La
nuova Sardegna.
Uras,
Davoli, Fadda, Lanzi, Licheri e Pisu saranno il 5 dicembre davanti al gup. Per
il pm Cocco l'accusa è di peculato continuato per l'uso improprio delle risorse.
Chiesto il rinvio a giudizio per i 6 ex di Rifondazione. di Mauro Lissia
CAGLIARI Vanno davanti al giudice
dell'udienza preliminare anche i sei ex consiglieri che tra il 2004 e il 2009
facevano parte del gruppo politico regionale di Rifondazione comunista per i
quali il pm Marco Cocco ha chiesto il rinvio a
giudizio. L'appuntamento è per il 5 dicembre, l'accusa è di peculato continuato
per essersi appropriati o aver usato impropriamente i fondi che la presidenza
dell'assemblea di via Roma destinava all'attività istituzionale dei gruppi. Il
nome di punta è quello di Luciano Uras (63
anni) di Cagliari, attualmente senatore eletto nella lista di Sel. Con lui
dovranno presentarsi davanti al giudice Ciriaco Davoli (68 anni) di Orune,
Giuseppe Fadda (73) di Serramanna, Paola Lanzi (41) di Samassi, Paolo Antonio
Licheri (53) di Banari e Ignazio Paolo Pisu (71) di Laconi.
Difesi dagli avvocati Paolo Sestu,
Gianluca Grosso, Antonella Piredda, Pina Zappetto e Luigi Concas, i sei
indagati hanno posizioni diverse e dovranno far fronte a contestazioni diverse.
Davoli, che è stato a lungo il tesoriere del gruppo, è chiamato a spiegare come
è stato speso il milione e 55 mila euro transitato sui conti correnti del Banco di Sardegna e del Banco di
Sassari intestati a Rifondazione e a se stesso. Si tratta, così come è avvenuto
in altri gruppi politici, di assegni e prelievi allo sportello riferiti a
Davoli e agli altri consiglieri del gruppo, di cui il tesoriere-amministratore
autorizzava le spese. Uras deve rispondere di una cifra pari a 74630 euro,
anche lui in parte nel ruolo di tesoriere che ricoprì successivamente a Davoli.
A Fadda la Procura contesta 21714
euro spesi o comunque non rendicontati tra il 5 ottobre 2004 e il 28 giugno
2007, mentre Paola Lanzi deve rispondere di una cifra decisamente inferiore:
sono 5168 euro di cui non risultano i
giustificativi, accreditati sul suo conto tra dicembre 2004 e marzo 2007.
Licheri deve rispondere di 32878 euro riferiti allo stesso periodo, mentre a
Pisu il pm Cocco ha presentato un "conto" di 38966 euro utilizzati
tra novembre 2004 e maggio 2008.
Agli atti dell'indagine condotta
dalle sezioni di polizia giudiziaria dei Carabinieri e della Guardia di Finanza
non risultano per quanto riguarda il gruppo di Rifondazione giustificativi di
spesa o altri atti che indichino con chiarezza e con riferimenti precisi ai
tempi la destinazione delle somme accreditate sui conti del gruppo e dei singoli
consiglieri. Secondo la Procura è sufficiente che manchi la prova documentale
della spesa e della compatibilità della spesa con gli scopi istituzionali stabiliti
dalla legge perchè si integri il reato di peculato.
A tutti gli indagati è stato
notificato a suo tempo l'avviso di chiusura d’indagine ma nessuno di essi ha
scelto di farsi interrogare o di presentare memorie difensive. La posizione
degli ex esponenti di Rifondazione è speculare a quella della stragrande maggioranza
dei consiglieri fin qui coinvolti nel procedimento-monstre sull'uso illegale
dei fondi destinati ai gruppi politici, che partito dalla Sardegna si è
allargato alle procure e ai tribunali di mezza Italia, con la piena conferma
anche da parte della Corte di Cassazione dell'impianto accusatorio sostenuto
prima dal procuratore aggiunto Mario Marchetti e poi dal sostituto
Cocco.
Il gruppo di Rifondazione è entrato
nell'indagine- partita dagli esposti della funzionaria Ornella Piredda -
insieme ad altri 21 tra consiglieri ed ex consiglieri regionali, che sono stati
mandati quasi tutti a giudizio in più fasi. Ora mancano all'appello soltanto i
25 onorevoli regionali del gruppo Pd - nella fase iniziale dell'inchiesta erano
33 - per chiudere l'inchiesta sulla legislatura Soru. Il 10 ottobre dovranno
presentarsi davanti al gup 15 consiglieri capeggiati dal gruppo dell'Ups, due giorni
dopo sarà il turno del gruppo di An con in testa il giornalista Ignazio Artizzu
e ventiquattr'ore più tardi sarà la volta dell'ex presidente del gruppo di
centrodestra Mario Diana, che viene processato col rito immediato ma è
coinvolto anche in un'altra tranche dell'inchiesta con le stesse accuse. Il 28 novembre è in programma la discussione
sulla posizione di Francesca Barracciu davanti ai giudici della seconda sezione
del tribunale. Altri appuntamenti riguardano Sanciu, la Lombardo e Contu (12
gennaio 2018) e Giacomo Sanna il 18 gennaio
Barracciu-Piras,
rissa su Twitter L'ex sottosegretaria: sei un miracolato.
Il
deputato le ricorda la gaffe su Satta
SASSARI Duello a colpi di tweet tra
l'ex sottosegretaria Francesca
Barracciu e il deputato Michele
Piras. Ad accendere la miccia è
l'esponente del Pd, che questa volta
se la prende con Giuliano
Pisapia, leader di Campo
progressista, che ha detto di volere prendere
alle politiche un voto in più dei
dem. «Sua mediocrità è così
conclamata - lo attacca la Barracciu
-. Un altro, illuso, che pensa a
battere il Pd anziché le destre».
