Unione
Sarda
Parla
Daniela Forma, consigliera regionale Pd, pronta a scendere in campo per il
secondo mandato. La frase «Con Massimo
Zedda candidato il centrosinistra invertirà la rotta»
«Con Massimo Zedda candidato
governatore credo che alle prossime regionali il centrosinistra possa invertire
la rotta e ottenere risultati importanti». Daniela Forma, 41 anni, consigliera
regionale del Pd, non ha dubbi: «Auspico che si possa trovare l'unità attorno
al sindaco di Cagliari, figura carismatica e riconosciuta da tutti come buon
amministratore e politico di spessore». Lei è una delle artefici della doppia
preferenza di genere.
«Abbiamo fatto una grande battaglia
per raggiungere questo risultato. Siamo quattro donne in questa legislatura, di
diversa estrazione, e abbiamo fatto un bel gioco di squadra, collaborando per
un'operazione che ha richiesto parecchio tempo e tenacia. È stata un'esperienza
preziosa, non è una cosa scontata questa solidarietà a prescindere dai partiti».
Speriamo
continui ora che ci avviciniamo al voto. «Certo, e la cosa emergerà anche
nell'appuntamento di giovedì a Oristano, quando le donne amministratrici
dell'Isola si ritroveranno per discutere di programmi e di partecipazione. Il
nostro contributo è importante non solo per i contenuti ma anche nel metodo:
abbiamo schiettezza, trasparenza e caparbietà. Io purtroppo non potrò presenziare,
perché per noi è giorno di lavoro in commissione, e tra l'altro inizieremo le
audizioni per la legge sul gioco d'azzardo, a cui tengo particolarmente».
Si
ricandiderà? «Sì, certo. Sono uscente dal primo mandato e sono pronta a impegnarmi ancora
con grande passione».
Come
sta il Pd? «Ha già attivato il percorso della conferenza programmatica, sono state
mobilitate tutte le federazioni provinciali che a loro volta stanno
coinvolgendo i circoli. Contestualmente la segreteria regionale sta portando
avanti le consultazioni con i possibili alleati, e a breve ci saranno novità
importanti».
È
favorevole alle primarie? «Servono se ci sono più candidati spendibili, altrimenti, nel momento in
cui ci si dovesse rendere conto che esiste una persona ideale per portare
avanti un programma condiviso, va bene anche un accordo politico. L'importante
è ricompattarci intorno a un buon programma e a un buon candidato».
Che
per lei è Massimo Zedda. «Sì, è la mia posizione personale, ma spero che il suo nome infine venga
fuori dal percorso che sceglieremo di intraprendere. È una figura di garanzia
che porterà avanti con efficacia gli obiettivi che vogliamo raggiungere».
Come
vede il progetto di Maninchedda? «La nostra dev'essere una
coalizione accogliente, che a differenza di altre non pone veti. Le porte sono
aperte a chiunque voglia ragionare su un progetto condiviso».
Un
giudizio sulla Giunta Pigliaru. «Sono stati portati avanti diversi
buoni provvedimenti grazie al lavoro congiunto tra esecutivo e Consiglio:
Iscol@, sia per l'infrastrutturazione che per la didattica; investimenti
importanti sul territorio per creare sviluppo e occupazione; il piano Lavoras. Per
quanto riguarda la Rete ospedaliera, penso che la proposta del Consiglio sia
ottima, ma ora per concretizzarla servono atti organizzativi e risorse».
Lei è
l'unica politica che in maniera netta e alla luce del sole ha detto di essere
contraria al contratto regionale per i lavoratori di Forestas. «Sì, e sono stata attaccata
da molti. Sulla questione c'è il massimo trasversalismo, in commissione hanno
votato tutti a favore. Io invece non sono d'accordo a far transitare 4200
operai in un contratto per amministrativi. In più c'è un aggravante: ci sono
1250 semestrali - delle province di Nuoro, Ogliastra e dell'Oristanese che non
vengono tutelati da questa operazione».
Cristina Cossu
La nostra
dev'essere una coalizione accogliente che, a differenza di
altre,
non pone veti a nessuno. Le porte sono aperte a chiunque voglia
ragionare
su un progetto condiviso.
