martedì 19 febbraio 2019

Solo autodeterminatzione come prospettiva credibile. Di Pier Franco Devias.



Con la votazione di ieri i militanti 5 stelle hanno deciso di non chiedere il processo per il ministro dell’Interno, accusato di sequestro di persona aggravato, per il caso della nave Diciotti. Con quella votazione muore il Movimento 5 Stelle. Un movimento nato al grido di Onestà – Onestà e finito al governo con un partito condannato per l’illecito utilizzo di 49 milioni pubblici e un vice(?)premier accusato di sequestro di persona. A cui il 59% del movimento concede il lusso di evitare i processi.

Di certo avranno pensato: “Se lo processano l’esito potrebbe essere la condanna, e se lo condannano cade il nostro tanto agognato Governo”. Allora per evitare la caduta, meglio niente processo. 
Ma il guaio è che questo movimento era nato proprio per combattere lo schifo di una politica che se ne infischiava delle leggi pur di tutelare la propria autoconservazione. 

Preoccupa parecchio anche l’involuzione complessiva dei meccanismi democratici in Italia, se è vero come è vero che Di Maio, come vice-vicepremier, comunica che rispetterà l’esito delle decisioni della piattaforma Rousseau.
Accade quindi che una ristrettissima piattaforma online assume un ruolo governativo, e 30.948 utenti assumono potestà governativa decidendo le sorti della democrazia italiana. Ma in quanto a democrazia, come sappiamo, in Sardegna siamo messi ben peggio, mentre andiamo alle elezioni con una legge elettorale che sembra scritta da Erdogan per far fuori gli avversari.

E in questo scenario politico, anche qui, i 5 stelle scompaiono. Già in profonda difficoltà per una classe politica incapace, con un candidato presidente insapore e un programma politico scopiazzato all’ultimo minuto da Autodeterminatzione, nella giornata di ieri avevano già dovuto sopportare
il fatto che Cadeddu (il loro parlamentare pastore che credevano di usare come jolly) sia stato cacciato di malo modo a fischi e parolacce dai presidi dei pastori in lotta. In serata, poi, la mazzata finale: dopo la deriva autoritaria e decisionista dei vertici italiani, ora anche il pragmatismo salvagentista della base.

A questo punto il popolo sardo andrà alle elezioni con tre soli poli di aggregazione realmente espressione di un progetto politico: il centrodestra italiano, il centrosinistra italiano e Autodeterminatzione. Il centrodestra, dopo l’invecchiamento di Berlusconi rispolvera la sua ossessiva passione per il capo che guida il gregge, scarrozzando riciclati, baroni del latte e della sanità come se non ci fosse un domani (e tantomeno un passato).

Il centrosinistra italiano, senza vergogna, riscalda la minestra ammuffita e ti invita a pranzo strillando “guarda guarda cosa ti ho preparato per oggi”.
Il sindaco di Cagliari come rimedio al cagliaricentrismo, che vaneggia di novità ricandidando 24 consiglieri e 4 assessori uscenti. Le liste di Pili e Maninchedda sono, appunto, liste senza programma che ruotano attorno ad attori di film già visti. Sinistra sarda continua a credere che non sia vero che gli anni 50 sono finiti.

Chiunque oggi voglia fare fronte al malgoverno e a progetti vecchi, stantii, improponibili, ha come alternativa credibile, spendibile, delegabile, sostenibile, solo Autodeterminatzione. L’unica forza fresca, realmente presente nei territori, con un progetto vero e un candidato presidente veramente preparato e espressione di un programma condiviso.

No, questa non è propaganda politica. Non è propaganda elettorale. E’ solo l’evidente verità sotto gli occhi di tutti

Di Pier Franco Devias

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