Rete
ospedaliera, oggi il battesimo. Cambia il modello dell'assistenza territoriale,
a Cagliari, Sassari e Nuoro i poli d'eccellenza. Salvo imprevisti, il Consiglio
regionale approverà la riforma.
La rete ospedaliera è a un passo dal
traguardo. Dopo mesi di scontri, dibattito e trattative, la nuova
geografia delle cure in Sardegna potrebbe diventare realtà se il Consiglio
regionale riuscirà a dare il via libera definitivo questa sera. Un nuovo modo
di concepire le cure in Sardegna, attraverso il modello di rete che si basa su
tre grandi poli specializzati (Cagliari, Sassari e Nuoro) e gli ospedali che a seconda
della classificazione garantiranno le cure nei territori. È probabile sia
necessario qualche giorno in più per chiudere la vicenda della direzione generale
dell'Areus, l'Azienda per l'emergenza-urgenza che vede in prima linea Giorgio
Lenzotti e Piero Delogu.
SICUREZZA L'assessore alla Sanità,
Luigi Arru, ha sempre difeso la riforma, respingendo le accuse di macelleria
sociale o di atteggiamento ragionieristico. Durante i confronti e il dibattito
in Consiglio regionale, Arru ha sempre sottolineato l'importanza di garantire
la qualità delle cure. Molto spesso la richiesta di avere gli stessi servizi si
è scontrata con la necessità che questi garantissero qualità, data anche dal
numero degli interventi.
IL PUNTO NASCITA L'assessore ha
ribadito questi concetti durante un incontro con le associazioni di pazienti.
«La sicurezza viene al primo posto» dice l'assessore che ricorda la battaglia
delle mamme per il punto nascita della Maddalena: «Mi ha colpito molto la loro
protesta. Mi hanno chiesto cosa avrei fatto se al loro posto ci fosse stata mia
figlia e la risposta è che l'avrei fatta partorire nel posto che dà maggiore
garanzia per lei e per il nascituro».
Dunque, anche sui punti nascita «la
prima parola è sicurezza e non ci sono calcoli. Nel 2012 una donna ha rischiato
di morire alla Maddalena per un evento avverso legato al parto, non per un
problema di risorse umane, ma di organizzazione». Il punto nascita dell'isola è
rimasto in vita grazie a un emendamento, ma le parole dell'assessore sono un
monito: «Non dobbiamo aspettare la tragedia per essere conseguenti con le
nostre azioni».
IL TRAGUARDO Quello della riforma
non è stato un percorso semplice. Negli ultimi mesi ci sono state numerose
proteste. Sindacati, sindaci, operatori e associazioni hanno contestato l'idea
di sanità della Giunta. Alla base c'è il timore che il nuovo modello fondato su
poli d'eccellenza e una rete di ospedali più o meno specializzati, renda difficoltoso
l'accesso alle cure da parte di chi vive nelle zone più periferiche. E anche
oggi, dalle 16, la Rete sarda in difesa della sanità pubblica sarà sotto il
Consiglio regionale per «protestare contro i tagli della Giunta e contro il
cinismo della maggioranza».
OSPEDALI E TENSIONI La rete prevede
la concentrazione di reparti ad alta specializzazione nei poli con un maggiore
bacino di abitanti. Per questo motivo sono stati scelti il
Brotzu di Cagliari e l'Aou-SS Annunziata di Sassari come presìdi d'eccellenza.
Dopo le trattative in Consiglio regionale, anche il San
Francesco di Nuoro, vista la sua posizione di riferimento per tutto il centro
Sardegna, è stato dotato di qualche servizio specializzato in più. Attorno a
questi tre poli, ci sono altri ospedali che assumono la classificazione di
primo livello che avranno anche i reparti di rianimazione, terapia intensiva,
cardiologia e radiologia intensiva. Nel resto del territorio ci sono i nodi
della rete, ospedali che garantiscono le cure primarie in collegamento con i
poli sanitari specializzati del territorio.
LE ZONE DISAGIATE Infine, ci sono
gli ospedali di zona disagiata che hanno il compito di levare la paura nei
territori più periferici. Sono i presìdi di Sorgono, Bosa, La
Maddalena, Muravera e Ghilarza. Avranno un punto di pronto soccorso in grado di
garantire una chirurgia programmata e il primo intervento, mentre per la
Maddalena è stata inserita anche la camera iperbarica e la pediatria. (m. s.)
