Oriol
Junqueras e i ministri Jordi Turull (Presidenza), Josep Rull (Territorio),
Meritxell Borras (Governo), Raul Romeva (Esteri), Carles Mundò (Giustizia),
Dolors Bassa (Lavoro) e Joaquim Forn (Interno), i quali stamattina sono
comparsi davanti all’Audiencia avvalendosi del silenzio. Le accuse nei loro
confronti sono di ribellione, sedizione e malversazione, per aver organizzato e
sostenuto il referendum del 1° ottobre scorso e per aver preso parte alla
dichiarazione unilaterale di indipendenza della Catalogna lo scorso 27 ottobre.
Per il Presidente Carles Puigdemont e per altri quattro consiglieri e
ministri, tutti attualmente in Belgio, la Procura ha richiesto il mandato
d’arresto europeo a cui ha aggiunto una multa da sei milioni e duecentomila
euro. A questi arresti, e a quelli probabilmente imminenti, si devono
aggiungere anche quelli del 17 ottobre ai danni di Jordi Sanchez e Jordi
Cuixart, rappresentanti della ANC e di Omnium, associazioni culturali
indipendentiste che contano centinaia di migliaia di iscritti in tutta la Catalogna.
L’ondata repressiva di cui si sta macchiando la Spagna per soffocare la
nascente Repubblica di Catalogna è costantemente supportata dalle massime
istituzioni UE e dalla quasi totalità degli esponenti politici degli Stati
membri. Appare incredibile la contraddittorietà tra quelli che sono i principi
costantemente enunciati da questi governanti e la pratica concreta.
In questo
momento la loro condotta mette a nudo tutta la loro incoerenza in tema di
diritti democratici e libertà dei popoli. E’ evidente che tali principi, che in
più occasioni sono stati la giustificazione per operazioni militari in Africa e
Medio Oriente, oggi vengono a cadere nei confronti della Catalogna, il cui
diritto all’indipendenza sancito in maniera democratica e non violenta deve scontrarsi
con una crudele e violenta repressione.
Il comportamento della Spagna, non nuova peraltro a feroci misure
repressive verso le nazionalità in lotta per l’indipendenza, diventa oggi
emblema del palese fallimento di tutta quella retorica che per anni ha
raccontato di una fantomatica “Europa dei popoli”, baluardo di libertà e
democrazia, di contro a quella reale fatta di criminalizzazione delle lotte
sociali, repressione delle istanze democratiche, incarceramento degli
oppositori politici.
Tutti i popoli in lotta per la libertà, tutti i cittadini e le cittadine
che credono davvero alla democrazia, alla giustizia sociale e al diritto di
autodeterminazione oggi sanno che bisognerà iniziare una grande mobilitazione.
Un lungo cammino che, partendo dalla solidarietà internazionalista nei
confronti degli arrestati, si prefissi una nuova concezione d’Europa, non più
covo di finanzieri e imperialisti senza scrupoli ma terra di nazioni e di
persone libere, rispettate, uguali.
Libe.r.u. – Lìberos Rispetados Uguales
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