La
Nuova
La difesa
degli ex An chiede al giudice di far valutare la rilevanza dei rendiconti In
attesa della decisione, Ignazio Artizzu e Moro scelgono il giudizio abbreviato Collegio
di super esperti per salvare gli onorevoli di Mauro Lissia
CAGLIARI Un supercollegio di esperti
potrebbe valutare se i rendiconti generali prodotti a suo tempo dai gruppi
consiliari regionali possano essere considerati sufficienti a
giustificare le spese dei singoli consiglieri, quelle che la Procura contesta
agli onorevoli sardi coinvolti nel megaprocesso per l'uso illegale dei fondi
pubblici. A proporne la nomina davanti al gup Ermengarda Ferrarese è stato l'avvocato
Ivano Iai, cui si sono associati altri difensori.
L'iniziativa, del tutto inedita, fa
riferimento all'impostazione accusatoria che regge l'intero procedimento,
ancorata al fatto che i gruppi politici si limitavano a fornire alla presidenza
del consiglio uno schema-rendiconto con le spese aggregate e non - come
richiede la legge e come la Cassazione ha più volte confermato - i
giustificativi su ogni spesa, precisi e con la data del giorno. I difensori sostengono
però che il regolamento di allora, parliamo della legislatura regionale
2004-2009, non prevedeva quel modello di rendiconto e le pezze giustificative
venivano rifiutate.
Ha sostenuto l'avvocato Iai: «Se le
pezze giustificative non venivano accettate, stiamo processando gli imputati solo
per non averle conservate?» Il collegio verrebbe formato da un magistrato
contabile, un esperto in diritto costituzionale e un esperto nel funzionamento
dei gruppi parlamentari. Il giudice ha preso atto e si è riservato di dare il proprio
assenso, mentre il pm Marco Cocco si è opposto sostenendo che la valutazione su
quest'aspetto, che è poi l'oggetto del procedimento, spetta soltanto al
tribunale.In attesa della decisione due dei sei imputati hanno annunciato la
scelta del giudizio abbreviato: sono il giornalista della Rai Ignazio Artizzu e
l'ex consigliere Giovanni Moro, entrambi ex di An, difesi da Massimo Delogu e
Lorenzo Gallisai.
Gli altri quattro stabiliranno se
andare al rito ordinario o no anche in base alla decisione del giudice sulla
superconsulenza. Sono Mario Diana, Antonio Angelo Liori, Matteo Sanna e
Giuseppe Fadda, tutti ex di An tranne Fadda che apparteneva
al gruppo della Sinistra Autonomista, difesi da Massimo Delogu, Michele Loy,
Ivano Iai con Roberta Campesi, e Gianluca Grosso. La discussione sul rinvio a giudizio
si aprirà il 7 dicembre con l'intervento del pm Cocco e nella stessa udienza il giudice dirà se la
consulenza del collegio di esperti sarà ammessa o no. Il 13 dicembre parleranno
i difensori quindi si andrà alla decisione sul giudizio.
L'avvocato Grosso ha chiesto al
giudice l'unificazione delle posizioni di Fadda, che è imputato anche nel troncone
che riguarda Rifondazione comunista davanti al giudice Roberto Cau. A leggere
il capo d'imputazione Artizzu deve rispondere di peculato continuato per non
aver giustificato la spesa di 186.819 euro quale tesoriere del gruppo di An,
Diana per 143.849 euro anche lui come tesoriere, Liori per 168.471, Moro
160.334 euro, Sanna 124.846 euro e Fadda 21.714 più altri 391.941 euro come
amminisratore del gruppo della Sinistra Autonomista.
Questa mattina intanto tornerà
davanti ai giudici della prima sezione del tribunale Mario Diana per il
giudizio immediato che riguarda la legisaltura successiva: arrestato e accusato
di aver acquistato coi fondi del gruppo di centrodestra penne Montblanc, libri pregiati
e Rolex, Diana ha sempre respinto gli addebiti.
Vertenza
accantonamenti Pds a Pigliaru: è colpa tua
CAGLIARI
Mai era stato così duro, neanche se
nel frattempo fosse passato
all'opposizione, oppure la verità è
questa: il Partito dei sardi sta
per uscire dalla maggioranza. Allora
sì che, con cinque voti in meno,
sarebbe crisi vera per il
centrosinistra, in Consiglio regionale, con
sul tappeto ancora un'infinità di
problemi: sanità, urbanistica,
finanziaria e molto altro ancora
senza forse arrivare neanche alla
scadenza naturale del 2019.Lo
scontro. Con 500 parole di sicuro ancora
più taglienti delle rasoiate
quotidiane sul web del suo presidente ed
ex assessore Paolo Maninchedda sulla
pelle della giunta,
all'improvviso, o forse no, il
gruppo del Pds in Consiglio ha messo
assieme un atto d'accusa, mirato
alla persona, contro Francesco
Pigliaru. È questo, in estrema
sintesi: governatore, se con lo Stato
non riusciamo a trattare alla pari,
«la colpa è tua».
E siccome il testo al vetriolo è
incentrato sulla vertenza accantonamenti - sono i
684 milioni dei sardi che finiscono
ogni anno nel pozzo del debito
pubblico nazionale e tra l'altro 48
ore fa, a Roma, guarda caso è
ripreso il confronto per dimezzarli
- ecco anche un altro passaggio
testuale della feroce requisitoria.
Finora la Regione ha condotto col
«governo italiano - si legge - un
negoziato rivelatosi ingenuo nelle
forme, come certificato in modo
esplicito e umiliante dalla Corte
costituzionale, e dannoso nelle
conseguenze» soprattutto dopo il
ritiro dei ricorsi, nel 2014, che
invece «a suo tempo erano stati
giustamente incardinati» dal
centrodestra. Ancora in estrema sintesi e
per capire meglio: Pigliaru -
secondo il Pds - ha sbagliato ad aver
avuto fiducia nella controparte,
mentre Cappellacci, era lui il
presidente nel 2013, ha fatto «molto
bene a presentare quei
ricorsi».Il faccia a faccia.