Unione
Sarda
Riva:
«Sardegna indipendente? Non se lo può permettere»
Il
campione di origine lombarda: non riusciamo a farci rispettare
perché
siamo troppo divisi
Orgoglio dell'Isola, anche se per la
carta d'identità è nato a
Leggiuno, tremila anime sul Lago
Maggiore, sponda lombarda. «Ma non ci
torno da chissà quanto tempo»,
sorride Gigi Riva, «ormai sono sardo a
tutti gli effetti, lo sapete». Non è
una novità, il mito rossoblu ha
sempre giurato amore eterno per la
Sardegna e proprio questo dettaglio
ha contribuito a trasformarlo in una
leggenda senza età - a cui ora un
gruppo di tifosi vuole dedicare una
statua - in grado di mettere
d'accordo tutte le generazioni.
Tanto da essere spesso tirato per la
giacca dalle forze politiche,
nessuna esclusa. Lui ha sempre declinato
ogni invito con garbo. E continua a
farlo.
Come avrebbe votato al referendum
lombardo-veneto?
«Non credo sarei andato al seggio, è
una scelta che ho già fatto in
passato, non mi interesso più di
politica. Anche se sono preoccupato
per il futuro dei miei figli e dei
miei nipoti, che abitano qui».
Le Regioni vogliono più poteri e
libertà dallo Stato centrale.
«In Sardegna l'autonomia l'abbiamo
sempre sfruttata poco, mi sembra
che non ci siano stati grossi
miglioramenti negli anni».
Per quale motivo?
«Noi sardi non riusciamo a farci
rispettare. Credo sia un aspetto
culturale: diciamo tante cose,
riempiamo le pagine dei giornali, ma
non siamo uniti. Non riusciamo mai a
raggiungere un obiettivo».
Cosa pensa del dibattito identitario
e sull'indipendenza sarda?
«Non mi sembra che l'indipendenza
sia la soluzione per i problemi
dell'Isola. Bisogna fare bene i
conti. Se ci separassimo dall'Italia
saremmo ancora più isolati rispetto
ad ora. Qui arrivano tutti i
giorni barche piene di stranieri,
non sappiamo neanche come
accoglierli. Siamo in una posizione
scomoda e non credo che potremmo
guadagnare qualcosa con
l'indipendenza».
In Catalogna la pensano
diversamente.
«Ma lì stanno bene, hanno lusso e
denaro. Ci sono condizioni molto
diverse. Noi, se ci rendessimo
indipendenti dallo Stato centrale,
potremmo solo perderci». Michele
Ruffi
L'appello
dei sindaci per l'insularità: «Fate votare i sardi»
Quasi un sindaco su due ci crede
davvero: in 173, tra le 377 fasce
tricolori sarde, hanno firmato per
il referendum sul riconoscimento in
Costituzione del principio di
insularità. Le firme raccolte sono già
25mila (ne bastavano 10mila) ma si
punta a 100mila entro il 31
dicembre. «Quasi la metà dei
sindaci, oltre ogni bandiera di partito,
provano che questo non è il
referendum della politica ma dei cittadini
che hanno deciso di scrollarsi di
dosso l'apatia e le divisioni che
impediscono di lavorare insieme per
un obiettivo unico», spiega il
presidente del Comitato promotore,
Roberto Frongia (Riformatori).
TRASVERSALI Del Comitato fanno parte
esponenti di tutti i partiti,
personalità del mondo della cultura,
giuristi, economisti. E i
sindaci, appunto. «Perché hanno ben
chiaro come il ritardo nello
sviluppo, lo spopolamento delle
comunità, sia stato sinora affrontato
dallo Stato in prevalenza con interventi
di tipo assistenziale e
clientelare, che hanno impedito di
sviluppare un'economia
autopropulsiva», osserva il
consigliere dei Riformatori, Michele Cossa
.
«Provengo dal Sulcis, una delle
province più povere d'Italia, se non
la più povera», dice la sindaca di
Buggerru, Laura Capelli , durante
il confronto organizzato dal
Comitato in Consiglio regionale: «I
problemi che ci affliggono sono la
continuità territoriale, il costo
dell'energia che fa chiudere le
industrie, la sanità, perché spesso
noi sardi siamo costretti a
spostarci anche per curarci». PerGiacomo
Porcu , sindaco di Uta, «questa è
un'occasione unica per venire
incontro a una completa
realizzazione sociale dei cittadini, e per
affrontare con serietà il problema
dello spopolamento. Qualsiasi sardo
lo percepisce, chiunque ha dovuto
scontrarsi con l'handicap
determinato dall'insularità».
