Il governatore accetta la sfida lanciata
da amministratori e imprese:
«Scelte sbagliate negli ultimi 10 anni.
Ora puntiamo a generare benessere»
«Il motore della rinascita saranno le zone
interne» di Luca Rojch
SASSARI Va dritto al cuore dell’isola. Il
governatore Francesco Pigliaru
entra nella tempesta e spiega come cerca di cambiare il destino delle zone
interne. Nessuna rassegnazione, ma la convinzione di avere la ricetta per
cambiare la traiettoria dei paesi dell’interno. Sempre più vuoti, vecchi, privi
di servizi e di futuro.
Perché la vera sfida non è fuggire dal
cuore della Sardegna, ma cercare di vivere nei piccoli centri dell’isola. Si
parla sempre più spesso di decrescita felice, quasi di una rassegnata
accettazione del fenomeno dello spopolamento. Secondo lei è un processo
inarrestabile? Cosa si deve fare per fermarlo? «Intanto
rifiutare la rassegnazione: dobbiamo crederci, non arrenderci. Le persone
lasciano i luoghi quando muore la speranza di sviluppo, di un lavoro
soddisfacente per sé e per i propri figli. Se guardiamo gli esiti
delle scelte degli ultimi decenni è chiaro che erano sbagliate, lo spopolamento
è continuato nonostante i molti fondi europei e regionali utilizzati in modo
dispersivo. Invece di individuare e le cause dei problemi e sostenere chiare e
precise politiche di sviluppo, si assecondavano rivendicazioni generiche per
qualche infrastruttura o forma di assistenzialismo in più.
Sia chiaro, tutto può servire, ma bisogna
prima capire dove e come iniziare a generare benessere. Noi abbiamo le nostre
idee e ci confrontiamo con tutti». L’opposizione accusa la giunta di
disinteresse verso le zone interne. Quali sono i provvedimenti messi in campo
dalla giunta per combattere i fenomeni di spopolamento e di isolamento?
«L’opposizione fa il suo mestiere come lo ha fatto negli anni in cui ha
governato, contribuendo a rendere la situazione quella che è. La Sardegna è per
l’80 per cento una grande zona interna, quindi tutto ciò che facciamo è azione
politica anche e
soprattutto per le zone interne. Riforme
come Enti locali e Sanità hanno risvolti positivi importantissimi. Unioni dei
Comuni ben strutturate permettono di fare le cose giuste aiutandosi a vicenda.
Una sanità ben articolata sul territorio
argina lo spopolamento. Pensiamo alla legge sulla semplificazione e alla
programmazione unitaria che permette la regia dei fondi regionali, Por e Fsc.
Le risorse ci sono. Usiamole per una visione strategica condivisa, non più una
somma di questioni frammentate. E poi diamo risposte a problemi specifici come
la peste suina che da 40 anni nega un’opportunità di crescita che ha fatto la
fortuna di altri territori, come in Spagna. Investiamo risorse e lavoriamo in
modo organizzato. Facciamo vincere il benessere di tutti contro l’illegalità di
pochi».
Strade, scuole, rete internet, ferrovie e
su tutto il lavoro. Le priorità delle zone interne possono essere rappresentate
anche con questo semplice elenco. Come si può fare impresa in aree industriali
in cui non c’è internet veloce, qualche volta manca anche la linea telefonica,
la rete viaria e ferroviaria sono inadeguate e i costi di trasporto e
produzione sono maggiori rispetto al resto dell’isola? «Al primo posto le
scuole, perché la dispersione ruba il futuro dei nostri ragazzi. Col Progetto
iscol@ sono stati avviati 848 cantieri. Che hanno impegnato 150 milioni e dato
lavoro. Tantissimi cantieri sono nelle zone interne. E con 50 milioni
finanziamo 10 modernissime scuole del nuovo millennio, affiancando i
miglioramenti nella didattica.
Strade e ferrovie sono tra gli assi
portanti del Patto con il Governo, che conta oltre 3 miliardi tra risorse Fsc
riprogrammate e risorse aggiuntive per l’insularità. Per la prima volta siamo
entrati nei contratti Anas e Rfi. Abbiamo 435 milioni di risorse Anas nel
prossimo triennio e altrettanti nel successivo, liberandone così 150 per lo
sviluppo locale, più 50 milioni per le manutenzioni di strade che per il 90 per
cento sono dell’interno ed è bene citare i 94 milioni per i canali tombati. Su
internet abbiamo attivato i cantieri della banda ultralarga, che sono già
partiti. Così si copriranno 313
Comuni tutti nelle zone rurali.
