Nuovo
focolaio a Olbia: 15 positivi in ospedale. Allarme al Giovanni Paolo II.
Nell'isola il 70% dei contagiati indossa il camice
Il contagio continua a diffondersi
negli ospedali. E per la Sardegna arriva la giornata più nera. Ieri è cresciuto in maniera vertiginosa il numero
dei positivi, con un totale di 206 e l'incremento più alto dall'inizio dell'emergenza, così come confermato nel
bollettino della Regione. E anche a Olbia, dove sinora si erano registrati
soltanto due casi (quattro nel territorio gallurese), i numeri cominciano a
essere pesanti.
Nel giro
di poche ore, all'ospedale Giovanni Paolo II, è stata raggiunta quota 15. Medici e infermieri
soprattutto, ma anche pazienti ospitati nel reparto di
Rianimazione, chiuso dall'altro ieri. Da quando cioè è risultato
positivo al test un primo infermiere, che però non ha avuto alcun
sintomo.
I tamponi. Circa una trentina di persone
sono state già sottoposte a tampone: dieci tra medici e infermieri sono risultati
positivi, ma sono tutti asintomatici. Due i negativi. Si aspettano, però, gli
altri risultati. Positivi anche alcuni
pazienti che si trovavano ricoverati in Rianimazione per altre patologie e che dovranno essere trasferiti. Non si sa ancora dove. Dovrebbero
essere divisi tra Sassari e Cagliari e ci sarebbe anche la disponibilità di
Nuoro.
Il Mater
Olbia. Ma di fronte all'emergenza, sono stati in molti in questi giorni a
chiedere alla Regione di inserire il Mater Olbia nell'elenco dei centri di riferimento
dell'isola, "perché possa dare un contributo in questa grande sfida sanitaria":
lo ha ribadito ieri mattina il sindaco Settimo Nizzi, lo ha sollecitato due
giorni fa il presidente della conferenza socio-sanitaria della Gallura Antonio
Satta, che ha anche scritto una lettera al presidente Solinas. E lo stesso emiro del Qatar, Tamim Bin Hamad Al
Thani, ha messo a disposizione l'ospedale d'eccellenza, con i suoi 13 posti di rianimazione, "per poter assistere e curare i pazienti colpiti da Coronavirus". Per ora, non è arrivato alcun via libera.
Test a
tappeto. Mentre si attendono tutti i risultati dei tamponi, è solo cominciata, nel
reparto di Rianimazione del Giovanni Paolo II, la sanificazione di alcune aree.
Potrà essere conclusa, infatti, quando i pazienti risultati positivi e ancora
ricoverati nell'unità chiusa, verranno trasferiti. I negativi, invece, sono
stati sistemati nell'ala attrezzata e protetta che è stata creata all'interno
dello stesso ospedale. Adesso, però - lo prevedono le procedure - si dovrà fare anche all'interno dell'ospedale di Olbia, così come sta avvenendo in tutte le corsie d'Italia, una ricerca epidemiologica a tappeto: si dovrà verificare, insomma, se
in tutti i reparti collegati alla Rianimazione possano esserci altri casi positivi.
Si è
intanto saputo che il primo infermiere della Rianimazione risultato positivo al
tampone mercoledì sera, dovrebbe essere stato contagiato a bordo di un
elicottero del 118 circa 10 giorni fa: dell'equipaggio facevano parte il
pilota e un medico della Rianimazione di Nuoro, entrambi
positivi al Covid-19.Sassari.
Tutti gli
ospedali del capoluogo sono sotto strettissima osservazione. Il caso è scoppiato nel reparto di Cardiologia del Santissima Annunziata, dove un paziente è deceduto domenica mattina e numerosi medici e infermieri sono risultati positivi. Se in
Sardegna la metà dei contagiati indossa un camice, nel Sassarese (e da ieri
anche in Gallura) la percentuale sale almeno sino al 70%.
I tamponi eseguiti ieri, con un alto
numero di positivi, confermano questa preoccupante tendenza. Gli ordini dei
medici sono allarmati e in un comunicato congiunto segnalano l'urgenza di
dotare il personale sanitario di adeguati presìdi di protezione che mancano in
quasi tutte le strutture. Altrimenti la situazione potrà solo peggiorare.
Stefania Puorro
Articolo
tratto da “La Nuova Sardegna” del 20.03.2020
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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