Unione
Sarda
L'alleanza
nazionalista oltre il 45 per cento.
Le
reazioni dei gruppi identitari.
Autonomia,
la lezione ai sardi: Pe' a Corsica vince le regionali
Uno spettro s'aggira per l'Europa.
Dopo i sussulti indipendentisti catalani, finiti con la fuga di Charles
Puigdemont in Belgio e l'arresto degli altri ministri della Generalitat, un
nuovo refolo arriva dalla Corsica. La coalizione nazionalista e autonomista,
già al governo dal 2015, è stata premiata alle elezioni territoriali con il 45,36
per cento dei consensi. Per Gilles Simeoni (già sindaco di Bastia) e Jean-Guy
Talamoni, leader del movimento “Pe' a Corsica” un successo straordinario. E non
solo. «Credo che oggi la Corsica abbia inviato un segnale molto forte a Parigi,
dicendoglielo in modo ampiamente maggioritario: vogliamo la pace, la democrazia
e costruire un'isola emancipata», le prime parole di Simeoni. Ha aggiunto Talamoni:
«Il risultato è notevole, di certo oltre le aspettative».
POPOLI DEL MARE Per capire meglio la
portata del voto corso, basterebbe sottolineare che “La Republique en marche”,
il partito di Macron, ha ottenuto l'11,26 per
cento e la destra regionalista di Jean-Martin Mondoloni il 14,27. «Il segreto
di questi numeri – spiega Modesto Fenu, presidente dell'associazione
“Sardegna-Corsica, i popoli del mare” - è nel buon governo della cosa pubblica.
Simeoni e Talamoni hanno portato avanti un progetto di sviluppo per la loro
gente e il loro territorio. Mica come in Sardegna dove le politiche sono
dettate da centrodestra e centrosinistra romani con i risultati che sappiamo. Ho
visto e verificato la bontà delle proposte corse, il valore delle persone e il
voto non poteva non premiarli».
SARDIGNA LIBERA Claudia Zuncheddu,
di “Sardigna Libera”, evidenzia la bontà dell'alleanza corsa tra Simeoni e
Talamoni: «Il loro è un grande esempio, dovremo muoverci anche noi in quella
direzione». È che i sardi pare che non ci sentano da quell'orecchio. Gruppi,
gruppetti, scissioni che negli anni hanno portato a una frammentazione
esagerata dell'universo autonomista e indipendentista. Come rimediare? «Il nostro
Movimento lavora, ormai da tempo, nell'ottica di riunire tutte le forze
presenti. Ma in questo scenario, con l'autonomia drammaticamente fallita, lo
scenario indipendentista rimane comunque minoritario, quindi nell'impossibilità
di incidere sulle decisioni politiche ed economiche della nostra regione».
SOVRANITÀ “Pe' a Corsica” chiede
maggiora autonomia alla Francia, il discorso separatista è stato per caso
riposto nel cassetto? «Non credo - replica Zuncheddu - il disegno è sempre lo
stesso. Ma oggi, per arrivare all'indipendenza, bisogna conquistare sempre più
spazi di sovranità. L'indipendentismo rivoluzionario è fuori dalla storia, e i processi moderni di crescita devono
essere democratici e passare attraverso il voto. Tuttavia, resto ottimista
perché in Sardegna stanno nascendo comitati di cittadini con istanze
identitarie, indipendentiste, autonomiste e anche, perché no?, con quei moti di ribellione comuni e necessari per le
battaglie di civiltà».
BUON GOVERNO Per Christian Solinas,
segretario del Partito sardo d'azione, il voto in Corsica «è la conferma che
l'esercizio della buona amministrazione paga». Da noi, nella sola occasione
avuta ormai tre decenni orsono, questo non è accaduto: perché? «Intanto, è
giusto dirlo, il progetto corso è partito da un obiettivo di fondo condiviso a
cui sono seguite le riforme graduali per puntare a una maggiore autonomia nelle
scelte da operare. Da noi, questo non si è mai verificato e le conseguenze si
vedono».
PETALI DI ROSE «Noi siamo disposti a
stendere tappeti di petali di rose per chi si avvicina in maniera costruttiva
al nostro progetto politico», spiega Franciscu Sedda, presidente del Partito
dei sardi. «L'unità la si costruisce con i fatti e con i programmi. Credo che
il voto corso possa essere contagioso anche per la Sardegna. Per le elezioni
politiche e per quelle regionali dobbiamo prenderlo come modello. Bisogna
uscire dalle logiche dell'essere contro per andare incontro, per condividere le
idee e per crescere insieme. È ciò che vogliamo e che stiamo perseguendo per i
diritti e l'interesse dei sardi».
