Di Maio:
reddito di cittadinanza? Arriverà, ma solo per gli italiani Vertice sulla
manovra, il Carroccio: Tria ha preso atto che vanno riformate le pensioni
ROMA Il reddito di cittadinanza sarà
solo per i «cittadini italiani»: Luigi Di Maio sceglie un'intervista a “Radio
Anch'io” per smentire dalla Cina il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, che
giovedì in audizione al Senato aveva specificato che la misura sarebbe stata rivolta
anche agli stranieri.
«Noi abbiamo corretto la proposta di
legge che avevamo presentato anni fa, nel 2014. È singolare che ritorni in
auge. Già nel 2016 l'abbiamo modificata. Stiamo lavorando sulla platea. È
logico che la devi restringere ai cittadini italiani», ha precisato ancora Di
Maio, perché per l'assegnazione del reddito «è chiaro che è impossibile, con i
flussi migratori irregolari, non restringere la platea e assegnare il reddito
di cittadinanza ai cittadini italiani».
CRITICHE DA SINISTRA Non è l'unica
stoccata che il vicepremier e ministro del Lavoro riserva al suo collega
dell'Economia. «Ci dobbiamo togliere dalla testa i numerini - dice in un video
postato su Facebook - Dimenticare i numerini e pensare ai cittadini. Questo è
il primo obiettivo che vogliamo mettere al centro della legge di Bilancio, altrimenti
diventeremmo un Padoan qualunque». Ma intanto le sue parole sul reddito
riservato agli italiani suscitano polemiche.
Nicola Fratoianni di Leu parla di
«scorciatoia feroce e iniqua» imboccata da chi si accorge di «non avere le
risorse necessarie per fare quello che ha promesso agli elettori solo pochi
mesi fa». E per il senatore Dem Edoardo Patriarca «i M5S si confermano nemici
di tanti stranieri che vivono in Italia e che hanno dimostrato di essere integrati».
IL NO DEL GIURISTA Ma anche il
presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida boccia il
vicepremier: «Se si tratta di un provvedimento di ordine sociale, che prevede
un'assistenza sociale, non può essere limitato ai cittadini italiani. I giudici
costituzionali sono stati chiari, funziona così sul bonus bebè ad esempio». In
definitiva, secondo il giurista, per poter richiedere l'assegno «basterebbe un
permesso di soggiorno», altrimenti il provvedimento sarebbe incostituzionale.
«PASSI AVANTI In serata, dopo un
vertice di maggioranza sulla manovra, Di Maio continuerà a parlare dell'assegno
garantito ma con toni meno polemici verso Tria: «Ho avuto notizie dalla
riunione economica di oggi a palazzo Chigi - scrive, sempre su Fb - Si sono
fatti passi in avanti perché il nostro obiettivo è applicare il reddito di cittadinanza, superare la legge
Fornero e abbassare tasse con un sistema di flat tax. Ma bisogna fare ancora
passi avanti».
«HA PRESO ATTO» Più soddisfatta la Lega:
in via Bellerio continuano a puntare tutte le fiches su quota 100 e giurano che
la riunione «è stata molto positiva e Tria ha preso atto della volontà politica
della Lega e del Movimento 5 Stelle di realizzare formule importanti di cambiamento,
dal reddito di cittadinanza per gli italiani alla riforma delle pensioni».
Unione
Sarda
Per la
scuola di Rousseau
Il M5S:
noi soli E a Calasetta arriva Casaleggio
«Gli altri fanno ammucchiate, noi
andiamo da soli, come sempre». Il
candidato governatore del Movimento
5 Stelle, Mario Puddu, ribadisce
la posizione dei pentastellati per
le prossime elezioni regionali. Una
scelta diversa da centrodestra e
centrosinistra che daranno vita a
coalizioni «per non perdere potere e
poltrone».
Il candidato scalda i
motori della campagna elettorale,
nel giorno in cui Davide Casaleggio
e l'associazione Rousseau sbarcano
in Sardegna, a Sant'Antioco, per
una tappa della scuola itinerante.
