Non posso esprimere a parole, senza risultare banale, quello che provo quando visito un sito. Posso solo dire che dinnanzi ad una domus in me prevalgono i sentimenti di inquietudine, meraviglia, sbalordimento, poi sopraggiunge il rispetto ed il silenzio per coloro che sono stati sepolti in tali luoghi. Penso alla fatica e al lavoro profusi, mi viene anche da pensare a ciò che provavano i loro cari, a quanto fosse importante realizzare questi luoghi con tale cura.
Penso a quanto fosse forte il sentimento che accompagnasse l'idea di un posto anche dopo la morte per via delle false porte, a cosa potessero servire tutti i simboli, se indicassero forza, se descrivessero un qualcosa del defunto o se fosse una sorta di protezione, mi ritrovo sempre con mille domande, ancora più di quelle che mi accompagnano prima della visita al sito.
Quando invece mi trovo davanti ad un nuraghe e al suo villaggio, la prima cosa che mi passa per la testa è: ma come era divisa la società? quanto era complessa per poter realizzare strutture del genere? cosa pensavano? cosa li spinse a fare tali cose? come passavano le giornate? Cosa sentivano? Quale era la questione più importante per loro?
E poi mi ritrovo le mani sulle pietre e penso a quanta fatica è costata ogni singolo masso, ma anche quanto lavoro per poter levigare ogni singola pietra di una vasca, di un tempio ect. Non so bene come descrivere, ma io sento le famose farfalle allo stomaco, per me lì il tempo si ferma e ogni affanno della vita viene tagliato fuori, la mia mente ha altre mille cose a cui pensare, indagare, esplorare. Vorrei un giorno che ogni singolo sardo, e non solo, avesse rispetto e amore per questo splendido tesoro.
Di Naty Guì
Ko: ROSETTA el Rey - diceva l'autorità massima - in Sardegna. Io , nel mio piccolo/nuorese ti insignisco del titolo di Storica, filosofa, poetessa dello "spirito-sardo" ! Ne vado, ne andiamo fieri!
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