Sardi tartassati dal fisco il Pds
annuncia la rivolta. Il segretario Maninchedda: pressione alle stelle, un
sistema che ci soffoca. L'ex direttore delle Entrate: l'isola al terzo posto in
Italia, Sassari da record
Dalla marcia del sale alla rivolta
fiscale contro «uno Stato che sin accanisce da sempre e troppo contro i sardi».
Così come la protesta del Mahatma Gandhi e migliaia di indiani, nel 1930, per
fermare i balzelli imposti dell'Impero britannico, anche il Partito dei sardi
ha in preparazione la sua marcia. Sarà pacifica e legale contro l'Agenzia nazionale
delle entrate, Equitalia e tutto il resto che sa e parla di tasse.
«A settembre o al più tardi a
ottobre, organizzeremo una grande manifestazione per dimostrare che il sardi
non hanno più paura di un sistema che ci impone una delle pressioni fiscali più
alte in Italia: quasi il 67 per cento». È cominciata così, con l'intervento del
segretario del Pds Paolo Maninchedda, la prima tappa di avvicinamento alla
ribellione. Davanti a una sala piena e dopo aver ascoltato le molte
testimonianze di chi «purtroppo è rimasto schiacciato da un meccanismo bestiale
che ti considera colpevole ancora prima che tu possa dimostrare il contrario»,
è stato l'intervento dell'ex direttore dell'Agenzia delle entrate di Sassari,
Angelo Capula, a strappare l'applauso più lungo.
Scattato dopo queste frasi:
«Rispetto al suo prodotto interno lordo, che sappiamo essere fra i più bassi,
la Sardegna è al terzo posto fra le regioni per peso fiscale pro capite e questa
è un'ingiustizia evidente e non più sopportabile». Sassari, ad esempio, è molto
al di sopra della media nazionale sul peso fiscale annuale, e anche a Cagliari
e ad Olbia su dodici mesi lavorati un imprenditore, rispettoso delle leggi,
almeno sette se non otto li vede divorati dall'Erario. Per poi ottenere cosa?,
si è chiesto Franciscu Sedda, presidente del Pds. «Poco o comunque molto meno
di quanto ci spetterebbe. Ci paghiamo la sanità, buona parte della continuità territoriale,
i trasporti interni e, come se non bastasse, il governo italiano ci obbliga a
contribuire al risanamento del debito pubblico nazionale in maniera addirittura
esagerata».
È stato Capula a mettere in fila
diversi esempi che dimostrano come - soprattutto nell'isola - «sia evidente un
ingiusto peso fiscale, in cui spesso il singolo contribuente è considerato a
priori un colpevole ancora prima che gli sia concessa la possibilità di un
contraddittorio con lo Stato».
Detto da chi è stato per anni, oggi
è in pensione, dall'altra parte della barricata - «ma mi sono sempre battuto
perché ci fosse un comportamento corretto e non inquisitorio da parte degli
uffici», dirà Capula - la questione dell'equità fiscale non può più essere
rinviata. Maninchedda l'ha detto più volte: «Non come singoli, ma con la nostra
forza di essere un popolo dobbiamo far cambiare questo sistema che ci soffoca e
ottenere più giustizia». Poco dopo l'estate ci sarà di sicuro la grande marcia
contro il fisco: «Non possiamo più fidarci di un governo nazionale, in passato
come oggi, che dalla Sardegna e dai sardi pretende tutto,
ma poi appena può ci volta le spalle».
UNIONE
SARDA
Pd, Roma
scioglie i nodi: «No al commissariamento»
Via
libera all'assemblea del 23 luglio per eleggere il nuovo segretario
No al commissariamento e al
congresso, sì a un'assemblea per eleggere
il nuovo segretario. Resta da capire
quando. La decisione della
commissione nazionale di garanzia,
che mercoledì aveva lavorato sino a
tarda sera sulla situazione del Pd
sardo, è infatti inequivocabile:
«La richiesta di convocazione per il
23 avanzata da 53 membri è
legittima ai sensi dello Statuto
regionale e del regolamento
dell'assemblea».
ROMA DÀ RAGIONE AI 53 Roma in
pratica dà ragione ai 53, tutti della
maggioranza costituita da renziani e
popolari-riformisti, che otto
giorni fa avevano chiesto la convocazione,
e torto alla presidente
Lalla Pulga che aveva sciolto
l'assemblea e che aveva investito la
commissione di garanzia per chiedere
un parere sull'interpretazione
delle norme che regolano la
fattispecie delle dimissioni del
segretario regionale.