Immediata la replica piccata di
Michele Piras, deputato di Mdp
Articolo 1. «Con le destre ci governate
da 5 anni, ex sottosegretaria -
controbatte Piras -.
Memori del tuo
eccellente contributo alla crescita
culturale del Paese». Da questo
momento Twitter si trasforma in un
ring tra i due politici
barbaricini, lei di Sorgono, lui di
Borore. «Essere agli sgoccioli del
miracolo che ha fatto di te un ex
nulla pro tempore portandoti in
Parlamento, ti rende nervoso»,
attacca la Barracciu. «Insulti tutti a
gratis e poi t'arrabbi pure? Sorridi
che la vita è bella... come
diceva Sebastiano Satta nel suo
ultimo film #peace&love», le risponde
Piras, ricordando lo scivolone in
cui la Barracciu incorse, quando da
sottosegretaria alla Cultura
partecipò a Nuoro alla commemorazione del
poeta Salvatore Satta e per tutta la
cerimonia lo confuse con lo
scrittore Sebastiano. «Ma dai, stai
sereno - risponde lei -. Goditi
questi ultimi mesetti a Roma. Poi,
anche a Borore l'aria è buona.
Certo, ti mancherà il vino dei Castelli».
«Il vino di Borore è meglio
di quello dei Castelli, rilassa e
rende creativi. Pensavo di
inviartene una bottiglia», replica
Piras. Poi la Barracciu dice al
deputato che ha il cervello piccolo
e Piras l'accusa di peggiorare con
gli anni. «L'ultima tua risposta non
mi ha lasciato scampo - chiude
l'ex sottosegretaria -. Azz! Borore
1 Sorgono 0. Alla prossima rissa».
(al.pi.)
Per la
giunta regionale non c'è bisogno di una ulteriore procedura di
valutazione
ambientale Matrìca, via libera alla nuova centrale
CAGLIARI Via libera alla nuova
centrale di cogenerazione a servizio
dello stabilimento di Matrìca a
Porto Torres: potrà essere costruita
senza che il progetto abbia
necessità di essere sottoposto a una
ulteriore procedura di valutazione
di impatto ambientale. La decisione
è stata assunta dalla giunta
regionale che ha approvato la delibera
proposta dall'assessora della Difesa
dell'Ambiente, Donatella
Spano.Gas e Gpl. Il progetto
consiste nella realizzazione di una
centrale dual-fuel, alimentata a gas
naturale o Gpl, che permetterà
l'autonomia energetica degli
impianti di Matrìca nell'ambito degli
interventi previsti sulla chimica
verde a Porto Torres. La centrale
sarà costituita da un
turbogeneratore da 5,5 MWe e da una caldaia per
la generazione di vapore.
L'alimentazione a Gpl sarà garantita
attraverso un sistema di
collegamento con la rete di stabilimento già
esistente. Metano. Nel caso di
utilizzo di metano, invece,
l'alimentazione avverrà con uno
specifico sistema di stoccaggio e
vaporizzazione di Gnl. Il progetto
sostituisce quello che prevedeva la
costruzione di una caldaia a
biomassa- tra l'altro contestato dagli
ambientalisti e da gran parte del
territorio - ; il progetto era stato
"scaricato" anche da
Matrìca che lo ha considerato «non più fattibile,
sia per l'incertezza legata alla
disponibilità di biomassa richiesta
sia per la resa ottimale
dell'impianto».Spano: rispettati i tempi.
«L'istanza di Matrìca è stata
presentata a maggio di quest'anno - dice
l'assessora Donatella Spano -.
Significa che in pochi mesi gli
uffici
dell'assessorato hanno svolto un
ottimo lavoro; sono stati in grado di
dare risposte certe, nel rispetto
delle procedure e in tempi molto
rapidi. Il Servizio Valutazioni
Ambientali, ricevuta la documentazione
con le modifiche al progetto della
caldaia, autorizzato a suo tempo,
ha ritenuto che non fosse necessario
sottoporlo alla procedura di Via.
Ora Matrìca avrà a disposizione
cinque anni per realizzare la
centrale».Piras: chimica verde
avanti.
«Matrìca può continuare a
procedere con gli investimenti
previsti nella chimica verde, settore
strategico per il rilancio economico
del nord Sardegna»: questo il
commento dell'assessora
dell'Industria, Maria Grazia Piras. Che ha
aggiunto: «La Regione ci crede, non
da oggi, e lo testimonia il fatto
che è stata impressa una forte
accelerazione all'iter autorizzativo
del progetto. La nuova centrale,
infatti, è funzionale alla
reindustrializzazione del sito
produttivo di Porto Torres, anche in
connessione con gli ulteriori
investimenti che a brevissimo saranno
definiti con Eni. Il piano di
riconversione industriale - ricorda
l'assessora Piras - è legato
all'Area di crisi complessa. L'obiettivo
è realizzare infrastrutture che
possano dar vita a un indotto di
piccole e medie imprese della filiera
della Chimica Verde».Ora la
speranza è che anche sulle bonifiche
- attese da troppo tempo, si
possa davvero partire con un piano
serio e concreto. (g.b.)
Unione
Sarda
Per sei
ex consiglieri - Fondi ai gruppi: udienza il 5 dicembre
È stata fissata per il prossimo 5
dicembre l'udienza preliminare nei
confronti dei sei consiglieri di
Rifondazione comunista della XIII
legislatura (dal 2004 al 2008),
indagati nell'inchiesta per peculato
aggravato legato all'uso irregolare
dei fondi destinati ai gruppi
regionali.