Andrea Lutzu , primo cittadino di
Oristano, in collegamento via skype
ribadisce che «tutti i Comuni della
Sardegna devono essere coinvolti
in questa battaglia e partecipare
attivamente alla campagna
referendaria, con l'obiettivo di
vederci riconosciuti quei vantaggi
che ci consentiranno di vivere in
una situazione di pari opportunità
rispetto alle altre regioni
italiane». Via skype anche il sassarese
Nicola Sanna : «Ho appena firmato, è
una battaglia troppo importante,
quella sarda rappresenta una
specificità geografica che non può non
essere presa in considerazione».
IN SALA Ci sono anche Stefano
Delunas (Quartu), Tomaso Locci
(Monserrato), Paola Secci (Sestu),
Andrea Pisanu (Giba), Elio Mamei
(Villaspeciosa), Alessandro Scano
(Decimoputzu), Marco Pisano
(Mandas), Alessio Piras (Selegas),
Celestino Pitzalis, (Tuili), Marco
Floris (Siris), Fausto Piga
(Barrali), Nello Cappai (Guamaggiore).
«Gli amministratori sono stati i
primi a capire che questo è un
referendum di tutti i sardi»,
conclude Lucia Tidu , coordinatrice dei
sindaci nel comitato promotore: «E
oggi gridano che è finito il tempo
dell'assistenza». Roberto Murgia
Presentata
dalla Giunta la manovra 2018. Pigliaru: «Non aumentiamo le tasse»
Finanziaria
da 7,8 miliardi: alla sanità il 45% delle risorse
La prima vera sorpresa della
Finanziaria del 2018, da 7,7 miliardi di
euro, è più sui tempi che sulle
cifre. Con due mesi d'anticipo
rispetto all'inizio dell'anno
prossimo, la speranza è approvarla entro
dicembre in modo da poter rendere
operativi gli stanziamenti dal primo
gennaio del 2018.
LE CIFRE Aumenta, rispetto al 2017,
lo stanziamento per la Sanità che
arriva a 3,4 miliardi, rimane
invariato il Fondo unico per gli enti
locali, finanziato con 600 milioni,
il Reddito di inclusione sociale
otterrà 30 milioni di euro e 70
finanzieranno i cantieri comunali e la
salvaguardia dell'occupazione dei
settori in crisi. Tra le voci del
bilancio anche quest'anno ci sono i
684 milioni di accantonamenti,
fardello ormai insopportabile per le
casse regionali. La macchina
istituzionale (enti compresi) costa
545 milioni di euro, tra i quali
ci sono i 72 milioni che anche
quest'anno serviranno per i costi del
Consiglio regionale. La quota libera
della Finanziaria è di 40
milioni, si tratta di risorse non
vincolate che potranno essere
destinate ad azioni strategiche. Ci
sono poi le voci di spesa più
tecniche come le partite di giro
contabili e i mutui che portano il
bilancio complessivo a 9,2 miliardi.
ENTRATE E TASSE Il presidente
Pigliaru e l'assessore al Bilancio,
Raffaele Paci, la presentano come la
Finanziaria di una «Sardegna che
rinasce». Il segnale della ripresa
economica è contenuto nella voce
delle entrate proprie. Sono 126
milioni di euro che «derivano da un
miglioramento dell'economia e dalla
chiusura della vertenza entrate»,
spiega Paci. Prima di passare
all'elenco della spesa, il presidente si
sofferma sulla scelta di non
aumentare le tasse: «Abbiamo mantenuto
l'aliquota dell'Irap al 2,9% e
quella dell'Irpef a 1,23%». Se la
Sardegna portasse l'Irap alla media
nazionale incasserebbe 50 milioni
di euro in più. E se l'Irpef subisse
un aumento ai livelli di
Campania, Piemonte e Lazio, nelle
casse entrerebbero 130 milioni
all'anno». Dunque «le famiglie e le
imprese rappresentano una priorità
nella nostra azione di governo»,
sottolineano Pigliaru e Paci.
