(05 Agosto 1938) Esce il
primo numero della rivista "La difesa della razza." Diretta dall’intellettuale fascista
Telesio Interlandi, viene stampata sino al giugno 1943. Nata per rilanciare,
con maggiore aggressività e incisività’ i temi dell’ antisemitismo, la rivista
e’ venduta al prezzo di una lira e supera, sin dai primi numeri le 150.000
copie, anche grazie ad una forte campagna di promozione. Tra
i membri del comitato di redazione Guido Landra, uno dei “ redattori” del Manifesto
della razza, e, tra i redattori, il futuro leader del movimento sociale
italiano, Giorgio Almirante.
E’ interessante ricostruire le circostanze che portarono
alla nascita della rivista, annunciata da Guido Landra con una lettera inviata
al Duce, che incontrerà per definire i dettagli del progetto. Inoltre lo stesso
Mussolini lo incarica di formare un comitato per lo studio e l’organizzazione
della campagna razziale fascista in Italia sotto l’egida del segretario del Partito Nazionale
Fascista, Achille Starace e del Ministro della cultura popolare, Dino Alfieri.
Da questa collaborazione derivò anche un Ufficio Studi sulla razza, con il compito di contestualizzare
i punti che definiscono il concetto stesso di razza. Gli “studiosi” chiamati a
collaborare misero a punto un documento collettivo, suddiviso in dieci assiomi,
conosciuto come il famoso e famigerato “Manifesto della razza” (o “Carta della razza”) pubblicato il
14 luglio 1938 sul “Giornale d’Italia”.
In cinque anni di pubblicazione la rivista è diffusa
attraverso gli abbonamenti ai lettori e favorendo l’invio alle scuole del
Regno. Particolare cura fu data anche alla grafica della copertina che
presenta in tutti i suoi numeri un logo fisso con i tratti dei volti delle tre
razze umane: quella ariana, la semitica e la camitica. Visi che vengono disegnati e
separati fra loro: da una parte la razza ariana che assume le fogge di una
statua romana, e dall’altra parte c’è la razza camitica, personificata da una
testa africana, a cui è affiancata quella semitica, rappresentata da una
scultura con i tratti stilizzati di una caricatura.
Il primo bersaglio della rivista sono gli Ebrei, dei quali
si evidenziano alcuni atteggiamenti negativi fra cui spicca l’avidità e la
cupidigia, Julius Evola, tra l’altro, sostiene che agli Ebrei può essere
attribuita una particolare “psicologia criminale ebraica”, che
si traduce nella tendenza a congiurare, complottare trame insidiose ai danni
della razza ariana. Sfogliando le pagine
della rivista si possono leggere molti articoli che discutono ed evidenziano i
difetti della popolazione ebrea. La maggior parte di essi sono inseriti nella
sezione “Polemica” proprio perché gli autori intendono evidenziare il progetto
del regime fascista volto a diffondere l’idea più generale che “gli
ebrei sono degli eterni parassiti”.
Inoltre tutti gli articoli pubblicati prendono spunto da
argomenti tradizionali come il deicidio o la pratica dell’infanticidio rituale,
oppure rispolverano la tesi che gli Ebrei ed i Sionisti, in particolare,
esercitano poteri (anche occulti) nel mondo della finanza. Altri articoli
trattano di storia e di antropologia. In essi si traccia una “tipologia” fisica
e somatica distintiva dell’Ebreo (naso adunco, labbra carnose, mento sfuggente,
capelli lanosi ed occhi sporgenti). Sono tutti inseriti nella sezione
“Documentazione”, proprio per sottolineare il lavoro di ricerca dei redattori
sull’argomento. Altri autori analizzano l’attualità storica, politica ed
economica di quegli anni segnalando il contributo che, a loro parere, gli
stessi Ebrei danno.
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