Strettamente collegata la videosorveglianza, essenziale per la sicurezza e già in fase
avanzata. Poi l’energia, con i 400 milioni nel Patto per la dorsale che porterà
il metano ovunque, non solo nelle zone densamente popolate. Tutto questo lavoro
è trasversale, ogni azione che avanza porta occupazione». Sindaci e imprese le
hanno presentato richieste specifiche: un assessorato ad hoc, la fiscalità di
vantaggio, la scuola forestale, attenzione maggiore alle strutture culturali:
Man, Isre, Biblioteca Satta, museo Nivola. Quante di queste richieste potranno
realmente essere accolte e quali? «Un assessorato dedicato non è quello che
serve. Le risposte arrivano da assessorati che lavorano insieme unendo le forze
su temi specifici. La fiscalità di vantaggio è uno strumento, se decidiamo
insieme che è utile punteremo anche su quello. Le strutture culturali, messe in
connessione, diventano attrattore per l’intero territorio.
Tra fondi europei e strutturali sono
disponibili 11 milioni, e i progetti di raccordo culturale e ambientale del
Nuorese sono stati valutati tra i primi. Sulla biblioteca Satta lavoriamo per
mettere in sicurezza il personale e la struttura in armonia con il Comune, che
avrà pieno coinvolgimento nella governance. La scuola forestale è confermata e
andiamo avanti per dare contenuti e struttura organizzativa nella legge di
riforma del Corpo forestale che porteremo a casa entro l’anno».
LA NUOVA
Quali sono secondo lei le direttrici dello
sviluppo delle zone interne? «Torniamo alle connessioni. Le più importanti sono
fra le zone interne e i mercati nazionali e internazionali, quelli che davvero
contano. Le connessioni oggi sono troppo deboli. Per rinforzarle dobbiamo
individuare i nostri punti di forza. Le grandi scommesse sono turismo,
agricoltura e agroalimentare. Per vincerle dobbiamo rimuovere i limiti che da
sempre ci danneggiano: infrastrutture carenti, trasporti insufficienti, poca
capacità di offrire, collaborando, attrattori forti in cultura, archeologia, paesaggio. All’agroalimentare serve più
rete tra imprese per affrontare i mercati ricchi, in cui si entra solo con una
soglia dimensionale adeguata. Vedo che questo discorso comincia a farsi strada:
i nostri bandi per l’internazionalizzazione hanno incoraggiato la formazione di
reti di cooperazione, con progetti condivisi e ambiziosi. Prima regione
d’Italia, abbiamo portato su Amazon l’artigianato d’eccellenza, che ora si può
acquistare nel mondo con un clic. Lo stesso faremo con l’agroalimentare, su
questa e su altre piattaforme. Connettere la nostra qualità con mercati grandi
e ricchi è l’unica via per lo sviluppo».
Come si possono convincere i residenti a
non lasciare i comuni e perché un giovane dovrebbe restarci? «I giovani
scommettono nei territori che offrono la prospettiva di un futuro. Rimarranno
se avranno fiducia nella nostra capacità di rilanciare un’agricoltura che le
nuove tecnologie rendono attraente anche per i giovani più istruiti. Il mondo
parla di smart farm, non solo di smart city. Lo stesso vale per cultura,
archeologia, turismo. Dobbiamo vederli come settori moderni, capaci di
assorbire alte competenze che migrerebbero verso le luci
della città. Tra le azioni in campo, Entrerpreneurship&back ha 7 milioni
per percorsi di formazione all’imprenditorialità in centri
di eccellenza e permette di inserirsi nel sistema produttivo». Come vede lei il
futuro del cuore dell’isola? «Vedo un presente coraggioso,
che sta decidendo di cambiare. Lo vedo in rappresentanti istituzionali
determinati, che non si lasciano fermare da intimidazioni vigliacche e lavorano
con passione per le loro comunità. E lo vedo in giovani brillanti, che
trasformano il lavoro dei loro padri in aziende moderne, capaci didialogare con
il mondo. È da un presente così che nasce il futuro».
Lei è un figlio delle zone interne. Sente
questo legame?
«Sì, è un legame molto forte, che ho
ereditato da mio padre e dai miei parenti, la famiglia Dore, che ho frequentato
continuamente, nell’infanzia e nell’adolescenza, tra Orune e Olzai. So che ciò
che ci rende diversi e interessanti sono le zone interne, con la loro cultura,
le loro risorse, le loro tradizioni, e so che il nostro dovere è renderle di
nuovo un posto interessante per viverci».
Unione Sarda
Ad Arborea i Riformatori
sardi progettano l'alternativa: «Ma il
centrodestra è a pezzi»
«Pd pigliatutto, noi non
ci stiamo»
Gli Stati generali dei
Riformatori sardi si chiudono con una certezza: «Al disastro non ci stiamo»,
proclama il coordinamento del partito alla fine della due-giorni organizzata
tra Cagliari e Arborea, per tracciare la linea verso le prossime Regionali. Se,
infatti, «la Giunta Pigliaru è la peggiore mai vista in Sardegna, di certo non
si vede alcuna alternativa in un vecchio centrodestra a pezzi, senza più idee,
risorse, né radicamento territoriale da cui ripartire».
