Unione
Sarda
SELARGIUS.
Picchia le insegnanti in classe Bimbo iperattivo di sei anni: una maestra
finisce all'ospedale L'episodio all'istituto comprensivo di Su Planu, modello
di integrazione
A volte basta la luce del sole che
filtra dalla finestra e gli finisce negli occhi, in altre occasioni uno sguardo
- pur innocente - di un compagnetto. Altre volte, proprio nulla. Però
improvvisamente lui, che ha soltanto sei anni, ha genitori adottivi e soffre di
Adhd (disturbo da deficit dell'attenzione con iperattività), diventa una furia incontrollabile.
A farne le spese sono le maestre: ieri mattina dopo l'aggressione in un'aula
dell'Istituto comprensivo di Su Planu di Selargius, a pochissimi metri dal
confine con Cagliari, ne ha mandata una all'ospedale.
L'altra si è invece medicata da
sola, a casa. Quando il cervello non connette più, e la sofferenza diventa
troppo grande per un bambino tanto piccolo, l'alunno di sei anni tira
fortissimo i capelli, affonda le unghie e i denti nella carne delle maestre,
tira pugni, schiaffi e calci a casaccio, con sorprendente forza. Bloccarlo significa
fare violenza a lui, aggiungendo così danno a danno. Tentare di contenerlo
equivale invece a soccombere, con danni fisici sicuri.
LE FERITE Il bimbo - ovviamente
incolpevole - ieri mattina ne è uscito senza un graffio, per fortuna, ma nel
frattempo un'ambulanza del 118 trasportava al pronto soccorso una delle due
maestre, che nel tardo pomeriggio era ancora in ospedale per lunghi
accertamenti. La sua collega ha un labbro spaccato, il naso gonfio, il viso
graffiato e un paio di occhiali da ricomprare, ed è quella ridotta meno peggio.
L'ALLARME L'anno scolastico è
iniziato da un mese, ma quella di ieri non è stata la prima aggressione in una
scuola-modello, dove i bimbi hanno voti superiori alla media nazionale. Ciò non
ha però impedito, ieri mattina alle 10.30, che senza motivo logico e
assolutamente all'improvviso il bimbo si scagliasse contro la sua maestra prevalente,
afferrandola per i capelli e tirandola per terra: a quel punto l'ha colpita con
pugni, calci, schiaffi e graffi profondi. Anna Maria Soi, che ha 54 anni, è
un'insegnante di grande esperienza, ma fronteggiare quella furia è stato un
compito impossibile anche quando a lei si è unita la collega Francesca Mura, di
45 anni. Risultato: maestra prevalente all'ospedale, l'altra contusa, tutti a
bloccare il bambino facendo di tutto per non provocargli dolore.
EMERGENZA Il problema c'è: lo sanno
i genitori adottivi («Persone meravigliose, che s'impegnano a fondo per
contenere il bimbo e garantirgli un'istruzione», dicono la direzione e anche le
insegnanti aggredite), lo sa la scuola, lo sanno i medici, lo sanno le autorità
scolastiche. Gli specialisti non sono ancora riusciti a trovare la terapia
giusta per impedire che la rabbia incontenibile pervada questo bimbo
sfortunato, che entri in allarme senza motivo e, altrettanto senza ragione,
avverta l'impulso di difendersi da attacchi veri solo per lui.
LA SCUOLA «L'Istituto comprensivo di
Su Planu è un Centro territoriale per l'inclusione», s'inorgoglisce il vice
dirigente scolastico Tore Serra, ex stella del Brill Cagliari all'epoca della
serie A di basket: «Abbiamo uno o due bambini problematici in ogni classe e un
corpo insegnante molto preparato, capace di affrontare anche le peggiori difficoltà.
Aspettiamo il bambino a braccia aperte già da subito, non riceverà alcuna
sanzione disciplinare. Lo accoglieremo come se fosse il primo giorno». Una
sensibilità e un altruismo che rendono la scuola, e chi vi lavora, degna dei
riconoscimenti che riceve (da due anni, peraltro, rappresenta con merito la
Sardegna alla cerimonia nazionale di apertura dell'anno scolastico con il
presidente della Repubblica), ma la situazione rimane ingestibile.
