mercoledì 29 novembre 2017

Rassegna stampa 29 Novembre 2017

La Nuova

«La Barracciu? Colpevole» Il pm chiede cinque anni. Il magistrato: «Non ha giustificato le spese, virtuali anche quelle per la benzina» L'avvocato Satta: «Crocifissione mediatica, lesi dalla Procura i diritti della difesa»

di Mauro Lissia

CAGLIARI. Due certezze per il pm Marco Cocco: la prima è che sul conto corrente di Francesca Barracciu, quand'era consigliera regionale nel gruppo Pd, sono finiti 77 mila euro. L'altra è che agli atti del procedimento penale non c'è traccia di giustificativi, perché anche le famose spese per il carburante che dovevano spiegare dove fossero finiti i primi 33 mila euro, sono svanite nei recenti passaggi processuali: in una memoria difensiva depositata lo scorso 21 novembre è la stessa ex sottosegretaria ai Beni Culturali a definire quei rendiconti «puramente virtuali», un cambio di linea definito «sovversivo» dal magistrato dell'accusa.

Quindi - ha detto Cocco nella sua requisitoria - «le percezioni di denaro sono perfettamente reali, al contrario le giustificazioni sono virtuali. Come dire che sono state costruite a tavolino». Qualsiasi tesi difensiva, per il magistrato, viene meno su questo punto, perché la Cassazione si è espressa con chiarezza su almeno tre casi analoghi: a soldi pubblici spesi senza un «puntuale e coevo» rendiconto corrisponde, per il pubblico ufficiale, il delitto di peculato. Dunque l'equazione dell'accusa non ammette incognite: «L'onorevole Barracciu è colpevole di peculato continuato e con le attenuanti generiche dev'essere condannata a cinque anni di reclusione».

E' la pena più alta richiesta da Cocco dopo quella inflitta all'ex senatore del Pdl Silvestro Ladu, la stessa richiesta e ottenuta per Mariolino Floris. Una mazzata giudiziaria che potrebbe metter fine alla carriera politica dell'ex sindaca di Sorgono. Era mezzogiorno e mezzo quando il pubblico ministero ha concluso il suo attesissimo intervento, arrivato al termine di un confronto molto acceso col difensore Franco Luigi Satta. L'esponente del Pd ha ascoltato con attenzione ogni parola pronunciata dal magistrato, ha più volte scosso la testa mentre il celebre avvocato sassarese accennava sorrisi di dissenso.

Quando infine è arrivata la richiesta di pena, il volto di Francesca Barracciu si è contratto senza lasciar trasparire emozioni. Restano sei giorni per sperare: il presidente Massimo Poddighe ha dato appuntamento al 5 dicembre per eventuali repliche e sentenza.

Tutto il processo ruota sulle spese che la Barracciu non è riuscita a spiegare: «L'onorevole ha depositato tre memorie difensive e una nota di dichiarazioni spontanee - ha fatto i conti Cocco - ma le giustificazioni che aveva annunciato le stiamo ancora aspettando». Non solo: «Dal primo interrogatorio del 5 dicembre 2013 ad oggi, l'imputata ha avuto quattro anni e un intero processo per dirci come sono stati spesi quei soldi del gruppo Pd e per compiere le verifiche che si era riproposta di fare, ora sappiamo che anche le sole spiegazioni fornite a suo tempo con quelle tabelle sui chilometri percorsi in giro per la Sardegna, dove peraltro compaiono molti errori, sono virtuali».

A tratti dura la difesa dell'avvocato Satta: «Il pm ha giocato sulle parole - ha insistito il legale - abbiamo parlato di giustificazioni virtuali perché condizionate dal tempo, basate solo su ricordi e i ricordi a distanza di anni possono essere imprecisi». D'altro canto quelle spese - ha sostenuto Satta - sono tutt'altro che ingiustificate: «La contabilità del gruppo c'era, sono rimborsi e anticipazioni per attività reali, non è vero che si buttavano i soldi dalla finestra». A garantirlo è «la tradizione di legalità che caratterizza da sempre il Pd» che contrasta con la «crocifissione mediatica cui è stata sottoposta la signora Barracciu».

