L'UNIONE SARDA.
LA STORIA. Arrivato dal Gambia, ha trovato
un lavoro. Ora vuole portare qui la famiglia.
La vita - la seconda - di Mamadou Jallow,
31enne del Gambia, è iniziata nell'aprile del 2016. A Muravera. Fuggito nel
2014 dal suo Paese - allontanandosi con grande dolore dalla moglie e dai tre
figli
- ha affidato la sorte a un barcone. Il
destino lo ha portato prima in Sicilia, poi al Cara di Elmas, e ora a Muravera,
“adottato” da Angelino Farci, imprenditore del Sarrabus, che gli ha prima
offerto un posto di lavoro nel suo market a Costa Rei, poi in un'azienda agricola.
«Il mio sogno? Portare qui la mia famiglia», dice Mamadou.
L'INCONTRO Farci ricorda bene la nascita
di una grande amicizia. «L'ho incontrato», spiega l'imprenditore, «nelle
vicinanze dell'ospedale San Giovanni di Dio, a Cagliari. Era uno dei tanti
“parcheggiatori”. I ragazzi senegalesi mi hanno detto che era un forte
giocatore di calcio. Aveva una tuta dell'Oristanese e ci ho creduto,
invitandolo a pranzo. Poi ho ascoltato la sua storia e non ho avuto dubbi: gli
ho voluto dare un'opportunità lavorativa. Lui l'ha sfruttata in pieno».
Mamadou è uno dei tanti richiedenti asilo
politico. Fa parte di quell'esercito di migranti scappati dal proprio Paese
soprattutto per
la povertà. Anche lui è un “migrante
economico”. La sua domanda, in prima istanza, è stata respinta. Ha presentato
ricorso ed è in attesa
della sentenza. «Anche se», aggiunge
Farci, «il rischio di persecuzioni e ripercussioni fisiche sono spesso
all'ordine del giorno
anche nel Gambia».
IL LAVORO Sei mesi fa il titolare del
market di Costa Rei ha deciso di
offrirgli una grande possibilità: un
lavoro stagionale. Mamadou è riuscito così a mettere qualche soldo da parte e
spedirlo alla sua famiglia rimasta in Gambia. Fino al 14 ottobre ha avuto
un'occupazione nel market. Poi ha cambiato mansione: è diventato custode di un'azienda
agricola, sempre a Muravera. «Sta cercando di imparare l'italiano. Mamadou è
una persona riservata e un gran lavoratore», spiega Farci.
IL FUTURO L'imprenditore e il 31enne
migrante sono pronti ad affrontare le difficoltà che arriveranno. C'è la
possibilità che la richiesta di protezione internazionale possa essere respinta
definitivamente. Questo potrebbe essere un ostacolo al sogno di Mamadou: «Qui
sto bene grazie all'ospitalità dei sardi. Spero di poter vivere qui, con un
lavoro, e di farlo con mia moglie e i miei figli», fa sapere in un italiano
stentato. Farci conclude: «Se avrà un lavoro sarà più semplice che possa
restare qui. Perché non ho chiamato un
ragazzo sardo? In campagna non vogliono
lavorare».
Matteo Vercelli
Alcoa, Vicino l’accordo col governo, l’impianto
non sarà smantellato.
CAGLIARI È sempre più vicino l'accordo tra
Governo e Alcoa sul passaggio delle trattative in capo a Invitalia, l'agenzia
governativa che si occupa di sviluppo e investimenti e dunque lo
«smantellamento del sito di Portovesme è scongiurato». Lo sostiene il
segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, che oggi in audio conferenza
si è consultato con gli altri segretari generali del sindacato metalmeccanico,
col ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, il viceministro Teresa
Bellanova e l'ad di Invitalia Domenico Arcuri.
A breve, probabilmente entro l'anno,
«l'esecutivo - spiega Palombella - firmerà un contratto preliminare con la
multinazionale americana dell'acciaio. Il ministro ci ha assicurato che esiste
il coinvolgimento di altri investitori interessati all'acquisizione dello stabilimento
siderurgico che andrà bonificato, riattivato, adibito alla produzione». Dopo la
firma con Alcoa, Invitalia procederà a una due diligence, la verifica dei dati
di bilancio e patrimoniali da parte degli investitori che formalizzeranno
l'interesse all'acquisizione. «Le cose procedono secondo il piano – dice Palombella
– abbiamo avuto conferma dal governo».