IL FARDELLO Tra le voci di spesa, un
capitolo a parte lo merita la
Sanità che, con i suoi 3,4 miliardi,
si conferma la voce più imponente
del bilancio regionale. Rispetto
all'anno scorso c'è stato un aumento
del finanziamento per aggredire il
disavanzo che nel 2018 dovrebbe
essere di 122 milioni e nel 2019 di
50 milioni. Ma non è solo il
disavanzo a incidere sui costi perché
tra questi ci sono le spese per
«garantire i livelli essenziali di
assistenza, organizzare le cure
territoriali e finanziare i
familiari delle persone che si curano
fuori dall'Isola», spiega il
presidente.
MACRO VOCI La manovra del 2018 è
suddivisa in grandi ambiti di spesa.
La lotta alla dispersione
scolastica, il potenziamento del progetto
Iscola e la formazione degli
insegnanti rientrano nel settore
dell'istruzione che avrà 156 milioni
di euro. Lo stanziamento di 73
milioni di euro per le attività culturali
e lo sport, permetteranno di
valorizzare i Giganti di Mont'e
Prama, attivare un piano straordinario
di scavi archeologici e dare
supporto alle società sportive. Allungare
la stagione turistica è uno degli
obiettivi della Giunta che ha
previsto 55 milioni di euro, mentre
per la ristrutturazione degli
alloggi di Area e l'efficienza
energetica degli edifici pubblici ci
sono 50 milioni.
AMBIENTE E TRASPORTI Le politiche
ambientali avranno un finanziamento
di 627 milioni tra cui figurano 17
milioni per il potenziamento del
sistema regionale della Protezione
civile. Verranno acquistati,
infatti, mezzi multiuso più moderni
utili per le attività di
prevenzione e gestione dei rischi.
Sono 554 i milioni per tutto il
sistema dei trasporti: continuità
territoriale (aerea e marittima),
trasporto pubblico locale, mobilità
urbana e reti ciclabili.
BANDI E TERRITORIO La Finanziaria
2018 permetterà di completare il
finanziamento di 18 bandi per un
totale di 255 milioni in due anni.
Governatore e titolare del Bilancio credono
fortemente nella
programmazione territoriale come
formula antispopolamento.
Un'operazione che complessivamente
ha stanziato circa 300 milioni di
euro, destinati ai Piani per i
territori.
I TEMPI «Vogliamo evitare di
ricorrere all'esercizio provvisorio».
L'assessore Paci spera in un
percorso veloce, convinto che «gli
aggiustamenti si possano fare
sempre». Spendere i soldi e spenderli in
fretta, anche perché «la Regione ha
ridotto notevolmente i tempi dei
pagamenti», sottolinea Pigliaru, «i
tempi medi di sono ridotti di due
giorni e mezzo».
Matteo Sau
Nella
città più siccitosa d'Italia secondo l'Arpas l'inquinamento
atmosferico
è sotto controllo. Non piove più ma l'aria è buona
A luglio
superata due volte la soglia di allarme per lo smog da Pm10
A Cagliari non piove più: negli
ultimi sei mesi sono caduti appena 6
millimetri di pioggia. Due gocce
due. Ma almeno, vista la drammatica
situazione delle città del Nord
Italia soffocate dallo smog, ci si può
consolare con la quasi assenza di
inquinamento: da maggio infatti solo
due volte la stazione Arpas di via
Cadello ha registrato limiti oltre
la soglia massima, entrambe a luglio
e sempre per colpa dei Pm10, le
cosiddette polveri sottili. Negli
altri giorni, soprattutto grazie ai
venti di maestrale e scirocco, i
cagliaritani hanno respirato aria
abbastanza pulita e possono dunque
tenere le mascherine nel cassetto.
SICCITOSITÀ DA RECORD Mancano 69
giorni alla fine dell'anno e il 2017
si avvia a battere ogni record
negativo: in città dal 1 gennaio sono
caduti appena 146 millimetri di
pioggia, meno di quanti se ne
registrarono in una sola ora - 189
millimetri - durante l'alluvione di
Capoterra del 22 ottobre 2008. Un
dato che consegna al capoluogo sardo
il primato di città più siccitosa
d'Italia. E che impressiona ancora
di più se si prendono in
considerazione gli ultimi sei mesi: dal mese
di maggio a oggi i pluviometri in
città hanno rilevato zero
precipitazioni con l'unica eccezione
di settembre, quando per un paio
di giorni c'è stata una lieve
pioggerella (in tutto 6,6 millimetri).
