Unione
Sarda
L'eredità del “cugino comunista”La sala
Culto del cimitero di Cagliari gremita durante il rito laico per l'ex dirigente
del Pci La moglie: «Ha combattuto la Sla, ricordiamolo con rispetto»
Le note struggenti del Canone di Pachelbel
e dell' Adagio di Albinoni sono ancora sospese nell'aria quando Tore Cherchi,
occhi lucidi che accarezzano la corona di fiori poggiata sul feretro, prende la
parola: «Walter era legato agli affetti, alla moglie Marinella e alla figlia Alessandra,
alle sorelle, alla madre di 103 anni, alle idee in cui credeva...».
La sala Culto del cimitero di San Michele
contiene un mondo in commosso silenzio: il sindaco Massimo Zedda, ex
parlamentari e dirigenti del vecchio Pci, consiglieri, amici e compagni di
lotte politiche, un'intera classe del liceo classico Dettori, la scuola cagliaritana
dove Walter Piludu - vinto dalla Sla giovedì all'età di 66 anni, autore del
libro “Il Cugino Comunista - Viaggio al termine della vita”, scritto con il
cugino Carlo Piludu, pubblicato nel 2015 da Cuec Editrice - si era diplomato
nel 1967. Il funerale laico è momento di composto dolore ma anche occasione per
ricordare la vana (finora) battaglia condotta da Piludu per l'approvazione di
una legge capace di assicurare una fine dignitosa della vita. È anche la giornata, lo sosterranno gli amici
e gli oratori che si alterneranno nel ricordo, per raccogliere l'eredità
dell'ex dirigente scomparso.
COMMOZIONE Cherchi, dell'amico, parla con
affetto: «Era legato ai propri valori, parlava in modo diretto. Era un
ortodosso, un amendoliano. Conosceva i pregiudizi ideologici e le pigrizie
politiche ma si rattristò quando la sua battaglia per l'affermazione del
diritto di poter decidere in condizioni estreme
della propria esistenza, rimase inascoltata soprattutto dalla sua parte
politica». Cherchi fatica a trattenere le lacrime: «A tutti noi il compito di raccoglierne
l'eredità. Ti abbiamo voluto bene, ciao Walter».
DIRIGENTE Nato a Milano nel 1950, a
Cagliari dal 1964, Walter Piludu si iscrisse al Pci nel 1971 e contribuì a
fondare la sezione universitaria “Carlo Marx”. Come funzionario del Pci, tra il
1979 e il 1985 ricoprì diverse responsabilità
politiche. Fu assessore provinciale ai Lavori pubblici e dal 1988 al 1990
presidente della Provincia. Nel novembre del 1989 si schierò contro la svolta
della Bolognina promossa da Achille Occhetto per cambiare nome al partito. Nel
gennaio del 1991 aderì a Rifondazione comunista, del quale fu coordinatore
regionale dal febbraio del 1991 al maggio del 1992. Due anni dopo annunciò
l'uscita da Rc. Pur continuando a fare il consigliere provinciale, non aderì
più ad alcun partito.
LA MALATTIA Nel 2011 la scoperta: malato
di Sla. Scrive al Papa e ai leader politici nazionali: «Vi chiedo che senza
sgargianti bandierine di parte e senza querule primazie
propagandistiche, almeno su un tema come questo, si riesca a trovare l'inedito
coraggio di una sostanziale intesa che stimoli la predisposizione di un serio e
approfondito disegno di legge». Il suo è un problema, ha modo di chiarire
Piludu, che ha una «specifica concretezza» e non va ridotto a una «mera questione
filosofica astratta». Chiedeva di poter decidere il momento in cui morire: «Senza
dover andare in Svizzera per farlo». Desiderio rimasto inascoltato.
L'OMAGGIO Del percorso umano dell'ex
dirigente parlano Giovanni Runchina, professore di Walter al Dettori («amava i
poeti greci, era un uomo libero», ma anche : «È stato trattato male dalla
sinistra»), Massimo Zedda («Ci univa un'antica amicizia, il suo lascito è per tutti
un impegno morale»), Giancarlo Ghirra («Era rigoroso ma anche ironico: fu lui a
scrivere sui manifesti elettorali di Berlusconi ma ti pozzu toccai? »), Giorgio
Macciotta («Ha lanciato appelli: sembrava ignorasse che i partiti di oggi sono
diventati insopportabili macchine di potere»).
IL LASCITO La moglie Marinella: «Walter ha
lottato fino alla fine per essere un uomo libero, non si è mai arreso alla
malattia. Non è stato sconfitto perché è rimasto quel che voleva essere». La
richiesta, toccante: «Non ricordatelo con compassione ma con rispetto e ammirazione
per come ha combattuto la Sla».
Pietro Picciau
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Federico Marini
skype: federico1970ca
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