L'Assemblea regionale del PD si avvicina e in vista di
questo importante appuntamento sento l'esigenza di riproporre alcune delle
considerazioni che ho portato all'assemblea nazionale del 7 luglio, perché le
difficoltà del PD in Sardegna mi sembrano perfino maggiori di quelle del
partito nazionale.
Sabato 28 luglio abbiamo davanti a noi una scelta: mostrare
al mondo un partito lacerato e ostaggio del correntismo, oppure presentare
all'esterno un partito responsabile, una comunità conscia delle proprie
difficoltà e dei propri problemi interni, ma comunque capace di anteporre agli
obiettivi dei singoli un obiettivo comune, molto più importante.
Perchè capiamoci, il Partito democratico non è un oggetto,
non è una sede, non è un logo, ma è una comunità di persone e il PD esiste
fintanto che c'è una comunità che vi si riconosce. Una comunità che attende
solamente di essere coinvolta, ma non nei litigi e nelle strategie da
caminetto, bensì su cose concrete.
Per questa ragione ognuna e ognuno di noi deve sentire sulle
proprie spalle la responsabilità, non delle sorti di una proprietà privata ma
di un progetto collettivo, per il quale ora non servono tattiche, ma solamente
la volontà, ferma, di ricostruzione attraverso una discussione seria e
profonda, che ci consenta di tornare ad essere una forza politica autorevole,
seria e progressista, capace di dialogare con gli altri partiti di
centrosinistra e con la società sarda.
E questo progetto collettivo, a sua volta, non è auto sufficiente,
ma è il motore necessario per portare avanti un'idea di sviluppo della Sardegna
che sia equo, sostenibile e solidale. Ecco, io credo, che sabato sia
l'occasione giusta per dimostrare che tutti, insieme, abbiamo voglia di mettere
in quel motore il carburante necessario per farlo andare veloce.
Di Chiara Cortese
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