Non è prevista con certezza la
presenza di Puddu, anche perché non
si tratta di un appuntamento
legato alle Regionali. Le notizie di
un accordo del centrodestra per
gli appuntamenti elettorali non
spaventano Puddu che si definisce «un
candidato votato dalla base degli
iscritti» e preannuncia un programma
regionale «discusso e condiviso con
i territori e la società civile».
Lo schema che si sta delineando
nell'Isola spinge l'esponente
pentastellato a promuovere il
Movimento come «unica forza politica in
grado di dare il vero cambiamento in
Sardegna». Le parole di Puddu
ufficializzano la separazione con la
Lega, che a Roma governa con il
Movimento 5 Stelle proprio sotto lo
stendardo del cambiamento. La
formula del “contratto”, dunque, non
supera il mare, lasciando carta
bianca a Puddu che punta il dito
sulle alleanze regionali.
«Anche
negli anni in cui non ero un
impegnato politicamente notavo che la
prassi politica lasciava spazio alla
necessità di rimpinguare il
numero dei candidati e delle liste,
per arrivare alla solita
ammucchiata». (m. s.)
CENTRODESTRA.
Lega e Psd'Az potrebbero indicare un loro candidato
Dopo il
via libera da Roma è derby per la leadership
Il tavolo c'è, i partiti pure, ma
per definire completamente chiuso
l'accordo del centrodestra i tempi
sono ancora prematuri. Così come lo
è il percorso che porterà
all'ufficializzazione di un candidato. La
riunione dei leader a Palazzo
Grazioli ha confermato la volontà di
ricostruire, ma solo «dove le
alleanze con gli esponenti locali di Fi
e Fdi funzionano e hanno portato
buoni risultati sarà riproposta la
formula», scrive su Facebook il
coordinatore della Lega in Sardegna,
Eugenio Zoffili.
Intanto nella coalizione ci sono da
risolvere alcune
frizioni tutte interne ai partiti.
Forza Italia attraversa un periodo
difficile in cui la ricerca
dell'unità è più complicata del previsto.
I NOMI Per ora si fanno delle
ipotesi e i molti nomi che circolano per
l'investitura da candidato alla
presidenza della Regione sono ancora
tutti in fase di analisi.
Anche perché non sono arrivate
ufficialmente
indicazioni da Roma e il nome del
candidato in Sardegna rientra in un
ingranaggio più ampio che coinvolge
anche le altre regioni al voto.
Probabile che in Sardegna la “mano”
spetti a Lega-Psd'Az, anche nel
nome di un programma di Autonomia
sul quale punta la coalizione.
L'ipotesi di lavoro che sta
maturando verso «l'avvio di un percorso
costruttivo con grande attenzione
alla realtà territoriale», dice
Zoffili.
TRATTATIVE Per ora i partiti che
fanno parte della futura coalizione
sono Lega-Psd'Az, Forza Italia,
Fratelli d'Italia, Udc e Riformatori.
In attesa di avviare il dialogo con
Unidos, si affaccia alla
coalizione anche Energie per
l'Italia che a breve parlerà con il
coordinatore del tavolo, Zoffili.
IN ATTESA Per Forza Italia la
situazione potrebbe risultare più
complicata del previsto. Che dentro
il partito sia in atto una guerra
fredda è innegabile e in questo
quadro decidere candidature e
strategie non è semplice. Il
coordinatore azzurro, Ugo Cappellacci,
però, è ottimista: «La dialettica,
anche partendo da posizioni
differenti, è sempre un valore
aggiunto.
Ma sono certo che, al momento
delle scelte importanti, ciascuno
sarà capace di fare scelte
responsabili e di buon senso».
Dunque, superare la tormenta è il primo
passo visto che «sono ancora
convinto che la stella polare debba
essere l'unità e la coesione e,
d'altra parte, questo ci chiedono i
nostri elettori. Questo dovrà essere
il primo presupposto della nostra
proposta politica». Per quanto
riguarda il programma «nei prossimi
giorni ci riuniremo per definire il
lavoro e sarà un processo naturale
senza motivi di contrasto, ma semmai
di unità».