Il pubblico ministero Marco Cocco ha
dunque chiesto il rinvio a
giudizio per Luciano Uras (difeso
dall'avvocato Paolo Sestu) a cui la
Procura contesta spese per 70 mila
euro e Giuseppe Fadda (assistito
dal legale Gianluca Grosso),
indagato per circa un milione di euro.
Una cifra simile a quella contestata
a Ciriaco Davoli (difeso da
Antonella Piredda), mentre per Paolo
Lanzi, Paolo Antonio Licheri e
Ignazio Paolo Pisu (assistiti dai
legali Gianluca Grosso, Pina
Zappatto e Luigi Concas), il
pubblico ministero imputa spese per 5
mila, 30 mila e 39 mila euro. Le
cifre più consistenti vengono
contestate ai consiglieri capigruppo
o tesorieri che avrebbero
responsabilità anche sulle spese
degli altri esponenti del gruppo.
Ieri in serata i carabinieri hanno concluso
la consegna degli avvisi
di fissazione dell'udienza davanti
al Gup Roberto Cau. (fr. pi.)
Mazzette
all'Ente acque: arrestato Galantuomo
Corruzione
per l'ex presidente Enas: bustarella da 135mila euro
Ancora arresti in Sardegna per
tangenti negli appalti pubblici: per
affidare alla società di riferimento
l'appalto sulla costruzione di un
impianto per la produzione di
energia solare a Ottana, bando da 9,5
milioni di euro, il Consorzio
Cooperative Costruzioni avrebbe sborsato
85 mila euro, prima tranche di una
bustarella da 135 mila. Da ieri
Davide Galantuomo, ex sindaco di
Quartu, ora consigliere comunale
quartese e delegato per la
trasparenza della Città metropolitana di
Cagliari, è ai domiciliari per
corruzione insieme ad altre quattro
persone. Galantuomo tre anni fa era
presidente dell'Enas (Ente acque
della Sardegna): secondo le accuse
emerse dalle indagini della Guardia
di Finanza e dei Carabinieri,
avrebbe ricevuto la tangente dal
Consorzio emiliano che, secondo le
accuse, si aggiudicò la gara grazie
all'intermediazione dell'ex portiere
del Cagliari, Renato Copparoni, e
di Salvatore Paolo Pinna (di Tonara,
residente a Desulo) già al centro
dell'inchiesta sugli appalti
pubblici in mezza Sardegna ribattezzata
“Sindacopoli”.
GLI ARRESTI Ieri all'alba i
finanzieri del nucleo di polizia
tributaria di Cagliari e quelli di
Oristano hanno eseguito l'ordinanza
di custodia cautelare ai domiciliari
firmata dal gip Giuseppe Pintore
su richiesta dei pm Emanuele Secci e
Gaetano Porcu: oltre a Galantuomo
(56 anni, difeso da Guido Manca
Bitti), Copparoni (65enne, residente a
Cagliari, dipendente della
cooperativa Cpl Concordia, assistito da
Riccardo Floris) e Pinna (54,
tutelato da Leonardo Filippi), sono
stati arrestati Gianni Lolli (63, di
Modena), dirigente del Consorzio
cooperative costruzioni di Bologna
(che si è aggiudicato l'appalto), e
Luigi Betti (61, di Forlì),
responsabile della cooperativa Ceif
incaricata di progettare ed eseguire
i lavori a Ottana. Gli
investigatori, al comando di Gaetano
Senatore, sono arrivati
all'appalto dell'Enas partendo da
un'indagine più ampia, portata
avanti dalla Finanza oristanese e
dai carabinieri di Tonara,
coordinati dalla Procura di
Oristano.
Scavando su una serie di bandi
pubblici truccati i finanzieri hanno
scoperto un collegamento tra
Pinna, titolare della società di
progettazione Essepì engineering, e
Galantuomo grazie all'intervento di
Copparoni. Le intercettazioni
telefoniche e ambientali hanno fatto
emergere, scrive il gip, «gravi
indizi di colpevolezza sull'accordo
per il pagamento di una tangente
in due tranche a favore di
Galantuomo e Copparoni, con l'aiuto di
Pinna».
L'APPALTO Per gli inquirenti
l'allora presidente dell'Enas avrebbe
fatto in modo che il Consorzio
cooperative costruzioni fosse ammesso
alla gara d'appalto nonostante la
mancata presentazione di alcune
schede tecniche. Poi, inserendo la
clausola della “proposta
migliorativa” nella procedura di
gara dell'offerta economicamente più
vantaggiosa, avrebbe portato
all'aggiudicazione dell'appalto al
Consorzio. Galantuomo sarebbe
intervenuto nelle successive varianti
con l'aumento di 140 mila euro
nell'appalto. La stessa cifra, più o
meno, della tangente (135 mila
euro). La prima tranche, 88 mila,
sarebbe stata pagata dal Consorzio -
tramite Betti e Lolli, secondo la
Finanza - alla società di Pinna per
lavori, mai eseguiti, relativi
alla progettazione di una strada a
Madonna di Campiglio. Le fatture,
ritenute false, sono state emesse.
L'INTERMEDIARIO I soldi, secondo
quanto accertato dai finanzieri del
Nucleo di polizia tributaria,
sarebbero poi finiti a Galantuomo (si
parla di 20 mila euro), Copparoni
(15 mila euro: sarebbe stato
l'intermediario nella trattativa con
Betti e Lolli, suoi amici) e lo
stesso Pinna (che ha dovuto
sostenere anche le spese per la fattura
relativa ai lavori inesistenti). Le
indagini hanno documentato diversi
viaggi in Sardegna da parte degli
imprenditori di Modena e Forlì per
trattare direttamente con
Galantuomo, alla presenza anche di
Copparoni. Nell'ordinanza si fa
riferimento ad altri appalti ai quali
si sarebbero interessati gli
indagati - senza fortuna - e su futuri
investimenti della Regione (circa 80
milioni di euro) ritenuti
appetibili da Galantuomo (prima
della scadenza del suo mandato alla
presidenza dell'Enas) e Pinna.