LA VISITA Corsica vicina geograficamente
ma lontana politicamente. «Siamo in ritardo - ammette Solinas - ultimamente,
però, avverto un sentimento di unità che dovrebbe
spingerci a ricucire il civismo della base. In un incontro a Villagrande era
presente Antonia Luciani, consigliera regionale corsa, che ci ha spiegato
l'idea di Simeoni e Talamoni e le ragioni dell'alleanza. Oggi vedo che molti
soggetti del mondo autonomista sardo dicono di
voler stare sotto una sola bandiera. Parliamone».
LE BANCHE Simone Maulu, Irs: «La
Corsica ha risposto all'Europa in una visione comunitarista. Ha iniziato, come
già la Catalogna, un percorso inarrestabile. Toccherà anche alla Sardegna,
spero fra non molto». E Bustianu Cumpostu, Sardigna Natzione: «Con proposte
politiche di carattere nazionale, i risultati arrivano. Dobbiamo trasformare il
contesto in cui viviamo da dominato in
dominante».
Vito Fiori
La
Nuova
Lula,
Lodè e Irgoli sono con Olbia, ma dovrebbero tornare con Nuoro.
Sotto
esame il caso Oristano Rosatellum, sei collegi da correggere
CAGLIARI
C'è un caso Sardegna nella
trattativa in corso sui collegi del
Rosatellum, la nuova legge con cui,
a marzo, sarà eletto il
Parlamento. Se sul proporzionale per
la Camera non ci sarebbero più
dubbi sulla suddivisione dell'isola
in due, Cagliari, Carbonia e
Oristano al Sud, Sassari, Olbia e
Nuoro al Nord, sui confini dei
collegi uninominali - sempre per
Montecitorio - invece la discussione
è aperta nelle commissioni affari
costituzionali delle due Camere.
Nuoro. Nel decreto licenziato, a
fine novembre, dal Consiglio dei
ministri e che contiene la stessa
mappa approvata pochi giorni prima
dagli esperti dell'Istat, alcuni
Comuni del Nuorese sono stati
sparpagliati in collegi uninominali
diversi da quello che fa capo al
capoluogo barbaricino, il numero 2.
Non è stata una suddivisione a
caso, ma ripresa tale e quale da
quelli che erano stati i confini
disegnati nel 1993, per l'elezione
del Senato. Ora la richiesta
sarebbe quella di riaccorpare questi
Comuni, ad esempio Irgoli, Lodè e
Lula, oggi nel collegio di Olbia,
con Nuoro. Lo spostamento non
dovrebbe modificare il numero minimo
di abitanti per collegio, è
intorno ai 260mila, e «confermerebbe
la continuità territoriale che
già esiste».Oristano. È questa la
provincia che la commissione
dell'Istat ha smembrato più di
altre. Diversi Comuni sono stati
inseriti nel collegio di Nuoro e tra
questi Abbasanta e Macomerper
ricordare i più grandi.
L'ipotesi è che ritornino dentro i
confini
oristanesi, ma di contro dovrebbe
esserci un trasloco alla pari di
elettori, per evitare ogni possibile
deroga al criterio della
popolazione residente. Una soluzione
potrebbe essere che Oristano non
estenda più i confini elettorali
fino a quelli della Provincia del Sud
(è l'ex Cagliari, meno la Città
metropolitana) e in particolare non si
spinga a Muravera, San Vito e
Villaputzu.Provincia del Sud. Le
perplessità, in questo caso, ruotano
intorno alla suddivisione dei
Comuni dell'Area metropolitana
cagliaritana. L'esempio più clamoroso è
questo: Selargius è nel collegio di
Carbonia, mentre Monserrato, i due
centri sono pressoché attaccati, in
quello di Cagliari.
La proposta potrebbe essere di far
rientrare Selargius nel seggio cagliaritano, ma
visto l'alto numero di residenti
rischierebbe di essere svuotato fin
troppo il collegio del Sulcis, a
quel punto sarebbe sottodimensionato.