Matteo Sau
L'assemblea
Partito
dei sardi domani ad Abbasanta
«Le persone non gestite né gestibili
dai partiti tradizionali si sono
messe in movimento. La gente normale
è in movimento». Il segretario
del Partito dei sardi, Paolo
Maninchedda, utilizza questa immagine per
descrivere la platea che domani
parteciperà all'assemblea popolare
dalle 10 al centro congressi nuraghe
Losa di Abbasanta. Un
appuntamento per rinsaldare il
concetto di convergenza nazionale dei
sardi, lontano dagli schieramenti
noti e pronti a una nuova sfida, far
diventare il Consiglio regionale la
Camera dei Comuni.
«La paura che i
sindaci e gli amministratori della
Sardegna diano il via a liste
elettorali non controllate da
nessuno sta spaventando chi vuole che
tutto rimanga com'è», sottolinea
Maninchedda. Un movimento che si
prepara alle prossime regionali con
l'obiettivo di sfidare l'attuale
assetto di potere in Sardegna e
aiutare «la gente perbene a vincere».
Maninchedda, infine, ammette di
essere sotto attacco da più parti e
dice: «Sia chiaro: dialoghiamo con
tutti, cioè facciamo ciò che gli
estremisti odiano. Noi siamo gli
avversari degli estremisti e degli
oligarchi sardi. Lo sappiamo. Lo vogliamo».
(m. s.)
LA
POLEMICA. «La città è accogliente, ma preoccupa il clima che rende
il Paese
più insicuro»
Zedda:
«No a chi fomenta odio» Il sindaco attacca Salvini dopo
l'episodio
di razzismo al Civile
«Cagliari è una città accogliente,
ma preoccupa il diffondersi in
tutto il Paese di fatti come questo.
Sono episodi da condannare». Il
sindaco Massimo Zedda interviene
sull'episodio di razzismo denunciato
da una dottoressa cagliaritana che è
diventato un caso nazionale e ne
approfitta per attaccare il ministro
dell'Interno. Senza citarlo
accusa Matteo Salvini di essere
responsabile del clima di intolleranza
che si respira nel Paese.
Cristina Deidda si occupa di cure
palliative al San Giovanni di Dio,
in un reparto particolare dove le
famiglie instaurano un rapporto
molto stretto col personale medico.
Proprio per il contesto delicato
in cui lavora ha deciso di
denunciare su Facebook che, nella sala
d'attesa, vedendola andare via con
un giovane paziente senegalese, si
sono lamentati perché avrebbero
dovuto aspettare «per colpa di un
negro».
«CLIMA PREOCCUPANTE» La storia ha
avuto molta eco sulla stampa
nazionale e il primo cittadino ha
deciso di intervenire per difendere
la sua città, cogliendo l'occasione
per attaccare il leader della
Lega. «Preoccupa ancora di più la
facilità con cui atteggiamenti di
questo tipo stanno prendendo spazio
- ha aggiunto Massimo Zedda -
dovuta al loro sdoganamento da parte
di chi fomenta odio anziché
garantire una maggiore sicurezza:
alimentare odio rende il Paese più
povero e più insicuro».
Esplicito e diretto il riferimento
al titolare
del Viminale che cavalcando le paure
degli italiani ha costruito un
gigantesco consenso popolare. «Il
clima sta diventando preoccupante»,
aggiunge Zedda. L'attacco di ieri non
è il primo, l'ultima volta era
stata quando il ministro
dell'Interno aveva vietato l'attracco della
nave Aquarius e il sindaco aveva
parlato di «scelta scellerata e
demagogica».
PARLA LA DOTTORESSA Non pensava di
sollevare un simile polverone la
dottoressa Cristina Deidda. «Non
vorrei che la mia denuncia fosse
interpretata con finalità politiche.
La mia era un'osservazione
sull'intolleranza per il diverso,
sulla mancanza di empatia verso gli
altri - commenta - lavoro in
un'isola felice, dove ci prendiamo cura
del paziente e dei familiari.
