La
Nuova
Una proposta sull’Italicum della
maggioranza Pd per avere il Sì al referendum “Sponda” dei renziani a Cuperlo
ROMA Recuperare un pezzo di sinistra Pd,
senza smentire se stessi. È il tentativo che potrebbe portare entro domani a un
nuovo passo della maggioranza Dem sulle modifiche all’Italicum. Per far
emergere ancora più netta la distanza tra chi, come Pier
Luigi Bersani e i parlamentari a lui vicini, ha già deciso per il No al referendum
e avviato una battaglia anche sulla manovra.
E chi invece, come Gianni Cuperlo, nel
dialogo e nell’impegno di Renzi sulla legge elettorale crede davvero e potrebbe
ancora convergere sul Sì. La commissione per le modifiche all’Italicum,
presieduta da Lorenzo Guerini, potrebbe riunirsi domani mattina. E offrire a
Cuperlo quella risposta “politica” che lui, nominato nella
commissione in rappresentanza di tutta la minoranza Dem, non si stanca di
invocare.
Qualche parlamentare ipotizza la
presentazione di un documento con una serie di enunciazioni di principio sulle
possibili modifiche alla legge elettorale. Un testo che non vincoli per
il futuro (a seconda che vinca il Sì o il No si aprirebbero del resto due
scenari diversi) ma segni un impegno chiaro su temi, come i collegi uninominali
e il premio alla coalizione (o l’apparentamento al secondo turno) che sono graditi
non solo alla sinistra e a un pezzo di maggioranza Pd, ma anche agli alfaniani,
con cui ci sono stati contatti negli ultimi giorni.
I vertici Dem mantengono però al momento
grande riserbo e qualche perplessità su un testo “vincolante”. «Il modo
migliore per cambiare la legge elettorale è non parlarne sui giornali», sorride
Ettore Rosato. Un accordo con Cuperlo, affermano dalla maggioranza Dem, è
possibile e vale la pena provare a raggiungerlo. Mentre con i bersaniani non
c’è speranza di recuperare la frattura. Tanto che loro si preparano ad
annunciare giovedì il loro No definitivo al referendum: «Vanno bene gli
impegni, ma al momento l’unico dato di fatto è che andremo a votare il 4
dicembre con l’Italicum in vigore», dice un senatore.
E già i bersaniani preparano la battaglia
sulla legge di bilancio. Una manovra, accusano a taccuini chiusi, piena di “mance
elettorali”. Davide Zoggia annuncia un possibile voto contrario. È
«inaccettabile», sillaba Roberto Speranza, la voluntary disclosure sui
«contanti». È un «condono», concordano i bersaniani.
Una nuova grana, intanto, si presenta al Pd
alla Camera per iniziativa del Movimento 5 Stelle. I grillini hanno infatti
presentato una proposta di legge per portare a 5000 euro le indennità dei parlamentari,
con un risparmio - dice Danilo Toninelli - di «60 milioni di euro l’anno, più
della riforma di Renzi».
Dal Pd la replica è che con la vittoria
del No al referendum, auspicata dai Cinque stelle, andrebbero comunque pagati
gli stipendi ai senatori, che invece la riforma costituzionale cancella.
Ma il M5S è determinato a portare al voto la sua proposta la settimana prossima
per poter «dimostrare» che il Pd non vuole tagliare
gli stipendi dei parlamentari. «È oggettivo - osserva un deputato della
minoranza Pd - che mentre facciamo propaganda per il referendum sbandierando il
taglio ai costi della politica, questa cosa ci mette in difficoltà».
Ma la maggioranza Pd non si sottrae: «I
deputati Pd hanno presentato gli emendamenti in commissione, vedremo come va il
dibattito».
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Federico Marini
marini.federico70@gmail.com
skype: federico1970ca
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