La
Nuova Sardegna
L'ex
governatore critico sulla nuova giunta: «Ha già sbagliato le prime mosse» Sul
Pd: «Alle Regionali abbiamo perso con 15 punti di scarto, è stato un disastro» «Solinas
non tocchi il Ppr non si riparte con le villette»
SASSARI Lo spirito combattivo non lo
ha mai perso. Renato Soru porta a casa la quarta assoluzione, e mantiene
intatta la sua fiducia nella giustizia. I tribunali sono archiviati e la sua
attenzione rimane tutta per la politica e per la Sardegna. A guidarlo sono
sempre le sue idee e gli ideali e la sua visione globale di sviluppo
dell'isola. Non risparmia critiche al suo partito e alla nuova giunta Solinas.
Soddisfatto
per l'assoluzione?
«Certo che sì. Molto soddisfatto».
È la quarta
in poco tempo, ma sente di avere troppa attenzione da parte dei magistrati?
«No, nella maniera più assoluta.
Credo che i magistrati si occupino di chi fa le cose. Io nella mia vita ne ho fatte tante. Ho fatto l'imprenditore, la politica.
Entrambi con una certa visibilità. È normale che possa capitare che i
magistrati vogliano approfondire tutto quello che viene fatto. Ma io ho atteso
con pazienza la fine dei processi e mi sembra che sia andata bene. Credo che nella propria
vita nessuno possa essere contento di essere sotto processo, ma la giustizia in
uno stato di diritto è una garanzia. La giustizia è comunque gestita dagli
uomini e talvolta posso anche sbagliare».
Sarà ancora
protagonista della politica? A proposito perché non si ricandida
all'Europarlamento?
«Ho annunciato da tempo di non
volerlo fare per dare tempo al Pd di organizzarsi in modo trasparente e trovare
un candidato adatto. Considero sufficiente la mia esperienza in Europa. Mi ha
arricchito, ma le vicende giudiziarie hanno condizionato negativamente la mia
esperienza. Per oltre un anno, a seguito delle dimissioni dal gruppo del Pse,
ho vissuto in una sorta di limbo, nel gruppo dei non iscritti. Una posizione
che non ti consente di esercitare a pieno il tuo mandato e ti dà meno diritti degli
altri parlamentari. In ogni caso questo esperienza mi ha dato modo di
comprendere a fondo il funzionamento delle istituzioni europee e il suo
progetto. E mi ha permesso di individuare in modo ancora più netto i limiti del
localismo e del provincialismo che spesso ci ammanta».
Lei parla
di Europa e di istituzioni, ma mai come ora c'è un forte sentimento
antieuropeo. In particolare in Italia.
«C'è stata una crisi profonda delle
economie occidentali. Una crisi che è nata dalla avidità dei sistemi finanziari
degenerati. Crisi che è nata dal prevalere dell'economia finanziaria su quella
che produce beni. Questo ha portato a un impoverimento progressivo delle classi
medie. E a un disagio sociale che ha portato a una rivolta antieuropea e al prevalere
degli egoismi e dei nazionalismi. La
rabbia della gente è sfociata nella volontà di tagliare la testa alla classe
dirigente e di sostituirla con un'altra senza competenze, capacità. Che si è
limitata a cavalcare la rabbia. In Italia in particolare. Ora penso che il peggio
stia passando. L'adesione al progetto europeo è di nuovo in crescita. E che la dimensione
localistica vada superata lo dimostrano le cronache di questi giorni. Basta
pensare alla "via della seta", che impone non solo scelte economiche,
ma vere e proprie scelte di campo e strategie di lungo periodo. E dimostra che
le economie oggi sono sempre più interconnesse».
Lei parla
di crescita di sentimento europeo, ma la visione dell'Ue è sempre più negativa.
Le faccio l'esempio della Continuità territoriale.
