«Il dolore più grande ora è non
poterlo vedere»
«Stiamo vivendo un incubo. Carlo non
c'è più: dal giorno del ricovero, in una stanza in isolamento, nessuno di noi
lo ha potuto vedere. E non lo potremo vedere mai più, nemmeno ora che è morto».
Andrea Tivinio, al telefono, trattiene a stento le lacrime. Suo fratello Carlone, perché così lo chiamavano e così ora lo ricordano i
tantissimi amici, si è arreso ieri mattina all'alba.
Il
maledetto virus Covid-19 ha infettato l'imprenditore, storico titolare del
locale cagliaritano Lima Lima, a fine febbraio: si è sentito male e quella che si
sperava fosse una semplice influenza è diventata ufficialmente coronavirus con il
tampone eseguito il primo marzo. Carlo Tivinio, 42 anni, è stato il primo
contagiato ricoverato in Sardegna, da ieri anche la prima vittima sarda da
Covid-19.
Il peggioramento «L'unica
consolazione», racconta il fratello Andrea, «è che Carlo probabilmente non ha
sofferto. Ricoverato nel reparto infettivi dell'ospedale
Santissima Trinità di Cagliari è stato subito intubato. È stato sedato e ha
trascorso questi quindici giorni in coma farmacologico. Non si è mai ripreso e
speriamo non si sia reso conto di nulla». Le sue condizioni sono apparse
immediatamente gravi.
«Fino allo scorso giovedì erano
stazionarie pur nella gravità. Poi c'è stato un netto peggioramento. Sabato
siamo stati avvisati dai medici di prepararci al peggio». Ieri la tragica notizia con la morte di Carlone, che lascia una moglie e un
figlio piccolo. «Il virus se l'è portato via pian piano», prosegue Tivinio. «Dal giorno
del ricovero, come famiglia, abbiamo vissuto una tragedia perché non potevamo stare
vicini al nostro amato Carlo. Non lo abbiamo più visto. Lo ricorderemo con il
sorriso sulla labbra». Non ci potranno essere i funerali (attualmente vietati)
ma solo la tumulazione alla presenza dei parenti più stretti.
Grande
responsabilità La notizia della morte di Carlo Tivinio ha travolto la città. Conosciutissimo per la sua attività, era un gran lavoratore, generoso. Lo è stato fino all'ultimo. Perché rientrato dalla fiera della birra a Rimini
- c'era stato tra il 15 e il 18 febbraio - su un volo proveniente da Bologna, non aveva più riaperto il
suo locale: arrivato a Cagliari non era stato bene. Prima
il raffreddore, poi la febbre.
Di coronavirus si parlava già e
dunque per evitare eventuali contagi, ha deciso in modo responsabile di tenere
chiusa l'attività, limitando al massimo gli incontri personali se non
strettamente necessari. Le poche persone - i familiari - con cui è entrato in
contatto sono state subito messe in quarantena. Non
essere andato al lavoro ha impedito un rapido e terribile propagarsi del virus.
«Dobbiamo dirgli grazie per il suo atteggiamento responsabile. In questo modo
ci ha protetto», racconta un'amica.
La follia
sui social. Appena riscontrata la positività al virus, Carlo Tivinio è stato vittima
di una vergognosa gogna sui social network, su WhatsApp e su alcuni -
pochissimi - siti di informazione online: nome, cognome, locale e altri
particolari, oltre alla foto dell'imprenditore, erano circolati violando la
legge sulla privacy. «I miei familiari non mi avevano detto che mio fratello
era malato per non farmi preoccupare», aveva raccontato Andrea Tivinio il
giorno dopo la notizia della positività del tampone effettuato a Carlo. «L'ho
appreso nel modo peggiore: Facebook e qualche giornale online che non ha
rispettato le norme».
Nella
“fogna” di Facebook erano circolate anche informazioni false,
come quella che il locale Lima Lima fosse stato chiuso a causa del
coronavirus. La realtà è un'altra: l'attività non è stata riaperta proprio perché
l'imprenditore non stava bene. In quel locale insomma non entrava una persona
da inizio febbraio. I commenti stupidi, ignoranti e vergognosi sui social sono
arrivati anche ad accusare Carlo Tivinio di aver servito i clienti nel suo
locale pubblico malgrado fosse già ammalato. «Ho visto
cattiveria assoluta», aveva concluso il fratello nell'intervista rilasciata a
L'Unione Sarda lo scorso 3 marzo, «il bisogno di mettere alla gogna qualcuno
che si è comportato in modo esemplare, rinunciando ai suoi affari pur di
non commettere un errore che sarebbe potuto costare il contagio di altre persone.
Non meritava questo».
M. V.
Articolo
tratto da L’Unione Sarda del 16.03.2020
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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