Matteo Vercelli
IL
RITRATTO. È stato sindaco a Quartu
Fondò
Forza Italia nel 1994 e ora sostiene Delunas
Un lungo curriculum quello dell'ex
sindaco di Quartu Davide
Galantuomo, passato dai vertici
dell'acqua in Sardegna alla delega
alla Trasparenza nel Consiglio
metropolitano. Ora per Galantuomo si
prospetta la sospensione da
consigliere comunale a Quartu che lo
porterebbe a perdere il posto anche
in piazza Palazzo.
Tra i padri fondatori di Forza
Italia a Quartu nel 1994, Davide
Galantuomo è stato eletto al Consiglio
provinciale nel 2000 con la
giunta Balletto e nel 2001 con un
plebiscito è diventato sindaco della
terza città della Sardegna.
A quel periodo risale il suo
intervento di riqualificazione del
lungomare quartese del Poetto che ha
portato piste ciclabili e spazi
verdi in riva al mare ma anche i
primi guai giudiziari. Nel 2002
durante i lavori c'era caos per
l'assenza di parcheggi e Galantuomo
aveva affidato i lavori in modo
diretto a quattro imprese. Questa
operazione da oltre 500 mila euro
era finita nel mirino della
magistratura e nel 2012, dieci anni
dopo, era arrivata l'assoluzione.
L'esperienza con Forza Italia si è
chiusa dopo che lo scontro con i
compagni di partito aveva fatto
cadere in anticipo la sua giunta. Nel
frattempo cominciava la sua carriera
nel mondo delle acque con
incarichi dal 2003 al 2008
all'interno dell'Autorità d'ambito. Sul
fronte politico, invece, si era
avvicinato all'Udc e poi era approdato
al Movimento per le Autonomie con
cui nel 2009 aveva sfiorato
l'elezione al Consiglio regionale.
Nel 2011 è stato nominato
commissario straordinario all'Ente
acque della Sardegna e nel 2014 ne
è diventato amministratore unico,
per un anno.
Nel 2015 è tornato alla politica
attiva scegliendo di ricandidarsi
come sindaco di Quartu, dove si è
presentato con il Pdr (Patto
democratico per le riforme). A dieci
giorni dal voto una bomba era
esplosa davanti al Comune e nelle
stesse ore c'era stato un raid nella
palestra della famiglia di
Galantuomo. Dopo il voto c'è stata la crisi
tra il neoeletto Stefano Delunas e
il Pd che ha portato alla nascita
dell'inedita alleanza dei tre
sindaci con Galantuomo che ha deciso di
sostenere il primo cittadino assieme
all'altro ex, Mauro Contini. Un
anno fa Galantuomo è stato eletto
consigliere della Città
metropolitana e da qualche mese si è
avvicinato al movimento Centristi
per l'Europa di Pierferdinando
Casini.
In piazza Palazzo non esiste una
Giunta vera e propria ma il sindaco
metropolitano Massimo Zedda ha
distribuito deleghe ai consiglieri di
maggioranza e ne ha riservato una
per l'opposizione: quella alla
Trasparenza. «Avevo chiesto
all'esponente del Movimento Cinque Stelle
ma aveva rifiutato - spiega Zedda -
e avevamo pensato a chi ha fatto
il sindaco del terzo Comune della
Sardegna, adatto a un ruolo di
garanzia perché chi ha quella delega
deve controllare tutti gli atti e
non poteva certo spettare alla
maggioranza».
Ora l'inchiesta dovrebbe avere
ripercussioni sugli incarichi di
Galantuomo, dalla Prefettura
dovrebbe arrivare la sospensione della
carica di consigliere di Quartu. A
quel punto entrerebbe il primo dei
non eletti, Marco Canu, e lo stesso
meccanismo dovrebbe scattare nel
Consiglio metropolitano dove
dovrebbe entrare Gigi Frau, consigliere
di Forza Italia a Capoterra.
Marcello Zasso
L'ex
portiere che bloccò Maradona
Dal grande calcio con il Cagliari,
il Torino e il Verona, alla
presidenza di una società di calcio
giovanile nel suo paese di
nascita, San Gavino: Renato
Copparoni, passato alla storia calcistica
per essere stato il primo portiere
italiano a parare un calcio di
rigore a Diego Armando Maradona, non
ha mai abbandonato il suo grande
amore: il pallone.
Il suo nome, sempre legato alle
cronache calcistiche, è ora finito in
quelle giudiziarie. Copparoni, non
avendo avuto nonostante le
potenzialità molta fortuna nel
calcio (spesso ha ricoperto il ruolo
scomodo di dodicesimo), ha pensato
anche di studiare per poi lavorare
come responsabile commerciale in
Sardegna della Cpl Concordia, la
cooperativa finita nell'inchiesta
Consip (quella del pm Woodcock che
coinvolge il padre di Matteo Renzi).
L'ex portiere, nell'Isola, si
sarebbe dovuto occupare anche di
diversi appalti vinti da una società
satellite della Cpl Concordia
relativi alla realizzazione delle reti
per il metano.