Con le cure palliative noi ci
prendiamo
cura anziché curare. Ho deciso di
denunciare l'episodio perché bisogna
parlare di più per sensibilizzare,
altrimenti ci si abitua e ci si
anestetizza dal punto di vista
morale ed empatico».
Marcello Zasso
La
Nuova
Centrodestra
compatto ma il leader ancora non c'è
Dopo
l'accordo Berlusconi-Meloni-Salvini resta il nodo del candidato nel 2019
La Lega
sembra favorita nella scelta ma Forza Italia vuole rimescolare le carte
CAGLIARICompatto in quattro regioni
su quattro, Sardegna compresa. A
Roma Berlusconi, Giorgia Meloni e
Salvini, in stretto ordine
alfabetico, hanno deciso che, nelle
elezioni regionali del 2019, il
centrodestra continuerà a essere uno
e trino: Forza Italia, La Lega e
Fratelli d'Italia. Non ci saranno
strappi nei territori e neanche
tentativi fotocopia del contratto
nazionale fra il Carroccio e i 5
stelle. «È un'ottima notizia,
abbiamo superato di slancio il primo
scoglio dopo quanto è accaduto per
Palazzo Chigi», ha commentato
Pietro Pittalis, deputato di Forza
Italia. Con Ugo Cappellacci,
parlamentare e coordinatore
regionale di Fi, che ha aggiunto: «Siamo
usciti finalmente dall'equivoco». In
un post Eugenio Zoffili,
portavoce della Lega, ha
sottolineato: «In Sardegna il tavolo del
centrodestra per le Regionali
l'abbiamo aperto una settimana fa. Ora
abbiamo un motivo in più, tra
l'altro molto qualificato, per andare
avanti su quella strada.
Subito cominceremo a discutere i
punti più
importanti di un programma che sarà
comune e specifico per la
Sardegna». In verità, dalla riunione
nella Capitale, è uscita solo la
notizia dell'accordo, ma nulla su
quali regioni cadrà la scelta di
questo o quel partito. Forse perché
la spartizione su chi dovrà
designare il candidato- governatore
del centrodestra in Sardegna,
Piemonte, Basilicata e Abruzzo
ancora non c'è stata.
Ci sono sempre e
solo delle indiscrezioni: la
Sardegna dovrebbe essere un'opzione della
Lega, anche se Forza Italia la
vorrebbe per sé e fino all'ultimo
potrebbe tentare di ottenerla, con
un rimescolamento delle bandierine
provvisorie sistemate sulla mappa.
Che semmai potrebbe avvenire già a
Fiuggi, dove da domani i
berlusconiani e gran parte del centrodestra
si ritroveranno nell'annuale
appuntamento organizzato da Antonio
Tajani, presidente del Parlamento
europeo e vicepresidente di Fi.
Quindi, non c'è ancora un patto fra
gli alleati sul cosiddetto diritto
di prelazione. «È vero - ha
confermato Christian Solinas, senatore e
segretario nazionale del Psd'Az,
primo partner della Lega - C'è per
ora solo un accordo di massima sul
perimetro del centrodestra come
coalizione dalla quale partire per
costruire un'alternativa di
governo. Naturalmente la Sardegna ha
delle peculiarità che andranno
declinate a livello locale al pari
della condivisione e del gradimento
del candidato-governatore».
Se l'Isola dovesse continuare a
essere una
prima scelta della Lega, il
portabandiera più probabile dovrebbe
essere proprio Solinas rispetto
semmai a qualche "prestito" in arrivo
dall'esterno. «Ma non è certo questo
il momento di lasciarsi andare al
solito calciomercato - le parole di
Ugo Cappellacci - La coalizione
non deve avere fretta.
Di sicuro non sarà un candidato
comunque o
qualunque». Meglio ancora, secondo
Pietro Pittalis, che la scelta
ricada presto «non sul frutto di
assurde alchimie politiche, ma su chi
ha una profonda conoscenza della
Sardegna e soprattutto la capacità
riconosciuta di risolvere i problemi
concreti dei sardi. Dopo gli anni
disastrosi del centrosinistra,
spetterà a lui risollevare le sorti
della nostra terra e per questo non
possiamo commettere errori» (ua).
