma nel Pd c'è
grande preoccupazione: «Siamo
davanti a un burrone», dice la
minoranza. La scelta di Pisapia
matura dopo lungo travaglio: per ore
si confronta con i suoi. Da un lato
c'è l'ala sinistra di Cp, da
Ciccio Ferrara e Marco Furfaro: è
insostenibile, anche la base è in
grande sofferenza - è la tesi -
allearsi con il Pd, che sceglie
l'alleanza con Ap e vuole solo una
«stampella» a sinistra. Dall'altro
lato ci sono i centristi come Bruno
Tabacci e gli ex prodiani come
Franco Monaco, che insistono sulla
necessità di tenere unito il
centrosinistra con i Dem. L'ex
sindaco sente Grasso, con cui i
contatti negli ultimi giorni sono
stati frequenti. Lo chiamano dal Pd
Piero Fassino e Luigi Zanda, che gli
spiegano che al momento non ci
sono i numeri, ma il Pd è ancora
impegnato sul fronte ius soli: si
proverà fino all'ultimo minuto della
legislatura.
Anche Renzi si fa
sentire via sms. Ma, dicono i
«pisapiani», le rassicurazioni private
non bastano più. C'è così poca
chiarezza, affermano, che neanche erano
stati avvertiti del passo indietro
annunciato in tv da Angelino
Alfano. Gli ex Sel suonano il
«gong»: «Giuliano, non ci sono i
margini». Potrebbero ora unirsi a
Liberi e uguali, magari insieme a
Laura Boldrini che però per ora non
scioglie la riserva. «Cercano la
poltrona, sono cadaveri politici»,
li accusa Michele Ragosta.
«Un'accusa meschina», replicano da
Cp. E nel movimento è caos: «Io non
ci sarò ma voi non mollate, le
battaglie proseguono», scrive Pisapia
ai militanti. Renzi, in tour in
Sicilia, non commenta. Ma dalle fila
della maggioranza Dem trapela
irritazione e anche preoccupazione per
una decisione che, affermano,
Pisapia aveva già preso.
La
Nuova
Il
centrodestra frena su primarie e candidature
ALGHERO. Non c'è nessun candidato
sindaco. Anzi, non c'è nessuna
coalizione. Quanto alle primarie o
ai metodi di selezione del
candidato ideale, si vedrà. Forza
Italia, Riformatori sardi, Fratelli
d'Italia, Noi con Salvini e Energie
per l'Italia/Azione Alghero
frenano. È ancora troppo presto e
c'è ancora troppa strada da fare per
parlare già di candidati. Da qui
alle amministrative, salvo terremoti
politici, può succedere di tutto.
Anzitutto, fra tre mesi ci sono le
elezioni politiche. Quel che
succederà, tanto a livello di candidature
che di elezioni, servirà per
iniziare a fare chiarezza sui confini del
terreno di gioco, sui giocatori e
sulla loro reale forza. Ma prima di
parlare di elezioni amministrative,
ci sarà da discutere delle
regionali.
E lì la questione potrebbe farsi
ancora più interessante,
perché a un biglietto per Cagliari
di sola andata potrebbero essere
interessati in tanti. Più di quanti
possono ambire a prendere un aereo
per Roma. Superati questi due
scogli, si potrà iniziare a discutere di
amministrative. Il gruppo composto
da cinque tra partiti e movimenti
politici, che stanno provando a
costruire un percorso comune di
elaborazione dei contenuti su cui
fondare un'eventuale alleanza,
ritiene utile precisare che la
candidatura a sindaco di Marco Di Gangi
sia tutt'altro che un fatto
acquisito. Precisazione superflua, dato
che si profila all'orizzonte l'idea
di ampie primarie di coalizione.
Sia perché lo richiedono i
Riformatori, che la considerano una
questione «prioritaria e
pregiudiziale», sia perché sarebbero l'unico
strumento per misurarsi, contarsi e
mettere d'accordo tutti gli
aspiranti successori di Mario Bruno.
Con la unica, sostanziale
differenza che Marco Di Gangi, non
sentendosi un predestinato e
mettendo nel conto che le cose
possano anche andare diversamente, si è
messo pubblicamente a tirare la
volata già da alcuni mesi, facendosi
promotore di un confronto che ora,
con la benedizione di Forza Italia
e Riformatori, si è effettivamente
messo in moto. (g.m.s.)
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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