Che fare, dunque? «Da
Ala Birdi parte il progetto di idee e di classe dirigente che consenta di
abbandonare la cultura dell'assistenzialismo per affermare la cultura
d'impresa». Gli strumenti sono quelli annunciati dal coordinatore regionale
Pietrino Fois: «La fiscalità di vantaggio (Sardegna No Tax e No Burocrazia) e
la scommessa sulla nostra identità e sul marchio di unicità per essere visibili
nel mondo». Da questo momento «il progetto si rivolge a tutti i sardi disposti
a rimboccarsi le maniche, che credono nel futuro e non si rassegnano a fare i
guardiani del cimitero dell'Isola».
La strada non sembra in
discesa, anche perché «la ragnatela del potere del Pd è molto ramificata». «La
democrazia dell'alternanza prevede che governi chi vince le elezioni, ma anche
che chi perde abbia la
possibilità di lavorare
per un progetto alternativo», dicono i Riformatori. Il fatto è che «in Sardegna
la democrazia dell'alternanza sembra di fatto sospesa e il “partito unico” del
Pd (delle sue litigiose correnti) e dei suoi satelliti è ovunque».
Un sistema in cui «non
si muove foglia che il partito democratico non voglia: potere romano, potere in
Regione, potere nei Comuni più importanti, potere nelle società partecipate e
nelle banche, tutto sta dentro il sistema Pd che
fa tacere ogni voce di senso opposto e costringe anche la società civile, dalla
cultura al volontariato ai liberi professionisti, a omologarsi al pensiero del
padrone unico».
Roberto Murgia
CAGLIARI COMUNE. Tramaloni (Pds),
presidente della Commissione Personale «Presto nuove assunzioni e una Carta dei
servizi»
Nella commissione Personale e affari
generali ha portato entusiasmo, idee e la sua visione di indipendentista.
Roberto Tramaloni, segretario cittadino del Partito dei Sardi (Pds), sta
scoprendo in tanti cagliaritani «un forte spirito identitario sardo, un
orgoglio e una voglia di riscatto che fanno ben sperare per il futuro della
città e della Sardegna». Il personale comunale visto dal presidente della
Commissione: «Tanto ancora rimane da fare». Negli ultimi anni il personale si è
dimezzato: «Gli attuali 1300 dipendenti sono insufficienti. Il Comune assumerà
a breve con i cantieri a tempo, determinato per definire pratiche arretrate
soprattutto nell'edilizia privata».
L'attuale età media è di 55 anni, tra le
più elevate dei Comuni d'Italia, ha calcolato Tramaloni. «L'età media della
Polizia municipale è di 57 anni. Se si tiene conto che in città lavorano anche
di notte e che il presidio prevede che molti poliziotti debbano guidare le
moto, è evidente a quali criticità si vada incontro». La proposta: «Una Carta
dei servizi, un contratto scritto tra Amministrazione e cittadino perché venga
garantito nei tempi e qualità dei servizi erogati».
EDILIZIA Gli uffici sensibili: «Quello
dell'edilizia privata, per cominciare, dove agli uffici è stato chiesto di
semplificare e rendere più efficace ed efficiente il rapporto con i cittadini
ed i professionisti». L'obiettivo: «Coinvolgere i dipendenti promuovendo
telelavoro, flessibilità oraria, ferie solidali, agevolazioni in materia di
percorrenza casa-lavoro, formazione professionale, salute e sicurezza dei posti
di lavoro».
MATRIMONI Le altre mete: «Sarà migliorato
il servizio di celebrazione dei matrimoni e di costituzione delle
Unioni civili, dando la possibilità ai cittadini di sposarsi in aree ed
edifici che rappresentano la storia della città. Penso al Castello di San
Michele ma anche a Marina Piccola». I luoghi simbolo per la toponomastica.
«Mi farebbe piacere intitolare strade e piazze a personalità che si
sono distinte per spirito identitario e indipendentista». Al centro dei lavori
della Commissione la «riqualificazione e valorizzazione» dei cimiteri.
«Sarà attivato il servizio di concessione dei cinerari familiari e modificata la durata delle concessioni per
le sepolture. A breve verrà attivato, in project financing, un secondo
forno crematorio, e le ceneri potranno esser disperse in natura, ad esempio in
mare. Un altro obiettivo primario è il recupero e la riscoperta del Cimitero
monumentale di Bonaria». L'auspicio di Tramaloni: «Che venga ampliata
l'attuale area cimiteriale acattolica. Succede talvolta di preoccuparsi
anche della sepoltura di immigrati che vengono soccorsi in mare quando
oramai è troppo tardi».
Pietro Picciau
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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