Con il nuovo governo forse si sta verificando qualcosa di
più di un ordinario avvicendamento nelle posizioni apicali dei ministeri e
della pubblica amministrazione. Il funzionamento della macchina statale è
affidato in modo importante ai capi di gabinetto e di dipartimento dei
ministeri. Sono loro che sovente redigono i regolamenti guidando la pubblica
amministrazione nella applicazione di leggi e decreti che spesso non eccellono
per chiarezza e linearità. Sono loro i depositari delle conoscenze legislative
e amministrative nel continuo progredire della stratificazione dell’attività
legislativa.
Chi occupa gli alti
incarichi della macchina statale dovrebbe lavorare per lo Stato e non per un
politico ma è necessario che al di là delle competenze giuridico-amministrative
queste persona abbiano un buon rapporto con il politico di turno. Buon rapporto
di collaborazione e disponibilità che non vuol dire necessariamente
allineamento politico. La distribuzione di
incarichi non deve diventare un modo per portare la pubblica amministrazione a
lavorare per un governo o una parte politica.
L’amministrazione pubblica deve essere indipendente; è in
questa indipendenza che lo Stato mantiene una sua autonomia e continuità mentre
i governi vengono e passano. Questo nuovo governo pentaleghista in questi primi
mesi di vita ha dimostrato un grande attivismo nel sostituire i titolari di
alti incarichi ministeriali, dipartimentali, i vertici delle aziende di Stato.
Rai, Cassa Depositi e Prestiti, Ferrovie, agenzie fiscali... ma senza
risparmiarci i contorcimenti per trovare le persone da collocare in
sostituzione di altri che rimuovono. Sembra molto deciso nel rimuovere, un po’
meno nel nominare.
Così persino la nomina di una Commissione d’inchiesta per il
crollo del ponte Morandi diventa una commedia degli assurdi mentre metà dei
commissari si dimettono o vengono sollevati dall’incarico. Allo stesso modo un
Presidente del Consiglio non dovrebbe fare annunci sulle nomine: “Entro dieci
giorni il nome del Commissario per la ricostruzione …”
Singolare annuncio per dirci che il nome non c’è. E così
arriviamo alla Consob dove viene sollevato il “servitore della finanza
internazionale” in attesa di conoscere quale sarà il nuovo titolare per
interrogarci su chi servirà... Quando si procede a sostituzioni il tema è
sempre comprendere il metodo e l’obiettivo con cui si procede alle
sostituzioni: nessuno ha mai dichiarato di sostituire qualcuno per mettere un
proprio fedele e obbediente servitore!
L’Italia non brilla per l’autonomia delle Autorità
indipendenti, strettamente legate al potere politico, ma se addirittura è il
governo che si attiva per rimuovere e nominare... allora l’indipendenza va
proprio a farsi benedire. Allo stesso modo si tenta lo sgambetto istituzionale
per rimettere Foa, già bocciato dalla Commissione di Vigilanza, sulla poltrona
di Presidente della RAI. Comprando l’appoggio di Forza Italia dando in cambio
non si sa bene cosa. Così la RAI, servizio pubblico nonché prima azienda
culturale italiana, è “rimasta nel
parcheggio invischiata nelle clientele e nelle inefficienze di sempre”
(Milena Gabanelli). La Rai, con un esercito di giornalisti, oltre 25 edizioni
quotidiane di TG a cui si aggiunge il canale Rainews 24, non ha un sito di news
online. Chi si informa online clicca sui siti dei quotidiani.
Anomalia tutta italiana per la quale dobbiamo ringraziare il
mondo dei partiti che controlla e ingessa la Rai! In questo modo lo spoils
system rischia di diventare una pessima pratica clientelare. L’assenza di
trasparenza, partecipazione e democrazia nell’affidamento degli incarichi è una
delle principali cause di clientelismo, lottizzazione e corruzione della
politica. E’ così che “I partiti hanno
occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno
occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende
pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV,
alcuni grandi giornali” (Enrico Berlinguer). E dopo tanti anni siamo ancora
qui a parlarne.
Di
Sergio Bagnasco.
https://www.facebook.com/sergio.bagnasco.5
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