La
Nuova Sardegna
Il leader
M5s contro Solinas. Caso Siri: la Lega vuole la crisi per una poltrona Di Maio:
Sardegna ostaggio di una guerra tra bande
di Gian Mario Sias
«Questa terra è ostaggio delle
guerre tra bande politiche, mancano ancora sei o sette assessori regionali, questo
significa votare centrodestra, votare le accozzaglie». Di fronte a una piazza
Civica gremita e motivata al punto giusto, Luigi Di Maio indossa il sorriso
d'ordinanza e l'abito "blu istituzionale". Ma soprattutto, il
vicepremier trova l'energia per rincarare la dose degli attacchi ai nemici del
Movimento 5 Stelle e per rinnovare il duello a distanza col suo pari grado
leghista Matteo Salvini.
Così ieri
mattina il suo tour in Sardegna per sostenere i candidati grillini alle
prossime elezioni europee e amministrative è partito all'insegna delle critiche
spietate rivolte a Cagliari, a Roma e a Bruxelles. Il primo a finire nel mirino è il
presidente della Regione, Christian Solinas, accusato per non
aver completato la composizione del governo isolano.
«Settanta giorni senza una giunta regionale lasciano senza parole»,
attacca il vicepremier. «Conosco tanti cittadini sardi che li hanno
votati e sono arrabbiati - rincara - errare è umano ma perseverare
è diabolico, non votiamoli mai più».
Dal Psd'Az e dal centrodestra alla
Lega il passo è breve. E in questo momento il leader pentastellato non fa
sconti a nessuno. «Quanto casino per una poltrona», sbotta Di Maio. «Sul sottosegretario Siri dispiace
leggere ogni giorno di una Lega che dice di voler far cadere questo governo per una poltrona», precise il ministro dello Sviluppo economico a proposito dello scontro in atto con Matteo Salvini sulle dimissioni o meno del sottosegretario Armando Siri. «Parliamo di cose serie»,
chiede Di Maio agli alleati della Lega, i cui rapporti sono ormai al minimo
sindacale.
«Noi
dobbiamo realizzare la legge che istituisce un salario minimo orario di 9 euro
all'ora per tutti i cittadini italiani, la approveremo al senato nelle prossime
settimane», spiega. «Dobbiamo spostare il miliardo di euro che avanza dal reddito di cittadinanza alle famiglie che fanno figli - aggiunge - chi fa figli deve avere sgravi su pannolini, baby sitter e asili nido».
Poi l'ultima stoccata a Salvini,
tanto per far capire che la luna di miele tra i due è solo un lontanissimo
ricordo. «Questo dobbiamo fare, quanto casino per una poltrona», ribadisce per
la terza volta mentre la piazza l'applaude. Dopo aver sperimentato di persona cosa
significhi vivere in Sardegna grazie al ritardo di oltre un'ora dell'aereo di
linea che da Roma l'ha portato a Olbia (e non ad Alghero, dove i voli
scarseggiano), Luigi Di Maio si gode una piazza scaldata a puntino dal senatore
Ettore Licheri, che fa gli onori di casa e
motiva il popolo grillino in vista delle prossime europee, ricordando che «agricoltura, pesca e altre importantissime questioni si decidono in Europa ed è lì che dobbiamo andare a legiferare».
Con il senatore ci sono i deputati
Paola Deiana, Mario Perantoni e Nardo Marino, i candidati sindaci di Alghero e
Sassari, Roberto Ferrara e Maurilio Murru, e gli aspiranti eurodeputati a
cinque stelle Alessandra Todde, Donato Forcillo e
Dino Giarrusso. «Alle europee decideranno i sardi e gli italiani, per quanto mi
riguarda il risultato cui ambisco è andare al parlamento europeo per realizzare
il salario minimo orario, che introdurremo anche in Italia», conclude Luigi Di
Maio prima di darsi al pubblico che lo attende per un selfie, una stretta di
mano e un incitamento. «Noi stiamo prevedendo un
miliardo
di euro per le famiglie che fanno figli qui in Italia - conclude - ma servono
anche tanti aiuti a livello europeo».
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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