Peggio di così cosa c'è? Solo una
crisi
al buio o forse questa frase che
Pigliaru avrebbe detto al capogruppo
del Pds Gianfranco Congiu durante un
incrocio, pare cercato con
insistenza, alla fine della seduta
del Consiglio sulla riforma degli
ospedali. «Questuanti saranno i tuoi
amici», sarebbero state le parole
esatte riportate subito da diversi
testimoni. Reazione dura,
caratteriale, quella di Pigliaru, ma
inevitabile dopo che aveva letto
altri due passaggi di quel comunicato
bulldozer. Questi: «Basta errori
e questua, servono dignità e
sovranità», e poi «noi censuriamo il
comportamento di un presidente, che
resta politicamente inerte su un
argomento (è l'Agenzia sarda delle
entrate impugnata dal governo) su
cui, a suo tempo, aveva ricevuto, un
preciso mandato elettorale,
mentre continua invece ad agire
confusamente su una materia (gli
accantonamenti) non concordata con
la maggioranza, rischiando di
produrre un nuovo errore (la ripresa
delle trattative) nel tentativo
di rimediare ad altri commessi in
precedenza».
Però prima d'ipotizzare
quello che potrebbe accadere domani,
è rimasto ancora senza un finale
il siparietto Pigliaru e Congiu.
Ecco l'ultimo fotogramma raccontato
dai testimoni: il capogruppo, senza
mai guardare in faccia il
governatore, avrebbe girato i tacchi
sui titoli di coda non solo forse
di questo faccia a faccia. Aria
pesante. Ormai è un matrimonio finito
quello fra Pigliaru e il Partito dei
sardi? Di sicuro è stato
turbolento sin dall'inizio, con
Maninchedda, era assessore ai lavori
pubblici, che non partecipò per
protesta alla giunta che votava il
ritiro dei ricorsi presentati nel
2013. Poi quel matrimonio è
diventato sempre più tempestoso
dalle dimissioni in poi, a fine
maggio, dello stesso Maninchedda.
Storia finita? Chissà. I dubbi
restano perché, guarda caso, giorni
fa sono stati proprio i voti del
Pds a salvare il centrosinistra
dalla sconfitta su un emendamento
dell'opposizione sull'ospedale di
Nuoro. Senza i sovranisti, rimasti
comunque ribelli anche dopo il
rimpasto preteso a giugno, il cielo
sarebbe già venuto giù in Consiglio,
nelle segreterie di partito e a
Villa Devoto. Ma forse l'apocalisse
è solo rinviata.La replica. Col
suo attacco frontale, il Pds però
qualcosa l'ha ottenuta in fretta: la
prossima settimana Pigliaru, come ha
detto in aula, dopo essere stato
sollecitato dal centrodestra e non
dalla maggioranza, metterà al
corrente l'Assemblea delle
trattative avviate con lo Stato.
Con una
precisazione sempre del governatore:
«Non ci sarà alcun accordo senza
prima un passaggio in Consiglio, che
mai sarà tenuto all'oscuro di
quanto accadrà a Roma da mercoledì
prossimo (è la data del secondo
vertice a Roma) in poi». Con, in
chiusura di giornata, un richiamo ai
«doveri dell'alleanza» del
capogruppo del Pd Pietro Cocco: «Invito il
Partito dei sardi ad abbassare i
toni dello scontro su argomenti sui
quali non ha l'esclusiva. Sono
patrimonio di tutto il centrosinistra».
Seguito da quello del segretario del
Pd Giuseppe Luigi Cucca: «Non è
certo questo il momento di sferrare
attacchi e provocare divisioni.
Avrebbero solo l'effetto di
indebolirci in una trattativa appena
cominciata». (ua)
Cappellacci
ironizza: accogliamo il Partito dei sardi tra i banchi
dell'opposizione
Il centrodestra gode: vadano a casa
CAGLIARILa confusione innegabile che
c'è nel centrosinistra, fra un Pd
sempre diviso sulla sanità e il Pds
ora scatenato contro Pigliaru, è
più dolce del miele per
l'opposizione di centrodestra. Se in aula non
perde occasione per sottolineare «lo
sfilacciamento della maggioranza
sugli ospedali», si è presentata
compatta anche nel denunciare il caos
dell'ultim'ora sulla vertenza
accantonamenti. «Sono molto vicini alla
canna del gas», ha detto Stefano
Tunis di Forza Italia. Poco prima era
stato invece l'ex governatore Ugo
Cappellacci, anche lui di Fi, a
ironizzare: «Diamo il benvenuto al
Partito dei sardi fra i banchi
dell'opposizione. Si è svegliato con
qualche anno di ritardo, ma
finalmente anche questi cinque
consiglieri hanno capito l'inutilità
della giunta Pigliaru».
È stata una frase forte a cui,
qualche ora
dopo, il Pds replicherà così: «Le
strumentalizzazioni del centrodestra
sono inaccettabili». Ma non sono
bastate certo queste parole a fermare
l'opposizione nell'azzannare la
preda. Il vicecapogruppo di Fi
Alessandra Zedda ha paragonato
Pigliaru e l'assessore al Raffaele Paci
al gatto e alla volpe della celebre
canzone di Edoardo Bennato. «Se
non fossimo di fronte a una tragedia
politica - ha detto - questo
testo sarebbe perfetto per quella
coppia. Lo ricordo: "Non vedi che è
un vero affare, non perdere
l'occasione, se no poi te ne pentirai, non
capita tutti i giorni di avere due
consulenti, due impresari, che si
fanno in quattro per te"...
Dopo quello che hanno fatto a Roma
per gli
accantonamenti e addirittura l'hanno
fatto all'insaputa della loro
maggioranza, Pigliaru e Paci devono
andare a casa». Subito dopo
Cappellacci ha elencato la
cronologia dei disastri che, secondo lui,
sarebbero stati commessi dal
governatore e dall'assessore: «Hanno
ritirato i nostri ricorsi alla Corte
costituzionale contro il governo,
erano proprio sugli accantonamenti,
poi firmato l'accordo patacca col
ministro Padoan. Si sono
accontentati degli spiccioli e hanno
rinunciato ai 3 miliardi e 300
milioni che lo Stato ci nega dal 2012».