Ma per Satta «la prova del peculato non c'è, tutto il processo si è basato sullo svilimento e sulla lesione del diritto di difesa». Il riferimento era per la decisione assunta dal pm Cocco di stralciare la posizione della Barracciu dalle altre 32 del gruppo di centrosinistra, che a suo giudizio - il magistrato ha replicato dettagliatamente all'avvio della requisitoria - ha privato l'onorevole di Sorgono della possibilità di utilizzare gli atti del procedimento: «Ci sono state nascoste carte per noi fondamentali» ha detto Satta. Il difensore ha concluso con un invito al tribunale: «Ma davvero, senza alcuna prova di peculato, vogliamo sacrificare questa cavia, questo porcellino d'India? No, io chiedo l'assoluzione, il fatto non sussiste».

Sotto accusa 83 consiglieri: 19 condannati. Sono 83 i consiglieri ed ex consiglieri regionali coinvolti nell'inchiesta sull'uso dei fondi pubblici destinati al funzionamento dei gruppi politici e accusati di peculato. Di questi, 19 sono stati condannati tra primo e secondo grado a pene tra un anno e mezzo e sette anni , per uno solo (Adriano Salis) la Cassazione ha finora confermato definitivamente la condanna, mentre due onorevoli hanno scelto di patteggiare la pena, oltre a un imprenditore (Riccardo Cogoni) esterno alla politica. Gli imputati assolti in giudizio sono due, altre posizioni sono state archiviate nel corso delle indagini.

Alcuni nomi compaiono in diversi procedimenti perché le imputazioni sono riferite a periodi e a legislature diversi. L'inchiesta del pm Marco Cocco, che coordina il lavoro delle sezioni di polizia giudiziaria dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, riguarda due legislature regionali - 2004/2009 e 2009/2014 - e abbraccia dieci anni di attività dei gruppi regionali fino all'abolizione dei fondi. Il gruppo politico in testa per numero di indagati è quello del Pd (31), seguito dall'Udc (15).


Elezioni 2019 - Pigliaru: «Non ho detto che non voglio ricandidarmi»

CAGLIARI
Il presidente della Regione Francesco Pigliaru interviene e precisa di
non aver detto «Non mi ricandiderò», nel corso del convegno sulla
sanità, organizzato dal Pd a Guspini. Frase riportata e attribuita nel
titolo e tra virgolette da La Nuova, nell'edizione di martedì 28
novembre, allo stesso governatore. Come invece riportato
nell'articolo, il presidente ha detto che «probabilmente presto
ritornerò al mio amato lavoro».

Frase tra l'altro pronunciata
all'interno di un contesto più generale, in cui sosteneva che
«nell'ultima parte della legislatura, la maggioranza di centrosinistra
al governo dovrà dimostrarsi compatta nelle prossime riforme e
decisioni, e soprattutto dovrà esserlo anche al di là delle
aspirazioni personali». Aspirazioni che, stando alle parole dette a
Guspini, potrebbero prevedere per Pigliaru la scelta di non
ricandidarsi alle regionali 2019. Ma questa è un'interpretazione delle
parole del governatore, anche se «probabilmente» - in questo caso
giustamente fra virgolette - quella scelta non dovrebbe essere lontana
dai suoi pensieri. E molto dipenderà da come andrà l'ultima parte
della legislatura.


Unione Sarda

Zedda sceglie la linea dura contro i sei consiglieri dissidenti
LO SCONTRO. Psd'Az, La Base e Pds abbandonano l'Aula. Il sindaco: «Non
curo mal di pancia» «No alla forzature o tutti a casa»

«Se ci sono mal di pancia, non posso farci niente. Io non curo mal di
pancia, qualcuno se li terrà per mesi e mesi». Il sindaco Massimo
Zedda rompe il silenzio sulla crisi di maggioranza davanti ai sei
posti vuoti lasciati in Aula dai consiglieri di Psd'Az, la Base e
Partito dei Sardi. Non ha mostrato nessuna apertura nei loro confronti
e il suo giudizio è netto: «Se tu forzi, si rinvia sempre di sei mesi.
Altrimenti salta il banco, non è un problema: ho un sacco di
prospettive davanti». Per la prima volta il sindaco è intervenuto sul
braccio di ferro portato avanti dagli alleati e si è dimostrato
irremovibile sulle sue posizioni, pronto a mandare tutti a casa se
dovesse essere necessario. Lo strappo si è consumato la settimana
scorsa e anche ieri, subito dopo l'avvio della seduta, i consiglieri
sardisti Monia Matta,