«Io su questo ho idee chiare da
sempre. E lo dico da tempo, anche se in più di un caso ne sono nate polemiche. Sulla
Continuità territoriale aerea ha ragione l'Europa. Le regole sono semplici da
seguire e noi ci dobbiamo saper adattare. L'operazione chirurgica va fatta in
fretta. Se si lascia il paziente a cuore aperto per un paio di giorni perché
non si sa cosa fare è chiaro che il paziente muore. La tariffa unica è un
errore. Così come la frequenza dei voli con oneri di servizio risultata essere
eccessiva. C'è stato un momento (sotto la giunta
Soru ndr.) in cui in Sardegna c'era la Ct1 con Roma e Milano senza dare un euro
alle compagnie e la Ct2 con otto aeroporti della penisola. Poi con la giunta
Cappellacci si è voluta seguire la strada sbagliata della tariffa unica e ora Solinas
ripercorre lo stesso errore. La colpa non è dell'Europa. Che ricordo è quella che ci fa
viaggiare senza problemi in un paese di 500 milioni di abitanti. Ci ha
garantito un riequilibrio economico, ci ha consentito di vivere in pace per 70
anni. Di avere giovani che studiano nelle università di diverse nazioni, che
lavorano all'estero in una condizione differente da quelle degli emigrati dagli
anni 30 in poi».
Come vede
il Pd sardo dopo il disastro delle Politiche?
«Dopo il 4 marzo, dopo le Politiche,
in Sardegna abbiamo avuto le dimissioni del segretario. Si è assunto le
responsabilità e ha voluto favorire una discussione più ampia su come reagire e
ripartire. Ma si è scelto di fare una cosa diversa. Quasi che le colpe fossero
solo di una persona. Si è scelto un nuovo segretario in assemblea, senza aprire
una reale discussione che portasse a un nuovo progetto per la
Sardegna. Ci siamo accontentati di
molto poco. Un segretario che doveva gestire
l'appuntamento elettorale e gli equilibri di potere. I risultati sono stati
deludenti, anche le Regionali, per usare lo stesso termine sono state un
disastro. Non avevamo un progetto da presentare agli elettori, non abbiamo fatto le
primarie, che sono il fondamento del Pd e paradossalmente abbiamo fatto una
campagna contro il Pd. Abbiamo perso con 15 punti di distacco, mai successo prima».
Come
giudica la giunta Solinas?
«Hanno vinto le elezioni con un divario
enorme. Meritano di governare. Aspettiamo di vedere quello che sapranno fare.
Certo questa difficoltà a comporre la giunta non è un buon inizio. Le prime
mosse non mi sembrano azzeccate. Sulla continuità ribadisco che la strategia di
Solinas è sbagliata e l'Ue la ha bocciata da tempo. Capisco anche che lui
l'aveva già proposta sotto la giunta Cappellacci e si trovi oggi sulle stesse
posizioni. Ma l'effetto è molto negativo. Così come non si può continuare con
questa ossessione di abolire il Ppr. Loro
sono convinti che risolleveranno la Sardegna. Ma davvero pensiamo che riempire
le coste dell'isola di nuove villette che nessuno vuole comprare basterà per
risollevare le sorti della Sardegna? L'isola ha bisogno di altro. E si
deve partire dal rispetto del suo patrimonio ambientale. Il vero tesoro su cui costruire
il futuro».
Questa
giunta ha un po' il sapore di un ritorno al passato?
«Non la voglio giudicare a
prescindere. Aspetto di vederla all'opera. Certo che questa giunta a puntate
non aiuta. C'è poi questa idea vecchissima che la tutela ambientale sia un
freno dello sviluppo. Al contrario è il suo motore».
Che
effetto le fa vedere la Lega primo partito dell'isola?
«Mi fa tristezza e mi conferma che
noi sardi in fondo non siamo diversi dagli altri italiani. Abbiamo le stesse debolezze
e in questo momento siamo vittime della stessa rabbia e dello stesso
qualunquismo che ha portato la Lega a ingannare gran parte dell'Italia. Lo
slogan prima i sardi, prima i cagliaritani, prima i sassaresi, prima i veneti,
prima gli italiani non serve a nulla. Si va avanti insieme e non prima e a
dispetto degli altri».
(l.roj)
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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