La
Nuova
Zedda
leader della sinistra orfana di Pisapia
Il
sindaco di Cagliari si schiera con il Pd: con lui anche Uras e
Capelli.
Nel weekend vertice con Fassino
CAGLIARI Non c'è più Giuliano
Pisapia al comando, ma Campo progressista non s'è dissolto. Anzi, uno dei nuovi
leader, visto che è probabile una gestione collettiva dello "spazio
politico" alla sinistra del Pd e col Pd, sarà il sindaco di Cagliari
Massimo Zedda. Indiscrezioni romane, lo annunciano per domani nella Capitale,
quando quello che è rimasto del Cp dovrebbe decidere con quale simbolo
presentarsi alle elezioni politiche di marzo. Il più probabile è questo:
«Sinistra progressista» su campo rosso, senza altri nomi o candidati di
richiamo. All'interno del cerchio dovrebbero esserci due altri simboli e forse
un terzo: Verdi, Socialisti e ancora in dubbio quello dei Radicali.
Di sicuro «Sinistra progressista»
sarà un alleato del Pd in tutti i collegi uninominali e dovrebbe presentare le
liste in quasi tutti quelli proporzionali. Il peso politico del nuovo partito
potrebbe essere anche più pesante del previsto per due motivi: sarà l'argine a sinistra
per frenare la fuga di voti verso «Liberi e Uniti» del presidente del Senato,
Pietro Grasso, candidato di punta per Articolo 1-Mdp. Ma servirà a
controbilanciare anche la presenza dei centristi di Casini, altri sicuri
alleati del Pd, mentre sembra essere sempre più distante (si parla di divorzio
consensuale) Alternativa popolare di Angelino Alfano. Sarebbe stato proprio
questo distacco elettorale ad aver convinto Campo progressista, o Sinistra
progressista stando al simbolo, ad accelerare i tempi dell'accordo col Partito
democratico.
Domani sarà un giorno decisivo. Il
ruolo di Zedda. Il sindaco di Cagliari non dovrebbe candidarsi alle Politiche,
sarebbe costretto a dimettersi dalla carica dopo neanche due anni dalla
rielezione, nel 2016, e questo non lo vuole fare. «Sarebbe una grave mancanza
di rispetto nei confronti degli elettori», hanno fatto sapere dallo staff. Ma
Zedda sarà comunque un o il punto di riferimento nazionale sia nella
costituzione del partito e anche nella trattativa con il Pd su quale
centrosinistra dovrà presentarsi alle elezioni.
Al suo fianco - anche questa è
un'indiscrezione romana - dovrebbe esserci Federico Pizzarotti, sindaco di
Parma ed ex Cinque stelle. In altre parole, riprenderebbe corpo e sostanza il
movimento dei sindaci Arancioni, che tra l'altro è il nucleo da cui, a suo
tempo, è nato Campo progressista. Poi cresciuto fino alla leadership di
Pisapia, che però, ora ha fatto un passo indietro. Trattative avviate. Non solo
a Roma ma anche in Sardegna.
Per questo fine settimana è
annunciato un vertice, potrebbe essere venerdì quando a Cagliari ci sarà Piero
Fassino, ormai è lui l'ambasciatore del Pd, fra il segretario regionale dei
dem, Giuseppe Luigi Cucca, e proprio Zedda. Della delegazione di Campo progressista
dovrebbero far parte anche i parlamentari uscenti Luciano Uras, senatore, e
Roberto Capelli, deputato. È possibile che, in quell'occasione, proprio a
Cagliari possa essere siglato il primo accordo ufficiale ed elettorale del
centrosinistra in vista delle Politiche di marzo. (ua)
Unione
Sarda
Pigliaru
ricompatta gli alleati Ma sulle servitù si sfila il Pds
Il
governatore dopo il vertice coi parlamentari: «Avanti insieme sulle riforme»
Il centrosinistra sardo si carica di
buone intenzioni, lascia le
divisioni romane fuori dai cancelli
di Villa Devoto e prova a serrare
le fila in vista delle prossime
regionali. Il vertice di ieri
pomeriggio convocato dal presidente
Pigliaru, al quale hanno
partecipato parlamentari e
rappresentanti dei partiti di maggioranza,
è servito per strappare l'impegno a
proteggere la coalizione e magari
ampliarla. Soddisfatto il
governatore: «Un momento di condivisione
importante che ci rafforza e ci
motiva».