Ieri però, a fine serata, ha fatto
sapere che
«già dai prossimi giorni procederò a
effettuare la convocazione
fissando ordine del giorno, data e
luogo, in conformità con lo
Statuto». Senza alcun riferimento al
23 luglio. Poi: «Alcuni iscritti
mi hanno comunicato di voler
ricorrere contro i provvedimenti presi».
STOP AL COMMISSARIAMENTO Nessun
commissario in arrivo, comunque, come
avrebbe voluto la minoranza
rappresentata dall'area di Renato Soru,
che puntava al congresso, ma via
libera all'assemblea per scegliere il
nuovo segretario in sostituzione del
dimissionario Giuseppe Luigi
Cucca. Sul successore c'è un nome:
l'ex deputato del Sulcis Emanuele
Cani indicato dalla maggioranza.
«La delibera della commissione
nazionale di garanzia scioglie i
nodi e chiude la discussione che si
era aperta due settimane fa in
assemblea regionale - ha commentato
ieri - ora possiamo superare una
brutta pagina per il Pd isolano e
riprendere a lavorare. Spero che
lunedì 23 possiamo ritrovarci tutti
insieme per riprendere a costruire
una prospettiva per i sardi e la
Sardegna, come ci chiedono elettori,
iscritti e dirigenti in tutta
l'Isola».
IL LUNGO STALLO Il partito in
Sardegna è in stallo da tempo, con una
spaccatura emersa in modo plateale
nell'ultima assemblea ad Abbasanta,
il 9 luglio, quando tra gli
esponenti di maggioranza e minoranza si è
sfiorata la rissa. In
quell'occasione la presidente dell'assemblea
Pulga (area Soru) aveva sciolto la
riunione per mancanza del numero
legale, spianando la strada per il
congresso, dato che si trattava
dell'ultimo giorno utile per
eleggere un segretario a un mese dalle
dimissioni di Giuseppe Luigi Cucca.
Poi la maggioranza congressuale si
era ricontata e aveva ritenuto di
avere i numeri per poter almeno
tenere aggiornata l'assemblea. Fino
alla richiesta di riunione per il
23. Roberto Murgia
Eletto
ieri a Oristano Articolo 1-Mdp, è Marcialis il leader sardo
È il cagliaritano Yuri Marcialis il
segretario regionale di Articolo
1-Mdp, una delle sigle che animano
lo spazio politico alla sinistra
del Pd e che è nata, in parte,
proprio dalla scissione dei
democratici. Lo ha eletto
all'unanimità, ieri pomeriggio, l'assemblea
congressuale regionale riunita a
Oristano, alla quale hanno
partecipato circa 80 dei 126
delegati territoriali. Il segretario sarà
affiancato da un coordinamento
formato da 43 componenti, anch'essi
eletti ieri.
All'assemblea hanno partecipato i
tre consiglieri regionali che fanno
riferimento ad Art. 1-Mdp, vale a
dire Daniele Cocco, Eugenio Lai e
Luca Pizzuto. I delegati hanno
discusso di temi a valenza regionale e
nazionale, e hanno approvato alcuni
ordini del giorno che saranno
portati all'attenzione del congresso
nazionale di domenica prossima.
Marcialis, assessore alla Pubblica
istruzione e allo sport nel Comune
di Cagliari, ha ribadito la
collocazione del partito nell'ambito del
centrosinistra che governa la
Regione sarda, sebbene con posizioni
talvolta critiche rispetto all'operato
di Giunta e maggioranza, e
l'intenzione di dialogare con il Pd
e le altre forze di sinistra in
vista delle Regionali e delle
Europee del 2019. (ma. mad.)
Il Pds
ieri a Cagliari. Sedda: battaglia per un governo indipendentista
«Fisco,
rivolta legale» - Maninchedda: ma serve un mandato popolare
«Dobbiamo pensare a una grande
mobilitazione come la marcia del sale
fatta da Gandhi nel 1930». Il
Partito dei sardi si prepara a sferrare
l'attacco nei confronti del fisco,
con una rivolta «legale» ma
determinata. Ieri pomeriggio, a
Cagliari, sono stati messi i primi
mattoni, grazie a un incontro al
quale hanno partecipato il segretario
e il presidente del Pds Paolo
Maninchedda e Franciscu Sedda, insieme
ad Angelo Capula, esperto fiscale.
