(29 Agosto 1989) Un
camion-bomba, riempito con mezza tonnellata di dinamite, esplode nel centro di
Bogotà, demolendo un edificio di cinque piani e provocando morte e
distruzione su un'ampia zona. La responsabilità della bomba (che provocherà 65
morti e più di mille feriti) è imputata immediatamente ai principi del
narcotraffico, mentre le FARC (formazioni marxiste – leniniste) l’M19
(socialismo rivoluzionario), sono immediatamente scagionate dal fatto, per
altro senza un’inchiesta approfondita.
Sotto la presidenza
Betancur è paventata la possibilità della legalizzazione del mercato della
droga, e della partecipazione dei boss del narcotraffico alla vita sociale,
politica ed economica del Paese. In questa atmosfera nascono
partiti politici guidati da narcotrafficanti, come il Movimiento Latino
Nacional di Carlos Lehder e Civismo en Marcha di Pablo Escobar, eletto alla
Camera dei Rappresentanti. Il loro progetto non ha però successo a causa dell'opposizione
dei partiti tradizionali. Il mese successivo sicari del Cartello di Medellin
uccidono il Ministro della Giustizia Rodrigo Lara Bonilla.
Il governo reagisce proclamando
lo stato di assedio a tutto il Paese. Viene inoltre varata una
nuova legislazione sugli stupefacenti che dà il via alla prima guerra del
governo contro il narcotraffico, con sequestri di beni, aumenti di pene ed
espansione del codice penale militare ai delitti legati al traffico di droga.
In tutto questo ha un’importanza fondamentale l’intervento degli Stati Uniti.
Il gruppo narcotrafficanti
che da questo momento porta avanti una guerra contro lo Stato, avrà come suo
leader il noto e potente narcos Pablo Escobar. Nel 1987 viene
estradato Carlos Lehder Rivas, uno dei principali boss del Cartello di
Medellín. Nel mese di novembre viene invece catturato Jorge Luis Ochoa, ulteriore
alleato di Escobar. Gli Estradabili (così si fanno chiamare i signori
della guerra e della droga) ritengono la cattura conseguenza di una soffiata da
parte del Cartello di Cali. Benché Ochoa venga in seguito liberato, a partire
da questo momento gli Estradabili portano avanti una doppia guerra: da un lato, contro
lo Stato per ottenere il divieto di estradizione, e dall'altro contro il
Cartello di Cali e il suo boss Hélmer "Pacho" Herrera.
Tutto questo avviene in una
situazione sociale già esplosiva. A metà degli anni Ottanta la Colombia conosce
un esponenziale aumento della criminalità e della violenza:
bande di narcotrafficanti e di criminali comuni controllano interi quartieri
delle principali città e il tasso di omicidi cresce vertiginosamente. La
risposta violenta della polizia non fa che aggravare il problema. Un imponente
serie di attentati di estende per tutta la Colombia: da Medellin a Bogotà
esplodono centinaia di bombe presso locali, banche, sedi governative ed in
particolare delle forza amate. Sono celebri le foto scattate dopo l’attentato
del 29 Agosto 1989. Un fiume si sangue inonda la strada, con arti sparsi in
tutta la piazza e col conteggio di quasi 70 morti e centinaia di feriti.
Gli Stati Uniti, danno il via alla caccia a Pablo Escobar.
Dopo intense
trattative, allo scopo di evitare l'estradizione richiesta dagli U.S.A.,
Escobar decide di consegnarsi spontaneamente alle autorità colombiane. Da quel
momento viene “incarcerato,” Premio per essersi costituito senza spargimenti si
sangue, ottiene “La Catedral,” una residenza di lusso in cui dovrà restare confinato per
cinque anni.
Naturalmente, la sua
prigione non è tale. Non solo perché egli vive in una fortezza con tutti i
comfort, ma sopratutto perché Escobar continua a dirigere i suoi traffici e
proseguendo nella sua lussuosa vita mondana. Nel 1992, contravvenendo ai patti,
il governo colombiano decide di trasferirlo in una prigione meno lussuosa e più
convenzionale. Venuto a sapere di tale intenzione, Escobar si dà alla fuga. Per
la sua cattura vengono impiegati addirittura i Delta Force, il reparto speciale
dell'esercito americano, e i Navy Seal, cioè la Marina statunitense.
Pablo Escobar muore il 2
dicembre del 1993 a Medellìn, all'età di 44 anni, quando viene localizzato in
un quartiere borghese della sua città. Al termine di un
inseguimento viene ucciso in una sparatoria, nella quale rimane colpito alla
schiena, a una gamba e dietro l'orecchio. “Per me cambia poco come sia morto.”
Dirà il figlio, Sebastián Marroquín Escobar, “ma i familiari delle vittime del
narcotraffico hanno il diritto di conoscere la verità. Mio padre mi ha sempre
detto di aver 15 proiettili nella sua Sig Sauer: 14 per i suoi nemici e uno per
sé. Quindi quando ha capito di essere spacciato ha deciso di spararsi
all'orecchio destro. Nel rapporto, in cui si parla di un colpo "nella
parte superiore del padiglione auricolare destro, con foro di uscita a livello
dell'orecchio inferiore sinistro" non viene specificato il calibro del
proiettile. Io sono certo che quel colpo è stato sparato da mio padre.”
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