LE PRIORITÀ Pigliaru promuove
l'unità perché «lavorando insieme i
risultati arrivano, e molto può
essere ottenuto nel breve periodo dopo
le riforme strutturali». Durante
l'incontro sono emerse le priorità
che riguardano «lavoro, inclusione
sociale, diritto allo studio,
trasporti e vertenze industriali».
Il prossimo passaggio è «far
muovere subito le risorse
finanziarie, soprattutto far arrivare in
fretta i fondi per il sociale e per
il lavoro, cominciando
dall'approvazione degli importanti
interventi previsti dalla
Finanziaria entro dicembre».
SERVITÙ Bisogna risolvere, però, la
grana sulle servitù militari. Il
Partito dei sardi si è messo di
traverso sull'intesa siglata a Roma da
Pigliaru: «Non è conveniente per la
Sardegna», spiega il capogruppo in
Consiglio regionale, Gianfranco
Congiu. Il presidente parla di «ampia
condivisione», e sulla posizione del
Partito dei sardi dice: «La
rispetto ma ritengo sia
profondamente sbagliata».
Il presidente difende l'accordo
perché «fa fare alla Sardegna passi
avanti per mitigare l'impatto delle
servitù militari». La posizione
del Partito dei sardi, espressa da
Congiu durante il vertice a Villa
Devoto, parte da un presupposto di
«scarsa fiducia nei confronti di un
ministero spesso inadempiente nei
confronti della Sardegna».
Stamattina il presidente Pigliaru
riferirà in Consiglio regionale
sull'accordo per poi votare un
ordine del giorno. La seduta sarà
preceduta da un ulteriore incontro
di maggioranza per capire se si
potrà ricucire lo strappo.
IL VERTICE Deputati e senatori della
maggioranza sono arrivati nel
primo pomeriggio nella sede della
presidenza della Giunta per la
riunione con il governatore alla
quale partecipano anche il presidente
del Consiglio regionale, Gianfranco
Ganau, e il presidente della
commissione Bilancio, Franco
Sabatini (Pd). L'obiettivo era tenere in
vita il centrosinistra, anche con
l'aiuto di quelle forze che a
livello nazionale hanno dichiarato
guerra al Partito democratico, in
primo luogo Art.1-Mdp.
La Sardegna, però, è un'altra cosa e
lo dimostrano le parole del
deputato Michele Piras, alla fine
dell'incontro: «C'è la volontà di
riconfermare il patrimonio che
abbiamo a livello regionale, dobbiamo
lavorare per rilanciarlo in questo
anno e mezzo che manca alla fine
della legislatura». Il senatore e
segretario del Pd, Giuseppe Luigi
Cucca, coglie l'occasione per ribadire
«l'impegno a continuare il
dialogo con tutte le forze della
sinistra per rinforzare e allargare
il più possibile la coalizione».
I PUNTI Non è sufficiente delimitare
la coalizione per avere la
garanzia di fare breccia nel cuore
dell'elettorato: servono risultati
tangibili. Per questo motivo si è
discusso di quanto ancora si può
ottenere dal governo al quale verrà
chiesto uno stanziamento di 30
milioni di euro, da inserire nella
Finanziaria nazionale, per le
Province e i Comuni che rischiano il
dissesto economico. Sugli
accantonamenti difficilmente
potranno esserci grosse novità, i tempi
sono molto stretti e il governo non
sembra intenzionato ad aumentare
la cifra di 15 milioni di euro che,
nel 2019, verrà concessa alla
Sardegna. Il senatore di Campo
progressista Luciano Uras è convinto
che «le questioni statali che
riguardano la Sardegna devono essere
condivise». Perciò arriva la
proposta: «Ho suggerito al presidente di
estendere questo metodo di confronto
anche ai parlamentari della
minoranza».