L'INQUINAMENTO Una situazione
potenzialmente ideale per l'aumento dei
livelli di smog, anche se per
fortuna l'inquinamento atmosferico è
rimasto quasi sempre sotto la soglia
d'allarme. Dai dati dell'Arpas -
l'agenzia regionale che monitora,
tra gli altri indici, anche la
qualità dell'aria - si scopre
infatti che soltanto in due occasioni i
cagliaritani hanno avuto a che fare
con aria pessima. È successo a
luglio, quando in due occasioni la
centralina CENCA1, situata in via
Cadello, ha rilevato il superamento
dei 50 microgrammi per metrocubo
medi giornalieri di Pm10 (il
particolato inferiore ai 10 micron).
Limite che, stando alla normativa
attuale, non deve essere superato
per più di 35 volte in un anno.
Agosto è stato invece il mese peggiore
per l'inquinamento da Pm2,5 (il
particolato inferiore ai 2,5 micron),
con una massima media mensile di 22
microgrammi per metrocubo a fronte
del limite di 25 microgrammi oltre
il quale ci sono rischi immediati
per la salute. Insomma,
l'inquinamento c'è. Ma per ora non è tale da
destare allarme.
L'ESPERTO «La qualità dell'aria è
complessivamente buona - conferma
Mauro Iacuzzi, funzionario
dell'Arpas Sardegna -, noi monitoriamo
l'intero fondo urbano con le
centraline di via Cadello, Monserrato e
Quartu e la media quest'anno non sta
andando male». Merito, anche se
non soprattutto, delle condizioni
climatiche: «Ci aiuta molto il vento
- sottolinea l'esperto - che
contribuisce a evitare quelle situazioni
di congestione tipiche della Pianura
Padana, ma anche il clima
particolarmente mite di questo
inizio di autunno». Tra i principali
responsabili dell'emissione in
atmosfera dei particolati inquinanti ci
sono infatti gli impianti di
riscaldamento, specie quelli a gasolio.
«Non a caso il periodo invernale è
sempre il più critico - spiega
Iacuzzi -, e l'uso dei sistemi di
riscaldamento, compreso quello
tradizionale del caminetto, è la
principale causa dei superamenti
delle soglie di allarme».
IL VADEMECUM Meglio però non
abbassare mai la guardia. «Per abbattere
i livelli di smog bisogna tenere
comportamenti virtuosi - conclude
Iacuzzi -, ad esempio è bene
preferire il mezzo pubblico a quello
privato e i trasporti multipli
rispetto a quelli singoli. Inoltre si
deve limitare l'uso del
riscaldamento allo stretto indispensabile,
passando a combustibili come il gas
di città che è decisamente meno
inquinante del gasolio». Poche
semplici regole, per poter continuare a
respirare aria e non veleno.
Massimo Ledda
Lanusei
Segretari
Pd, le elezioni nei circoli
Sono stati eletti i segretari degli
ultimi circoli cittadini. Mario
Bruno Piras guiderà la sezione di
Cardedu, il circolo di Jerzu è stato
affidato all'ex presidente della
provincia Piero Carta , Anna Casu
guiderà il circolo di Bari Sardo,
Orietta Murru Lotzorai, Rocco Cerina
Ilbono. Intanto Cinzia Marongiu
lascia dopo due anni la guida del
circolo Pd di Lanusei.
Al suo posto è stato eletto,
all'unanimità,
Bruno Manias . Marongiu, assessore
ai Lavori pubblici nella giunta
guidata da Davide Burchi, traccia un
bilancio positivo dell'attività
svolta. «Il circolo è un luogo di
dibattito,un luogo in cui si
dialoga, si fa informazione, in cui
è possibile condividere idee. Per
il futuro auspico una maggiore
partecipazione dei giovani alla
politica. Spero ne comprendano la
reale importanza». I social network
hanno modificato profondamente le
relazioni sociali. «È importante il
confronto reale e diretto con la
popolazione e ciò può avvenire
all'interno dei circoli. Il
segretario ha un ruolo importante e deve
essere distinto da quello di
amministratore». ( ro. se. )
ALGHERO.