Le aggressioni da parte del bambino
si moltiplicano e l'anno scolastico è iniziato da appena un mese, c'è il
problema di tutelare i compagnetti da questi scoppi d'ira repentini. Inoltre,
dopo il clamore dell'aggressione di ieri, la dirigenza scolastica è consapevole
che sarà ora chiamata ad affrontare le reazioni impaurite dei genitori degli
altri bambini: un tam-tam che, in altre occasioni, si è rivelato micidiale.
Genitori da soli, insegnanti da soli, scuola lasciata sola: impossibile, con quest'impostazione,
che il bimbo iperattivo con deficit dell'attenzione possa farcela. Occorre
molto, molto di più. E serve subito, prima che quel giovanissimo essere umano
rimanga isolato. Luigi Almiento
Manovra
accelerata.Sì in Giunta: «Eviteremo l'esercizio provvisorio»
Ma resta
incertezza sulla richiesta del mutuo per il deficit dell'Ats
È il giorno della rete ospedaliera,
ma anche dei soldi. Stanziati, da
chiedere e da rivendicare. Ieri la
Giunta ha varato la Finanziaria
2018-2020. Pochissime le
indiscrezioni emerse, se non che la legge
prevede un aumento delle entrate
tributarie di 120 milioni fino a 6
miliardi e 276mila euro e che alla
fine sarà una manovra da 7 miliardi
e 724mila euro, il 2% in più
rispetto allo scorso anno.
TEMPI RAPIDI «Abbiamo approvato la
legge in Giunta più di due mesi
prima rispetto allo scorso anno e
puntiamo a evitare il ricorso
all'esercizio provvisorio», ha
spiegato l'assessore al Bilancio
Raffaele Paci. Su quasi otto
miliardi, 40 milioni di euro saranno a
disposizione del Consiglio
regionale. Una novità? «Stiamo rinnovando
tutti i mezzi della Protezione
civile, del Corpo forestale e di
Forestas, una grande operazione di
acquisto di mezzi in leasing».
IL DEFICIT Fin qui i soldi
stanziati. Lunedì il Consiglio dei ministri
ha approvato la manovra nazionale
che, tra le altre cose, prevede
anticipazioni di liquidità per la
copertura del disavanzo sanitario
2016 della Sardegna. Si tratta del
prestito sul quale dall'inizio del
mese il presidente della Regione sta
trattando col governo.
«Decideremo cosa fare in un paio di
settimane - ha detto ancora Paci -
in modo che, se noi non dovessimo
accettare, quegli spazi finanziari
possano essere dirottati su altre
Regioni e destinati ad altre
esigenze. È una procedura
tecnicamente molto complessa, quindi stiamo
valutando la possibilità di
utilizzare strade alternative».
Si tratta di un prestito da
restituire in 30 anni, 150 milioni per il
2018 e altrettanti per il 2019. «La
questione - secondo l'assessore -
potrebbe essere risolta senza
ricorrere al mutuo grazie all'incremento
delle entrate dovuto a una severa
ripulitura dei conti regionali (e
questo ha già permesso di destinare
115 milioni al disavanzo
sanitario), ai risultati del Piano
di rientro dal debito e alla
rimodulazione di alcune spese».
SLITTA IL VERTICE Poi ci sono gli
accantonamenti, che per la Sardegna
valgono 684 milioni di euro,
contributo che la Giunta vorrebbe quanto
meno dimezzare. La settimana scorsa Pigliaru
e Paci avevano iniziato a
parlare di cifre con i
sottosegretari Maria Elena Boschi (presidenza
del Consiglio dei ministri), Pier
Paolo Baretta (ministero
dell'Economia) e Gianclaudio Bressa
(Affari regionali). Stamattina era
previsto un nuovo incontro al
ministero degli Affari regionali per
riprendere la trattativa. Ma la
riunione - ha fatto sapere la Giunta -
è stata rinviata. Roberto Murgia
LA
RIFORMA. Tensione in maggioranza
Nuova
rete ospedaliera, accordo sui posti letto Areus: martedì il nome
Non bastano vertici e riunioni a
cancellare le tensioni in maggioranza
sulla riorganizzazione della rete
ospedaliera. Ieri pomeriggio, prima
di riprendere il dibattito in
Consiglio regionale, il centrosinistra
si è riunito per un nuovo confronto
con il presidente Pigliaru e
l'assessore Luigi Arru. Il
Consiglio, poi, ha dato il via libera al
capitolo 7 sui posti letto
complessivi che saranno 5.790 (4.643
pubblici e 1.147 privati). Novità,
invece, per quanto riguarda i
vertici dell'Areus, l'Azienda per
l'emergenza-urgenza perché Arru ha
annunciato la nomina per martedì
prossimo.