Daniela
Forma
Centrodestra, strappo dentro Forza
Italia Nel giorno del vertice di
coalizione arriva la lettera di
fuoco: «Partito svenduto in Sardegna»
Denuncia a firma
Cicu-Pittalis-Zedda-Coinu-Peru-Tedde. Nel mirino
Cappellacci. Intanto si rafforza
Solinas
Lo strappo si consuma poche ore dopo
il tavolo della coalizione dove
il cerchio sul nome del candidato
governatore si sta chiudendo attorno
al segretario del Psd'Az Christian
Solinas. «Forza Italia non può
essere svenduta, siamo sconcertati
da ciò che sta accadendo, chiediamo
al presidente Berlusconi una nuova e
immediata guida del partito».
Firmato: il deputato Pietro
Pittalis, l'europarlamentare Salvatore
Cicu, e i consiglieri regionali
Alessandra Zedda, Stefano Coinu,
Antonello Peru e Marco Tedde.
Contro il coordinatore
I sei chiedono un nuovo coordinatore
regionale in sostituzione
dell'attuale Ugo Cappellacci. «La
direzione di FI in Sardegna -
scrivono i sei in una lettera
inviata a Berlusconi - è da troppo tempo
sminuita da un coordinamento
regionale che sta svendendo la storia e
il percorso del partito a scapito di
tutti». Parlano di «mancato
coinvolgimento dei territori e
dell'esclusione dalle scelte più
importanti: da troppo tempo
assistiamo ad un'azione arbitraria, priva
di risultati politici ed elettorali,
che sta conducendo FI in un
pericoloso baratro». E oggi,
«abbiamo sentito il dovere di dire
basta».
La replica di Cappellacci
La reazione di Cappellacci arriva in
serata: «Un partito aperto al
dialogo è sempre pronto ad ascoltare
tutte le posizioni, anche quelle
espresse da una minoranza». Il
deputato ricorda che è convocata una
riunione del partito in settimana:
«Resto pertanto aperto al confronto
ma con il metodo democratico negli
organi di partito».
Scossa nel centrodestra
La scossa minerà le fondamenta del
tavolo del centrodestra? Chi
sottoscrive la lettera parla di un
partito svenduto, ma Pittalis, Cicu
e i consiglieri sanno bene che
l'opzione Lega per l'Isola è il
risultato di un accordo nazionale
stretto da Salvini, Meloni e dallo
stesso Berlusconi. Quel che è certo:
sembra lontanissimo il giorno
della foto di gruppo degli esponenti
sardi al vertice romano con
Berlusconi e Tajani.
La coalizione
Ieri, prima che partisse la lettera
si è tenuto il tavolo degli
alleati in vista delle regionali di
febbraio: presenti, oltre ad FI
con Ugo Cappellacci e Lega con
Zoffili, anche FdI con Paolo Truzzu e
il deputato Salvatore Deidda, i
Riformatori, l'Udc con Giorgio Oppi e
l'Uds di Mario Floris.
Arriverà Salvini
Non c'è nulla di ufficiale, ma si
rafforza l'ipotesi che a guidare la
coalizione sarà Solinas. «È uno dei
profili presi in considerazione,
ma sarà Salvini, in Sardegna entro
il 15 novembre, a dare
l'indicazione dopo aver ascoltato i
sardi e gli stessi rappresentanti
di questo tavolo», ripete Zoffili.
All'ordine del giorno ci sono però
l'allargamento del perimetro della
coalizione e il programma.
Dell'alleanza faranno parte anche
Energie per l'Italia, Fortza Paris,
Sardegna 20Venti e movimento civico
Sardegna.
Il programma
Quanto al programma per le
regionali, gli alleati hanno già buttato
giù una decina di punti di
riferimento: la sanità, i temi
dell'autonomia, l'insularità, zona
franca, giovani, agricoltura, i
trasporti, il turismo e i problemi
legati alla sicurezza e
all'immigrazione, territorio.
Roberto Murgia
CARBONIA.
Tanti (di maggioranza e opposizione) concordano: occorre
cambiare
linea
«Troppe
riunioni e quasi sempre inutili»B Commissioni e Assemblea
civica,
viaggio tra stakanovisti e assenteisti
Da un lato c'è chi risponde sempre
all'appello. Dall'altro chi, per
mille motivi, ha deciso di diradare
le presenze se non in Consiglio
municipale, ma senza dubbio nelle
riunioni di commissione. Anzi, più
che diradare, qualcuno è arrivato al
punto di azzerare quasi del tutto
la propria partecipazione.