Con Attilio Dedoni, Riformatori, che
è stato pronto nel rilanciare
l'accusa: «La Valle d'Aosta dopo
aver insistito invece nei ricorsi, ha
vinto e le hanno restituito gran
parte del maltolto. Mentre purtroppo
Pigliaru e Paci non si sono ancora
pentiti degli errori, un'infinità,
che hanno commesso in questi anni».
Poi Gianluigi Rubiu dell'Udc: «Con
una maggioranza così sbilanciata
dalla sanità all'urbanistica, alle
entrate, può accadere davvero di
tutto e noi speriamo che accada».
Magari, ha sottolineato Angelo Carta
del Psd'Az «così, nel 2018, i
sardi andranno a votare lo stesso
giorno per le elezioni Politiche e
il nuovo Consiglio regionale».
In aula qualche ora prima erano
stati
il capogruppo di Forza Italia,
Pietro Pittalis, e Paolo Truzzu,
Fdi-An, a rincarare la dose, uno
dopo l'altro: «Il capolinea di questa
legislatura sgangherata è dietro
l'angolo». Con Giovanni Satta, Uds,
che dirà: «I sardi dovrebbero
indignarsi, ribellarsi per i danni
provocati dal 2014 a oggi dal
centrosinistra». L'ultima battuta è
stata del senatore di Forza Italia
Emilio Floris: «Qui, in Sardegna,
sento sempre più aria di doppie
elezioni fra pochi mesi». (ua)
La
Commissione ha dubbi sui bandi per Alghero e Olbia: «Aiuti di Stato»
L'assessore
Careddu: «Faremo valere le nostre ragioni davanti all'Ue»
Bruxelles
stoppa la Ct1 La Regione all'attacco
di Luca RojchwSASSARIL'Europa tiene
l'isola in ostaggio. I burocrati
di Bruxelles con i lacci dei loro
regolamenti sempre più cervellotici
e incomprensibili bloccano la nuova
Continuità territoriale. Non solo
Cagliari, i commissari hanno
avanzato dubbi anche sui bandi per
Alghero e Olbia. Secondo gli
euroburocrati rasenterebbero l'aiuto di
Stato. Gli oneri di servizio
richiesti dalla Regione sarebbero troppo
elevati e le compensazioni
eccessive.
In poche parole secondo l'Europa
la Regione imporrebbe alle compagnie
il dovere di fare troppi voli e
con troppi comfort. In questo
spenderebbe troppi soldi per quelle
rotte. Uno schiaffo al diritto della
mobilità dei sardi. Ma la Regione
non ci sta. L'assessore ai Trasporti
Carlo Careddu promette guerra
contro Bruxelles, ma per l'immediato
prepara il piano b: la proroga
della attuale continuità. «Siamo
tutt'altro che rassegnati e
continueremo con convinzione a far
valere le nostre ragioni a
Bruxelles». Sul filo di lana.
A tre settimane dal via della nuova
continuità la situazione si
complica, anche perché prenotare un volo
in questo periodo è difficile. Di
fatto i commissari contestano lo
stesso regolamento che in un primo
momento avevano approvato e su cui
l'ex assessore Massimo Deiana aveva
modellato i bandi. Non è una
bocciatura, ma una richiesta di
ulteriori chiarimenti, che porta via
altro tempo prezioso. Ora l'Ue
prende le distanza da sé stessa e vuole
altro tempo prima di dare il via
libera. Il nuovo assessore ai
Trasporti Carlo Careddu si trova con
la madre di tutti i blocchi della
mobilità da affrontare. Lo stallo
sulla Ct1. La Regione ha già in
tasca la soluzione immediata.
Verranno prorogati gli attuali bandi. Le
regole non cambieranno per ora.
I sardi continueranno ad avere la
loro
continuità, ma è il futuro a far
preoccupare gli uffici e la parte
politica della Regione. Perché ora
inizia la battaglia. Una buona
notizia. Un primo risultato c'è. Il
ministro dei Trasporti Graziano
Delrio ha firmato il decreto di
proroga della continuità territoriale
aerea per Cagliari. In attesa della
pubblicazione della nuova gara
sarà la Alitalia a gestire le rotte
per Roma e Milano e a garantire
senza alcuna interruzione i
collegamenti con gli obblighi di servizio.
«Ringrazio il Ministro che ha
mantenuto gli impegni assunti nel mese
di agosto - dice l'assessore Careddu
- il collegamento aereo su
Cagliari sarà assicurato in attesa
della predisposizione del nuovo
bando su cui stiamo lavorando senza
sosta: questo è un primo risultato
importante». Olbia&Alghero.
Secondo l'Ue i bandi sulla continuità
rappresenterebbero degli aiuti di
Stato.
Una visione del tutto
differente rispetto a quella della
Regione. Il governatore Francesco
Pigliaru ha ribadito sia davanti al
premier Paolo Gentiloni, sia al
presidente della repubblica Sergio
Mattarella il diritto dei sardi
alla mobilità. E la necessità che
l'insularità sia considerata come
condizione penalizzante per la
Sardegna sulla mobilità e sul diritto
alla mobilità dei sardi. Una
condizione diversa rispetto alle altre
regioni dell'Europa che deve in
qualche modo essere tenuta in
considerazione. Ma per ora i rilievi
non sono una bocciatura
definitiva. L'Ue vuole ancora
approfondire. I rilievi comunicati ieri
dalla Commissione europea riguardano
sia il bando non assegnato per
Cagliari e sia quelli assegnati per
Olbia e Alghero. «La Regione è
pronta a fornire tutti gli
approfondimenti richiesti per difendere il
diritto dei sardi alla mobilità -
continua l'assessore -. Si tratta
della comunicazione formale di
rilievi sui quali abbiamo tenuto lunghe
interlocuzioni sostenendo la nostra
posizione. Non siamo disposti a
subire l'ennesimo tentativo di
subordinare richieste essenziali della
collettività, dal nostro punto di
vista legittime, a un regolamento
comunitario generale che riconosce
le problematiche legate
all'insularità solo in modo
parziale. E si limita a consentire
l'attivazione di servizi minimi.