La
replica Puddu, M5S: solita ammucchiata
Il Movimento Cinue stelle, col
candidato-governatore Mario Puddu, ha
commentato subito la notizia
dell'accordo nazionale fra i partiti del
centrodestra. «Noi invece - è
scritto in comunicato - andremo da soli,
come sempre. Con un candidato
presidente votato dalla base degli
iscritti, un programma regionale
discusso e condiviso coi territori e
la società civile. Gli altri,
centrodestra e centrosinistra,
continueranno a fare quello che
hanno sempre fatto:le solite
ammucchiate per non perdere potere e
poltrone».
Per Puddu «l'unica
forza politica in grado di
rappresentare e dare il vero cambiamento in
Sardegna è il Movimento 5 Stelle.
Solo e soltanto M5S». Da parte
dell'ex sindaco di Assemini non c'è
quindi «nessuna sorpresa per la
notizia che il centrodestra si
presenterà unito anche in Sardegna».
Per poi ricordare di aver avuto come
avversario delle coalizioni
quando ero candidato sindaco,
quattro liste del centrosinistra e il
Movimento ha vinto, sia nelle ultime
elezioni amministrative, quando
la nuova candidata sindaco del
Movimento ha avuto la meglio su cinque
liste messa assieme dal
centrodestra. Quindi, siamo abituati a ad
avere la meglio, grazie ai
cittadini, sulle ammucchiate».
«Colpa di
un negro»: razzisti in corsia
Cagliari,
fa discutere il caso sollevato sul web da un'oncologa.
Condanna
di Zedda
CAGLIARI«Non mi aspettavo di
provocare tanto rumore». Cristina Deidda,
specialista in oncologia e cure
palliative all'ospedale San Giovanni
di Dio, si è ritrovata al centro
dell'interesse del web dopo aver
denunciato sul suo profilo Facebook
un episodio accaduto nel reparto
in cui lavora. Mentre seguiva un
paziente di origine senegalese,
quattro familiari hanno manifestato
insofferenza per dover attendere
"per colpa di un negro".
«Mi vergogno profondamente» ha scritto,
chiedendo scusa a loro nome.
Per il sindaco Massimo Zedda «sono
episodi da condannare. Cagliari è
una città accogliente, ma preoccupa
il diffondersi in tutto il Paese di
fatti come questo e ancor di più
la facilità con cui atteggiamenti di
questo tipo stanno prendendo
spazio, dovuta al loro sdoganamento
da parte di chi fomenta odio
anziché garantire una maggiore
sicurezza: alimentare odio rende il
Paese più povero e più insicuro». Ma
per la Deidda «il fatto che si
trattasse di una persona di colore è
incidentale.
Non è un problema di
razzismo, ma più sottile: una
questione di intolleranza, di non saper
guardare ai bisogni degli altri, e
in questo ambiente è ancora più
impensabile. È capitato allo
straniero, sarebbe potuto succedere con
un anziano che si muove lentamente.
Lavoro in quella che definisco
"un'isola felice", perché
noi non "curiamo" i pazienti ma "ce ne
prendiamo cura", che significa
occuparsi di loro a 360 gradi. Ecco
perché mi sono stupita».E precisa
che si trattava di una visita per
appuntamento: «Il ragazzo non è
passato davanti a nessuno».
«Certo, un
tempo probabilmente una cosa del
genere non si sarebbe verificata -
dice ancora la specialista - Io sono
cresciuta in una cultura per la
quale i bisogni di una persona erano
quelli che la collettività doveva
affrontare insieme. Capisco una
frizione che nasce in fila alle poste,
o al supermercato, quando sei di
fretta. Ma nel nostro ambiente,
pensato per essere familiare, in cui
la giornata della terapia punta a
farci ritrovare la nostra umanità, è
impensabile».