Le presenze
Succede con evidenza in questo
strano 2018: ha già registrato rispetto
al 2017 un'impennata non
indifferente delle spese per pagare i gettoni
di presenza i quali saranno pur
sempre spese al lordo (quindi il netto
percepito dai politici cittadini si
riduce a poco più della metà
secondo i rispettivi redditi) ma
tali da costringere il Comune a
versare il resto comunque
all'erario. E così se alle sedute c'è chi
partecipa con capillarità (in cima
le 700 presenze di Federico
Fantinel, 699 di Fabio Usai, 520 di
Massimo Usai, 505 di Michele
Stivaletta e 478 di Elio Loi che
peraltro dà in beneficenza tutti i
gettoni) e chi ci crede sempre meno.
Riflessioni amare che, colpo di
scena, arrivano dall'opposizione ma
pure da componenti della
maggioranza M5S.
Incontri inutili?
Fra le assenze spiccano quelle di
Pietro Morittu, Pd, uno dei più
votati alle ultime amministrative:
da luglio 2016 ad agosto 2018 si
contano solo 32 presenze. «Una
scelta precisa - ammette Morittu -
quella di delegare i miei colleghi e
in linea con quanto iniziai a
fare quando ero in maggioranza e che
accentuo ora: sono stato eletto
per rappresentare i cittadini ma
dovrebbe esserci un punto di incontro
fra le esigenze e le risposte che
dovrebbe dare l'esecutivo». Morittu
però anticipa: «Fra alcuni mesi sarò
più presente». Molto più severo
invece il giudizio dell'ex sindaco
Pd Giuseppe Casti (57 presenze).
Anche per lui «impegni di lavoro» ma
sottolinea che «le commissioni
sono quasi inutili, svuotate di
competenze e pure il Consiglio non
affronta più scelte fondamentali per
la città e lo sviluppo del
territorio: tuttavia ammiro chi
garantisce una massiccia
partecipazione». Delusione che
traspare senza filtri pure dalle parole
di Daniela Garau, opposizione con
Patto Civico: «Da circa un anno le
sedute di commissione sono raramente
proficue, con ordini del giorno
vaghi e orari assurdi: le
motivazioni tornano forti solo in
Consiglio».
Critiche unanimi
Sui temi all'ordine del giorno pure
il sindaco Paola Massidda, giorni
fa, aveva espresso l'auspicio che
fossero davvero indispensabili.
Auspicio che sapeva di monito. Ma di
motivazioni messe alla prova
parla pure Massimiliano Zonza, M5S,
ex presidente dell'Assemblea
civica, ora consigliere ma con sole
22 presenze in un anno e mezzo:
«Questioni di lavoro mi portano
fuori città, ma in effetti alcuni temi
di diverse recenti sedute non sono
parsi così basilari». Rammaricato
pure Mauro Uccheddu,
M5S (92 presenze): «Impegni
lavorativi da un
lato, dall'altro dubito che le
riunioni siano sempre utili». A
difendere però a spada tratta il
ruolo delle commissioni è uno dei
presidenti, Marco Serafini, Lavori
pubblici: «Gli assenti hanno sempre
torto: non ci sono riunioni
superflue». Andrea Scano
La
Nuova
Il leader
spetta alla Lega Solinas verso la candidatura
Il Tavolo
del centrodestra: l'isola assegnata a Salvini, che punta sul sardista
Il
commissario Zoffili traccia l'identikit: dovrà essere un giovane di
esperienza
di Umberto Aime
CAGLIARI
Nessuno si faccia illusioni. Mai
Salvini lascerà la Sardegna ad altri.
Nonostante «siamo una splendida
famiglia naturale in cui c'è grande
armonia», dirà un entusiasta Ugo
Cappellacci di Forza Italia, a
febbraio il Carroccio non sarà
generoso e altruista con gli alleati
nazionali e neanche con quelli
indigeni. Sarà la Lega a scegliere e
punterà sul sardista Christian
Solinas.
Giochi fatti. Da mesi il
Tavolo nazionale del centrodestra ha
deciso: la prima scelta per le
Regionali sarde spetta alla Lega e
così sarà. A questo punto al
Tavolo, questa volta solo regionale
e che lunedì dopo un mese si è
riunito per la seconda volta,
qualcuno dovrà adeguarsi, fare un passo
di lato, o perché no abbassare la
cresta. Arriva Salvini. Quando,
intorno al 15 novembre, il ministro
dell'Interno sbarcherà, a Cagliari
o a Olbia, quel nome in esclusiva
l'avrà in tasca di sicuro. Forse
ancora prima di «confrontarsi con
gli amici sardi», come ha annunciato
che vorrebbe fare.