Per lo stesso motivo Assemini ed
Elmas, a pochi chilometri da
Cagliari, rimarranno di sicuro
ancora "sotto" a Carbonia.I tempi. Sono
molto stretti. Il Capo dello Stato
dovrà firmare il decreto che
disegna i collegi entro l'11
dicembre e quindi le commissioni di
Camera e Senato hanno non più di una
settimana per esprimere il parere
e proporre le eventuali correzioni.
È chiaro che i ritocchi non sono
soltanto tecnici: dal perimetro più
o meno allargato o ristretto dei
collegi, può dipendere la vittoria
di chi sarà in corsa per i sei
seggi uninominali sardi. Gli altri
undici deputati sardi saranno
eletti, col proporzionale, nelle due
macroaree del Nord, cinque, e del
Sud, sei.
Maninchedda:
in Corsica vince un'idea autonomista
politica regionale
SASSARI
La Corsica come laboratorio per gli
indipendentisti sardi. Il primo
turno delle Regionali corse segnano
il trionfo dei nazionalisti. La
lista che mette insieme gli
autonomisti di Gilles Simeoni e gli
indipendentisti di Jean-Guy
Talamoni, ha raccolto al primo turno il
45,36 per cento. Un risultato
inatteso. Nel 2015 si era fermata al
24,35 per cento. Andrà al
ballottaggio contro altre tre coalizioni. La
versione corsa del partito di
Macron, che ha raccolto 11,2 per cento
dei consensi, i Repubblicani, fermi
al 12,7 per cento e la destra di
Jean Martin Mondolini, che ha
raccolto il 14,9 per cento. In Corsica
lo sbarramento per superare il primo
turno è al 7 per
cento.Osservatore interessato il
segretario del Partito dei sardi,
Paolo Maninchedda, che con i nazionalisti
corsi ha un rapporto
privilegiato. «Talamoni e Simeoni
sono riusciti a catalizzare il voto
dei corsi con un modello che
richiama da vicino quello proposto dal
Partito dei sardi - dice Maninchedda
-.
La coalizione corsa ha vinto
perché ha proposto un modello che
chiede il consenso non
sull'indipendenza, ma sulla
costruzione passo dopo passo di un modello
autonomistico. Nello stesso tempo ha
scelto il dialogo con tutti i
partiti, a favore di un sostegno
della Corsica. Sono stati bocciati
gli isolazionisti, quelli che
chiedevano l'indipendenza e un taglio
netto verso una repubblica Corsa.
Non ci sono i tempi e le possibilità
ora per fare una cosa simile in
Sardegna. Talamoni e Simeoni hanno un
programma simile a quello che il
Partito dei sardi vuole proporre». Ma
tutto il mondo indipendentista
guarda con attenzione al modello corso
perché parte da presupposti del
tutto diversi da quello Catalano. Lo
stesso Simeoni ha dichiarato:
«Vogliamo aprire un negoziato con la
Francia. Il modello catalano non è
trasferibile alla Corsica». I corsi
vogliono un cambiamento della
costituzione francese. Si chiede il
riconoscimento della specificità
Corsa, una sorta di statuto speciale,
un passo verso una maggiore
indipendenza.
Pier Franco Devias, Liberu,
commenta con entusiasmo il risultato
dei Corsi. «In tutta Europa le
nazioni proibite si risvegliano e
reclamano a gran voce il diritto di
decidere del loro futuro, dalla
Scozia ai Paesi Baschi, dalla
Catalogna alla Corsica. È ora che
anche il popolo sardo faccia sentire
la sua voce e abbandoni ogni
illusione di trovare la propria salvezza
nei partiti italiani e nei loro
alleati. È ora che le migliori forze
nazionali costruiscano la riscossa,
per dare al nostro popolo il
diritto di decidere liberamente del
proprio destino. Per questo anche
noi stiamo lavorando con entusiasmo
all'interno del grande progetto
unitario per l'autodeterminazione».
Il portavoce di Sardos, Anthony
Muroni dà una lettura diversa del
voto corso: «Quel fronte di governo,
premiato oggi dagli elettori in
Corsica, ebbe il coraggio di fare tre
scelte di assoluta rottura: negare
ogni collaborazione e alleanza con
i partiti francesi, mettere da parte
gruppetti, personalismi e false
divisioni ideologiche, governare
pensando al popolo e non alle
clientele e alle carriere personali.
Questa è la strada che noi
indichiamo». (l.roj)
Oggi Renzi nell'isola da Thiesi a
Cagliari
Il tour di Matteo Renzi (foto) fa
tappa in Sardegna, ma il segretario
del Pd al posto del treno con cui
sta girando l'Italia nell'isola
sceglie l'autobus. Una visita a
quasi a sorpresa, di cui non si sapeva
nulla fino al pomeriggio di ieri.