Siamo tutt'altro che rassegnati e
continueremo con convinzione a far
valere le nostre ragioni a
Bruxelles, tenendo in considerazione
il fattore tempo. Abbiamo un
confronto aperto con le compagnie
aeree per individuare con loro la
soluzione più appropriata».La
contestazione. In poche parole secondo
l'Europa i bandi hanno puntano
troppo in altro. Chiederebbero troppi
servizi sulla base di requisiti
massimi. E per questo la compensazione
economica sarebbe eccessiva. Tale da
diventare aiuto di Stato e ledere
la libera concorrenza. I punti
toccati dalla Commissione Europea
riguardano le frequenze, la
capacità, le tariffe e una serie di
obblighi addizionali contenuti nei
nuovi bandi che per la Regione sono
fondamentali «per garantire un
diritto sancito dalla Carta
costituzionale - continua
l'assessore -.
Difenderemo fino in fondo il
nostro progetto di continuità
convinti che questo modello sia
fortemente migliorativo e molto più
adeguato a soddisfare le esigenze
di trasporto dei sardi e della
Sardegna rispetto al precedente. Siamo
in rapporto costante con il
Ministero, che sostiene le nostre
posizioni. Nel mentre gli uffici
della Regione elaborano la procedura
più snella possibile che permetterà
a tutti i cittadini della Sardegna
di continuare a volare da e per la
penisola con un servizio garantito
e di qualità».Evitare il caos.
L'imperativo in Regione sembra essere
questo. Ecco perché la soluzione è
già nella tasca dell'assessore. Si
andrà in proroga. Ma è necessario
sbloccare la prenotazione dei
biglietti. Alitalia non li emette
più su Alghero e Cagliari. Blue Air
non ancora. E chi deve viaggiare si
deve affidare alla speranza.
Approvato
l'emendamento dei Rossomori: sospesa la decisione sul
secondo
livello al San Francesco Sanità, maggioranza sotto sul caso Nuoro
CAGLIARIAlla fine della prima
giostra, la seconda comincerà martedì,
sulla riorganizzazione degli
ospedali il centrosinistra è riuscito ad
andare sotto. È stato sconfitto (24
a 20) su un emendamento presentato
da Emilio Usula dei Rossomori, che
sin dall'inizio del dibattito è
impegnato a far riconoscere il
secondo livello, quello massimo
previsto, anche all'ospedale di
Nuoro. Promozione che invece per la
maggioranza non dovrà esserci: il
San Francesco è al di sotto della
soglia minima prevista dal ministero
della salute. Però grazie a una
maggioranza trasversale e alle molte
assenze fra i banchi del
centrosinistra, Usula ha ottenuto
che anche per Nuoro, come accaduto
mercoledì con Lanusei, il voto
decisivo a favore o contro sia rinviato
alla fine della discussione sulla
griglia in cui finiranno i 29
ospedali pubblici. A far breccia, in
aula, è stata questa frase di
Usula: «Se abbiamo sentito la
necessità di riflettere ancora sul primo
livello per Lanusei, dobbiamo darci
questa possibilità anche quando
c'è in gioco il secondo livello per
Nuoro».
I relatori di maggioranza
hanno espresso parere contrario, ma
l'aula ha detto sì alla
riflessione e al rinvio. Anche se
poco dopo, in uno scenario ormai
surreale, il centrosinistra ha
approvato la tabella che esclude Nuoro
dal secondo livello. Ma a questo
punto è un'approvazione con riserva,
perché sia Lanusei che il San
Francesco (la cui richiesta però è stata
già bocciata qualche giorno fa) sono
di fatto ritornati in gioco. Poi
giusto per no farsi mancare nulla
centrosinistra e centrodestra si
sono ritrovati a votare insieme un
emendamento che «esclude qualunque
possibilità di fusione fra il Brotzu
e l'ospedale universitario di
Cagliari». Nel testo originale -
secondo Anna Maria Busia e Francesco
Agus di Cp - c'era invece ancora
qualche spazio possibile per la
fusione: meglio cancellarlo e così è
stato.
Ma nonostante questo
andamento schizofrenico - per la
verità più da parte della maggioranza
che dell'opposizione - il Consiglio
è sempre diviso in blocchi. Anche
in chiusura di seduta Edoardo Tocco
di Forza Italia, è il relatore di
minoranza, ha detto: «Più andiamo
avanti nei capitoli, più questa
riforma sembra essere una follia».
Con Raimondo Perra del Psi,
presidente della commissione sanità,
che ha replicato: «Noi vogliamo
salvare la sanità, voi l'avete
affossata». Martedì all'ordine del
giorno ci sarà un altro capitolo
delicato: la nuova mappa dei posti
letto. (ua)
Via
libera al «Rosatellum bis»
Il
provvedimento passa con il voto segreto. A vuoto i franchi
tiratori.
Ora il vaglio del Senato Via libera al «Rosatellum bis»
di Jasmin
Inangiray
ROMALa Camera dà il via libera alla
legge elettorale ribattezzata
«Rosatellum bis» con 375 sì e 215
voti contrari. Dopo tre votazioni di
fiducia, il testo viene approvato
con voto segreto superando la
barriera dei franchi tiratori. Lo
attende il vaglio del Senato, con
una possibile nuova fiducia.
Intanto, il tour de force alla Camera
lascia il segno con un carico di
polemiche in cui a tenere banco sono
state le proteste in piazza del
Movimento Cinque Stelle e della
sinistra. Con lo strascico della
norma definita dai 5 stelle e da Mdp
«salva-Verdini» che consente a chi è
residente in Italia di potersi
candidare anche nelle circoscrizioni
estere.
