(AGI) - Cagliari, 20 feb. - E' una
legge elettorale regionale complessa, quasi un rebus, scritta in tutta fretta a
fine 2013 da centrodestra e centrosinistra, quella che regolerà il voto di domenica
prossima in Sardegna. Gli elettori saranno chiamati a scegliere il nuovo
Consiglio regionale e il presidente della Giunta. A causa delle difficoltà di
interpretazione la composizione dell'Assemblea sarda uscente e' stata piu'
volte stravolta in questi anni da sentenze del Consiglio di Stato seguite a una
raffica di ricorsi elettorali.
L'interpretazione
che i giudici amministrativi hanno dato dell'applicazione della legge
elettorale - testo duramente contestato dalle piccole formazioni e dal M5S e che ha
resistito finora a qualsiasi tentativo di modifica - ha poi finito per trasformare
l'ingresso dell'Assemblea dei sardi in una sorta di porta girevole per
consiglieri proclamati eletti e poi dichiarati esclusi che hanno fatto posto ad
altrettanti candidati risultati inizialmente bocciati dal responso delle urne.
COME SI
VINCE. A vincere sarà il candidato presidente, fra i 7 in corsa, che prenderà
piu' voti, anche se la sua coalizione dovesse raccoglierne meno di quelle
avversario. Può accadere che, a causa del voto disgiunto, un leader raccolga
piu' preferenze delle liste a lui collegate. Anche se con meno voti degli
avversari, a queste andrà comunque la maggior parte dei seggi grazie al premio
assegnato al presidente.
Così e' accaduto nel 2014 quando le
liste di centrodestra totalizzarono il 43,89 per cento, quelle di
centrosinistra il 42,45 per cento. I rispettivi candidati, invece, ottennero un
risultato opposto: il presidente uscente Ugo Cappellacci (FI) concluse la corsa
elettorale con il 39,65 per cento, Francesco Pigliaru (Pd) con il 42,45. E
cosi' al centro sinistra vennero assegnati 36 seggi su 60.
VOTO
DISGIUNTO. Le regole del voto restano quelle che disciplinarono le elezioni del
2014: si potrà barrare solo la casella del candidato presidente, limitarsi al
quella della lista (e in questo caso il voto va anche al candidato governatore
a questa collegato) o anche scegliere di esprimere la preferenza per uno o due
aspiranti consiglieri (di una stessa lista, purché di genere diverso). Così come
resta la possibilità del voto disgiunto: candidato di una lista e aspirante
presidente di una diversa coalizione.
PREMIO
MAGGIORANZA. E' al candidato presidente che ottiene più voti che si attribuisce il
premio di maggioranza. Se il vincitore ottiene il 40 per cento piu' uno, avra'
il 60 per cento dei seggi in Consiglio regionale. Se, invece, il vincitore
ottiene almeno il 25 per cento piu' uno, avra' il 55 per cento dei posti
disponibili nell'assemblea sarda. Il sistema torna proporzionale solo in due
casi: se una lista supera il 60 per cento o se nessuna lista supera il 25 per
cento.
DOPPIA
PREFERENZA GENERE. La principale novità di questa tornata e' la doppia preferenza di genere:
gli elettori potranno decidere di esprimere due preferenze, ma in questo caso i
candidati dovranno essere di due generi diversi, pena l'annullamento del voto.
SOGLIE DI
SBARRAMENTO. Al premio di maggioranza si aggiungono anche le soglie di sbarramento,
due sistemi che penalizzano le piccole formazioni. Per l'accesso al parlamento
dei sardi le liste che si presentano da sole devono superare il 5 per cento dei
voti, pena l'esclusione. Quelle che scelgono la strada della coalizione devono,
invece, arrivare alla soglia del 10 per cento.
Cinque anni fa la scrittrice
Michela Murgia, candidata presidente della coalizione indipendentista 'Sardegna
possibile', nonostante le quasi 76 mila preferenze raccolte, rimase fuori dal
Consiglio regionale: arrivò terza, col 10,30 per cento delle preferenze, ma le
tre formazioni collegate al suo nome solo il 6,77 per cento. Risultato: nessun
candidato consigliere fu eletto.
Discorso analogo per Mauro Pili, ex
governatore della Sardegna ed ex parlamentare, che superò il 5 per cento ma in
colazione e dunque non ottenne seggi. Cinque anni dopo ci sta riprovando con la
coalizione 'Sardi liberi', ma stavolta presentato una sola lista.
RIPARTIZIONE
DEI SEGGI. Stabilito il vincitore e i partiti ammessi all'assemblea, inizia la parte più
complessa: la ripartizione dei seggi su base circoscrizionale. La Sardegna e'
divisa in otto collegi (che corrispondono alle vecchie 8 province): in base ai
dati Istat sulla popolazione e' stato stabilito che a Cagliari spettano 20
seggi, Sassari ne vanno 12, Nuoro, Oristano e Gallura 6 seggi ciascuno, il Sulcis
ne prende 4, il Medio Campidano 3 e l'Ogliastra 2.
Il premio di maggioranza viene
attribuito in base ai voti ottenuti dal candidato presidente della Regione più
votato, ma i posti in Consiglio vengono distribuiti tenendo conto delle
preferenze ottenute dalle liste e dal singolo candidato sulla base del
quoziente di circoscrizione, al netto dei resti. Ossia il numero dei voti
validi, diviso il numero dei seggi da assegnare da' il quoziente di lista. I voti
che non arrivano alla soglia stabilita finiscono nel conteggio dei resti, i
quali saranno successivamente calcolati in un quoziente regionale che completerà
la distribuzione dei posti.
Può anche accadere che una lista non
abbia quoziente pieno in nessuna circoscrizione ma che abbia diritto a due
seggi: in questo caso vengono assegnati nelle circoscrizioni con resti
maggiori, generalmente Cagliari e Sassari che si ritrovano con un numero di consiglieri più alto a scapito di
altri collegi. Così come era accaduto alla Gallura, che nel 2014 aveva ottenuto
solo 2 rappresentanti sui 4 previsti. (AGI) Rob
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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