Ha coordinato i lavori Roberto
Tramaloni.
MOBILITAZIONE Modificare il sistema
fiscale vuol dire innanzitutto
ribaltare il concetto di sudditanza
economica. Questo principio deve
avere come fondamento un mandato
popolare forte e nessun timore della
battaglia: «Quando parliamo di
fisco, in Italia, parliamo di Stato. Si
tratta di un sistema complicato,
persecutorio e iniquo dovuto a una
ragione di Stato che serve a
nascondere la colpa di un debito pubblico
che è cresciuto a dismisura», dice
Maninchedda, «noi pensiamo a una
rivolta che mette in discussione il
sistema che genera il problema».
IL MODELLO Il segretario del Pds,
non ha dubbi e contesta la tesi per
cui «in Italia si dice che il sud
vive di evasione fiscale, furti e
lavoro nero. Però dal 1861 chi è
accusato di essere ladro si
impoverisce e il derubato che
denuncia si arricchisce. Questo è il
prodotto dello Stato italiano». Ci
sono tanti esempi di nazioni che
sono riuscite a modificare il loro
sistema fiscale: «In Portogallo,
nel 2013, è stato cambiato il
sistema che permette di scaricare molte
più spese e controllare meglio
l'evasione».
Dunque, un altro sistema è
possibile ma «servono manifestazioni
importanti e non convegni», dice
il segretario del Pds, «dobbiamo
superare la frustrazione del racconto
sul sistema, servono esempi popolari
in grado di cambiare la struttura
delle cose».
L'APPRODO Un atto di libertà e non
di rivendicazione economica.
Cambiare il sistema fiscale è
innanzitutto questo. Gli Stati che hanno
portato avanti «grandi battaglie per
l'indipendenza», dice Sedda,
«sono riusciti a uscire dalla
sudditanza economica». Per questo motivo
l'ideale è dare alla Sardegna «un
governo, possibilmente a guida
indipendentista, che abbia il
coraggio di queste scelte».
Assieme a
questo aspetto servono altri
elementi: «L'agenzia sarda delle entrate
e la battaglia sulle accise, una
questione soprattutto politica».
Un'altra questione riguarda «la
possibilità di sfruttare l'articolo 10
del nostro Statuto che ci consente
di avere poteri di manovra sulla
leva fiscale». M. S.
Forza
Italia cerca un “pacificatore” Pittalis batterà la svolta giovane?
Dopo
l'addio del coordinatore spunta il nome del deputato in
alternativa
a Ivan Piras
Forza Italia cerca l'uomo della
pace, perché sarà questa la prima
missione che dovrà affrontare il
nuovo coordinatore regionale. Dopo le
dimissioni di Ugo Cappellacci, per
gli azzurri è tempo di una nuova
guida e la scelta potrebbe ricadere
su Pietro Pittalis, persona di
esperienza e in grado di guidare il
partito.
Ma a giocare a favore del
deputato è soprattutto il fatto che
per tutti può essere l'uomo in
grado di equilibrare la guerra che
tra gli azzurri ha sempre visto
contrapposti Cappellacci e
l'eurodeputato Salvatore Cicu. La
decisione, comunque, verrà presa dal
presidente Silvio Berlusconi.
LO SCENARIO Negli ultimi mesi, tra
gli azzurri, la tensione è
cresciuta sino a causare una vera e
propria guerra interna. Cicu e
Cappellacci non vanno d'accordo,
questo non è un mistero; la
conseguenza di questo braccio di
ferro, però, è la continua
suddivisione in fazioni che rischia
di paralizzare il partito. Dunque,
davanti a questa situazione, c'era
la necessità di utilizzare un
grimaldello per sbloccarla.
È molto probabile che per
Cappellacci si
apra una nuova fase in campo nazionale,
magari in giro per i
territori, sul modello
dell'iniziativa “Zaino in spalla”.
LE MOSSE Così Cappellacci decide di
lasciare nel nome del
rinnovamento, anticipando uno
scontro frontale con una parte di Forza
Italia. Ma non sarebbe l'unico scopo
di queste dimissioni, perché
l'invito dell'ex coordinatore al
«passo di lato» adesso è una sfida
lanciata a chi, invece, potrebbe
avere traguardi diversi da
raggiungere.