Il Rosatellum crea
ulteriori spaccature nel
centrodestra, con Lega e Forza Italia a
sostegno della legge ed Fdi posizionato
sul fronte del no. Pur senza
entrare nei dettagli, il presidente
del Consiglio Paolo Gentiloni
guarda con attenzione
all'approvazione della legge: «Non è il tempo
dell'irresponsabilità - osserva il
premier - al di là di ogni
comprensibile tensione politica
dobbiamo mettere al primo posto
l'Italia. Per quanto riguarda il
governo si farà ogni sforzo per
giungere ad una conclusione ordinata
della legislatura». A palazzo
Madama il percorso si preannuncia
comunque difficile e a guidare il
fronte dei contrari alla votazione
di fiducia sarà anche il presidente
emerito Giorgio Napolitano che ha
già fatto sapere di voler
intervenire in Aula per esprimere il
proprio dissenso, nel merito e
nel metodo (quello della fiducia).
Sulle barricate il Movimento Cinque
Stelle ed il suo leader Beppe
Grillo, arrivato a Roma proprio per
gestire la protesta che da due
giorni ha radunato davanti a
Montecitorio i militanti 5 stelle.
Il no al Rosatellum ha ricompattato
il gruppo dirigente che all'unisono
si è scagliato contro la legge.
Roberto Fico, Alessandro Di Battista
e Luigi Di Maio si sono alternati
in una sorta di maratona a cui hanno
preso parte tutti i parlamentari
pentastellati per criticare «una
legge - dicono - infame e
scandalosa». Una polemica che i
deputati M5s hanno portato avanti
anche dentro l'aula accusando la
maggioranza di aver fatto una norma
ad hoc per Verdini: «È la ciliegina
sulla torta - osserva Danilo
Toninelli - di una montagna di
letame democratico fatto da questi
quattro miserabili».
Cambiano le parole ma anche a
sinistra del Pd non
mancano le accuse. Parla di
«schifezza» Massimo D'Alema. «E lo
dimostra che una maggioranza che
conta 476 parlamentari su 630 -
aggiunge - ha paura del voto
segreto, che è uno strumento parlamentare
riservato a pochissime materie, tra
cui i diritti fondamentali e
politici dei cittadini». Mentre Pier
Luigi Bersani lancia un ultimo
appello a maggioranza e governo. Il
Rosatellum 2.0 è «un marchingegno
sconosciuto nel mondo» - spiega
l'esponente di Mdp - che «con il cuore
in mano» ha chiesto a chi sostiene
la legge di «fermarsi a
riflettere». A sostenere il sì alla
legge è il Pd.
Con il «padre» del
nuovo modello elettorale, Ettore
Rosato, che se la prende con chi ha
manifestato in piazza: «È comodo
andare a protestare e dire tutti sono
contro di noi. Pensano solo alle
loro poltrone non agli interessi del
paese». Chi considera invece il
Rosatellum il male minore è da sempre
Silvio Berlusconi. Il Cavaliere sin
da subito ha deciso di sostenere
la legge nonostante i mal di pancia
interni al suo partito, in
particolare tra le file dei deputati
meridionali. «È una buona legge
perchè scontenta un pò tutti»,
osserva con sintesi efficace il
capogruppo azzurro Renato Brunetta,
che ha portato avanti la
trattativa per raggiungere l'intesa.
Dello stesso avviso la Lega Nord
che sin dall'inizio si era resa
disponibile a sostenere qualunque
modello.
Pais
(FI): «Dimissioni farsa,
Bruno ha
i numeri, governi»
ALGHERO«Queste dimissioni sono una
pagliacciata, il sindaco Mario
Bruno ci rinunci e pensi a
governare». Il primo a scagliarsi contro
l'attendismo del primo cittadino,
che lunedì sera ha annunciato in
consiglio comunale di voler
rassegnare le proprie dimissioni per
consentire che il centrosinistra e
il Pd possano ragionare a bocce
ferme di passato, presente e futuro,
azzerando tutto e ripartendo di
slancio, è il consigliere di Forza
Italia, Michele Pais, che si lancia
in un'invettiva solitaria dai toni
poco concilianti.
«Dopo aver annunciato per la terza
volta in tre anni le proprie dimissioni, la
prima volta addirittura dichiarando
di averle consegnate nelle mani
del segretario che però si era
dimenticato di protocollarle, anche
stavolta eviterà di presentarle -
spiega Pais - ma in questa occasione
sarebbero davvero inopportune, Bruno
ha già una nuova maggioranza e
voti sufficienti in consiglio, non
vedo la necessità di una messa in
scena che provocherebbe solo
l'ennesima e ulteriore perdita di tempo».
Insomma, chiede Pais, «il sindaco
eviti di prendere ancora in giro gli
algheresi con dimissioni farsa, fumo
negli occhi o foglia di fico di
una vergogna ben nota a tutti».
L'esponente azzurro è molto critico,
ma riconosce polemicamente i meriti
di Mario Bruno.
«Ha compiuto un capolavoro politico,
con freddo cinismo e precisione chirurgica»,
dice. «Dopo essersi candidato contro
il Pd, spaccandolo, ha usato
l'Udc e l'Upc per manifestargli
insofferenza dal giorno dopo le
elezioni - è l'analisi - li ha
scaricati alla prima occasione propizia
e ora, con un'abile strategia
programmata in ogni particolare, si
rimpossessa della sezione locale del
Pd grazie al fiancheggiamento
interno di Mimmo Pirisi e a quello
esterno dei soriani». Secondo lui,
a rimetterci sarà Enrico Daga,
«utilizzato e tradito dai suoi stessi
compagni», conclude Michele Pais,
per il quale l'operazione di Mario
Bruno «costringerà all'esilio o al
confino tutta l'area del partito
algherese che fa capo ad Antonello
Cabras».