L'ora
della verità per il sindaco Mario Bruno
Pronto a
rientrare ma solo «a condizione di una maggioranza vera»
Settimana decisiva per il sindaco
dimissionario Mario Bruno e il
prosieguo degli ultimi venti mesi di
mandato. Il primo cittadino ha
avviato le consultazioni con il
centro sinistra per cercare di mettere
insieme una maggioranza coesa e
stabile.
«Solo così - spiega dalla sua pagina
di Facebook - potremo portare a
termine le tantissime opere
pubbliche finanziate, il prosieguo del
lavoro per creare la destinazione
Alghero con la città della cultura,
della musica e delle arti tutto
l'anno, l'adozione degli strumenti
urbanistici ormai tecnicamente
pronti per effettuare le scelte
politiche capaci di creare sviluppo
e lavoro, l'impegno per una città
più pulita e armoniosa». Serve una
squadra forte, è necessario che il
Pd, che ha appena confermato Mario
Salis alla guida, entri in
maggioranza. Ma i democratici non
sembrano essere intenzionati ad un
simile passo, né a posizionare
uomini ai posti di comando. «Noi
rimaniamo dove l'elettorato ci ha
collocati, cioè all'opposizione», ha
sempre ribadito il consigliere
comunale del Pd Enrico Daga.
Al momento il segretario cittadino
si è limitato ad anticipare la
volontà di sostenere, con il voto,
solo alcuni punti programmatici
qualificanti per la città. Basterà a
Mario Bruno per rimanere al suo
posto? Converrà al primo cittadino
continuare a governare con questa
spada di Damocle sulla testa? «Sono
al lavoro fino all'ultimo secondo,
nella mia quotidiana attività
amministrativa e politica, per ricercare
soluzioni. Per tentare di evitare il
commissario. Non a tutti i costi
- ha avvertito il sindaco - non per
galleggiare. Solo se ci saranno le
condizioni per continuare a far bene,
insieme, in un quadro politico
nuovo che offra sufficienti garanzie
di stabilità». Lo spettro del
commissario è dietro l'angolo,
insomma. Tutto può succedere.
C. Fi.
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La
Nuova
La Sanità
da sola divora ancora oltre 3 miliardi del bilancio della Sardegna
Finanziaria
da 7,7 miliardi per rilanciare l'isola
di Umberto AimewCAGLIARISe non fosse
per la sanità che da sola divora
3 miliardi e 488 milioni, potrebbe
essere una Finanziaria da quasi
benestanti. Purtroppo, fanno sapere
dall'assessorato al bilancio,
nonostante la spesa e gli sprechi
siano diminuiti negli ultimi anni,
prima del 2019 sarà difficile
sperare in qualcosa di meglio sul fronte
ospedale, farmaci e dintorni. Tolto
il peso più grosso, restano 4
miliardi abbondanti. Ma la sottrazione
non è finita: ci sono da
togliere le spese fisse, quelle
generali, più qualche extra che non
manca mai. Il margine di manovra, in
altre parole, è sempre stretto,
anche se le entrate sono aumentate e
i fondi europei continuano ad
avere un gettito consistente.
La verità è che, oltre
all'indispensabile diritto alla
sanità, sulla Sardegna pesano eccome i
684 milioni, più altri 165 per ora
sterilizzati, di accantonamenti.
Sono i trasferimenti che lo Stato
trattiene ogni anno per il debito
pubblico nazionale: la Regione ha
chiesto al governo di dimezzarli ed
è in attesa di una risposta da Roma.
Con, ipotizziamo, 200 milioni in
più a disposizione allora sì che la
Finanziaria sarebbe stata ricca e
importante. Per ora bisogna
accontentarsi di quanto c'è in cassa. Ecco
le voci di spesa in ordine di
grandezza esclusa è ovvio la
sanità.Ambiente: 627 milioni. Dalle
bonifiche alla difesa delle coste
fino alla gestione dei rifiuti. Con
17 milioni che saranno spesi per
riammodernare la flotta speciale dei
mezzi della protezione
civile.Enti locali: 633 milioni.
Il fondo unico per i Comuni è stato
confermato fino all'ultimo euro,
anche se per le Province
commissariate e al collasso qualche
soldo in più andrà
trovato.Trasporti e viabilità: 554
milioni. Compresa un'altra quota
del mutuo per le infrastrutture,
quasi 200 milioni, e messi nel conto
i finanziamenti straordinari del
Patto per la Sardegna, gli
investimenti saranno soprattutto per
strade - dalla Sassari-Olbia alla
Carlo Felice - e continuità
territoriale area e marittima. C'è poi una
quota destinata a svecchiare il
parco bus dell'Arst.Politiche sociali:
346 milioni. È stato confermato il
finanziamento di 30 milioni per il
reddito di cittadinanza.