SENZA PACE Il caso Lanusei, con la
richiesta della classificazione di
primo livello, agita non poco le
acque nella maggioranza e soprattutto
nel Partito democratico. Franco
Sabatini, infatti, mantiene salda la
sua posizione e anche nell'incontro
di ieri ha confermato di non voler
retrocedere su questo aspetto.
L'unica certezza in questo braccio di
ferro è che l'emendamento in aula
arriverà, deciderà poi il Consiglio.
Stesso discorso sul Mater Olbia, per
cui la maggioranza non trova un
accordo sul congelare o meno la
parte che riguarda i posti letto
dedicati alla struttura privata. Per
quanto riguarda, invece, il
presidio formato dagli ospedali di
Alghero e Ozieri, il capogruppo di
Sdp, Daniele Cocco, ribadisce la
richiesta per disattivare il
monitoraggio.
GLI ATTACCHI Non mancano gli
attacchi alla riforma che arrivano
dall'esponente di Campo
progressista, Anna Maria Busia: «È una riforma
sbagliata - dice - e deve essere
congelata». Critico anche Michele
Cossa (Riformatori), convinto che la
rete ospedaliera «getterà nel
caos la sanità sarda».
LA NOMINA In pole position per la
carica di direttore generale
dell'Areus c'è Giorgio Lenzotti che si
contenderà la nomina con Piero
Delogu. La Giunta decide per
un'accelerata, sollecitata da numerosi
consiglieri di maggioranza, tra cui
Roberto Deriu (Pd): «Bene le
rassicurazioni. La riforma entra nel
vivo e la sua concreta attuazione
restituisce credibilità all'intero
processo». (m. s.)
CITTÀ
METROPOLITANA. Galantuomo perde la poltrona
L'ex
sindaco di Quartu agli arresti domiciliari per presunte tangenti
Manca
solo l'ufficialità, sarà revocata la delega alla Trasparenza
Davide Galantuomo non sarà più il
delegato alla Trasparenza della
Città metropolitana. Il suo
incarico, formalmente non ancora revocato,
ha le ore contate: nei prossimi
giorni, forse già oggi, potrebbe
arrivare la sospensione
dall'incarico (e anche dal ruolo di
consigliere metropolitano e
consigliere comunale di Quartu) in base
alla “legge Severino”. La notizia è
rimbalzata lunedì nel corso della
seduta nell'aula di piazza Palazzo.
«Proprio per questo», spiega il
sindaco Massimo Zedda, «non ho
revocato la nomina in attesa dell'atto
ufficiale».
LA VICENDA Galantuomo si trova
attualmente agli arresti domiciliari
per un presunto giro di mazzette
legate alla realizzazione di un
impianto di energia rinnovabile a
Ottana. Entro sabato il Tribunale
del riesame deciderà se scarcerarlo,
ma in base alla “Severino”, il
fatto di essere destinatari di una
misura di prevenzione non
definitiva per specifici reati
comporta la sospensione.
L'ITER Resta solo da attendere il
provvedimento ufficiale che, emanato
dalla Procura, arriva in prefettura
da dove viene poi girato all'ente
competente (in questo caso, il
Comune di Quartu). Poi dal Municipio
quartese sarà fatto arrivare, a sua
volta, alla Città metropolitana.
Un iter complesso e complicato da
ulteriori intralci: il passaggio
dalla Procura alla prefettura
sarebbe avvenuto con la posta ordinaria.
IL SINDACO Il sindaco Zedda, si
diceva, non gli ha revocato la nomina.