IN SARDEGNA La Finanziaria
regionale, che oggi riprenderà l'iter in
Consiglio, è l'altro strumento per
caratterizzare la legislatura di
centrosinistra. In questa direzione
assumono un'importanza rilevante i
“pacchetti” che Giunta e maggioranza
stanno mettendo a punto. Uno di
questi riguarda il lavoro, che
potrebbe contare su uno stanziamento di
100 milioni di euro. Ci sono poi i
provvedimenti per il sociale, con
un aumento della dotazione
finanziaria per il Reis, università e
diritto allo studio. Il presidente
Pigliaru raccoglie attorno a sé la
coalizione perché l'ultimo anno e
mezzo di legislatura deve essere in
grado di tirare la volata al
centrosinistra.
Matteo Sau
Continuità
aerea, un nuovo stopRyanair
cancella
i voli da Londra e Verona diretti a Elmas, disagi per
centinaia
di passeggeri
Le
aggiunte non bastano: biglietti introvabili per tutto il mese
L'ultima aggiunta è di giovedì
scorso: 18 voli in più nei tre
aeroporti sardi e altri 10 aumenti
di capienza, assicurati da aerei
più grandi. Ma i biglietti non
bastano mai. E così tornare nell'Isola
per le vacanze di fine anno rimane
sempre un'impresa. Tutto esaurito
per cinque giorni consecutivi (dal
20 al 24 dicembre) sulla rotta
Milano-Cagliari, posti con il
contagocce anche sulle altre linee.
Il black out si è allargato alle
giornate successive al Natale: dopo
il 25 dicembre l'ingorgo è su tutte
le tratte in partenza dagli
aeroporti dell'Isola verso quelli di
Fiumicino e Linate.
IL BLOCCO Difficile che arrivino
altre iniezioni di posti. Forse
qualche ritocco (sotto forma di
nuovi incrementi di capienza), ma
niente di più. Perché nonostante le
regole della continuità
territoriale prevedano - in astratto
- un aumento di biglietti ogni
volta che le prenotazioni superano
l'80 per cento dei posti
disponibili, in concreto bisogna
fare i conti con i limiti
dell'aeroporto di Linate (pochi slot
liberi) e con gli aerei
disponibili.
LE PRENOTAZIONI Ad aumentare le
difficoltà contribuiscono anche i
meccanismi di prenotazione: tutti
possono acquistare biglietti per due
o tre voli diversi (in modo da avere
più possibilità di partenza) per
poi farsi rimborsare i ticket non
utilizzati. Questo sistema ingolfa
ulteriormente i siti internet e i
canali di vendita.
LE ALTRE AGGIUNTE Ecco spiegato
perché le aggiunte delle scorse
settimane, che hanno portato
Alitalia, Meridiana e Blue Air a
garantire oltre il 50 per cento di
posti in più (in media) tra metà
dicembre e l'inizio di gennaio, sono
sparite. Assorbite dalle liste
d'attesa e dai tanti sardi emigrati
che devono tornare nell'Isola per
le feste di fine anno. Ora il “buco”
nei collegamenti si allarga fino
a dopo Natale. Dal 26 al 30 dicembre
non si può più acquistare un
biglietto sulla tratta Cagliari-Milano,
tutto esaurito anche il 27
dicembre sulla linea Cagliari-Roma.
VOLO CANCELLATO I pochi posti a
disposizione hanno complicato la vita
anche ai passeggeri del volo Ryanair
Verona-Cagliari, cancellato
domenica sera a causa della neve che
ha bloccato l'aeroporto veneto.