La
Nuova
In 3 anni sbarcati in 16mila - Ma non c’è
l’invasione migranti»l’isola
di Umberto Aime
CAGLIARI Migranti e immigrati: attenzione,
non sono sinonimi e neanche il risultato di chissà quale trucco enigmistico. I
primi fuggono dalla guerra, dai massacri, dalle stragi religiose, per diventare
ostaggio degli scafisti, mercanti maledetti, fino allo sbarco (se ci arrivano) sulle
coste di una presunta "terra promessa". Gli immigrati sono tutt'altro:
abitano e lavorano oltre i loro confini per scelta e fino a essere, spesso ma
non sempre, nostri integrati vicini di casa. La differenza è netta, non capirla
significa scatenare allarmismi, conflitti sociali e razzismo strisciante,
insinuato soprattutto fra i giovani, come se non bastasse quello becero palese
degli adulti.
La spiegazione era dovuta ed è da questa
differenza sostanziale che ha preso spunto il dossier statistico
"Immigrazione 2016". Curato a livello nazionale dal Centro studi
Idos, in collaborazione col mensile Confronti e l'Ufficio contro le
discriminazioni, il capitolo sulla Sardegna è invece frutto delle indagini del
gruppo di ricerca "Relazioni industriali" che fa capo alla facoltà
cagliaritana di Scienze politiche. Bene, in un caso e nell'altro, quando si
parla di migranti o d'immigrati, numeri e tabelle confermano che non è «in atto
alcuna invasione», però l'emergenza esiste, eccome, ma non siamo alla catastrofe.
L'isola è per tutti o quasi tutti gli
stranieri più che altro "terra di transito" e patria momentanea.
Certo, bisognerebbe fare di più per andare oltre, l’obiettivo finale dovrebbe
essere l'integrazione ma questo passaggio decisivo è spesso stretto e difficile.
Perché se vogliamo che migranti e immigrati diventino finalmente una risorsa
economica e sociale e lo possono essere, c'è ancora un enorme lavoro da fare
sulle coscienze indigene e forestiere.
È arrivato il momento di provarci.
Migranti. Nel dossier presentato dalla ricercatrice Tiziana Putzolu e ribadito
dal riepilogo regionale
della Prefettura di Cagliari, gli sbarchi
sono stati 16mila negli ultimi tre anni, con un aumento considerevole dal 2014.
Ma in appena 1.215 sono arrivati da soli sui barchini e gommoni, la Sardegna
non è Lampedusa. Tutti gli altri sono stati salvati in mare dalle navi umanitarie
che pattugliano un cimitero chiamato Mediterraneo. Con in più questa seconda
verità: superata la fase della prima accoglienza, in cui la Sardegna si è
dimostrata molto più preparata di altre regioni, il problema è in quello che
accade qualche mese dopo.
I migranti e tra l’altro è sempre più alto
il numero dei minori non accompagnati, un dramma nel dramma, sono scaricati
sulle spalle diComuni e comunità che non sono stati preparati ad accoglierli.
«Le
imposizioni non vanno bene – ha detto il
presidente dell’Anci Pier Sandro Scano – la strategia vincente dev’essere
quella del coinvolgimento». L’appello è stato lanciato.
Immigrati. Nel 2015, è scritto nel
dossier, i residenti stranieri in Sardegna sono aumentati di 2.346 unità e ora
in totale sono 47.425, il 2,9 per cento della popolazione. La media nazionale è
molto più alta, 8,3, ecco perché anche in questo caso è un errore gridare
all’invasione. Che non è neanche religiosa: la maggior parte dei «nuovi
italiani» è di fede cristiana, i musulmani sono solo tre su dieci. Oltre il 50
per cento dei nuovi iscritti all’anagrafe sarda arriva dall’Europa, con la Romania
al primo posto (28,6). Al secondo la comunità marocchina, sotto il 10, terzi i
senegalesi, 8,9, quarti i cinesi, 6,8, e in aumento.
Gli stranieri residenti si sono insediati
soprattutto nei Comuni costieri, con la provincia di Olbia-Tempio che registra
la concentrazione più alta: 11.626, il 7,4 per cento della popolazione. Snobbate
le zone interne, a cominciare dall’Ogliastra, con appena 919 stranieri
residenti, mentre è proprio lì che potrebbero dare un contributo contro lo
spopolamento. I lavoratori forestieri sono poco
più di 25mila e in gran parte impegnati
nel settore servizi, 63,8 per
cento, e appena il 9,9 in agricoltura.
Dipendenti, ma anche
imprenditori: il numero delle loro aziende
ha superato la soglia delle diecimila. Ed è gente che non si dimentica delle
origini, come facevano negli anni Cinquanta i nostri emigrati: le loro rimesse ammontano
a 62mila euro l’anno. Ci sarebbero molti altri numeri, ma bastano questi per
dire: la discriminazione è una follia e i muri anche.
Nel nostro Paese aprono aziende, lavorano
come badanti, comprano casa. Chi sono e cosa fanno i cinque milioni di
immigrati che vivono nel nostro Paese Italiani emigrati all’estero più degli
stranieri residenti di Tecla Biancolatte wROMA Per la prima volta dopo tanti
anni, il numero degli italiani emigrati all'estero supera quello degli
immigrati residenti nel nostro Paese. I
primi sono 5 milioni e 200.000, i secondi 5 milioni.
