venerdì 13 marzo 2020

La difficoltà del semplice “mettersi nei panni degli altri.” Di Elisabetta Piccolotti.




Proprio non ci riescono. C’è una fetta larghissima della popolazione che non è in grado di fare quell’operazione mentale banale che di solito indichiamo con l’espressione ’mettersi nei panni degli altri’. Ci sono migliaia di persone che stanno scrivendo post di questo tenore: ‘vergogna! il governo lascia aperti i negozi di telefonini così i ragazzini possono andare a provare l’iPhone’

E poi tra poche ore, se quei negozi fossero chiusi, potrebbero scriverne uno di quest’altro tenore: ‘Il telefono di mia madre anziana si è rotto, e io non posso andare a comprarne uno nuovo per lei e nemmeno andare a casa sua. Vergogna! Lo Stato mette a rischio la salute degli anziani’

Mi fa davvero impressione questo continuo processo di rimozione della complessità: è una forma di pensiero che contempla solo la condizione individuale del proprio io, qui ed ora. Il mondo, gli altri e le altre, semplicemente non esistono se non nella forma della minaccia e come oggetti del proprio giudizio sprezzante.

. Se ne dovrà occupare, Quando tutto sarà finito dovremmo occuparci di questa antica malattia che si chiama ‘assenza di pensiero critico e complesso’tanto, la scuola. Se ne dovrà occupare, tanto, la politica.

Questa malattia farà tanti morti ora, grazie alle file irresponsabili nei supermercati e sulle piste da sci, e tanti ne ha fatti in passato, quando la maggioranza della popolazione non è stata in grado di mettersi nei panni di una famiglia siriana in fuga dalle bombe e affogata su un barcone.

Infine fatemi fare una battuta: ci vogliono molti psicanalisti per capire perché in un paese in cui ognuno coltiva - ossessionatamente e costantemente - la propria dipendenza dallo smart-phone, ci si scandalizza sempre quando lo smartphone viene considerato da altri - migranti ieri e governo oggi - un bene di prima necessità.

Di Elisabetta Piccolotti

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