«Qualche fortunato è riuscito a
trovare posto sugli aerei in partenza
da Milano. Ma i biglietti a
disposizione erano pochi, e in tanti
dovranno rimanere due giorni nella
Penisola prima di tornare in
Sardegna», racconta Massimo Zucconi
Martelli, tra i 115 passeggeri
rimasti a Verona. Tanti saranno
costretti a tornare solo oggi.
«L'assistenza della compagnia aerea
è stata minima, ci hanno offerto
una notte in albergo, ma gli altri
biglietti necessari per arrivare a
destinazione saranno a carico
nostro». Storia molto simile a quella
dei passeggeri del Londra-Cagliari
Ryanair di domenica: quasi tutti
non riusciranno a rientrare prima di
oggi.
I disagi nei prossimi giorni sono
destinati ad aumentare: venerdì è
previsto uno sciopero di quattro ore
dei controllori di volo e
Alitalia ha già annunciato
cancellazioni. «L'80 per cento dei
passeggeri riuscirà a volare nella
stessa giornata», assicurano dalla
compagnia.
NUOVO COLLEGAMENTO Da Olbia invece
arrivano buone notizie: ad aprile
Transavia battezzerà il nuovo
collegamento low cost tra Olbia e
Parigi, che avrà una frequenza di
tre voli alla settimana. Ma la
primavera è ancora lontana: prima i
passeggeri sardi dovranno superare
l'ennesimo ingorgo dei cieli per le
feste natalizie.
Michele Ruffi
La
Nuova
Nizzi:
«Più donne nelle liste ma deciderà Berlusconi»
Il
sindaco di Olbia, uno dei leader di Forza Italia nell'isola,
rivela:
non mi candido Ma spiega la strategia e le linee che seguirà
il
partito per Politiche e Regionali
di Luca Rojch
SASSARI
Ha parcheggiato la ruspa e indossato
il doppiopetto. Settimo Nizzi è
da tempo diventato più di governo
che di lotta. Il sindaco che
conquistava le masse con il suo
pragmatismo, in perfetto stile
berlusconiano era sindaco-operaio,
sindaco-progettista, sindaco-vigile
urbano, ora parla da leader di
partito. La sua vittoria ha segnato la
prima inversione di tendenza, il
segno di un certo sgretolamento del
centrosinistra. È diventato sindaco
per un pugno di voti, ma nessuno
all'inizio della campagna avrebbe
puntato un euro su di lui. Nizzi ha
dimostrato intuito politico e
capacità.
Berlusconi lo ha sempre
apprezzato, e uno dei pochi che
entra a Villa Certosa con una certa
familiarità. E anche un paio di
settimane fa si è incontrato con il
Silvio nazionale nella villa
faraonica a Porto Rotondo. Avete parlato
delle Politiche e delle
Regionali?«Certo. Lui è un amico della nostra
terra, è un privilegio avere la possibilità
di incontrarlo e una
fortuna per i sardi sapere che lui
ha a cuore la nostra terra. Abbiamo
parlato di tutto. Anche delle
elezioni Politiche e di quelle
Regionali».Qual è lo stato di salute
di Forza Italia oggi in
Sardegna?«Forza Italia sta bene.
Siamo stati capaci di ribaltare una
situazione fino a qualche mese fa
preoccupante. Ma dico la verità a
fare da traino è stato Berlusconi.
Le sue parole e le sue scelte hanno
dato speranza sia alle classi
lavoratrici, sia a quella
imprenditoriale».Ma manca in
Sardegna una forte leadership
territoriale«È vero. Ma cerchiamo di
sopperire a questa carenza con
l'unità di tutte le componenti del
partito. In questi mesi ci siamo
incontrati molte volte e abbiamo
discusso. Vogliamo allargare la
coalizione in vista della campagna
elettorale. All'interno siamo
compatti, il resto arriverà. Sono
fiducioso».Ma dopo il suo successo
alle Comunali lei si candiderà?«È
l'ultima cosa che mi passa per la
testa. Non tornerò a Roma. Ho fatto
una scelta precisa nel 2016 e non
ritorno indietro».E allora chi
candiderete?«Beh credo che sia scontata
la conferma dei due uscenti Emilio
Floris e Paolo Vella. Ma capisce
che oggi puntiamo a un risultato
diverso dai due parlamentari piazzati
nelle ultime Politiche. Ora si
aprono nuove prospettive.