Il sorpasso lo racconta il Dossier statistico
immigrazione del Centro studi Idos presentato a Roma, al teatro Don Orione.
Ogni minuto nel mondo - si legge nello studio – 24 persone sono costrette a
lasciare la propria terra, per sfuggire a guerre, persecuzioni, disastri
naturali, povertà. In tutto si contano 1 milione e 150 mila stranieri diventati
negli anni italiani. Un salto nel futuro: si stima che nel 2050 il numero
salirà a 6 milioni. In un paese come il nostro dove nel 2015 si contano più
morti che nascite, sono gli immigrati a dare nuova linfa alla demografia con
72.000 nuovi nati. Da dove vengono e dove risiedono. Gli immigrati provengono
in maggioranza da Romania (22,9%), Albania (9,3%), Marocco (8,7%), Cina (5,4%),
Ucraina (4,6%). La prima regione per numero di stranieri residenti è la
Lombardia, la seconda il Lazio, mentre la prima provincia è Roma. Se si tiene
conto però dell'incidenza sulla popolazione la classifica cambia: prima regione
è l'Emilia Romagna (12%) e la prima provincia è Bologna, seguita da Modena e
Reggio Emilia. Istruzione. Gli immigrati sono meno istruiti degli italiani?
No. Hanno lo stesso livello di istruzione
superiore, anzi leggermente
più alto: i diplomati e laureati tra gli
stranieri sono al 35,3% e 9,1% mentre tra gli italiani sono al 32,1% e 11,8%.
L'Italia però non li valorizza, e quattro su dieci svolgono mansioni che non
sfruttano assolutamente la loro preparazione. Abitazioni. Sempre più cittadini
di origine straniera mettono radici e
acquistano casa. Dal 2008-2015, nonostante la crisi, gli immigrati sono stati
protagonisti di 446.000 compravendite.
Di che alloggi si tratta? Appartamenti non
molto ampi (90 mq), non di nuova costruzione o di elevata qualità, in zone
urbane periferiche o comunque non centrali (37% dei casi) o in piccoli comuni della
provincia (quasi il 50%). Mutui. Per comprare una casa, i cittadini di origine
straniera si sono rivolti alla banche. Nel 2015 il 13,6% dei mutui ha
riguardato immigrati. A chiederne uno sono stati soprattutto romeni e albanesi,
in particolare quelli residenti nel Nord. Lavoro.
Gli stranieri occupati nel nostro Paese
sono 2.359.000, quasi il 3 per cento in più rispetto al 2014. La loro incidenza
sul mercato del lavoro è del 10,5, mentre la media Ue si ferma a 7,3. Molti
diventano imprenditori: sono 550.000 le attività registrate nel 2015, il 5 per
cento in più rispetto a 12 mesi prima. A fronte di un buon livello di
istruzione, solo il 6 per cento degli immigrati occupati svolge una professione
qualificata e, in media, lo stipendio è più basso del 28% rispetto a quello
degli italiani, divario che si amplifica fra le donne.
Gli occupati stranieri per il 30% sono
operai, ed è immigrato un terzo di chi lavora in agricoltura. Cinque donne immigrate
su dieci sono occupate nel lavoro domestico, otto su dieci nel caso delle
ucraine. Stranieri il 76% di badanti e colf. Rimesse. Nel 2015 gli stranieri
hanno mandato a casa 5,3 miliardi, una bella boccata di ossigeno per i Paesi di
origine. Per queste transazioni, usano poco le banche preferendo i servizi di
money transfer. Bilancio costi benefici. I dati parlano chiaro, il nostro Paese
nel 2015 con gli immigrati ha guadagnato 2,2 miliardi.
I conti sono presto fatti: gli stranieri
hanno portato alle nostre casse 16,9 miliardi, mentre lo Stato per loro ne ha
spesi 14,7. Criminalità. Dal dossier dell'Idos emerge anche una mappa dei
reati. Se furti e ricettazione prevalgono tra gli immigrati, truffe e frodi
informatiche sono invece specialità italiane. Il 31,4% dei denunciati ha un
passaporto straniero: tanti, ma dieci anni fa erano di più. E a delinquere sono
soprattutto gli irregolari.
Si legge nello studio: «Tra il 2004 e il
2014 (l’ultimo anno per cui si dispone di dati definitivi), le denunce sono
aumentate del 40,0% per gli italiani (da 480.371 a 672.876), nonostante essi siano
diminuiti (da 56.060.218 a 55.781.175). Per gli stranieri, invece, le denunce
sono aumentate in misura più contenuta (34,3%), anche se essi nel frattempo
sono più che raddoppiati».
Federico Marini
skype: federico1970ca