Il primo segnale c'è stato qualche
tempo fa nell'incontro organizzato
da Cicu a Selargius con Antonio
Tajani. C'era l'aria di una vera e
propria convention per la
candidatura alla Regione, ma Cappellacci ha
colto l'occasione per ufficializzare
la nomina del giovane Ivan Piras
alla carica di vicecoordinatore. Ora
Piras potrebbe reggere il partito
fino alla nuova nomina.
IL FUTURO La sensazione è che si
debba agire in tempi rapidi, perché
il nuovo coordinatore dovrà gestire
tutto il percorso verso le
Regionali. «Non c'è tempo da
perdere», sottolinea il sindaco di Olbia,
Settimo Nizzi, «serve un riferimento
regionale, o le elezioni sono a
rischio». Per questo motivo sul
tavolo di Berlusconi la cartella
“giovani” potrebbe essere
contrassegnata dal segnale di pericolo. La
decisione dovrà essere ponderata.
«Non è semplice scegliere», dice
Nizzi, «affidare il partito a una
persona priva di esperienza potrebbe
essere un pericolo».
IDENTIKIT Il vicecapogruppo in
Consiglio regionale, Marco Tedde,
sollecita la scelta e pensa a un
coordinatore in grado di «raccogliere
il consenso di tutto il partito e
che abbia idee sul futuro di Forza
Italia». Ottimista il collega
Edoardo Tocco, convinto che «il partito
abbia ancora una grande struttura
che ha bisogno di una riverniciata.
Ci sono state flessioni dovute al
populismo dilagante, ma Forza Italia
ha ancora ottimi rappresentanti».
Matteo Sau
Fasolino:
ricambio urgente
«Anche
altri devono imitare Cappellacci»
Dopo l'addio di Ugo Cappellacci alla
guida di Forza Italia c'è la
voglia di «sostenere il partito in
questa fase di rinnovamento».
Giuseppe Fasolino, 45enne
consigliere regionale, accetta la nuova
sfida.
È pronto a raccogliere l'invito per
un cambio generazionale?
«È giusto che il partito cominci a
guardare quello che sta succedendo
attorno alla politica. Un ricambio è
necessario se non vogliamo
rimanere indietro rispetto agli
altri».
In questo senso, le dimissioni del
coordinatore saranno d'aiuto?
«Di sicuro rappresentano un gesto
importante e da apprezzare perché
fatto in prima persona».
Ora si aspetta altri passi “di
lato”?
«Se ognuno di noi nel proprio
piccolo potesse prendere esempio da lui,
il rinnovamento sarebbe assicurato».
Pensa che questo sarà sufficiente
per vincere le Regionali?
«Il rinnovamento deve riguardare
anche le idee, per poter costruire e
presentare una nuova visione della
politica».
Lasciare il comando di Forza Italia
ai giovani è rischioso?
«Lo sarebbe molto di più non farlo».
Pensa che gli elettori
apprezzeranno?
«Dobbiamo candidare persone che
ispirano fiducia e siano vicine ai
territori. Serve un mix perfetto di
esperienza e novità».
Lei è pronto a mettersi a
disposizione?
«Ognuno di noi deve dare il proprio
contributo al partito dal quale ha
avuto tanto. In momenti difficili
come questo è meglio dare che
ricevere». M. S.
La
Nuova
Segreteria
del pd
Verdetto
romano: assemblea il 23 Cani in campo: ora ripartiamo
CAGLIARI È ufficiale. Per la
Commissione nazionale di garanzia, lunedì
prossimo dovrà essere eletto il
segretario regionale del Pd. Ma la
data potrebbe slittare ancora,
perché la presidente del partito, Lalla
Pulga, ha sì preso atto della
decisione romana, ma ha fatto sapere
anche: «Spetta a me decidere,
giorno, luogo e ordine del giorno
dell'assemblea». Dunque, nonostante
l'intervento dei garanti, che tra
l'altro hanno escluso una volta per
tutte il possibile
commissariamento del partito, non
tutto è ancora chiarissimo.