Gabriella Deidda, Aurelio Lai, Francesco Stara,
Lino Bistrussu de la Base e Roberto Tramaloni del partito dei Sardi
hanno lasciato polemicamente l'Aula. I sei hanno formalizzato la
nascita di una nuova alleanza politica che riguarda tutta la Città
metropolitana, col prestito tecnico della sardista Gabriella Deidda
nasce anche il gruppo consiliare del Partito dei Sardi con Roberto
Tramaloni che diventa capogruppo. Ieri all'ordine del giorno c'era una
maxi variazione di bilancio che risistema i conti per permettere nuovi
interventi del Comune. La seduta era in seconda convocazione e la
maggioranza zoppa avrebbe comunque avuto i numeri per far passare gli
atti, ma l'opposizione ha scelto di restare in Aula vista l'importanza
del documento finanziario.

Un comportamento che è stato apprezzato dal
capogruppo Pd Fabrizio Rodin e dal sindaco, che ne ha approfittato per
prendere alla gola i consiglieri sull'Aventino. «Vorrà dire che le
prossime volte discuteremo di somme di bilancio con chi c'è - ha detto
riferendosi ai sei assenti - se c'è senso di responsabilità da parte
di alcuni, noi con quelli che sono di buona volontà siamo pronti a
concedere scelte sul bilancio: pazienza per chi non c'è. Si dice che
chi va a Roma perde la poltrona, in questo caso dico che chi è uscito
dall'Aula di via Roma perde la poltrona».

I gruppi d'opposizione hanno
voluto subito commentare la crisi di maggioranza. «Come volevasi
dimostrare a distanza di un anno il patto col diavolo del sindaco
Zedda, che ha candidato importanti ex esponenti del centrodestra e
movimenti politici palesemente disomogenei al suo, si rileva un
fallimento - si legge nella nota congiunta di centrodestra, centristi
e grillini - il sindaco Zedda oggi in aula, di fronte all'evidente
assenza di parti importanti della sua ex maggioranza, ha dichiarato di
avere molte opportunità ancora per proseguire con la sua carriera
politica». La minoranza si dice pronta a tornare al voto.
Marcello Zasso

FONDI AI GRUPPI. Sentenza a dicembre. Salis a giudizio
«Barracciu: 5 anni» Peculato, il pm chiede la condanna

Cinque anni: è la condanna chiesta ieri a Cagliari dal pm Marco Cocco
per Francesca Barracciu, ex consigliera regionale ed europarlamentare
del Pd accusata di peculato nel processo sui fondi ai gruppi per spese
non giustificate pari a circa 81 mila euro: 77 mila ricevuti tra il
2004 e il 2008 (tredicesima legislatura), altri 3.600 relativi
all'assegno ottenuto dalla società “Evolvere”, che nel 2009 avrebbe
organizzato convegni e incontri del Pd di cui però gli investigatori
non hanno trovato traccia. Barracciu aveva giustificato l'uso di 33
mila euro (prima contestazione) con il carburante acquistato per
girare in Sardegna «e far conoscere la nostra attività». Ma
carabinieri e finanzieri della sezione di polizia giudiziaria avevano
scoperto che varie volte si trovava in luoghi diversi da quelli
indicati. Poi l'addebito era salito a 81 mila euro.

Ieri il pm ha detto che «ancora attendiamo una risposta» sul reale
utilizzo delle risorse, e che «scopriamo ora, dalla memoria difensiva,
che quelle giustificazioni erano virtuali». Nel frattempo «è stata
chiusa l'inchiesta e si sono tenuti udienza preliminare e
dibattimento». In realtà «la giustificazione sull'uso dei 33 mila euro
è stata smentita dalla stessa imputata ed era stata costruita a
tavolino». Poiché la Cassazione «ha detto che le spese senza
documentazione idonea costituiscono il peculato», il reato è
«dimostrato». L'avvocato Franco Luigi Satta ha ribattuto che l'ex
consigliera va «assolta», la «prova non c'è».

La memoria sui 33 mila
euro parlava di «rimborsi forfetizzati per difetto» legati ai
chilometri percorsi con l'auto, «la compensazione di spese già
avvenute». L'organizzazione del gruppo «era questa: nessuno scontrino
o fattura. Solo l'autocertificazione». E «dopo anni, per ricostruire
dove si è stati ci si basa su ricordi, locandine, appunti. Virtuale in
questo senso». Per i 44 mila euro «non è arrivato l'invito a
comparire». Sentenza a dicembre.
SALIS Poche ore prima Adriano Salis è stato rinviato a giudizio per lo
stesso reato (spese non giustificate per circa 86 mila euro nel gruppo
Fas): processo il 9 marzo.