La sua carriera calcistica, e quella
nella cooperativa, lo ha portato
a conoscere molte persone. Secondo
le accuse contenute nell'inchiesta
della Finanza che ieri ha portato al
suo arresto e a quello di altre
quattro persone, Copparoni avrebbe
messo in contatto i due
imprenditori della Penisola (Lolli e
Betti, del Consorzio cooperative
costruzioni, altra società finita
più volte al centro di inchieste
penali che hanno coinvolto suoi
dirigenti) con Davide Galantuomo (l'ex
sindaco di Quartu, all'epoca dei
fatti presidente dell'Enas) anche
attraverso Salvatore Paolo Pinna, il
desulese coinvolto nell'inchiesta
“sindacopoli”. Proprio le indagini
della Finanza di Oristano e dei
carabinieri di Tonara hanno fatto
scattare le intercettazioni a carico
di Copparoni e Galantuomo, scoprendo
così la tangente ricevuta per il
progetto nel settore delle energie
rinnovabili. (m. v.)
Proposta
sulla vertenza accantonamenti. Pigliaru: nessuna paura di
litigare
col governo Sabatini: «Convochiamo il Consiglio a Palazzo Chigi»
«Proponiamo una convocazione straordinaria
del Consiglio regionale
davanti a Palazzo Chigi sulla
vertenza accantonamenti»: nelle parole
di Franco Sabatini, presidente della
commissione Bilancio, la
questione finanziaria ritorna ai
toni del 2005. All'epoca in cui a
Roma, nel nome delle entrate negate
all'Isola, sfilò davvero tutta la
politica e la società sarda.
La proposta è arrivata proprio in
Consiglio regionale, in un
mini-dibattito (non previsto
dall'ordine del giorno) sulla visita di
Sergio Mattarella in Sardegna. Tema
introdotto polemicamente da
Alessandra Zedda (Forza Italia): a
suo giudizio c'è stata una mancanza
di rispetto verso il Consiglio
regionale, escluso dal tour
presidenziale. «L'assemblea merita
un trattamento almeno pari a quello
riservato all'Università», ha detto
Zedda: «Quando si organizzano
certe manifestazioni questa
istituzione non può non esistere, né sono
tollerabili disparità per i
consiglieri».
Sabatini ha poi portato la
discussione sulla questione accantonamenti,
ossia le entrate sarde che lo Stato
trattiene per risanare il suo
debito pubblico: l'Isola ha già
“pagato” così 3,3 miliardi in pochi
anni. La sua proposta di riunire il
Consiglio a Roma ha registrato il
consenso del principale capogruppo
d'opposizione, Pietro Pittalis
(FI): «Sabatini pone un problema su
cui non possiamo dividerci. Si
tratta di sopperire all'inerzia
della Giunta Pigliaru: assumiamo
un'iniziativa forte e speriamo che
la Giunta sia a fianco del
Consiglio. La battaglia si può fare
anche con forme estreme».
Per il capogruppo del Partito dei sardi,
Gianfranco Congiu, su questi
temi «la visita di Mattarella è
stata un'occasione persa. Oggi il
confronto col governo va impostato
con un glossario diverso. Auspicare
o invocare aiuto significa sperare
in un miracolo. Col capo dello
Stato serviva una rivendicazione più
severa». Non è d'accordo
Pierfranco Zanchetta, capogruppo dei
Cristiano-popolari-socialisti:
«Nessuna occasione persa, Pigliaru
ha portato in modo puntuale le
nostre richieste a Mattarella».
La vedono diversamente Attilio
Dedoni e Michele Cossa (Riformatori),
convinti che l'unica strada sia «la
battaglia per ottenere il
riconoscimento dell'insularità nella
Costituzione». Paolo Zedda (Sdp)
ritiene invece che il Consiglio
dovrebbe anzitutto riscrivere lo
Statuto speciale: «Iniziamo a pensare
a quel che si può fare davvero».
È intervenuto anche Francesco
Pigliaru, confermando la delusione per
le risposte ottenute fin qui dal
governo sugli accantonamenti, ma
anche ricordando i risultati
strappati su altri fronti: «Nessuna paura
di alzare la voce col governo», ha
aggiunto, «non essendo ricattabili
possiamo bisticciare con chiunque».
(g. m.)
Arru:
«Serve più serenità». E Solinas (Psd'Az) presenta mille emendamenti
Frenata
sulla rete ospedaliera La maggioranza
prende tempo
La riforma della rete ospedaliera
subisce una nuova frenata dopo il
dibattito in Consiglio regionale. Ci
sono ancora molti nodi da
sciogliere e non è stata sufficiente
solo la mattinata di ieri per
mettere fine alla scrematura degli
emendamenti.
I RISCHI Proseguire il discorso con
numerose incognite è un rischio e
allora tanto vale non forzare la
mano e rimandare tutto a martedì
prossimo, dopo aver approvato i
primi 4 capitoli della riforma. In
questi giorni si cercherà di limare
gli spigoli proseguendo l'esame
degli emendamenti. Venerdì, invece,
la maggioranza si riunirà per
cercare di chiudere il cerchio e
mettere una volta per tutte i sigilli
alla riforma. Davanti ai
consiglieri, l'assessore alla Sanità, Luigi
Arru, difende la riforma e chiede un
clima di «maggiore serenità».
LE SPINE In maggioranza c'è ancora
molta prudenza e, nonostante le
versioni ufficiali, la riforma non è
gradita al 100%. Ci sono ancora
tensioni e riguardano alcuni nodi
sui quali il centrosinistra fatica a
trovare una via d'uscita. Il
capogruppo dell'Upc, Pierfranco
Zanchetta, insiste per tenere aperto
il punto nascita della Maddalena,
a prescindere dal servizio di
elisoccorso. Gli esponenti di Campo
progressista, Francesco Agus e Anna
Maria Busia, criticano la scelta
degli emendamenti di sintesi perché «non
risolvono i tanti nodi aperti
e, in alcuni casi, aumentano il
caos». Dubbi anche sulla destinazione
degli ospedali cagliaritani, Binaghi
e San Giovanni di Dio. Ieri,
invece, lo scontro in commissione è
stato sulla classificazione del
presidio formato dagli ospedali di
Alghero e Ozieri per cui il
capogruppo di Sdp, Daniele Cocco,
chiede la classificazione di primo
livello e la garanzia che nessuna
struttura venga cancellata.
