Vorrei fare delle domande
ai miei contatti del Movimento 5 Stelle, senza polemica ma per scopo
informativo. Allora, ho seguito la puntata di Report che parlava del reddito di
cittadinanza. Non entro nel merito di tutti i vari pareri, ma vi invito a
seguire questa riflessione.
Da ciò che ho capito, in sintesi verrà proposto alle persone che ne hanno diritto, di svolgere un lavoro entro i 100 chilometri o 100 minuti di viaggio da casa propria. Se uno rifiuta allora gliene viene proposto uno a 250 km da casa, e se rifiuta ancora allora deve accettare un lavoro che può essere ovunque in Italia, altrimenti perde il diritto.
Se queste informazioni sono esatte (sebbene estremamente riassunte), mi chiedevo quanto segue: 100 chilometri di distanza tra la propria casa e il lavoro proposto, in teoria è una distanza uguale per tutti. Ma io credo che fare 100 km andando da Esterzili a Orgosolo in macchina non sia come andare da Parma a Bologna in treno.
E 100 minuti di viaggio in teoria sono uguali per tutti, ma io penso che non si arrivi freschi freschi al lavoro percorrendo 100 minuti in piedi su un vecchio pulmann da Desulo a Nuoro anzichè andando in treno da Milano a Brescia. Non vi sembra che questa "uguaglianza" apparente sia in realtà una evidente discriminazione verso gli aventi diritto al reddito di cittadinanza che abitano in zone poco e male collegate, rispetto a quelli che vivono in zone moderne e ben collegate?
Mi chiedevo poi un'altra cosa: dopo il secondo rifiuto (e le probabilità di rifiutare sono legate anche alle difficoltà esposte) devi accettare un lavoro ovunque in Italia. Bene, anzi male. Perchè un cittadino X che abita nella penisola italiana ha molte più possibilità di accettare un lavoro, perchè può trovarlo in una regione limitrofa e raggiungerlo anche in treno, restando domiciliato sempre dove già si trova.
Ad esempio un cittadino del nord del Lazio può essere mandato in un paese del sud della Toscana e trovarsi magari anche a meno di 100 km da casa. Un cittadino dell'Emilia Romagna può finire in una delle ben cinque regioni confinanti e molto ben collegate, andando a lavorare comodamente e senza dover abbandonare il proprio paese. Un cittadino sardo invece deve SEMPRE varcare il mare, abbandonare il proprio paese e andare a vivere altrove, perchè non è possibile viaggiare ogni giorno per andare a lavorare.
Quindi come uniche opzioni ha l'emigrazione o il rifiuto definitivo. Questa misura, se mi confermate l'esattezza della supposizione, sarebbe non solo pesantemente discriminatoria nei confronti dei Sardi, ma anche un ulteriore incentivo a quel famoso spopolamento che a parole si dice di voler arginare.
Mi chiedo se i Cinquestelle sardi - e specialmente i parlamentari - abbiano considerato gli aspetti discriminatori di questa misura e se, di conseguenza, abbiano criticato il proprio movimento e il proprio Governo per queste disposizioni svantaggiose per i Sardi. E se non lo hanno fatto, quando intendano farlo. Grazie a chi vorrà rispondermi, mi scuso in anticipo per eventuali inesattezze.
Di
Pier Franco Devias
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