La nuova coalizione di
centro-centrodestra, composta da
Udc, Upc, Ncd, Patto civico e Psd'Az
e rappresentata in consiglio da
Alessandro Loi, Donatella Marino,
Linda Oggiano, Emiliano Piras e
Maria Grazia Salaris, usa l'arma
dell'ironia. «Venghino siori
Venghino, la maggioranza c'è, la
maggioranza non c'è chi indovina?»,
chiedono gli esponenti
dell'opposizione. «Da due anni Mario
Bruno sta giocando con gli
algheresi, oggi assistiamo allo
stesso giochino con le sue
pluri-annunciate dimissioni», dicono
i centristi, secondo cui
«l'illusionista prestato alla
politica prosegue da sempre la stessa
attività, da consigliere regionale illudeva
i cittadini con nuovi
ospedali, nuovi porti e aeroporti,
nuove quattro corsie e fiumi di
finanziamenti, ma i nuovi ospedali
sono rimasti ologrammi, di porti e
aeroporti meglio non parlare, e le
quattro corsie ancora oggi portano
in mezzo ai pascoli della Nurra».
(g.m.s.)
Unione
sarda
L'Ue
boccia la continuità Il ponte aereo scricchiola
I
commissari: «È un aiuto di Stato: troppi posti a tariffa agevolata»
Ancora un volta aiuti di Stato.
Ancora una volta l'Europa. Da
Bruxelles ora puntano al bersaglio
grosso: la nuova continuità
territoriale aerea, quella che a
Cagliari è ancora in alto mare e che
invece a Olbia e Alghero si prepara
al decollo di novembre. La
commissione europea contesta
l'intero impianto del sistema di
collegamenti messo in piedi dall'assessorato
ai Trasporti: troppi
posti con tariffe agevolate a
disposizione, voli con frequenze troppo
alte per non distorcere il mercato.
La tesi dei commissari, notificata
nelle scorse ore a Regione e
ministero delle Infrastrutture, rischia
di mandare per aria il ponte aereo
tra l'Isola e gli aeroporti di
Fiumicino e Linate.
LA CONTESTAZIONE Insomma: secondo
l'Ue gli oneri di servizio pubblico
(cioè i paletti imposti dalla
Regione alle compagnie) sono molto ampi
e andrebbero oltre le disposizioni
del regolamento 1008 del 2008, la
bibbia in tema di trasporti aerei.
Per disegnare la nuova continuità
gli uffici regionali hanno fatto in
modo di soddisfare l'intera
domanda stimata. Questo aspetto è
centrale: per Bruxelles la Giunta e
il Governo nazionale si sarebbero
dovuti limitare a garantire i
«servizi aerei di linea minimi».
Nella comunicazione, la Commissione
fa capire cosa potrebbe succedere in
futuro. L'apertura di una
indagine è quasi scontata e se i
contributi riconosciuti alle
compagnie dovessero essere giudicati
definitivamente come aiuti di
Stato, allora Meridiana e Blue Air
(che hanno vinto gli appalti a
Olbia e Alghero) potrebbero essere
obbligate a restituire i
finanziamenti. Come è avvenuto per i
sostegni alle low cost arrivati
grazie alla Legge 10, o per il caso
Saremar.
GLI SCENARI Proprio per questo
motivo ora il rischio è che le
compagnie si ritirino: per evitare
di dover essere chiamate a
risarcire le casse della Regione tra
qualche anno, potrebbero
rinunciare all'appalto appena
assegnato. Sia Meridiana che Blue air
non hanno ancora firmato il
contratto di servizio. In questo caso,
fanno sapere dall'assessorato ai
Trasporti, la continuità territoriale
non verrebbe interrotta. Almeno non
subito. Perché verrebbero
prorogati gli accordi attualmente in
vigore, seguendo la stessa strada
scelta per lo scalo di Cagliari.
LA PROROGA Proprio ieri è arrivata
la conferma che il ministero delle
Infrastrutture ha allungato la
durata della convenzione con Alitalia,
che per i prossimi mesi - almeno
fino alla primavera - continuerà a
gestire i collegamenti con Roma e
Milano.
LO SCONTRO All'orizzonte, nel
frattempo, si materializza una battaglia
con Bruxelles. Perché la Regione
sarebbe intenzionata a far passare la
sua linea: i posti messi a
disposizione sono necessari per garantire
il diritto alla mobilità dei sardi.
E se sono molti di più rispetto al
passato - si dovrebbe passare dai
3,5 milioni di biglietti a circa 4,4
milioni nel 2018 - è perché solo in
questo modo si accorciano le
distanza con la Penisola e si
offrono agli abitanti dell'Isola le
stesse opportunità che si trovano
nel resto d'Italia.
IL SISTEMA Tariffe più basse (due
euro in meno) per tutti, sia sardi
che turisti, e un sistema
flessibile, calibrato sui flussi dei singoli
giorni della settimana e non su base
mensile. Sono queste le
principali novità previste
dall'appalto che secondo le previsioni
della Regione dovrebbe essere
battezzato a Olbia e Alghero il 9
novembre. A Cagliari invece si
proseguirà con il sistema conosciuto
negli ultimi 4 anni, con tutti i
suoi limiti. A luglio, quando sono
stati assegnati i collegamenti negli
altri due scali dell'Isola,
nessuna compagnia si è presentata
per gestire i voli a Elmas.
Né Alitalia, né Ryanair, che nei
mesi precedenti aveva mostrato interesse
per il servizio. E ora è proprio la
compagnia low cost a sorridere: la
contestazione degli aiuti di Stato
da parte della Commissione europea
in un certo senso dà ragione alla
società irlandese, che nei mesi
scorsi aveva contestato il bando,
reputandolo un «abuso del sistema di
obbligo di servizio pubblico». Ma
senza la continuità un'Isola intera
rimarrebbe a terra.
Michele Ruffi
La
Regione si prepara alla battaglia
«Voli
essenziali, difenderemo i diritti dei sardi»
Se non è - ancora - una
dichiarazione di guerra, di sicuro è un duro
colpo alla serena convivenza tra
Regione e Europa: «Non siamo disposti
a subire l'ennesimo tentativo di
subordinare richieste essenziali
della collettività, dal nostro punto
di vista legittime, a un
regolamento comunitario generale che
riconosce le problematiche legate
all'insularità solo parzialmente,
limitandosi a consentire
l'attivazione di servizi minimi»,
dice l'assessore ai Trasporti Carlo
Careddu, che ha saputo dello stop da
parte di Bruxelles mentre era a
Roma, per parlare della proroga (poi
arrivata) della continuità
territoriale a Cagliari.