LA MINORANZA L'opposizione boccia la
riforma, capitolo per capitolo:
«Senza la rete di emergenza-urgenza
rischiamo di fare un grosso
danno», sottolinea il vicepresidente
della commissione Sanità, Edoardo
Tocco. Critico anche il consigliere
di Fdi, Paolo Truzzu che chiede
«certezza sui conti prima di
qualsiasi decisione». Esprime il suo
dissenso, con oltre mille
emendamenti alla riforma, il consigliere
regionale del Psd'Az Christian
Solinas. Per una questione tecnica,
però, gli emendamenti non sono stati
dichiarati ammissibili: «Si
tratta di un autentico golpe che
rischia di avere conseguenze sulla
legittimità dell'intero
provvedimento». Il leader dell'Udc, Giorgio
Oppi, evidenzia la lacuna
nell'informare su «ciò che c'è allo stato
attuale negli ospedali e quello che
ci sarà in futuro». (m. s.)
La
Nuova
Nei guai
l'ex sindaco Galantuomo, l'ex portiere Copparoni e il desulese Pinna
Favori a
una coop per un impianto solare a Ottana in cambio di 135mila euro
Appalti e
mazzette cinque agli arresti
di Mauro Lissia
CAGLIARIUna tangente da 135 mila
euro sui lavori per un'opera pubblica
e una trattativa di stampo levantino
per dividersela in tre, fra
intermediari interessati, incontri
riservati, rimandi e ricatti. Il
conto giudiziario provvisorio, dopo
tre anni di indagini e di
conversazioni intercettate, è di
cinque misure cautelari con l'accusa
di concorso in corruzione aggravata
per atto contrario ai doveri
d'ufficio, reato legato in questo
caso a un appalto addomesticato
secondo le esigenze di una delle più
accreditate cooperative rosse
dell'Emilia Romagna, in cambio di
una mazzetta.
A finire in custodia
domiciliare su provvedimento del gip
di Cagliari Giuseppe Pintori è
stato l'imprenditore, ex sindaco di
Quartu, ex commissario
straordinario e presidente dell'Enas
(Ente Acque della Sardegna)
Davide Galantuomo (56 anni) di
Quartu, consigliere comunale,
curiosamente appena nominato dal
sindaco di Cagliari "delegato alla
trasparenza" per l'area
metropolitana malgrado sia stato coinvolto in
altri procedimenti penali, uomo di
punta dell'Udc dopo una lunga
militanza in Forza Italia. Con lui
sono andati agli arresti l'ex
portiere di Cagliari, Torino e
Verona Renato Copparoni (65) di San
Gavino, socio amministratore della
Italpiombo di Santa Teresa e
dipendente della Cpl Concordia,
collegata alla Ccc, l'ingegnere Paolo
Salvatore Pinna (54) di Desulo, considerato
il personaggio centrale
dell'inchiesta Sindacopoli della
Procura di Oristano e dopo la
scarcerazione sorvegliato speciale e
obbligato a non muoversi dal suo
paese. Ancora: Gianni Lolli (63
anni), di Castelnuovo Rangone
(Modena), dirigente del Consorzio
cooperative costruzioni (Ccc) di
Forlì e Luigi Betti (61) di Forlì,
dirigente della cooperativa
Ceif.Stralcio di Oristano.
L'inchiesta condotta dai sostituti
procuratori Gaetano Porcu ed
Emanuele Secci è uno stralcio del
procedimento di Oristano, finito a
Cagliari per ragioni di competenza
territoriale malgrado il punto di
partenza sia l'appalto per la
progettazione ed esecuzione lavori
del primo lotto di un impianto di
produzione di energia rinnovabile
nell'area industriale di Ottana.
Appalto pesante: 9 milioni e 561
mila euro, affidato all'Enas, per il
quale secondo le accuse le coop
emiliane avrebbero accettato di
versare una tangente a Galantuomo
attraverso Copparoni e Pinna.
Secondo il giudice Pintori le
indagini del Nucleo di polizia
tributaria della Guardia di Finanza
dimostrano senza alcun margine di
dubbio che 89 mila euro sono finiti
nelle tasche dei destinatari -
Galantuomo e Copparoni - mentre per
gli altri 46 mila non c'è la prova
ma la miriade di conversazioni
intercettate lasciano pensare che
abbiano preso la stessa
direzione.Problema nazionale.
«La vicenda in
esame - scrive il magistrato - è un
riassunto perfetto di una delle
maggiori problematiche che emergono
nell'operato della pubblica
amministrazione e delle parti
appaltatrici nel settore delle commesse
pubbliche, che da anni è coinvolto
in vicende simili tanto da
provocare un notevole danno alle
casse dello Stato».L'ordinanza. E a
leggere le 68 pagine dell'ordinanza
per le misure cautelari
l'osservazione del giudice sembra
trovare conferme inoppugnabili. Il
punto di partenza della storia va
collocato nel 2014, quando
l'assessore regionale ai Lavori
pubblici Paolo Maninchedda comunica a
Galantuomo, amministratore unico
dell'Enas, che la giunta avrebbe
investito 80 milioni per la riqualificazione
della rete idrica
dell'isola. Sono tanti soldi, che
l'esponente dell'Udc si prepara a
gestire. L'inchiesta di Oristano e
poi di Cagliari mette in luce le
anomalie di uno degli appalti, quasi
10 milioni per un impianto
fotovoltaico a Ottana. Stando alle
accuse le due coop emiliane
riescono ad aggiudicarselo grazie
all'influenza di Galantuomo e alle
mediazioni incrociate di Pinna e
Copparoni, quest'ultimo amico di
Lolli.Fatture di comodo. La
copertura sui 135 mila euro pattuiti come
tangente - a leggere l'ordinanza - è
garantita da un passaggio del
denaro sul conto della famigerata
Essepi Engineering srl di Pinna, che
giustifica l'introito con la
fantomatica progettazione di una strada a
Pinzolo, vicino Madonna di
Campiglio.
