Cagliari 6 ottobre 2016 – Una mozione urgente in Consiglio regionale,
manifestazioni in tutta la Sardegna con associazioni, artisti e
volontari per contrastare la riforma costituzionale voluta dal Governo
Renzi.
Parte in Sardegna la campagna referendaria del Comitato per
il No che raccoglie forze politiche e movimenti di area sardista,
sovranista e indipendentista. Il sodalizio mette insieme quattro forze
politiche rappresentate nell’Assemblea sarda (Rossomori, Psd’Az, Sel e
Upc) e i movimenti “Sardegna sostenibile e sovrana”, “Possibile” e
“Cagliari Città Capitale”.
«Il voto del 4 dicembre è un appuntamento importantissimo per la
Sardegna – ha detto il primo
firmatario della mozione Paolo Zedda
(Rossomori – dobbiamo contrastare la spinta neocentralista ed evitare
che le regioni vengano ridotte a semplici enti amministrativi». Per
questo – ha annunciato il capogruppo dei Rossomori Emilio Usula -
«chiederemo che la mozione venga discussa al più presto in modo da
chiarire quali siano le posizioni in campo anche all’interno della
maggioranza di centrosinistra».
Rispondendo alle domane dei giornalisti sul pronunciamento a favore
del referendum da parte del presidente della Regione Francesco
Pigliaru e dell’assessore alle Riforme Gianmario Demuro, il segretario
nazionale dei Rossomori Marco Pau è andato oltre: «Si tratta di
posizioni legittime che però non rispettano l’orientamento della
maggioranza, in caso di vittoria del No Pigliaru dovrebbe fare un
passo indietro».
Di opportunità per ricomporre il frastagliato mondo identitario ha
invece parlato il consigliere del Psd’Az Christian Solinas: «Il
Comitato per il No può essere il punto di partenza per avviare il
processo di riunificazione delle forze sardiste, sovraniste e
indipendentiste. Il primo passo verso un’orgogliosa alternativa tutta
sarda ad un vuoto di sistema».
Per leader di Irs Gavino Sale, invece, il referendum è l’occasione
giusta per assestare “uno schiaffone” allo Stato italiano,
l’ufficializzazione di uno scontro in atto per affermare i propri
diritti. «La Sardegna prenda esempio dalla Corsica che oggi costringe
lo Stato francese alla trattativa – ha detto Sale – basta giocare in
difesa, il referendum da questo punta di vista rappresenta un’arma
formidabile a nostra disposizione».
Concetto condiviso da Luca Pizzuto, segretario regionale di Sel: «Il
voto al referendum è un no al disegno occidentale di destrutturazione
delle democrazie – ha sottolineato Pizzuto – una nostra vittoria
destabilizzerà il sistema di potere italiano e contribuirà a creare
nuovo scenari in Sardegna».
Per Antonio Gaia, consigliere dell’Upc, la riforma merita un No
convinto «perché partorita da un Parlamento delegittimato dalla
bocciatura della legge elettorale con la quale è stato eletto da parte
della Corte Costituzionale. Un colpo di Stato che va assolutamente
bloccato».
Tiziana Troja, attrice teatrale e rappresentante di “Sardegna sovrana
e sostenibile” ha annunciato una serie di iniziative e spettacoli in
giro per l’Isola: «C’è bisogno di una grande partecipazione – ha detto
Troja – la porta del Comitato è aperta a tutti, movimenti,
associazioni artisti e volontari».
Sulla stessa lunghezza d’onda Enrico Lobina di “Cagliari Città
Capitale” che ha auspicato iniziative in tutti i paesi e le città
dell’Isola a sostegno delle ragioni del No.
Thomas Castangia di “Possibile”, infine, ha invitato i sardi a fare
fronte comune: «Dobbiamo decidere se diventare artefici del nostro
destino o demandare tutto al governo centrale». (Psp)
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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