Oggi sono stato ad Assolo, uno dei piccoli
comuni di cui si prevede l’estinzione completa entro 30 anni, per seguire un
dibattito sulla lingua sarda. L’intervento di apertura è stato quello
dell’assessora alla Pubblica istruzione Claudia Firino. Uno dei passaggi che
più mi ha colpito è stato (cito quasi testualmente) “lancio una provocazione e
chiedo ci sia il massimo impegno da parte di tutti per salvaguardare
l’insegnamento della lingua e cultura sarda”.
Mi dispiace che sia andata via molto
presto e si sia persa il mio intervento, nel quale – tra le varie cose – mi
chiedevo a chi si stesse rivolgendo di preciso, visto che è esattamente lei
gestisce in maniera ben poco esemplare la salvaguardia della nostra lingua e
cultura.
Forse era una provocazione contro sé stessa,
che ha pensato bene di eludere sgattaiolando via prima che arrivassero gli
interventi dal pubblico. Tuttavia il problema è ben più ampio del
(non) operato della Firino.
Infatti ora come ora ci si augurerebbe che un
giorno possa arrivare un assessore e una giunta sensibili alla problematica e
capaci di salvaguardare veramente l’insegnamento di lingua e cultura.
Perché gli strumenti per intervenire nella
scuola ci sono, le leggi regionali lo permettono e si possono, con forza di
volontà e persone adeguate, anche migliorare. Forse era una provocazione contro
sé stessa, che ha pensato bene di eludere sgattaiolando via prima che
arrivassero gli interventi dal pubblico.Tuttavia il problema è ben più ampio
del (non) operato della Firino.
Infatti ora come ora ci si augurerebbe che
un giorno possa arrivare un assessore e una giunta sensibili alla problematica
e capaci di salvaguardare veramente l’insegnamento di lingua e cultura. Perché
gli strumenti per intervenire nella scuola ci sono, le leggi regionali lo
permettono e si possono, con forza di volontà e persone adeguate, anche
migliorare.
Questa possibilità di
sperare in un miglioramento, questa certezza che con le persone giuste lo
Statuto autonomo possa garantire l’insegnamento della lingua e cultura possono
restare valide solo se al referendum del 4 dicembre vince il NO. Se vince il
SI, con la successiva ricontrattazione dell’autonomia speciale, tutte le
competenze sulla scuola che attualmente ha la Regione verranno delegate allo
Stato italiano, il quale avrà anche meno volontà della Firino di salvaguardare
la nostra cultura nazionale.
Mi chiedo come sia
possibile che ci siano partiti indipendentisti che, davanti alla certezza di
questi enormi rischi, stiano propagandando l’astensione o la “libertà di
scelta” (che quindi, in quanto libera, addirittura arriva ad accettare anche il
SI). Che la Firino faccia il lavoro di smantellamento della nostra cultura lo
avevo preventivato, ma che per questioni di principio “confessionali” o per
spericolati equilibrismi tattici le dessero una mano anche certi
indipendentisti, questo no, non me lo sarei mai aspettato
Pier Franco Devias
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