Per rispettare i tempi tecnici
previsti dallo statuto, la presidente
dovrebbe convocare l'assemblea entro
oggi, ma sembra di capire invece
che si prenderà un altro bel po' di
giorni prima di inviare le
lettere. A questo punto, è possibile
che la Commissione sia costretta
a intervenire una seconda volta e
stavolta potrebbe essere quella
definitiva. Con anche qualche
effetto collaterale proprio per la
presidente Pulga: i garanti le hanno
contestato di non inviato i
verbali dell'ultima assemblea,
quella in cui è stata sfiorata la rissa
fra le correnti, e aver sollecitato,
nonostante non fosse nelle sue
competenze, il commissariamento del
partito. Però di contro proprio
Lalla Pulga ha fatto sapere che
«molti iscritti sarebbe intenzionati a
ricorrere contro la decisione dei
garanti».
Perché? Perché la
riterrebbero una ingiustificata
interferenza. Nell'attesa di scoprire
chi e come sbroglierà gli ultimi
nodi della matassa, il
candidato-segretario indicato dalle
correnti popolari-riformisti,
renziani ed ex Diesse, è uscito allo
scoperto. Con un comunicato,
Emanuele Cani si augura che «dopo la
decisione della Commissione,
possa essere superata una brutta
pagina per il Pd sardo e che da
lunedì prossimo tutti insieme
riprendiamo finalmente a costruire una
prospettiva per la Sardegna, come ci
chiedono elettori, iscritti e
dirigenti».
Proprio lunedì, in apertura
dell'assemblea, sempre che sia
convocata, Cani dovrebbe presentare
ufficialmente la sua candidatura?
Sarà una corsa solitaria o avrà
degli avversari? Almeno sulla carta
una dovrebbe esserci: è
l'autocandidata Dolores Lai, che avrebbe
voluto - come i soriani il congresso
straordinario - ma ora potrebbe
decidere di scendere in campo da
subito.
Fasolino:
«Forza Italia è viva ma serve una scossa»
Nuovo
coordinatore: il consigliere regionale punta su Pittalis
di Silvia Sanna SASSARI
Da 9 anni indossa la fascia di
sindaco del suo Comune, Golfo Aranci.
Dal 2014 siede in consiglio
regionale tra i banchi dell'opposizione.
Alle politiche di marzo, aspirante
deputato, è stato l'unico a dare
filo da torcere alla valanga a 5
stelle. Per questo Giuseppe Fasolino,
45 anni, è considerato uno dei pezzi
forti di Forza Italia, sul quale
il partito punta per cercare di
risalire la china. La parola d'ordine
è rinnovamento, a iniziare dalla
guida nell'isola.
L'ex coordinatore
Ugo Cappellacci si è appena dimesso
e la nomina del successore è
urgente: le Regionali del 2019 sono
alle porte ed è necessario
individuare candidati all'altezza
della sfida. Fasolino sparge
ottimismo: «Forza Italia è un
partito vivo e vivace, non certo
orientato verso l'estinzione né in
Sardegna né in ambito nazionale.
Anzi, siamo prontissimi a nuove
sfide».Il coordinatore regionale Ugo
Cappellacci si è dimesso.
Un giudizio sul suo operato.
«All'interno
del partito si parla troppo spesso
di rinnovamento; con le sue
dimissioni Cappellacci ha avuto il
coraggio di dare un segnale ed una
scossa al partito. Come spesso
capita a chi lavora, non sempre tutti
ne condividono scelte ed azioni, ma
queste sono le "regole del
gioco"».Lei è considerato un
"pupillo" di Silvio Berlusconi. Ha avuto
modo di incontrarlo dopo le
Politiche di marzo?«Ci siamo incontrati
all'indomani dei risultati
elettorali: era molto dispiaciuto perché
credeva particolarmente nella mia
possibile elezione.
L'ho trovato
molto motivato e con una gran voglia
di fare e questo spirito mi ha
subito ricaricato».Alle politiche di
marzo anche Forza Italia è stata
travolta dal successo del M5s. Ha
pesato la scelta delle candidature
da parte dell'ex coordinatore Cappellacci?
«Era un vento talmente
forte che in nessun caso le singole
scelte del coordinatore avrebbero
potuto placarlo». Lei è stato
l'unico, nonostante la sconfitta, a dare
filo da torcere al M5s nel suo
collegio. Si aspetta qualcosa in
cambio? «Certamente no, ci sono
elezioni in cui si viaggia con il
vento in poppa ed è il partito a
dare ed altre in cui ci si deve
mettere a disposizione e dare anche
se si può perdere tutto».«Ci sono
alcuni nomi in corsa per assumere il
ruolo di coordinatore di Forza
Italia in Sardegna.