Altri 70 serviranno da salvagente
per mettere
al sicuro chi è ancora
disoccupato.Agricoltura e pesca: 186 milioni.
Continuerà a essere il settore
economico su cui la Regione punterà più
di altri. È questa la vera
ricchezza, insieme all'ambiente e al
turismo, con cui è possibile
rilanciare l'economia. In più ci sono 158
milioni di Fondi europei, che come
sempre sono una quota consistente.
Istruzione: 156 milioni. Il progetto
Iscol@ sarà, come in passato, la
spesa ammiraglia fra edilizia
scolastica, battaglia senza tregua alla
dispersione scolastica, è in
diminuzione, e i finanziamenti alle
università.Sviluppo economico: 134
milioni. Da quest'anno entreranno a
pieno regime i bandi per aumentare
la competitività delle imprese
anche nei mercati internazionali.
Nuove e vecchie aziende avranno a
disposizione altri incentivi per 255
milioni in due anni, con
procedure snelle e a sportello.
Nella stessa voce sono compresi i
finanziamenti per le nuove fonti
energetiche e le città
intelligenti.Politiche per il
lavoro: 124 milioni. Da un anno altro è
stato confermato il sostegno per i lavoratori
socialmente utili e gli
altri paracaduti per chi è espulso
dal mercato del lavoro. Cultura e
sport: 73 milioni. Gran parte del
finanziamento è destinato a far
crescere le micro, piccole e medie
imprese, con la pubblicazione di
bandi finalizzati ad aumentare
l'offerta culturale e
ricreativa.Promessa finale. È stata
quella dell'assessore al bilancio
Raffaele Paci: «Giuro che questa
volta il governo avrà ben poco da
ridire sulla nostra Finanziaria.
Vedrete, non sarà impugnata».Soldi in
gioco. Saranno intorno ai 40 milioni
quelli a disposizione del
Consiglio regionale, l'anno scorso
erano 25, per manovrare come meglio
crederà la Finanziaria 2018 e poi
approvarla - è l'auspicio - entro
dicembre.
Non solo
i 55 milioni diretti, al comparto quote da quasi tutti gli assessorati
Dalla
cultura ai trasporti aerei, l'unico obiettivo è allungare la stagione
La vera
sfida è il turismo
più fondi
e più progetti
CAGLIARIIl tabellone non deve trarre
in inganno: i soli 55 milioni
assegnati al turismo sono un falso allarme.
Nel bilancio 2018, c'è
molto altro destinato all'unica
grande azienda che continua a
crescere, intorno al 10 per cento,
da un anno all'altro. In quasi
tutti gli assessorati c'è almeno una
quota pensata per far superare
l'attuale sette per cento su cui è
inchiodato il Prodotto interno
lordo alla voce «vacanze e affini».
A cominciare dai 73 milioni per la
valorizzazione dei Giganti di Mont'e
Prama, finanziati insieme a
diversi scavi archeologici, in cui
la Sardegna pare credere sempre più
dopo avere sdoganato anche il Mito
di Atlantide.
Poi ci sono i milioni
della continuità territoriale area,
o meglio quelli impegnati per
tenere sempre bassi i biglietti
pagati dai non residenti nei mesi di
spalla. Peccato che l'Unione Europea
abbia bocciato i nuovi contratti,
la Regione però è convinta del suo e
quei soldi, una cinquantina di
milioni, ora congelati prima o poi
ritorneranno utili e necessari.
Nello spulciare i conti, salta fuori
anche che buona parte della prima
tranche dei 255 milioni in due anni
per sostenere le imprese andranno
alle aziende turistiche. A quelle
intenzionate ad allungare la
stagione e che quindi hanno bisogno
d'investire per essere
competitive. Anche l'agroalimentare
- se si vuole - è marketing
turistico: far crescere l'export di
questo o quel prodotto eccellente,
dal vino al formaggio, è un
investimento che spesso è ripagato con un
aumento delle prenotazioni nei mesi
clou della stagione. Lo stesso,
sempre in una sorta d'elenco degli
effetti positivi collaterali, vale
per l'artigiano artistico.