Pur di far vincere la gara agli
amici emiliani, Galantuomo avrebbe
imposto che nel bando prevalesse
come criterio di valutazione
l'offerta tecnica su quella economica: 70
punti su 80. Grazie alla
discrezionalità di questo criterio, l'appalto
finisce in pugno alla Ccc, che chiama
per l'esecuzione dei lavori la
Cief. La commissione di gara sorvola
sulla mancata traduzione delle
schede, mentre a contratto stipulato
(24 marzo 2015) arriva anche un
atto aggiuntivo per alcune varianti,
che fa lievitare i costi di 140
mila euro: proprio la cifra -
osserva il magistrato - che serviva a
saldare la tangente.
Le intercettazioni. Se questi
passaggi sono
registrati nei documenti, il tenore
degli accordi fra i protagonisti
della vicenda emerge - secondo il
gip con molta chiarezza - dalle
intercettazioni, dove Galantuomo
svetta per la sua influenza e le
entrature politiche, tratta
dall'alto in basso Copparoni («è un
coglione - dice a Pinna - embè
questi che giocano a pallone a forza di
prendere pallonate sono
rincoglioniti») e sembra trattare la quota di
tangente riferendosi - come osserva
il giudice - anche a precedenti
operazioni («l'altra volta...») in
una conversazione con Pinna. L'ex
portiere è il tramite
Sardegna-Emilia, quindi pretende la sua parte,
minaccia di bloccare, blocca e poi
sblocca l'operazione ma resta
deluso quando si trova in mano una
prima tranche di appena 15 mila
euro.Altri indagati. Nei prossimi
giorni si svolgeranno gli esami di
garanzia, ma l'inchiesta è
tutt'altro che conclusa. A difendere
Galantuomo è Guido Manca Bitti, Copparoni
è assistito da Riccardo
Floris, Pinna da Giulia Bongiorno.
L'ordinanza ha accolto solo le
esigenze cautelari legate alle
accuse di corruzione aggravata, ma non
è difficile prevedere il
coinvolgimento di altre posizioni legate al
reato di turbativa della libertà
degli incanti. Se una gara d'appalto
è stata truccata andrà verificata la
condotta dei commissari, così
come quella di altri personaggi che
a leggere l'ordinanza del gip
Pintori hanno «collaborato» con
Galantuomo, fornendogli informazioni
riservate all'ufficio.
Rete
ospedaliera in bilico. Un'altra settimana di stop
politica regionale
CAGLIARII bulloni da stringere sono
ancora molti, in maggioranza,
meglio prendersi un'altra settima di
riflessione, fino a martedì, per
evitare che la riorganizzazione
degli ospedali diventi uno scoglio
pericoloso. Detto fatto, con una
decisione che circolava da giorni in
Consiglio regionale, l'Aula s'è
fermata ai primi quattro capitoli su
dodici della riforma. Per la verità,
in questo test d'avvio, era in
discussione solo la premessa delle
oltre 140 pagine all'ordine del
giorno, la maggioranza aveva
superato anche di slancio le varie
trappole piazzate dal centrodestra.
Compresa quella dei 1007
emendamenti agli emendamenti
dell'ultim'ora, presentati da Christian
Solinas del Psd'Az e poi dichiarati
inammissibili dall'Ufficio di
presidenza. Ma la maggioranza
comunque non ha voluto rischiare,
nonostante il nocciolo della
questione, dalla riclassificazione degli
ospedali fino alla ridistribuzione
dei posti letto, fosse ancora
lontano. Perché, nel centrosinistra,
in molti hanno intuito che le
acque sono ancora tropo agitare
visto il pacchetto emendamenti -
presentato dai singoli partiti
dell'alleanza - che potrebbero
conquistare il voto non solo di
possibili franchi tiratori ma anche
del centrodestra fino al punto da
far andare sotto la maggioranza.
Meglio soprassedere e riportare il
confronto in commissione prima di
qualunque possibile scivolone.
Da evitare anche per il governatore
Pigliaru, che in mattinata aveva tra
l'altro avuto un confronto con il
Partito dei sardi: è ancora indeciso
se e quando sciogliere la
riserva. Commissione. Il primo
segnale che ci sarebbe stato un rinvio
è arrivato durante la riunione
mattutina della commissione salute,
presieduta da Raimondo Perra del
Psi. Quando la maggioranza ha
presentato i 16 emendamenti che
avrebbero dovuto chiarire i dubbi
sugli ospedali delle zone disagiate,
sollevati dai sindaci, oppure sul
ruolo dell'ospedale di Nuoro e su
quello di Lanusei, o sull'accoppiata
Alghero-Ozieri, molti consiglieri
del centrosinistra sono saltati
sulla sedia. «Sono insoddisfacenti»,
hanno detto in diversi, per
subito minacciare la rivolta.
«Continueremo a presentare i nostri»,
hanno fatto sapere i possibili
ribelli.
Come se non bastasse, da
Lanusei è arrivata la notizia che
alcuni del combattivo comitato «Giù
le mani dall'Ogliastra» avevano
cominciato a digiunare in difesa del
loro ospedale. Insomma il rischio di
una bufera era all'orizzonte,
così nel pomeriggio la maggioranza è
entrata in aula ben sapendo che
si sarebbe stato il rinvio dopo un
primo voto favorevole e di
circostanza - c'è stato - sulla
premessa della nuova Rete. Scelta che
pare abbia lasciato perplesso
l'assessore alla sanità, Luigi Arru, ma
l'ha accettata di buon grado.L'opposizione.