Bene, quel nome, salvo colpi di
scena sempre
possibili, sarà quello del senatore
Christian Solinas, segretario
nazionale del Psd'Az e da marzo
alleato, in questo momento vitale, di
Salvini.L'identikit. «Perché per noi
della Lega il governatore ideale
dovrà essere un giovane, con la
Sardegna e i sardi nel cuore e con
alle spalle una solida esperienza
politica e amministrativa», ha detto
Eugenio Zoffili, commissario isolano
del Carroccio, al termine del
Tavolo sardo. Il profilo sembra
essere un abito cucito su misura per
Solinas.
Ha 42 anni ed è stato assessore
regionale ai trasporti nella
giunta Cappellacci. In più «lui
metterebbe d'accordo tutti nel
centrodestra nazionale e in quello
sardo», ha rivelato chi era
presente al vertice. Manca solo la
foto del senatore per completare
l'identikit.La rosa. E le altre
possibili candidature? Sono ancora sul
tappeto - da Stefano Tunis di Forza
Italia a Paolo Truzzu per Fdi, dal
magistrato Ines Simona Pisano ad
Angelo Binaghi, presidente nazionale
della Federtennis - ma con sempre meno
probabilità di arrivare in
porto.
Anzi, se due settimane fa Solinas
avesse sciolto la riserva, ha
ottenuto ancora qualche giorno di
riflessione, forse la sua
investitura sarebbe stata
ufficializzata, sempre dalla Lega, sin da
settembre.Condivisione. Alla fine
della riunione cagliaritana, il
senatore però è rimasto sulle sue:
«Sono il segretario di un partito
che partecipa a questo tavolo. È
vero, sono stati fatti tanti nomi,
compreso il mio, ma un candidato
governatore dovrà essere l'esito di
un percorso politico e del dialogo
fra partiti amici».
Perché tra
l'altro, dirà Pietrino Fois,
coordinatore dei Riformatori, «mai
vorremmo sapere il nome del
prescelto dai giornali», e aggiungere:
«L'investitura nazionale va bene, ma
in Sardegna dobbiamo poter
condividerla comunque e qualunque
potrebbe essere da qui a qualche
settimana».Nuovi alleati. Prò al
Tavolo sardo per ora di candidature
non avrebbero parlato.
Lo hanno
giurato, uno dopo l'altro, i presenti:
Giorgio Oppi dell'Udc, Paolo Truzzu
e Salvatore Deidda di Fdi, Dario
Giagoni, vicecoordinatore della
Lega, Guido De Martini, deputato del
Carroccio, Roberto Frongia dei
Riformatori, Ivan Piras, vice di Forza
Italia, oltre ai già citati Zoffili,
Solinas, Cappellacci e Fois.
Nella seconda riunione, la prima a
settembre, è stata discussa, «in un
clima sereno e costruttivo», diranno
tutti, la bozza del programma
elettorale, ed è venuto fuori un
decalogo. Poi su chi far entrare nel
perimetro della coalizione. Una
sigla nuova, oltre al quintetto di
partenza, c'è da subito: è l'Uds.
Nel 2014, L'Unione democratica sarda
faceva parte dell'alleanza e quindi
è stata ammessa d'ufficio, con
l'arrivo a metà incontro di Mario
Floris, il leader, e del segretario
Antonio Nicolini. Altri ingressi ci
saranno presto: Fortza paris,
Energie per l'Italia e forse il
Movimento Sardegna civica. Lo sta
mettendo in piedi il sindaco di
Castelsardo ed ex consigliere
regionale, fu eletto nove anni fa da
Mpa,
Franco Cuccureddu.
Il decalogo. Dovrà essere sgrossato e
ci penserà un comitato ristretto. I
punti forti sono comunque in
quest'ordine: sanità, autonomia,
insularità zona franca, lavoro e
giovani, trasporti, sicurezza e
migranti, turismo e il territorio,
qui inteso come zone interne e
urbanistica. «Non abbiamo deciso
quando riunirci per la terza volta ma
siamo a buon punto», ha detto
Zoffili. Dopo essersi lasciato sfuggire
un primo criterio sulla composizione
delle liste, «saranno fresche e
formate da gente perbene» e il nome
di una possibile candidata
consigliera della Lega: Annalisa
Mele, medico del pronto soccorso di
Oristano.