LA BATTAGLIA La partita non è persa
in partenza e l'assessorato vuole
giocarla tutta quanta: «Siamo
tutt'altro che rassegnati e continueremo
con convinzione a far valere le
nostre ragioni a Bruxelles, tenendo in
considerazione il fattore tempo.
Abbiamo un confronto aperto con le
compagnie aeree per individuare con
loro la soluzione più
appropriata», aggiunge Careddu.
Sui rilievi comunicati dalla
Commissione europea, che riguardano «sia
il bando non assegnato per Cagliari
e sia quelli assegnati per Olbia e
Alghero», la Regione si dichiara
pronta a fornire tutti gli
approfondimenti richiesti per
«difendere il diritto dei sardi alla
mobilità». La notizia in un certo
senso era nell'aria: nei giorni
scorsi si era capito che l'Ue
avrebbe messo nel mirino la continuità
territoriale. E il silenzio sul
nuovo bando per voli cagliaritani era
un indizio.
I RILIEVI Rispetto alla lettera
arrivata dal Bruxelles, Careddu
chiarisce: «Si tratta della comunicazione
formale di rilievi sui quali
abbiamo tenuto lunghe interlocuzioni
sostenendo la nostra posizione».
Nel dettaglio, i punti toccati dalla
Commissione europea riguardano le
frequenze, la capacità, le tariffe e
una serie di obblighi addizionali
per le compagnie, contenuti nei
nuovi bandi.
LA DIFESA Per la Regione questi
aspetti sono invece ritenuti
fondamentali per la mobilità di chi
vive in Sardegna. «Difenderemo
fino in fondo il nostro progetto di
continuità convinti che questo
modello sia fortemente migliorativo
e molto più adeguato a soddisfare
le esigenze di trasporto dei sardi e
della Sardegna rispetto al
precedente», chiarisce Careddu.
«Siamo in rapporto costante con il
Ministero, che sostiene le nostre
posizioni; nel frattempo gli uffici
della Regione stanno elaborando la
procedura più snella possibile che
permetterà a tutti i cittadini della
Sardegna di continuare a volare
da e per la penisola con un servizio
garantito e di qualità».
L'ACCORDO Ieri il ministro dei
Trasporti Graziano Delrio ha firmato il
decreto di proroga della continuità
territoriale aerea di Cagliari. In
attesa di capire come procederà la
nuova gara (che a questo punto
potrebbe essere rivista alla luce
dei rilievi europei) sarà Alitalia a
gestire le rotte per Roma e Milano e
a garantire «senza alcuna
interruzione» i collegamenti.
«Ringrazio il ministro che ha mantenuto
gli impegni assunti nel mese di
agosto», conclude l'assessore ai
Trasporti, «il collegamento aereo su
Cagliari sarà assicurato in
attesa della predisposizione del nuovo
bando su cui stiamo lavorando
senza sosta: questo è un primo
risultato importante». (m. r.)
Ospedali,
riforma avanti adagio
Ancora
tensioni in maggioranza: il centrosinistra è andato sotto nel
voto sul
San Francesco Sì alla classificazione delle strutture, rinviati i nodi più
intricati
Quattro nodi da sciogliere, tante
tensioni e uno scivolone
inaspettato. Si chiude così la
settimana di dibattito in Consiglio
regionale sulla rete ospedaliera che
ha messo a dura prova la
maggioranza. Alla fine la tabella
sulla classificazione degli ospedali
è stata approvata, ma il
centrosinistra è andato sotto nella votazione
sul rinvio a fine discussione per
assegnare il secondo livello
all'ospedale di Nuoro.
IN GHIACCIAIA Un segnale
inequivocabile che l'umore tra i banchi della
maggioranza non è da luna di miele.
Dunque, oltre Lanusei, finisce in
ghiacciaia anche la discussione
sull'ospedale San Francesco di Nuoro
che, di fatto, tiene aperta anche
quella sul presidio di Alghero e
Ozieri. Il quarto nodo da sciogliere
rimane quello della Maddalena e
del suo Punto nascita. Bocciato,
invece, il percorso per unire il
Brotzu al Policlinico di Monserrato:
le due aziende, però, potranno
integrare le attività didattiche e
formative.
LA CADUTA Se il rinvio vale per
l'ospedale di Lanusei, allora deve
valere per tutti gli altri. Matura
su questo ragionamento la
decisione, di alcuni consiglieri di
maggioranza, di sostenere il caso
di Nuoro. La richiesta presentata
dall'esponente dei Rossomori, Emilio
Usula, riguarda la possibilità di
assegnare al presidio del centro
Sardegna una maggiore
specializzazione con il secondo livello. La
maggioranza e l'assessore Luigi Arru
vorrebbero bocciare il rinvio, ma
al momento della conta il
centrosinistra va sotto di 4 voti. «Se la
regola vale per l'ospedale di
Lanusei è giusto rinviare la discussione
anche per Nuoro», spiega il
capogruppo di Sdp, Daniele Cocco che
annuncia ennesime scintille per
Alghero e Ozieri. Alla base della
polemica c'è la decisione di avviare
il monitoraggio sulla mole di
attività dei due ospedali: «Non
capisco perché non lo si faccia anche
per quello di San Gavino che ha
ottenuto il primo livello».
TENSIONI Sono servite diverse
sospensioni per far quadrare il cerchio
nella maggioranza. Nonostante
l'approvazione della tabella sulla
classificazione, considerata il
fulcro della riorganizzazione della
rete, i rischi potrebbero emergere
al traguardo. Sulle richieste per
Lanusei e Nuoro è probabile che ci
sarà battaglia, soprattutto per
l'ospedale ogliastrino per cui
l'esponente del Pd, Franco Sabatini,
non intende retrocedere. C'è poi da
chiudere definitivamente la
questione sulla Maddalena che ha
ottenuto più di quanto era previsto
nella stesura iniziale della
riforma, ma manca il sigillo finale del
Punto nascita. L'ultimo atto spetta
alla Giunta che dovrà chiedere una
deroga al ministero per tenerlo
aperto, visto che formalmente non è
mai stato fatto.