L'arrivo dell'ex premier è previsto
per oggi in mattinata all'aeroporto
di Olbia, da dove si sposterà
immediatamente per Thiesi. Qui è
atteso alle 10.30 per una visita
negli stabilimenti caseari dei
Fratelli Pinna. Da Thiesi il bus di
Renzi si trasferirà a Nuoro per un
breve incontro al Museo etnografico
sardo (Isre) alle 12,30.
Alle 14,15 tappa a Ghilarza al Museo
Casa
Gramsci, prima di ripartire per
Cagliari, dove alle 16.30 al Business
center dell'aeroporto di Elmas
incontrerà imprenditori, associazioni e
rappresentanti delle istituzioni. Da
Cagliari poi ripartirà per la
penisola. Durante tutto il tour
isolano Matteo Renzi sarà accompagnato
dal segretario regionale Giuseppe
Luigi Cucca.
Il testo
a Montecitorio, ma poche le risorse per le modifiche
Nodo Ape
social, va recepita l'intesa tra governo e sindacati
Manovra
alla Camera Si riparte dal lavoro:il nodo licenziamenti
di Silvia
Gasparetto e Marianna Bertiw
ROMA
La manovra deve ancora iniziare
ufficialmente il suo iter alla Camera
e già si apre un nuovo fronte
lavoro. Ad andare in pressing sono
componenti della stessa maggioranza,
che chiedono di rendere più
costosi i licenziamenti e che
potrebbero trovare il sostegno sia del
Campo progressista di Giuliano
Pisapia sia dalle opposizioni a
sinistra, compresa Mdp. Il passaggio
a Montecitorio, insomma, dovrà
fare i conti non solo con le poche
risorse, appena 64 milioni nel
2018, a disposizioni per le
modifiche, dopo che il Senato ha
prosciugato quasi tutto il fondo per
le spese indifferibili, ma anche
alle schermaglie dell'imminente
campagna elettorale, che potrebbe
avere tra i temi caldi appunto il
tagliando al Jobs Act ma anche le
pensioni. Sul fronte previdenziale
resta intanto da completare il
lavoro di Palazzo Madama, che ha
recepito solo in parte le novità del
confronto tra governo e sindacati.
All'appello manca ancora
l'ampliamento della platea, e la
potenziale proroga, dell'Ape social,
legata però all'esito della
ricognizione sull'anticipo pensionistico a
carico dello Stato in corso in
queste ore, che dovrebbe quantificare i
fondi non spesi finora da
riutilizzare per portare da 11 a 15 le
categorie di lavori gravosi che
possono accedere, le stesse esonerate
dall'aumento dell'età a 67 anni. Le
cifre circolate finora parlano di
150-200 milioni a disposizione, che
dovrebbero servire a rafforzare
anche la cosiddetta Ape rosa, i mesi
di sconto per l'uscita delle
mamme. Il pressing, portato avanti
dalla commissione Lavoro di
Montecitorio, guidata da Cesare
Damiano, punta soprattutto però a
rendere più costosi i licenziamenti,
portando da 4 a 8 mensilità
l'indennità minima in caso di
licenziamento individuale. La partita
sarà comunque tutta da giocare,
visto che sul tema c'è già anche
un'altra proposta, del governo e
illustrata dallo stesso consigliere
economico di Palazzo Chigi Marco
Leonardi, che guarda invece ai
contratti a termine, per ridurne la
durata da 36 a 24 mesi tagliando
anche i possibili rinnovi
(attualmente 5).
Se questo capitolo è
squisitamente politico e non ha
costi a carico dei conti pubblici,
risorse saranno invece necessarie
per le altre ulteriori correzioni
alla legge di Bilancio indicate dai
deputati. Per la riduzione del
superticket sono stati infatti
trovati al momento solo 60 milioni di
euro, cifra giudicata insufficiente
da Mdp, mentre gli stanziamenti
disponibili per le politiche
familiari hanno sì permesso di rinnovare
l'assegno per i nuovi nati, ma in
versione mini.Ristabilire
l'incentivo nella sua versione
originale sarebbe infatti costato 185
milioni nel 2018 (fondi interamente
trovati facendo ricorso a 100
milioni del Fondo famiglia e a 85
milioni del fondo spese
indifferibili) ma oltre 400 milioni
nel 2019 e 2020. Per questo si è
deciso di prorogarlo solo per un
anno di vita del bambino e con
assegno dimezzato a partire dal
2019, riducendo i costi
rispettivamente a 135 e 101,5
milioni.
