Cent'anni fa, con la presa del Palazzo
d'Inverno, trionfava la Rivoluzione d'Ottobre.Uno degli eventi più importanti
dell'intera storia dell'umanità. La Rivoluzione rappresentò un grande faro di
speranza per tutte le classi sfruttate del pianeta, la concretizzazione di un
sogno per milioni di lavoratori tenuti in semi-schiavitù, la nascita concreta
di un processo e di un progetto che nel corso di un secolo, pure con errori e
sbagli anche grossolani, ha comunque avuto il merito indiscutibile di aver fatto
fare passi da gigante alla conquista dei diritti per miliardi di persone.
Un evento della cui reale dimensione è
difficile rendersi conto oggi, annegati come siamo nella (ovvia) propaganda
denigratrice che tutto cancella, distorce e nasconde. Un evento che ha
dimostrato a milioni di persone che è possibile ribaltare lo stato di cose
presenti e che ha dato impulso, innegabilmente, a un processo che in tutto il
mondo ha portato alla conquista dei diritti dei lavoratori, delle donne, dei
popoli oppressi. Oggi a molti di noi sembra scontato che le donne votino, che
non si debba lavorare per 16 ore, che ci debba essere sicurezza nel posto di
lavoro, che i bambini non debbano andare a lavorare, che debba esistere
l'istruzione per tutti, che la sanità debba essere garantita gratuitamente, che
abitare in una casa è un diritto. A noi sembra scontato condannare il
colonialismo.
Ma ci sono state epoche in cui tutto ciò
non era affatto scontato, e la negazione dei diritti più elementari alle
persone e alle nazioni era considerata una cosa normale. A noi oggi sembrano
epoche lontanissime, ma non sono stati poi così lontani i tempi in cui le lotte
per la conquista di quei diritti venivano represse sparando fucilate e
cannonate su inermi manifestanti.
Se gran parte dell'umanità oggi condanna
certi abominii lo si deve anche alle conquiste e alle ragioni portate avanti da
quella Rivoluzione. E le lotte che nei vari Paesi del mondo sono riuscite
vittoriose, lo devono in grandissima parte alla speranza ideale infusa da quella
Rivoluzione vittoriosa. Se oggi non esistono razze schiave e un popolo eletto
che ha diritto di tenerle in schiavitù, è grazie anche al grande e fondamentale
contributo che diede la Russia socialista nella sconfitta del nazismo.
Altrimenti non so, oggi, che cosa ne sarebbe stato delle persone e dei popoli
marchiati come "inferiori".
Potrà certamente sembrarti strano, ma
grandissima parte dei diritti di cui godi oggi sono stati conquistati grazie
all’incoraggiamento derivato da quella vittoria. E non vale, è ipocrita e
perlomeno banalmente riduttivo, seppellire l’enormità di queste conquiste e
l’universalità di questo messaggio davanti al solo pretesto di errori politici
commessi da alcune delle persone che hanno amministrato quella rivoluzione.
Chi se la sentirebbe, onestamente, di
giudicare il pensiero e l'operato di Gesù di Nazareth in base all'operato di
Ratzinger? Chi può sinceramente addebitare al pensiero cristiano solo le
storture con cui nei secoli è stato applicato, tacendo o negando il grande
messaggio di fratellanza che nei secoli ha lanciato al mondo? E chi, parimenti,
potrebbe onestamente utilizzare gli errori della burocrazia, gli eccessi e le
rigidità, per negare l'epocale portata di una rivoluzione che ha riportato allo
stato di dignità umana milioni di persone precedentemente considerate meno
importanti delle bestie da soma?
Tutti gli eserciti d'Europa, che fino a
quel momento si erano combattuti nella Grande Guerra, causando la morte di
milioni di ragazzi innocenti, si ritrovarono improvvisamente uniti contro il
comune nemico bolscevico. Davanti a una rivoluzione che metteva in discussione
i privilegi dei capitalisti, dei banchieri e della nobiltà, tutti i potenti
d'Europa che cercavano di annientarsi a vicenda si riscoprirono improvvisamente
alleati - dimostrando giuste le ragioni dei rivoluzionari - e, abbandonata
presto la retorica della Patria in pericolo, rivelarono che le ragioni dei
lavoratori e dei popoli liberi sono quanto di più temono, al punto di unire in
un solo esercito reazionario tutti quelli che fino al giorno prima erano nemici
giurati, e lanciando una guerra controrivoluzionaria che causò la morte di
milioni di persone.
Oggi, a cent'anni dalla Rivoluzione
d'Ottobre, il processo innescato dalla lotta d'indipendenza catalana, sebbene
molto meno ampio come fenomeno, arriva per certi aspetti come una similitudine
interessante. Ci
mostra nuovamente come, quando si intaccano gli interessi e gli equilibri delle
classi dominanti, si innesca un processo unitario che li compatta tutte assieme,
indistintamente, contro il nemico comune. Ieri la Rivoluzione d'Ottobre divise
in due il campo: da una parte unì tutti i lavoratori e i democratici,
dall'altra provocò l'unione di tutti i governi anche nemici - di destra e di
sinistra - nel blocco controrivoluzionario.
Oggi la lotta d'indipendenza catalana,
che potrebbe arrivare a causare la messa in discussione di questa Unione
Europea così come la conosciamo e la forma degli Stati che la compongono, da
una parte riunisce a suo sostegno tutte le forze genuinamente popolari,
democratiche e progressiste, dall'altra sta provocando lo smascheramento di
tutte quelle forze falsamente progressiste che, alla prova dei fatti, si
schierano al fianco delle peggiori forze reazionarie per combattere, anche in questo
caso, il diritto alla libertà e alla dignità dei popoli e delle nazioni.
La Storia dell’umanità è tortuosa,
complessa, spesso contraddittoria. Ma ci insegna che la lotta di liberazione delle
persone e delle nazioni oppresse può commettere errori, fare balzi indietro o
rallentare, arrestarsi e ripartire, ma prima o poi, se portata avanti con
sacrificio e determinazione, arriva alla vittoria.
Di Pier
Franco Devias
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