La Nuova

Nuovo rinvio a giudizio per Adriano Salis
Già condannato definitivamente a 18 mesi, la Procura gli contesta
spese per quasi 100mila euro

CAGLIARI
Arriva un nuovo rinvio a giudizio per Adriano Salis, l'ex consigliere
regionale dell'Idv già condannato a un anno e mezzo di reclusione
dalla Corte d'Appello il 21 giugno 2016, con pena confermata dalla
Corte di Cassazione. L'accusa di peculato continuato è riferita alle
spese sostenute dal gruppo Fas, di cui Salis era amministratore: si
tratta di 9600 euro più altri 90 mila la cui responsabilità è stata
attribuita all'ex consigliere dal pm Marco Cocco. Ieri, nel corso
dell'ujdienza preliminare davanti al giudice Giuseppe Pintori, i
difensori Rita Dedola e Marco Fausto Piras hanno chiesto il non luogo
a procedere nei confronti di Salis, mentre il pubblico ministero ha
ribadito la richiesta di procedere fondata - a suo giudizio - su prove
sostanzialmente speculari al processo precedente: agli atti della
Procura risultano le spese ma non il rendiconto e i giustificativi
conseguenti, il che nel ragionamento accusatorio integra il delitto di peculato.

Sentito dalla Nuova Sardegna, Salis ha sostenuto di essere
all'oscuro di come gli altri consiglieri del gruppo Fas utilizzassero
i fondi destinati all'attività istituzionale: «Io posso rispondere
delle mie spese - ha detto - che sono sempre state compatibili coi
criteri stabiliti dalla legge, perché non ho mai speso un euro per
ragioni private. Ma non vedo che tipo di responsabilità io possa evere
sulle scelte degli altri consiglieri».

 Salis dovrà presentarsi il
prossimo 9 marzo davanti ai giudici della seconda sezione del
tribunale. Nel precedente procedimento che lo riguarda l'ex esponente
del partito di Di Pietro aveva scelto il giudizio abbreviato, stavolta
i suoi legali hanno preferito il rito ordinario. Salis fu il primo
consigliere regionale, agli albori dell'inchiesta sui fondi ai gruppi,
a chiedere il giudizio abbreviato. Davanti al giudice Cristina Ornano
sostenne che la prassi di spesa dei fondi pubblici dei gruppi era
comune all'intero consiglio regionale e in base alle sue dichiarazioni
il pm Cocco estese l'inchiesta.

Prima della Finanziaria la maggioranza traballa

politica regionale
CAGLIARIAlla quarta correzione volante della vecchia Finanziaria, la
nuova entrerà in aula fra una settimana, l'assessore al bilancio
Raffaele Paci è stato tradito da chi meno se l'aspettava: il canonico
Giovanni Spano, nato a Ploaghe il 3 marzo 1803 e morto a Cagliari 75
anni dopo. La storia va spiegata meglio, per evitare che passi l'idea
di un fantasma, tra l'altro molto prestigioso in vita, è stato
archeologo, linguista, etnologo e docente universitario, arrivato dal
passato per "tirare i piedi" a qualcuno. Niente di tutto questo, il
paranormale non c'entra granché.

Molto più terra a terra, la giunta è
stata sconfitta in Consiglio quando, all'interno della quarta manovra
, ha proposto un finanziamento di 25mila euro a favore della casa
editrice nuorese Ilisso, per completare l'opera monumentale - testuale
in delibera - intitolata «Il Canonico Spano e i suoi corrispondenti».
Tre volumi già pubblicati e altri tre pronti per essere dati alle
stampe. Chissà perché proprio su questo emendamento s'è scatenato un
fuoco di fila. S'era scontato quello dell'opposizione, con Forza
Italia impegnata sin dall'inizio su questa e altre correzione
dell'ultim'ora a denunciare, soprattutto con Alessandra Zedda e Marco
Tedde, «siamo al festival delle mance», s'è rivoltata anche gran parte
della maggioranza di centrosinistra.