Ci sono molte
caselle vuote, c'è un grande spazio
e punteremo sul rinnovamento.
Punteremo molto su persone che
eccellono nei loro settori
professionali. Gente che viene dal
sociale, ma anche imprenditori.
Tutta gente che ha una grande
credibilità». Quali sono i criteri?«Non
guardiamo alla data anagrafica.
Insomma rinnovamento non per forza
significa giovani. Avremo tante
donne nelle nostre liste, il 50 per
cento. Ci saranno sia personaggi
noti, ma non politici di professione,
persone che hanno ben figurato.
Nessuno sconosciuto che magari ha un
amico potente e pretende un posto
nelle liste». Si fanno alcuni nomi
anche di consiglieri regionali
«Certo tra le donne c'è il consigliere
regionale Alessandra Zedda. È tra le
possibili candidate. In questi
anni ha lavorato molto bene in
Regione e credo che possa fare da
traino per tutte le donne che
presenterà Forza Italia. Abbiamo chiesto
anche ad alcune sindache di aerea di
centrodestra di candidarsi. Donne
che hanno fatto valere la loro
azione, penso che ci saranno.
Cappellacci è il primo della lista
perché è coordinatore regionale.
Anche il consigliere regionale
Pietro Pittalis ha ben lavorato negli
anni in consiglio. È uno di quei
nomi che dovranno essere sicuramente
proposti. Tra gli altri vedo bene
Giuseppe Fasolino, e anche Marco
Tedde. Faremo una platea di nomi che
presenteremo al presidente. Ma
come immaginate sarà lui a scegliere
e ad avere l'ultima parola. Poi
ricordiamoci che ci sono anche i
posti per gli alleati».
È diventato buonissimo, con tutti.
Come sono i suoi rapporti con
l'europarlamentare Salvatore
Cicu?«Buono. In passato abbiamo avuto
diverse interpretazioni sulle
strategie da tenere, ma io dal 2016 mi
sono imposto di fare pace con tutti.
Ho mantenuto la mia parola. Noi
dobbiamo dare risposte alle persone
e non dare spazio alle questioni
personali o territoriali. Pensi che
ora ho un ottimo rapporto anche
con esponenti dell'altra parte del
mondo, con gente del Pd. Faccio
solo un nome: Gian Piero Scanu. Io
devo pensare al bene di Olbia».Teme
i 5 Stelle?«Non mi fanno paura.
Prendono voti perché sono nella
posizione più semplice. Appena si
mettono a governare dimostrano tutta
la loro incapacità. Basta vedere i
disastri che fanno nei comuni che
amministrano». Ha visto i sondaggi
che circolano? Vi danno davanti a
tutti.«I sondaggi ci sono e sono
molto buoni, siamo in crescita e
davanti anche di molto in Sardegna.
Mancano 4 mesi, noi non dobbiamo
fare errori, gli altri non possono
fare miracoli perché 5 anni di
attività politica non si cancellano
in 4 mesi». Circola il suo nome
come possibile candidato
governatore«No guardi, io sto benissimo a
Olbia. Poi io sono uomo di partito e
a decidere è il presidente». Chi
candiderebbe allora?«Ho in mente il
nome di una donna capace e brava,
ma non lo dirò mai, altrimenti la
brucio».Chi non candiderebbe?«(Ride)
Non lo dirò mai».
Fortza
Paris: prematuro parlare di alleanze
Il
segretario Scalas sulle manovre tra Pd, Pds e Psd'Az: noi
dialoghiamo
con tutti ma su principi chiari
SASSARI
Gianfranco Scalas cade dalle nuvole.