Tra le possibili misure da
finanziare, e di cui si è già
parlato al Senato, potrebbero rientrare
inoltre ulteriori interventi per la
famiglia, agendo sui limiti di
reddito entro cui i figli restano a
carico dei genitori.Rimasta fuori
dagli interventi di Palazzo Madama
potrebbe rispuntare anche l'idea di
estendere agli affitti commerciali
la cedolare secca, limitando magari
il campo alle botteghe del centro
storico e riducendo in questo modo i
costi iniziali a circa 30 milioni di
euro.
La
campagna #destinazioneitalia: tappe a Olbia, Thiesi, Nuoro,
Ghilarza
e Cagliari
Renzi
arriva oggi in Sardegna, giornata in bus da nord a sud
Per la penultima tappa di
#destinazioneitalia - l'ultima è in
programma domani in Sicilia - Matteo
Renzi dovrà rinunciare al treno.
Non potrebbe fare altrimenti se
davvero ha intenzione di raggiungere
tutte e quattro le località indicate
nel programma della visita di
oggi in Sardegna. L'ex premier
sbarcherà a Olbia e dall'aeroporto
Costa Smeralda si sposterà in auto a
Thiesi (Sassari), dove alle 10.30
visiterà gli stabilimenti caseari
Fratelli Pinna; alle 12.30 sarà a
Nuoro nel Museo etnografico sardo
(Isre); alle 14.15 a Ghilarza
(Oristano), al Museo Casa Gramsci.
Ultima tappa prima di ripartire,
alle 16.30 presso il Business Center
dell'aeroporto di Cagliari Elmas.
Qui incontrerà imprenditori,
associazioni e rappresentanti delle
istituzioni.
Per tutto il tour sardo l'ex
presidente del Consiglio
sarà accompagnato dal segretario
sardo del Pd, il senatore Giuseppe
Luigi Cucca. I dettagli del
programma sono stati diffusi solo ieri in
via ufficiale, spiazzando persino la
segreteria regionale. Non il
gruppo renziano sardo del Pd, che
invece ha organizzato la visita.
Fino all'ultimo momento è rimasta in
piedi l'ipotesi che il segretario
nazionale potesse viaggiare in
pullman tra le quattro province sarde,
poi gli organizzatori hanno optato
per l'auto.
NIENTE TRENO Non è passato
inosservato il fatto che Renzi dovrà
rinunciare alle rotaie. «Esprimiamo
il nostro rammarico e la nostra
solidarietà al segretario del Pd che
si troverà costretto a rinunciare
all'amato treno a causa delle
disastrose condizioni dei trasporti
interni nell'Isola», ha dichiarato
ieri il capogruppo dei Riformatori
Sardi in Consiglio regionale,
Attilio Dedoni. «La Sardegna è una delle
Poche regioni italiane, se non
l'unica, in cui la rete ferroviaria non
consente di raggiungere tutti i
capoluoghi di provincia e ora anche
Renzi, che da capo del Governo non
ha avuto molto tempo per prestare
attenzione a quisquilie del genere,
si trova a toccare con mano quali
siano le condizioni in cui si
trovano a viaggiare i sardi».
A SINISTRA Polemiche anche tra gli
stessi dem, più che altro per la
scelta delle destinazioni. «Renzi
viene in Sardegna», ha scritto il
presidente dell'Anci, Emiliano
Deiana su Facebook, «fa bene a
riprendere contatto con la realtà:
nel Nord Sardegna visiterà una
importantissima azienda del settore
lattiero-caseario». Tuttavia,
«sommessamente gli suggerisco,
sempre in maniera propositiva, di
considerare che esistono anche fra
le 13mila e le 15mila aziende di
pastori, allevatori e agricoltori
che vivono una crisi micidiale. Il
suggerimento è che il segretario del
Pd ne tenga conto. Dal Governo,
per ora, aiuti per la siccità
ridicoli se non pari a zero. I bandi per
i nuovi inserimenti in agricoltura
fermi al palo con centinai di
giovani che stanno per mandare tutti
al diavolo per andarsene lontano.
Nella scala delle priorità io avrei
messo prima quelli».
Roberto Murgia
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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