In una elegante sala milanese il nuovo
segretario del PD si è seduto a tavola con Barak Obama. La compagnia è scelta,
selezionatissima: grandi imprenditori, potenti amministratori delegati di
grandi imprese pubbliche e private, insomma solo ospiti altolocati, di quelli
che hanno in mano le chiavi del nostro futuro e portano i cognomi di una nuova
e vecchia aristocrazia: Luca Cordero di Montezemolo, Emma Marcegaglia, John Elkan,
Marco Tronchetti Provera… e poi Lui: Matteo.
Io non so se per caso avete presente
quel gioco enigmistico dove si chiede di trovare l’intruso. Occorre osservare
gli oggetti sulla scena, scoprire la relazione che li lega e poi individuare
quello fuori contesto quello che non c’entra niente, l’intruso. E a prima vista
Renzi sembra fuori luogo in quella tavolata.
Fosse il presidente del consiglio
l’avremmo trovato coerente con il contesto, fosse un imprenditore a capo di un
grande colosso pubblico o privato lo stesso, fosse un premio Nobel per
l’economia pure, fosse un’autorità mondiale in scienza delle finanze o un
luminare nel campo del governo dei sistemi macroeconomici uguale. Ma il fatto è
che non è così.
Lui è il segretario neo eletto di un
partito che si fregia della tradizione comunista, dove fior di dirigenti hanno
l’aria di commuoversi al nome di Berlinguer ed esibiscono teneri occhi lucidi
al nome di Antonio Gramsci. Lui è il leader di un partito che si autoproclama
“La Sinistra” benché contro il lavoro e i lavoratori abbia fatto riforme così
ciniche ed inique come non se ne ricordavano da molti decenni.
Lui è il leader del partito che ha
spacciato la precarietà per innovazione facendone il segno dei nostri tempi… Ed
è così che capisci chiaro che non c’erano intrusi in quella tavolata milanese.
Il leader del nuovo PD era li perché stava nel posto giusto, in coerenza con le
sue politiche.
Era normale non fosse nelle scuole che
muoiono di riforme devastanti, né tra i lavoratori dei cool center a 300 euro
al mese, né tra i giovani dal futuro incerto, né tra gli operai che possono
essere licenziati con un’ elemosina di “risarcimento”, né tra i pastori che
vendono il latte a 50 centesimi al litro dopo averne speso molti di più per
produrlo, né tra gli impiegati che non riescono più a garantire gli studi ai
figli, né tra le persone che lavorano gratis nella speranza di un’ assunzione
prima o poi, né tra quelle che rinunciano a curarsi perché anche un tiket fa
saltare un bilancio familiare.
Ecco, in realtà è tra queste persone
che il leader del PD sarebbe stato l’intruso, perché le politiche del PD, senza
giustizia e a volte senza etica, niente hanno a che fare con loro e la loro
tutela. Per ciò ha scelto l’altro tavolo, era quello giusto.
Di Lucia Chessa
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