Lui, segretario di Fortza Paris
che ha appena stretto un'alleanza
elettorale con il Psd'Az, delle
grandi manovre tra sardisti, Pds e
Pd non sa nulla. O meglio sostiene
che i tempi siano ancora prematuri
per parlare di patti già
sottoscritti. «Noi siamo d'accordo
con il Psd'Az e la Base per una
alleanza sia per le politiche che
per le regionali - spiega Scalas -.
Abbiamo dato mandato al segretario
sardista Christian Solinas per una
interlocuzione con tutti quelli che
vogliono sposare i nostri punti
programmatici, grillini compresi.
Allo stato, però, ufficialmente non
mi risulta nulla, Solinas non ha
riportato nessuna interlocuzione. E
quando sarà le varie risultanze dei
vari incontri dovranno essere
portate alla attenzione dei tre
partiti e insieme prenderemo le
decisioni migliori per la Sardegna».
Insomma, le grandi manovre per
una desistenza elettorale tra il Pd,
il Partito dei sardi e il Psd'Az
procedono, ma è ancora presto per
ufficializzare l'intesa. I tre
partiti lavorano per un accordo
imile a quello che da anni sigla in
Alto Adige il Sudtiroler Volkspartei
con il centrosinistra. «Forse
sfugge che Fortza Paris, il Psd'Az e
la Base hanno deciso di
presentarsi sotto un unico simbolo
alle politiche, quello dei quattro
mori. Vedo difficile una simile
alleanza». Scalas ribadisce comunque
l'intenzione di sondare tutti i
partiti dell'arco costituzionale. «Noi
non abbiamo preclusioni nei
confronti di nessuno, neanche del
Movimento 5 stelle. D'altronde, alle
ultime amministrative noi ci
siamo alleati a Oristano con il
centrodestra, a Nuoro con il
centrosinistra, a Cagliari con un
polo civico.
L'unica nostra
preferenza è riuscire a portare in
Parlamento rappresentanti della
Sardegna slegati dalle forze
nazionali. Voci autonome che
rappresentino la Sardegna a Roma».
Ma c'è sempre il problema dei
numeri per arrivare in Parlamento.
«Siamo consapevoli che bisogna
dialogare, se vogliamo fare gli
interessi della Sardegna dobbiamo
farlo. Ma su principi chiari».
Un'idea non molto distante da quella
proposta dal Partito dei sardi. «No,
loro pensano a una lista con
dentro tutte le forze. Noi invece
siamo per un diritto di tribuna per
i partiti sardi. Comunque, col
Psd'Az e la Base sceglieremo la
proposta di maggiore utilità per la
Sardegna». (al.pi.)
Tra
Pigliaru e la coalizione unità su bilancio e insularità
politica regionale
CAGLIARI
Il centrosinistra di governo resiste
e fa quadrato. Almeno per ora.
Dai due vertici voluti dal presidente
Francesco Pigliaru, prima con i
parlamentari e subito dopo con le
delegazioni di partito, è saltata
fuori questa novità: Pd ed Mdp
continueranno a navigare insieme, in
Sardegna, anche dopo le elezioni
politiche di marzo. Elezioni dove
invece - si sa - se le daranno di
santa ragione. «Perché Roma non è
Cagliari, qui non ci sono Renzi e
Alfano», ha detto all'uscita
dall'incontro il deputato Michele
Piras di Articolo 1 e sicuro
candidato alla Camera per «Liberi e
Uniti» di Pietro Grasso. E
«perché, a casa nostra, c'è ancora
la possibilità di dialogare e credo
che nessuno pensi alla crisi,
sarebbe puro autolesionismo, nell'ultimo
anno e mezzo di legislatura
regionale», ha aggiunto Giuseppe Luigi
Cucca, senatore e segretario del Pd.
La sintesi politica dei due
vertici, durati fino a tarda sera,
potrebbe essere questa: il
centrosinistra sardo andrà avanti,
bisognerà vedere come, dopo le
Politiche di marzo. Anche se il
deputato Roberto Capelli, Campo
progressista, ha messo le mani
avanti: «Non facciamo però passare il
concetto che alcuni possono essere
nemici a Roma e amici a Cagliari.