Gli anti
Cappellacci: ci porta nel baratro
La sua
replica: sono una minoranza
CAGLIARI
Lo strappo era nell'aria da una
vita. Settimane fa Berlusconi ha
provato a metterci una pezza. È
stato inutile. Così, concluso il conto
alla rovescia, Forza Italia Sardegna
è scoppiata al suo interno. Ora i
tronconi sono due e contrapposti. D
una parte l'eurodeputato Salvatore
Cicu, il deputato Pietro Pittalis e
i consiglieri regionali Alessandra
Zedda, capogruppo, Marco Tedde,
Antonello Peru e Stefano Coinu,
quattro su nove. Dall'altra, Ugo
Cappellacci, deputato e coordinatore
regionale, più il resto dei
consiglieri regionali: Alberto Randazzo,
Oscar Cherchi, Giuseppe Fasolino,
Edoardo Tocco e Stefano Tunis,
cinque su nove. Stoccata e
controstoccata.
Il primo gruppo ha preso
carta e penna per scrivere al
Cavaliere: «È tempo di chiarezza. Forza
Italia non può essere più svenduta.
Siamo sconcertati da ciò che sta
accadendo». Cioè, senza mai citarlo
nell'appello, non vogliono più
Cappellacci come coordinatore
regionale. Cappellacci, con un contro
comunicato, ha replicato: «Sono
sempre pronto al dialogo soprattutto
con una minoranza», e per lui la
minoranza è formata da chi gli ha
puntato la prua addosso.
Per poi confermare: «Venerdì, a
Oristano, ho
convocato la direzione regionale per
discutere della situazione
politica». Lo scontro. A far
scoppiare il bubbone potrebbe essere
stata la decisione, al Tavolo
nazionale, di lasciare alla Lega la
nomina del futuro candidato ma è
improbabile. Oppure, è molto
probabile, l'investitura ufficiosa,
sabato a Carbonia, di Stefano
Tunis come candidato alternativo al
nome che sarà proposto dal
Carroccio. Qualunque sia il motivo
,ora la faida è alla luce del
sole.
La lettera. Una pagina fitta,
indirizzata a Berlusconi, in cui i
sei della rivolta (Pittalis, Zedda e
più) hanno scritto: «Se ci sono
delle certezze che da sempre hanno
guidato la nostra azione politica,
le nostre scelte, la nostra
appartenenza a Forza Italia, queste sono
rappresentate dai valori fondanti
del partito e dalla continua e
ininterrotta fiducia nel presidente
Berlusconi.
Ebbene, a fronte di
queste certezze, spiace invece
constatare come oggi, la gestione in
Sardegna, sia da troppo tempo
improntata e sminuita da un
coordinamento regionale con una
gestione individuale, senza confronto,
contraria ai principi dettatati
dalla nostra carta dei valori, che,
sta letteralmente svendendo la
storia e il percorso del partito a
scapito di tutti». Fino all'affondo:
«Siamo sconcertati dal mancato
coinvolgimento dei territori, dei
sindaci, degli amministratori
locali. Sconcertati dall'esclusione
continua dalle scelte più
importanti per il destino del
partito.
Per troppo tempo abbiamo
assistito a un'azione solitaria ed
arbitraria, (il riferimento è a
Cappellacci) priva di risultati
politici ed elettorali, che sta
conducendo Forza Italia in un
pericoloso baratro». Ancora: «Il
partito, la sua base, i suoi
esponenti, i territori sono stati esclusi
ed espropriati dei propri ruoli
guida in nome di un agire che mai ha
contemplato parole come
partecipazione, condivisione, collegialità».
Ed ecco l'appello: «Oggi sentiamo il
dovere di dire basta.
Occorre chiarezza e unità che solo
l'autorevole e necessario intervento del
presidente Berlusconi può
garantire... (a questo punto) chiediamo una
nuova e immediata guida del partito
per realizzare quell'unità che
compatti la migliore squadra di
Forza Italia e favorisca l'alleanza di
un centrodestra più ampio e coeso
possibile».La replica. Quella di
Cappellacci è stata di questo
tenore: «Forza Italia è da sempre aperta
al dialogo e sempre pronta ad
ascoltare tutte le posizioni, anche
quelle più distanti ed espresse da
una minoranza.
Le regole basilari e
la responsabilità suggeriscono di
confrontarsi, discutere e perfino
scontrarsi nelle riunioni interne,
peraltro già convocate, anziché
attraverso comunicati stampa. Resto
pertanto aperto al confronto, alla
sola condizione che si svolga nel
suo alveo naturale, con il metodo
democratico negli organi di partito.
Invito al confronto chi oggi
esterna senza riflettere,
assicurando che anche le minoranze saranno
sempre ascoltate, coinvolte e
valorizzate».Come finirà? Se non
interverrà il Cavaliere, in un modo
o nell'altro e al più presto,
Forza Italia rischia di camminare
sempre più su un campo minato e
saltare in mille pezzi prima delle
elezioni regionali. (ua)
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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