Quell'umanità che
gli immancabili hater hanno mostrato
di non avere, riempiendola di
insulti e costringendola a blindare
il post: «Per fortuna il 98% dei
commenti erano in mio appoggio. Noi
medici abbiamo fatto un giuramento
che prevede che ci occupiamo di
chiunque abbia bisogno al di là del
sesso, della religione, del colore
della pelle. E io quel giorno non
lo dimentico». (a.palm.)
I partiti
tentano la forzatura e chiedono 15 miliardi per le misure
Salvini:
«Non impicchiamoci allo zerovirgola». Asse Tesoro-Colle
Pressing Lega-M5s
«Va superato il 2%»
ROMA Restringere la platea del
reddito di cittadinanza solo agli
italiani si presterebbe a un forte
rischio di incostituzionalità:
Cesare Mirabelli, presidente emerito
della Consulta, commenta
l'ipotesi avanzata dal vice
presidente del Consiglio Luigi di Maio sul
reddito cittadinanza «limitato»,
ricordando che non è possibile
escludere da una misura
assistenziale i cittadini comunitari residenti
nel nostro Paese ma anche gli
extracomunitari che hanno un permesso di
lungo soggiorno.
Ed è probabile che possano essere
coinvolti nelle
richieste anche coloro che risiedono
stabilmente nel Paese. La
necessaria estensione della misura
contro la povertà assoluta (più
volte Di Maio ha fatto riferimento
ai cinque milioni di poveri
rilevati in Italia dall'Istat) anche
a chi non ha il passaporto
italiano è rilevante sotto il
profilo dei numeri. Sui cinque milioni
di persone in povertà assoluta gli
stranieri sono 1,6 milioni (il
31,8%) mentre se si considerano le
famiglie quelle con stranieri sono
il 31,7% delle 1.778.000 in povertà
assoluta. In pratica se in Italia
il 6,9% delle famiglie totali è in
povertà l'incidenza scende al 5,1%
per gli italiani e sale al 25,6% per
gli stranieri.
I dati Istat non
rilevano naturalmente gli irregolari
né identificano quanti tra gli
stranieri hanno il permesso di
soggiorno di lungo periodo, ma è
altamente probabile che una parte
consistente della spesa per il
reddito di cittadinanza sia
indirizzata verso gli stranieri a meno che
la norma non sia costruita con
rischi di incostituzionalità. «Bisogna
stare attenti - spiega Mirabelli - a
come si scrive la misura. Se si
scrivesse che il reddito di
cittadinanza si dà solo ai cittadini
italiani ci sarebbe il rischio di
incostituzionalità. Gli stranieri
comunitari sono assimilati ai
cittadini italiani e una misura di
questo tipo potrebbe essere
attrattiva per i cittadini di alcuni paesi
dell'Unione verso quello con il
sistema più generoso».
In pratica
potrebbe accadere che cittadini di
paesi più poveri possano trovare un
interesse nel trasferimento nel
nostro Paese (già ora gli stranieri di
cittadinanza rumena sono 1,19
milioni, il 23,1% degli stranieri
residenti). Convinto della non accettabilità
di una misura limitata
solo agli italiani è anche il
presidente del Cnel ed ex ministro del
Lavoro, Tiziano Treu: è
inaccettabile, secondo il diritto europeo -
spiega - che una prestazione
assistenziale come il reddito di
cittadinanza «possa essere data solo
agli italiani. La Corte europea
di giustizia si è pronunciata più
volte su prestazioni simili»
ribadendo l'estensione anche agli
stranieri con permesso di lungo
soggiorno.
di Serenella Matterae Chiara Scalise
«Andare oltre il
2%» nel rapporto deficit/Pil (al
2,2% o 2,4%) e trovare almeno 15
miliardi per pensioni, reddito di
cittadinanza e avvio di flat tax. I
ministri di M5s e Lega tornano a
chiederlo con forza al tavolo di
Palazzo Chigi, che per tre ore - a
una settimana dalla nota di
aggiornamento al Def - vede
impegnato mezzo governo. Il ministro
dell'Economia Giovanni Tria ripete
che a Bruxelles si può chiedere
l'1,6%. Ma, nonostante tensioni e
diffidenze tra gli stessi alleati di
governo, si inizia a trattare.