Sarebbe un disastro». Però la
conclusione è stata questa: «Nessuno di
noi vuole disperdere questo
patrimonio con cui abbiamo vinto le
Regionali del 2014, governato e
soprattutto portato finalmente a casa
riforme fondamentali per la
Sardegna. Serve solo più coesione a
prescindere da quanto accadrà a
Roma».
Tutti presenti. I parlamentari
sardi del centrosinistra hanno risposto
tutti all'invito di Pigliaru.
Unico assente Gian Piero Scanu,
impegnato alla Camera, mentre a
firmare il foglio delle presene sono
stati i senatori Giuseppe Luigi
Cucca, Ignazio Angioni per il Pd, e
Luciano Uras, Campo progressista,
sette deputati dem, Romina Mura,
Giovanna Sanna, Caterina Pes, Siro
Marrocu, Francesco Sanna ed Emanuele
Cani, più Michele Piras di Mdp e
Roberto Capelli per Cp. Al tavolo
anche il presidente del Consiglio
regionale, Gianfranco Ganau, e
quello della commissione bilancio
Franco Sabatini.Finanziaria
nazionale.
C'è la possibilità che, alla
Camera, la Sardegna riesca a
ottenere una trentina di milioni, 15 eano
quelli già promessi, per rimettere
in sesto i bilanci delle Province e
sostenere i Comuni. «Ci sono gli
spazi per alzare l'asticella», ha
detto Uras, che poi è andato oltre:
«Per vincere di sicuro, sarebbe
necessario coinvolgere i
parlamentari del centrodestra e spero che la
prossima volta Pigliaru lo faccia».
Dovrebbe essere a gennaio, quando
si saprà se il governo manterrà
anche l'impegno di accompagnare la
Sardegna in Europa per il
riconoscimento dell''insularità. «Nella
legge finanziaria approvata dal
Senato - ha detto Silvio Lai - c'è un
articolo che definisce proprio
questo passaggio e altri passi in
avanti potrebbero esserci prima che
finisca la legislatura nazionale».
Sarà invece difficile strappare
qualcos'altro nella partita sugli
accantonamenti, i 684 milioni l'anno
che lo Stato considera il
contributo della Sardegna al
riequilibrio del debito nazionale. «Ma
sempre nella legge - ha sottolineato
Marrocu - c'è scritto comunque
che il confronto finanziario col
governo riprenderà».
Con qualunque
governo anche dopo marzo: «Dobbiamo
essere capaci, a Roma, di essere
una sola voce - sono state le parole
di Francesco Sanna - e la
solennità di questi vertici
confermano che siamo sulla buona
strada».Finanziaria regionale.
Pigliaru ha ribadito che per il lavoro
ci sarà uno stanziamento
straordinario di 100 milioni. Poi reddito di
cittadinanza, scuola e welfare saranno
gli altri punti fondamentali
della spesa. «Dobbiamo dirlo - ha
commentato Cucca - È una Finanziaria
regionale molto politica, perché
aggredisce i problemi della Sardegna
ed è anche davvero di sinistra».Il
presidente. «Sono stati momenti di
condivisione importate - ha scritto
Pigliaru - che ci rafforzano e ci
motivano. Tanto è stato fatto e
tanto c'è ancora da fare, ma lavorando
insieme i risultati arrivano e molto
può essere ottenuto nel breve
periodo dopo le riforme approvate e
portato a casa».