Sinora il suo nome non è stato
fatto. Perché? Le
interesserebbe ricoprire quel
ruolo?«Al di là del nome di chi sarà
chiamato a ricoprire il ruolo, fare
il coordinatore regionale è
sicuramente una grande
responsabilità e ci sarà bisogno della spinta
di tutti; ritengo che ognuno di noi
debba mettersi a disposizione per
affiancare il nuovo coordinatore nel
suo incarico».Ma se fosse lei a
scegliere, su chi punterebbe?«Su
Pietro Pittalis: sarebbe un buon
coordinatore perché ha la giusta
esperienza e ha buoni rapporti in
tutti i territori della Sardegna.
Tra le donne dico invece Alessandra
Zedda»
.Cappellacci sostiene che il partito
debba rinnovarsi per non
morire. Condivide questo pensiero?
«Certo, non solo nei nomi ma anche
nelle idee e nel modo di fare
politica».Da sindaco e consigliere
regionale a parlamentare, il sogno
per ora è sfumato. Ma che cosa vede
nel suo futuro?«Spero di poter
contribuire alla crescita di nuove
giovani leve e mettere la mia
esperienza a disposizione del partito e
di tutti coloro che hanno voglia di
impegnarsi perché ne condividono
gli ideali ed i valori. Ognuno di
noi ha un suo destino ed io non
conosco il mio».
Di lei si dice che potrebbe essere
il candidato
governatore del centrodestra alle
prossime Regionali. Una sfida ad
alto rischio, se la sente di
affrontarla?«Sarà una competizione
durissima in cui spero prevalga la
sana politica e gli argomenti e non
i classici spot elettorali e la
nuova antipolitica».Come sceglierebbe
il candidato giusto?«Farei un
sondaggio tra le 5-6 figure più forti di
Forza Italia. Il vincente sarebbe il
candidato da portare al tavolo
della coalizione».
Per battere gli avversari cosa deve
fare Forza
Italia?«Ad affrontare la sfida delle
prossime regionali dovrà essere
il candidato più forte. Penso che in
questo caso saranno gli altri che
dovranno battere la concorrenza di
Forza Italia»
La Lega alle scorse
politiche faceva parte dell'alleanza
di centrodestra con Forza Italia
e Fratelli d'Italia. Ora invece è al
governo con il Movimento 5
stelle. Che cosa succederà secondo
lei a livello regionale?
«Sono
sicuro che la Lega sarà all'interno
di una coalizione di centrodestra
e che potremo contare su alleati
leali e corretti».Tra i grandi temi
in discussione nell'isola ci sono la
legge urbanistica e la
realizzazione del metanodotto. Quale
è la sua opinione su i due
argomenti?«È fondamentale approvare
una Legge importante che dia
risposte all'economia della
Sardegna, frutto non di un approccio
ideologico, ma che affronti prima di
tutto le reali esigenze della
nostra isola. Da troppo tempo
soffriamo il gap infrastrutturale e gli
alti costi legati alla mancata
metanizzazione dell'isola: questa è una
questione strategica sulla quale non
bisogna perdere la
concentrazione».Dia un voto
complessivo da 1 a 10 all'attuale
amministrazione regionale di
centrosinistra.«4,5 perché è mancato
totalmente un progetto di Sardegna».
Dia un voto da 1 a 10
all'opposizione di cui lei fa
parte.«Ovviamente 8: abbiamo cercato di
fare una opposizione costruttiva
fornendo, quando era il caso, il
nostro contributo sulle tematiche
più importanti».Giunta regionale:
chi promuove, chi boccia e chi
rimanda a settembre.«I Professori, in
questo caso, siedono tra i banchi
del Governo regionale di
centrosinistra e solitamente non mi
piace bocciare. Posso, invece,
fare i nomi dei sicuri promossi:
Paci ed Erriu. Nutro una grande stima
anche per i due assessori galluresi,
Caria e Careddu, e per
l'assessore al Turismo Barbara
Argiolas».
Come giudica l'attuale azione
di governo Lega-M5s? Pensa che
l'alleanza sia destinata a durare? «È
ancora presto per giudicare
l'attuale azione di governo, si sta
andando avanti a spot e a proclami.
Penso che sui temi caldi possano
emergere le vere differenze tra le due
compagini».M5s- Pd- Lega: di
chi si fida di più?«Certamente della
Lega».
E tra M5s e Pd?«Pd tutta lavita».
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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