I POSTI LETTO Il prossimo passaggio
sarà l'argomento della
suddivisione dei posti letto per
territorio e specialità. Sulla
questione pesa non poco il destino
del Mater Olbia, tanto che in un
emendamento presentato dal
consigliere del Partito dei sardi, Augusto
Cherchi, si chiede un riequilibrio
nel caso in cui l'ospedale olbiese
non apra entro il 2020. I posti
letto, ovviamente, dovranno essere
ridistribuiti in Gallura.
«IL CAOS» L'opposizione non rinuncia
alle spallate nei confronti di un
centrosinistra che «ha perso
completamente la bussola». Le parole del
capogruppo di Forza Italia, Pietro
Pittalis, non lasciano spazio alle
interpretazioni: «I contrasti
interni stanno determinando una riforma
piena di pasticci».
NUOVE PROTESTE Si avvicina una nuova
fase di proteste, annunciata dal
comitato Sanità bene comune del
Sarcidano - Barbagia di Seulo.
«Chiederemo a tutti i cittadini di
scendere in piazza sotto il
Consiglio regionale il giorno della
votazione finale».
Matteo Sau
Entrate,
lite in maggioranza L'opposizione: «Sono alla crisi»
Accantonamenti:
Pds contro Pigliaru, il Pd lo difende. Cappellacci:
trattativa
penosa
Se l'intenzione era quella di far
fronte comune sulla vertenza
accantonamenti, allora era un'idea
campata in aria. La trasferta
romana di Francesco Pigliaru e
Raffaele Paci per trattare sui 684
milioni di euro con cui la Sardegna
partecipa al risanamento del
debito pubblico - la Regione propone
di ridurre il contributo almeno
della metà - suscita l'ira del
Partito dei sardi, che della
maggioranza è la seconda forza. A
ruota seguono le reazioni
dell'opposizione che parla di
«apertura di crisi nella coalizione»,
mentre il Pd invita il Pds «ad
abbassare i toni dello scontro su
argomenti sui quali non hanno
l'esclusiva, perché sono patrimonio di
tutto il centrosinistra».
L'ATTACCO Il termine “scontro” è
quasi riduttivo. In una nota inviata
ieri il Partito dei sardi scrive che
«se oggi oltre 600 milioni sono
sottratti dallo Stato è per una
precisa responsabilità del presidente
della Giunta che all'inizio della
legislatura, contro il nostro
parere, ha condotto un negoziato col
governo italiano rivelatosi
ingenuo nelle forme (come certificato
in modo esplicito e umiliante
dalla sentenza della Corte
Costituzionale 154 del 2017) e dannoso
nelle conseguenze, con gli effetti
del ritiro dei ricorsi presso la
Corte costituzionale correttamente a
suo tempo incardinati»
Il Pds è contrario alle forme del
negoziato.
«Per discutere di questi
temi Pigliaru dovrebbe incontrare il
presidente del Consiglio e non i
suoi collaboratori, per pretendere
il rispetto delle prerogative della
Sardegna». Ed è contrario al modo di
porsi del governatore «che resta
politicamente inerte su un argomento
su cui ha ricevuto un preciso
mandato elettorale e invece agisce
confusamente su una materia non
concordata con la maggioranza,
rischiando di produrre un nuovo errore
per rimediare a un errore
precedente». Da qui la richiesta, concessa,
di un confronto istituzionale.
LA REPLICA In serata il segretario
regionale del Pd, Giuseppe Luigi
Cucca, fa presente che «non è
certamente il momento di sferzare
attacchi e di creare divisioni
dentro la maggioranza, anche per non
indebolire la posizione della
Sardegna nei confronti del governo,
rischiando così di compromettere
l'esito positivo della trattativa».
Trattativa in cui, per Cucca, «il
governatore Pigliaru sta agendo in
piena correttezza e trasparenza».
Il capogruppo del Pd, Pietro Cocco,
invita gli alleati ad abbassare i
toni, ricordando che «il nostro
rapporto con il governo in questi
ultimi anni ha prodotto i suoi
effetti». Risultati che «il Pds omette
di dichiarare: la chiusura delle
norme di attuazione dello Statuto, i
900 milioni di euro di arretrati e
150 milioni di euro in più di
entrate certe per ogni anno. E poi
il Patto per la Sardegna». A
stretto giro il capogruppo Pds
Gianfranco Congiu, ribatte che «i toni
delle nostre posizioni sono giusti e
adeguati alla situazione. Non ci
interessano le strumentalizzazioni
del centrodestra».
LA MINORANZA Opposizione che, ieri
pomeriggio, ha parlato di uno
strappo, quello del Partito dei
sardi, che «apre di fatto una crisi
nella maggioranza», non facile da
risolvere. «Nemmeno noi ci siamo mai
permessi di attaccare Pigliaru sino
a questo punto sulla questione
accantonamenti», sottolineano
Alessandra Zedda e Pietro Pittalis di
Forza Italia.
Il coordinatore regionale degli
azzurri, Ugo Cappellacci, ripercorre
invece le tappe della vertenza
ricordando il ricorso presentato dalla
sua Giunta nel 2013, ritirato dalla
Giunta Pigliaru in seguito
all'accordo Paci-Padoan: «Abbiamo un
governo che sino a oggi ha
imposto la linea al presidente della
Regione. La rinuncia ai nostri
ricorsi è valsa per il governo circa
3,3 miliardi di euro, oggi
Pigliaru fa finta di indossare
l'armata del guerriero e va a Roma per
rivendicarne appena 300. Mi pare che
sia un risultato che, se anche
arrivasse, sarebbe penoso. Inoltre
stanno già pensando a una proroga
visto che parlano di accantonamenti
per i prossimi 5 anni».
Roberto Murgia
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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