Dal Partito dei sardi a Mdp, in
molti hanno votato contro. Finirà con 28 no e appena 17 sì, senza però
nulla togliere - hanno detto tutti - alla «grandezza culturale del
Canonico» e neanche «alla meritoria pubblicazione», ma «quando i soldi
sono pochi, è meglio spenderli per qualcos'altro». Attenzione, però:
in passato il Consiglio ha elargito invece a piene mani, finanziando
fin troppe sagre e tante piazzette, ma stavolta e chissà perché ha
avuto questo sussulto. Se l'è presa con il Presbitero, l'Ilisso, i
libri e l'assessore Paci, che c'è rimasto male, anche se ha incassato
con stile.La manovra.

A parte l'incidente di percorso sul Canonico e
le accuse sparate dall'opposizione per una trentina di emendamenti
presentati all'ultimo momento, sul resto gli oltre trenta milioni a
disposizione sono andati tutti a favore di diverse giuste cause. A
cominciare dai 2,5 milioni destinati alla Provincia di Nuoro,
altrimenti non avrebbe potuto chiudere il bilancio, e che avrà altri
400mila euro per pagare gli stipendi arretrati agli operai della
disinfestazione.

Seicentomila euro saranno trasferiti alla Provincia
di Sassari, che pressappoco ha gli stessi guai, anche se Francesco
Agus, Campo progressista, ha detto: «Noi continuiamo a metterci una
pezza, ma la colpa è del governo che prima ha svuotato le casse delle
nostre Province e ora non ci vuol dare neppure un euro di rimborso,
mentre lo dà alle altre Regioni». Venti milioni sono stati anticipati
alla sanità, per coprire un'altra fettina del disavanzo, ma visto che
saranno risparmiati nella prossima Finanziaria, potranno essere
utilizzati per altro. È probabile che finiscano, insieme a qualcosa di
più consistente, nel prossimo Piano straordinario del lavoro, quello
chiesto a gran voce dalla Cgil e dall'Anci, che hanno avuto l'appoggio
anche della Sinistra unita, formata da Si, Mdp e movimento Possibile.
C'è poi il capitolo Forestas.

In attesa che il Consiglio capisca come
far entrare i dipendenti dell'Azienda nell'organico della Regione, è
un problema di contratti e rapporti con l'Inps, sono stati stanziati
7,7 milioni per mettere al sicuro l'integrativo atteso da chi lavora
per Forestas. Decisione salutata tra l'altro come positiva dagli
assessori al personale e all'ambiente). Infine, ecco le altre
correzioni contabili: 600mila per la viticoltura, 100mila ai cavallini
della Giara, 23mila allo Sportello linguistico, 253mila all'agenzia
Film commission, 69mila per eventi sportivi diffusi e 1,3 milioni
destinati all'incremento ippico. Più altri (Olmedo e Università)
raccontati in altre pagine del giornale.

Martedì in Consiglio il caso di Abbanoa e dei 29 Comuni ribelli
Elezioni, sbarramenti più bassi

CAGLIARILa doppia preferenza di genere è stata «un'importante e
democratica correzione», ma della legge elettorale con cui i sardi
hanno votato nel 2014 per il Consiglio regionale, c'è ancora molto da
cambiare. Sarà una manutenzione profonda - sollecitata da tutti i
partiti con diverse proposte di legge - e dovrebbe cominciare da
domani nell'aula della commissione riforme del Consiglio regionale,
presieduta da Francesco Agus, Campo progressista. Il prossimo articolo
destinato a essere rivisto e corretto dovrebbe essere quello sulle
soglie di sbarramento. Oggi sono del 5 per cento per i partiti che si
presentino da soli, mentre le coalizioni devono superare la soglia del
10 per cento. L'ipotesi è che siano abbassate in un caso e nell'altro.
Dovrebbero cambiare anche le regole sull'assegnazione dei seggi
all'interno delle alleanze, per evitare che, nel 2019, si ripeta il
caos delle porte girevoli in Consiglio, con eletti poi bocciati o
promossi dal Consiglio di Stato proprio a causa di un criterio nel
calcolo dei voti validi.Abbanoa.

Martedì prossimo Abbanoa sarà al
centro della prima seduta di dicembre del Consiglio regionale.
All'ordine del giorno è prevista l'approvazione della leggina che
permetterà ai 29 Comuni ribelli di non entrare nel gestore unico del
servizio idrico. Poi in aula dovrebbe essere discussa la recente
delibera con cui la giunta ha ricapitalizzato l'Azienda ma soprattutto
quali dovrebbero essere i correttivi dopo che l'Autorità per
l'anticorruzione, l'Anac, ha imposto che gran parte delle quote della
Regione debbano passare ai Comuni.

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Federico Marini

skype: federico1970ca

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