Poi ci sono, stando sempre alla
ricostruzione dell'assessorato al
bilancio, le strategie territoriali
- dalla Gallura al Sulcis - in cui
fra i progetti di sviluppo
sollecitati dai Comuni alcune quote
consistenti sono assegnate alla
valorizzazione dell'ambiente, altro
investimento, e all'avvio di
filiere cultural-turistiche nelle
zone interne finora escluse dai
grandi circuiti.
E perché non considerare anche
l'innovazione
tecnologica, sono molte le start up
che oggi lavorano con e per gli
alberghi, oppure il sostegno sempre
più forte alle energie
rinnovabili: un'isola verde e meno
sprecona potrebbe essere
un'attrattiva da offrire in una
fiera nel Nord Europa. Lo stesso vale
quando sul tavolo ci sono i milioni
che saranno spesi per costruire o
rifare strade, acquistare bus e
treni: più veloci saranno gli
spostamenti interni, più facile sarà
far scoprire i grandi tesori
nascosti della cultura sarda. Sì,
tutto fa e deve fare turismo. (ua)
Alghero
La
difficile tregua fra Bruno e il Pd
ALGHERO
Il lavoro certosino fatto per
evitare nella mozione unitaria parole
troppo compromettenti è la prova del
fatto che in via Mazzini
proseguono gli scontri in atto da
anni. Dopo le botte che il Pd ha
rifilato all'amministrazione Bruno,
e dopo le critiche che il sindaco
ha rivolto al partito, tirando in
ballo all'occorrenza anche il
governo regionale, pur di provocare,
è difficile lasciarsi tutto alle
spalle. A fare le cose in fretta, il
rischio è di rimetterci anche la
faccia, con tutto ciò che ne deriva
in termine di rischi elettorali a
pochi mesi dalle Politiche, cui
seguiranno in rapida successione, nel
primo semestre del 2019, le
regionali e le amministrative. Insomma, di
motivi per firmare definitivamente
l'armistizio ce ne sarebbero
eccome, ma per ora il clima è da
"guerra fredda".
Da pace armata, al
massimo. Esattamente quello che
l'area maggioritaria del Pd algherese
ha fatto capire l'altro giorno a
Mario Bruno e ai suoi mostrando i
muscoli e dicendogli chiaramente che
le sorti della sua
amministrazione sono, in fondo in
fondo, un problema soprattutto suo.
Mario Bruno è stato riammesso nel
partito insieme ai suoi seguaci,
tutti riaccolti nella sede che
avevano lasciato per sposare il
progetto amministrativo che, secondo
la narrazione democratica, è
terminato con le dimissioni. Il
reintegro apre scenari
imperscrutabili, perché ora il
sindaco dimissionario può
legittimamente aspirare a un posto
al sole. Cosa dovrà dare in cambio?
Non si sa. Di sicuro, la sua
ammissione è costata un ridimensionamento
nel direttivo: contrariamente ai
suoi auspici, 25 componenti su 40
rispondono all'altra area del Pd.
Non solo: la mozione non parla
esplicitamente di ingresso del Pd in
maggioranza, ma di convergenze
programmatiche da cercare, di bene
comune, di responsabilità. Può
voler dire tutto: appoggio esterno?
O adesione al nuovo progetto
amministrativo? E se sì, in che
modalità? Con l'indicazione di qualche
assessore? Tra le ipotesi più
ricorrenti nelle chiacchiere algheresi
si parla dell'ingegnere Alessandro
Balzani come assessore tecnico
indicato da Mimmo Pirisi per la
carica di vicesindaco con delega
all'Urbanistica. Secondo altre
fonti, il Pd si sentirebbe più
rassicurato se alle calcagna di
Bruno, con i galloni da vice, ci fosse
Alma Cardi, dirigente regionale del
Pd, molto vicina a Enrico Daga ed
ex assessora di Stefano Lubrano.
Ma la verità è che la maggioranza
del
Pd preferirebbe limitarsi
all'appoggio esterno e rinviare tutto alle
prossime elezioni. E vedere nel
frattempo come si comporterà il
sindaco rispetto agli impegni presi
con la segreteria. Bruno, che
fiuta il pericolo, si appella
tramite facebook. «Solo con una
maggioranza coesa e stabile potremo
portare a termine le scelte
politiche fatte per creare sviluppo
e lavoro». A buon intenditor poche
parole. (g.m.s.)
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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