Per concludere,
prima dello scontro col Pds sulle
servitù militari, vedi articolo
sotto, «Siamo tutti d'accordo,
parlamentari e maggioranza, sulle
priorità, dall'inclusione sociale al
lavoro, dai trasporti al diritto
allo studio, alle vertenze
industriali, che troveranno spazio nella
Finanziaria regionale ed è per
questo che dobbiamo approvarla entro
dicembre. Così potremo spendere
subito i finanziamenti che oggi
servono alla Sardegna». (ua)
La
Regione replica: «L'accordo è stato condiviso». Oggi il dibattito
in
Consiglio. All'attacco anche M5s
Il Pds:
l'intesa sulle servitù è irricevibile
CAGLIARI
La bozza d'accordo sulle servitù
militari rivedute e corrette non
piace per nulla al Partito dei
sardi. Alla vigilia del dibattito, oggi
in Consiglio regionale, Gianfranco
Congiu, capogruppo del Pds, lo ha
detto al governatore Francesco
Pigliaru, nel vertice di maggioranza
subito dopo l'incontro con i
parlamentari.Lo strappo. Pare che il
gruppo guidato dall'ex assessore
Paolo Maninchedda sia stato molto
esplicito nel giudizio: «Per noi
quest'intesa, così come c'è stata
presentata, è irricevibile.
Le porzioni liberate nelle basi
militari
di Teulada e Capo Frasca non
corrispondono certo alle aspettative che
avevano i sardi». Di più della
posizione del Pds non s'è saputo e
anche il giudizio appena scritto è
frutto di indiscrezioni filtrate
con difficoltà. Comunque qualcosa di
molto complicato dev'esserci
stato nel vertice, chiuso poco prima
delle 22, tanto da obbligare il
governatore a un inusuale comunicato
notturno.La replica. Comunicato
in cui c'è scritto: «In maggioranza
e non solo - si legge - è stata
ampia la condivisione sull'accordo,
tra l'altro già apprezzato dai
Comuni coinvolti e dalla componente
civile della Commissione
paritetica sulle servitù. Qualche
distinguo c'è stato da parte del
Pds, la cui posizione, per com'è
stata riferita, rispetto ma ritengo
profondamente sbagliata».
Per poi spiegare perché: «È questa
intesa
per la prima volta da decenni a far
fare alla Sardegna passi in avanti
concreti per mitigare l'impatto
delle servitù militari: saranno
liberate diverse aree significative,
c'è poi la certezza degli
indennizzi pagati ai Comuni ogni
anno e non più ogni cinque. E ancora:
la trasparenza, nei poligoni, sarà
garantita da osservatori realmente
indipendenti e infine la possibilità
che ricerca e innovazioni abbiano
ricadute positive nei territori
sotto servitù».Gli effetti. Oggi, in
Consiglio, è all'ordine del giorno
il dibattito sulla bozza e, a quel
punto, le differenze fra il governatore
e i cinque consiglieri del
Partito dei sardi non dovrebbero
essere più segrete. Cosa accadrà?
Lo strappo, stavolta alla luce del
sole, potrebbe avere più di un
contraccolpo sulla maggioranza.
Soprattutto se, alla fine, sulla bozza
il Consiglio dovesse votare. Cosa
faranno i consiglieri del Pds:
diranno no, si asterranno? E senza
quei voti quanto potrebbe essere
alto il rischio di una clamorosa
bocciatura della bozza? L'attesa è
appena cominciata.Denuncia di M5s. A
gettarsi nella mischia, con un
comunicato da Roma, è stato anche il
senatore Roberto Cotti del
Movimento Cinque stelle. «Abbiamo in
mano - ha scritto - diversi
documenti che dimostrano come siano
del tutto inutili gli accordi
annunciati». Secondo Cotti «dopo due
anni e mezzo di chiacchiere e
riunioni non è cambiato nulla». Fra
i documenti citati il più
clamoroso sarebbe questo: «Finora il
ministero della difesa non ha
fornito nulla per dimostrare di
essere collaborativo sulla qualità
della salute e dell'ambiente nei
poligoni. Ha risposto picche, nel non
fornire i dati sui controlli,
persino al ministero dell'ambiente
figuriamoci come si comporterà con
la Sardegna anche dopo l'intesa
sbandierata dalla Regione come un
successo». (ua)
-----------------
Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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