Lunedì o martedì ci sarà un nuovo
vertice: ora si intensificheranno il
lavoro dei tecnici e i contatti
con l'Europa. E alla fine, dicono
dalle parti di Palazzo Chigi, si
potrebbe fissare l'asticella alla
soglia «psicologica» dell'1,9%. Ma
l'importante, avverte Tria, è
decidere «insieme» cosa fare delle
risorse. Perché questo elemento farà
la differenza nel giudizio
dell'Ue e dei mercati. Alle 8 del
mattino varcano la soglia di Palazzi
Chigi, dove li attende il premier
Giuseppe Conte, il ministro Tria, il
vicepremier Matteo Salvini, il
ministro M5s Riccardo Fraccaro, che fa
le veci di Luigi Di Maio.
Ci sono i ministri che tengono i
contatti
con l'Ue, Enzo Moavero Milanesi e
Paolo Savona. E poi i sottosegretari
Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia,
Laura Castelli. Salvini resta
poco meno di un'ora: il tempo di
blindare l'approdo lunedì in Cdm
delle sue misure su sicurezza e
migranti (che saranno limate anche per
placare le tensioni M5s). Negli
stessi minuti dalla Cina, dov'è in
missione, Di Maio in un'intervista
radio replica piccato a Tria che
giovedì aveva espresso dubbi sulla
possibilità limitare agli italiani
il reddito di cittadinanza: «È
impossibile, con i flussi immigratori
irregolari, non restringere la
platea agli italiani», dichiara.
Secondo alcune fonti pentastellate
alla fine si dovranno includere i
cittadini europei. Ma sul tentativo
di delimitare la platea e rinviare
l'avvio dell'assegno (non a inizio
2019 ma a maggio, a ridosso delle
europee) si basano anche le
simulazioni pentastellate secondo cui il
reddito di cittadinanza potrebbe
essere inserito in manovra con uno
stanziamento di 7 miliardi. Ma è
ancora la cifra di 10 miliardi che i
rappresentanti M5s, che vengono
descritti ancora assai irritati con
Tria, hanno messo sul tavolo del
governo.
La Lega ritiene invece di
avere ottenuto l'inserimento in
manovra di quota cento (con 62 anni di
età) e di un pacchetto fiscale che
avrebbe avuto il placet di Conte e
include una «super Ires» al 15% per
gli utili reinvestiti in azienda
che porterebbe alle imprese «quasi
un miliardo». Bitonci ipotizza la
riduzione «almeno dell'80%» della
tassazione sulle sigarette
elettroniche. Mentre un piano
«snello di ammodernamento delle opere
pubbliche da affiancare all'apertura
di cantieri più impegnativi»
potrebbe essere una carta da giocare
anche in Ue per ottenere più
flessibilità. Alla fine del vertice
sia M5s che Lega si mostrano un pò
più ottimisti: «Non ci impicchiamo
ai numeri» e alla percentuale di
deficit, dicono all'unisono Fraccaro
e Salvini.
Ma la convinzione è
aver alzato l'asticella al 2% e
scalfito il muro di Tria. Dal Mef però
invitano alla prudenza. Si lavora
tutti «insieme» ma le somme si
tireranno solo venerdì prossimo, al
varo del Def: al momento ogni
tassello ancora è in discussione. E
se i leghisti frenano su un tema
come le pensioni di cittadinanza,
M5s esprime dubbi sugli spazi per la
flat tax. Nel giorno in cui la
commissione Ue diffonde il dato
«monstre» di evasione dell'Iva da
35,9 miliardi, che ci consegna un
triste primato in Europa, c'è chi
nella maggioranza sostiene che per
trovare le risorse non si possa
escludere neanche una rimodulazione di
alcune aliquote Iva. Ma la Lega
ribadisce che non si farà.
-----------------
Federico
Marini
skype:
federico1970ca
Nessun commento:
Posta un commento