Quando hanno fatto irruzione sulla scena politica italiana,
rappresentavano una grandissima speranza. Interpretavano una grandissima
urgenza di cambiamento e sembravano dare voce a tanti che sfiduciati, delusi e
disgustati. A tanti che avevano lasciato il pd scacciati dal renzismo di destra che faceva la buona scuola, aboliva
l’articolo 18, precarizzava il lavoro, proteggeva e a volte coccolava i
corrotti, proponeva una riforma costituzionale indegna e produceva, dopo quelle
del centro destra, altre leggi elettorali incostituzionali pesantemente lesive
del diritto degli elettori di scegliere i propri rappresentanti.
A quel tempo, i 5 stelle
parlavano di leggi elettorali proporzionali con preferenze, parlavano di Rodotà
alla presidenza della repubblica, parlavano di due mandati, parlavano di
emergenza corruzione. Molti amici, che
stimo con tutto il cuore, hanno fatto questa scelta, e non nascondo che anche
io li osservavo aperta a considerarli una possibilità per questo paese
scalcinato.
Ma non mi avevano
convinto. Non mi piaceva il
loro scambiare le consultazioni su Rousseau una forma di democrazia a tutti gli
effetti. Non credevo molto ad una intrinseca onestà degli aderenti al movimento
perché i partiti sono pezzi di società e purtroppo, l’illegalità piccola e
grande, è così diffusa dappertutto e sarebbe troppo facile, ad anche bello, se
si polarizzasse in un luogo lasciandone indenne un altro.
Non mi piaceva l’abitudine all’insulto e il vaffa
generalizzato lo trovavo troppo simile alle rottamazioni renziane oltre che
troppo semplicistico e privo di ragionamento. Mi sfuggiva il
progetto e questo mi rendeva diffidente. Non mi sbagliavo quando ho capito che non erano loro
l’alternativa ma non prevedevo neanche il peggio di cui sono stati portatori.
Sono andati al governo,
dopo aver detto che non erano alleabili con nessuno, con la foglia di fico del
contratto, con una Lega appena ripitturata a nuovo. Portatrice di una carica
razzista e xenofoba, intimamente autoritaria, che ha criminalizzato la
solidarietà, la povertà, la diversità. A quella destra hanno fornito gli strumenti del governo e
il ruolo nelle istituzioni per accreditarsi , sdoganarsi, farsi propaganda. Li
hanno salvati negando autorizzazioni a procedere quando c’era il sospetto che
avessero violato la legge. Hanno minimizzato le truffe, i rapporti
internazionali sospetti e affatto trasparenti, l’odio che andavano fomentando a
tutto campo.
Si sono resi ostaggio di
una minoranza votandogli nefandezze quali i due decreti sicurezza che secondo l’ONU violano i diritti
umani e secondo molti saranno smontati non appena la Corte verificherà se
rispettano i dettami della nostra Costituzione alla quale, con il pensiero, mi
aggrappo ogni volta che vedo tanto tracimare. Ma a niente è servito essere così
remissivi. Salvini era li di passaggio, giusto il tempo per crescere nei
sondaggi e uscire prima di dover scrivere un’altra finanziaria trovando soldi che non ci sono per
rifinanziare quota cento, reddito di cittadinanza, diminuzione delle tasse,
contenimento dell’IVA.
Per questo saranno
ricordati i 5 stelle. Per essere stati un esperimento andato male, per aver spianato la strada alla
destra autoritaria che li ha dissanguati e fatti fuori. Per aver portato alla
ribalta uno che oggi chiede agli elettori, con parole testuali: “ Pieni
Poteri”. O Salvì, guarda che in democrazia non esistono “pieni poteri”. Chi
sempres che calas tue puru.
Di
Lucia Chessa
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