Fiutato che il
centrosinistra era in difficoltà, la
minoranza s'è scatenata. Forza
Italia ha lanciato un appello alla
giunta: «Ritirate il testo o
finirete impallinati dai vostri
stessi alleati».
Fratelli d'Italia ha
insistito nel «pretendere i conti
reali dell'Azienda unica, perché non
possiamo continuare a discutere di
sanità con i bilanci truccati». I
Riformatori hanno rilanciato il caso
del Mater di Olbia: «È un
ospedale fantasma. Non si capisce
ancora quando i suoi posti letto
finiranno nel conto totale». L'Udc
invece ha ritirato i suoi di
emendamenti, ma solo per «togliere
alla maggioranza l'alibi che è
colpa nostra se siete in ritardo di
quattro mesi». I Rossomori hanno
rincarato la dose: «Siamo di fronte
a un pasticcio, con Nuoro
penalizzata come non mai» Il
centrosinistra però aveva pronto il piano
B, leggi rinvio, e l'ha
sfruttato.Missione a Roma. La partita però si
gioca anche su un altro tavolo.
Domani una delegazione della giunta
sarebbe stata convocata a Roma.
Dovrebbe essere quello il punto di
partenza della trattativa con cui la
Regione chiederà un prestito al
governo, dovrebbe essere di 300-400
milioni, per coprire il disavanzo
del 2016. Sono i soldi necessari per
far partire con zero debiti il
secondo anno dell'Azienda unica. A
Roma la disponibilità ci sarebbe
anche, ma in cambio è arrivata
questa richiesta perentoria: «Il vostro
piano di rientro dovrà essere molto
più rigoroso dell'attuale». (ua)
Il
presidente della commissione bilancio: «Dobbiamo dare una svolta
alla
trattativa col governo». Sabatini: convochiamo il Consiglio a Roma
CAGLIARILa stagione della
Finanziaria è cominciata. L'assessore al
bilancio Raffaele Paci ha presentato
la prima bozza dei conti al
centrosinistra e pare che sia
piaciuta, o comunque non ci sarebbero
state critiche a priori. I tempi
sono abbastanza lunghi, anche se la
giunta vorrebbe presentare la
Finanziaria a dicembre, e non
mancheranno certo altri confronti o
scontri. Nel frattempo però c'è
chi vuole puntare più lontano: a
Roma. A tracciare la mappa, in aula,
è stato Franco Sabatini del Pd,
presidente della commissione bilancio.
«Il Consiglio regionale - ha detto -
dobbiamo convocarlo sotto le
finestre di Palazzo Chigi, per
protestare contro gli accantonamenti.
Sono un'esagerazione, 684 milioni
l'anno sono troppi».
Dopo aver sottolineato che «Pigliaru
ha fatto bene a denunciare il caso anche al
presidente della Repubblica»,
Sabatini ha tirato le somme: «Dal 2012 a
oggi lo Stato ha negato alla
Sardegna 3 miliardi e 327 milioni che
sono poco meno della metà di una
nostra manovra Finanziaria e non
possiamo più tollerare questo
prelievo imposto e spropositato». La
proposta dello sbarco a a Roma e
della protesta è stata accolta da
Pietro Pittalis, capogruppo di Forza
Italia: «Il risveglio del
centrosinistra lo sosteniamo
soprattutto perché arriva dopo tre anni
abbondanti di errori clamorosi
commessi dalla giunta nella trattativa
con il governo». Attilio Dedoni di
Riformatori ha insistito: «La
Regione si è sottomessa e mai s'è
ribellata a questo o quel governo».
La battaglia per ottenere uno sconto
sugli accantonamenti - va
ricordato: sono i soldi che lo Stato
trattiene alle regioni per
diminuire il debito pubblico
nazionale - è cominciata tempo fa, ci
sono stati diversi vertici nei
ministeri, ma una risposta del governo
alle proposte della Regione non è
arrivata.
«Non dobbiamo farci
illusioni - ha detto dai banchi
della maggioranza Gianfranco Congiu,
capogruppo del Partito dei sardi -
dallo Stato italiano non dobbiamo
aspettarci nulla». La discussione in
aula s'è accesa più volte fino
all'intervento del governatore
Pigliaru: «Dal governo - ha detto -
abbiamo ottenuto qualcosa
d'importante per contrastare l'insularità ed
è il Patto per la Sardegna, ma lo
sappiamo tutti che il nostro credito
è ancora alto. Ed è per questo che
oggi non chiediamo altri soldi in
più ma regole certe per spendere
quello che ci spetta». Non si sa fino
a che punto la proposta di Sabatini
sia stata gradita dalla giunta, ma
comunque l'ipotesi del Consiglio
regionale convocato a Roma prima o
poi dovrà essere discussa in
maggioranza.
Maggioranza che però ora è
impegnata con l'anteprima della
Finanziaria. Paci ha detto agli altri
che «rispetto all'anno scorso il
gettito fiscale è aumentato dell'uno
per cento e quindi, soprattutto
grazie all'aumento degli incassi Iva,
nelle casse regionali ci saranno 300
milioni in più». L'assessore poi
ha rilanciato quanto dichiarato
pochi giorni fa: «Ancora una volta non
aumenteremo l'Irpef a carico delle
famiglie e l'Irap per le imprese, e
continueremo a essere la regione con
le aliquote più basse. Il che
vuol dire: lasceremo ben 130 milioni
nella disponibilità delle
famiglie e 100 delle imprese». E
questa novità alla maggioranza è
piaciuta molto.
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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