lunedì 20 maggio 2019

Le nefandezze di Umberto I, “re mitraglia.” Prof. Francesco Casula



Sassari Umbertina cavalcata dell’identità. Un ossimoro. Della vergogna. Umberto I, il re “buono”? No, il re mitraglia. In Sardegna e in Italia Umberto I non fu solo connivente con la politica coloniale, autoritaria, repressiva e liberticida dei Governi di fine Ottocento, da Crispi in poi, ma un entusiasta sostenitore: appoggiò le infauste “imprese” in Africa (con l’occupazione dell’Eritrea (1885-1896) e della Somalia (1889-1905), che tanti lutti e spreco di risorse finanziarie comportò: ben 6.000 uomini (morirono nella sola battaglia e sconfitta di Adua nel 1896 e 3.000 caddero prigionieri.

Fu altrettanto sostenitore del tentativo, di imporre leggi liberticide da parte del governo del generale Pelloux nel 1898, tendenti a restringere le libertà (di associazione , riunione ecc) garantite dallo Statuto. Sempre nel 1898 (8 e 9 maggio), “le truppe del generale Fiorenzo Bava Beccaris spararono sulla folla inerme uccidendo circa 80 dimostranti e ferendone più di 400” (Franco della Paruta, Storia dell’Ottocento, Ed. Le Monnier, Firenze, 1992, pagina 461). Ebbene il re Umberto, ribattezzato dagli anarchici Re mitraglia, forse per premiare il generale stragista per la portentosa “impresa” non solo lo insignì della croce dell’Ordine militare di savoia ma in seguito lo nominerà senatore! Questo in Italia.

In Sardegna l’anno seguente nel 1899 assisteremo alla “Caccia grossa”! Il capo del governo, il generale Pelloux – quello delle leggi liberticide che non passeranno solo per l’ostruzionismo parlamentare della Sinistra – invierà in Sardegna un vero e proprio esercito che, con il pretesto di combattere il banditismo, nella notte fra il 14 e il 15 maggio arrestò migliaia di persone. Ecco come descrive la Caccia grossa Eliseo Spiga ”Lo stato rispondeva al banditismo cingendo il Nuorese con un vero e proprio stato d’assedio, senza preoccuparsi,,, di un’intera società che si vedeva invasa e tenuta in cattività come un popolo conquistato… Ed ecco gli arresti, a migliaia donne, vecchi e ragazzi… sequestrate tutte le mandrie e marchiate col fatidico GS, sequestro giudiziario… venduti in aste punitive tutti i beni degli arrestati e dei perseguiti… Gli arrestati furono avviati a piedi, in catene, ai luoghi di raccolta, Un sequestro di persona in grande, per fare scuola”- ((La sardità come utopia, note di un cospiratore, Ed. CUEC, Cagliari 2006, pagina 162).

Ma la Sardegna, la repressione poliziesca durante il regno di Umberto I l’aveva conosciuta anche prima del 899, in particolare a Sanluri. In questo grosso centro del Campidano, in un clima di povertà, di incertezza e disperazione, il 7 agosto 1881, scoppiò una sommossa popolare contro il carovita e gli abusi fiscali, (Su trambullu de Seddori), sommossa repressa violentemente: ci furono 6 morti.

Il fatto suscitò notevole apprensione in tutta l’isola. e in gran parte della terra ferma, per i morti e per le gravi conseguenze giudiziarie. L’8 novembre 1882 ebbe inizio il " PROCESSO" giustamente chiamato della fame, perché venivano processati dei poveracci morti di fame: Tale processo per il numero degli imputati e per la sua durata, (terminò il 26 febbraio 1883) fu ritenuto uno dei processi più importanti dell’isola. La sentenza fu molto pesante, soprattutto verso alcuni imputati giovanissimi: venne condannato a 10 anni di reclusione Franceschino Garau Manca, detto "Burrullu" di anni 16, mentre Giuseppe Sanna Murgano di anni 19 ed Antonio Marras Ledda di anni 18 furono condannati a 16 anni di Lavori Forzati.

Prof. Francesco Casula
Storico, autore de “Carlo Felice ed i tiranni sabaudi”

Nessun commento:

Posta un commento