Più leggo i giornali più mi convinco che sarà una campagna
elettorale davvero difficile. Tra le pagine che scorro, on-line e sulla carta,
difficile trovare un editoriale o un commento davvero lucidi, capaci cioè di
vedere che ciò che accade al Pd in Italia non è solo responsabilità della
sfacciata cocciutaggine di Matteo Renzi ma di un processo che avanza in tutto
l'occidente.
Difficile trovare qualcuno che veda lungo, indietro e nel
futuro, nella storia - ad esempio - di questo nostro continente che sul patto
sociale socialdemocratico era cresciuto come patria della democrazia, del
benessere e dei diritti. Difficile trovare qualcuno disposto ad ammettere che
quel patto, che per tanto tempo aveva alimentato le culture politiche dei
centro-sinistra e il loro consenso elettorale, se ne è andato in frantumi sotto
i colpi di una potente crisi economica generata da un mercato selvaggio,
globale e finanziariazzato, e gestita perpetuando gli stessi errori,
dall'austerità fino al rifiuto di costruire una governance davvero democratica
dell'Unione Europea davvero capace di rispondere ai bisogni delle maggioranze
che si contrapponevano a quelli di piccole ma assai ricche e potenti
minoranze.
Quando scrivono di Renzi e della nostra sinistra che sceglie
un'altra strada dimenticano tutto: dimenticano Occupy Wall Street, il massacro
della Grecia di Tsipras, lo shock della Brexit, l'incredibile ascesa delle
destre xenofobe e dei nazionalismi in tutto il continente, la sorpresa di
Podemos, la vicenda catalana, la vittoria inaspettata di Corbyn, la sconfitta
prevedibile della Clinton, il muro di Orban, il tracollo dei socialisti
francesi, l'ascesa populista e trasversalista di Macron, il terrorismo che
insanguina continuamente le nostre strade e la guerra che insanguina tanti
troppi paesi del mondo.
Dimenticano la storia recente dell'Occidente, dimenticano
tutto, e scrivono soltanto di rancori personali, calcoli sui collegi e sugli
eletti, retroscena pieni di trattative, liste e listarelle, gaffe e sondaggi.
Scrivono come fossero delle iperprovinciali riviste di gossip invece che
osservatori della politica, e così facendo finiscono per non capire nulla di
ciò che verrà e di ciò che va fatto per salvare una democrazia piena dalla
morsa di un sistema economico che la stritola. Non capiscono ad esempio che non
c'è alleanza artificiale che tenga di fronte a più di un decennio di scelte
sbagliate.
Non capiscono che non c'è appello di padre nobile che possa
convincere a votare e partecipare chi oggi teme - per mille ragioni diverse -
di essere scaraventato in una povertà e un'ingiustizia senza ritorno. Non
capiscono, oppure capiscono e fanno gli interessi di chi vorrebbe soltanto
buttare fuori dalla storia coloro che ancora oggi - dopo oltre un secolo -
pensano sia giusto battersi per l'eguaglianza e libertà degli uomini e delle
donne, e per la cura dell'ambiente in cui essi vivono.
Ecco perché credo che noi dobbiamo sforzarci di non cadere
nel tranello, dobbiamo sforzarci tutti di spostarci quando i colpi ci arrivano
in faccia, dobbiamo migliorare ancora molto e correggere tantissimo, ma più di
tutto dobbiamo credere nella strada che andiamo percorrendo, che - magari fosse
diverso! - è piena delle macerie del tempo che ci lasciamo alle spalle, ma è
l'unica che va nella direzione giusta.
Di Elisabetta Piccolotti
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