«L'avrei fatto se fosse stata una
delega con potere di firma,
operativa. In questo caso non serviva
farlo, visto che il suo unico
compito è il controllo degli atti
della maggioranza». Una nomina che,
in realtà, aveva già fatto storcere
la bocca. «Inizialmente avevo
indicato il consigliere del M5S ma
lui non ha accettato. E ho scelto
Galantuomo visto che, da ex sindaco
della terza città dell'Isola,
conosce la macchina amministrativa».
Il futuro? «Mi auguro che
Galantuomo dimostri di essere
estraneo ai fatti. Comunque, se dovesse
rientrare, per opportunità non
nominerò più lui».
I CONSIGLIERI Nessuna sorpresa tra i
membri dell'aula. «Mi dispiace
umanamente per lui», dice Stefano
Schirru di Forza Italia. «e spero
che la vicenda si risolva al più
presto. La “legge Severino” non è
certo garantista ma capisco che
venga applicata se si tratta di reati
legati alla pubblica
amministrazione». Schirru trae anche una lezione:
«Quando si fa politica, occorre
essere attenti e circondarsi di
collaboratori che siano più bravi
del politico stesso».
Il vicesindaco
della Città metropolitana Fabrizio
Rodin (Pd) ragiona da
amministratore e da avvocato. «La
sospensione», afferma, «è un atto
dovuto. Vista la mia professione,
sono un garantista, per me vale
sempre la presunzione di innocenza:
aspetto di sapere se ci sarà il
rinvio a giudizio e, allo stesso
tempo, spero per lui che la Procura
si sia sbagliata».
IL PARTITO La vicenda delle presunte
tangenti crea imbarazzo, in
particolare, nei “Centristi per
l'Europa”, il partito recentemente
fondato da Pier Ferdinando Casini e al
quale Galantuomo ha aderito
pochi mesi fa. «Gli sono umanamente
vicino», dice il coordinatore
regionale Federico Ibba, «e mi
auguro che dimostri la sua estraneità».
È un fulmine a ciel sereno. «Non ho
mai avuto il benché minimo dubbio
anche perché, a detta di tutti, è
stato un ottimo amministratore
dell'Ente acqua Sardegna». Sentir
parlare di tangenti lo fa
rabbrividire. «Occorre gestire
correttamente i soldi pubblici: io, per
esempio, ho scelto di usare il mio
telefono anziché quello che ho
avuto in dotazione come consigliere
comunale di Cagliari». Marcello Cocco
ALGHERO.
Lotto: sì a Bruno
Crisi in
Comune,l'onorevole Pd va in soccorso
L'appello dell'onorevole del Pd
Luigi Lotto e le previsioni del
consigliere di Forza Italia Michele
Pais. Sui social la politica
algherese, in questi giorni, è
l'argomento principe.
Dopo le dimissioni del sindaco Mario
Bruno, ufficializzate lunedì
mattina per tentare di irrobustire
la coalizione di centro sinistra,
il consigliere regionale dei dem,
Luigi Lotto, ha lanciato un appello
in rete: «Alghero ha bisogno di un
centrosinistra e di un Pd
riunificato. Si faccia ogni sforzo
in tal senso nell'interesse della
comunità di Alghero».
Intanto il primo cittadino
dimissionario ha iniziato le consultazioni
tra le parti, per tentare di
definire la nuova giunta. Le prime
indiscrezioni, a sorpresa, arrivano
dagli avversari politici di Bruno.
Michele Pais, di Forza Italia, è
convinto che il sindaco confermi le
deleghe agli attuali assessori, e
cioè a Ornella Piras, Gavino
Tanchis, Raniero Selva e Raimondo
Cacciotto. A questi potrebbe
aggiungersi Gabriella Esposito, per
il Turismo e altri due nomi scelti
rispettivamente da Mimmo Pirisi del
Pd e da Alessandro Nasone del
gruppo misto, le new entry.
Quest'ultimo dovrebbe poter esprimere il
titolare della delega ai Servizi
sociali, una donna, mentre i
democratici potrebbero occuparsi
dell'Urbanistica e in lizza ci
sarebbe l'ingegnere Alessandro
Balzani. «Un'abile operazione politica
che da un lato rafforza enormemente il
sindaco Mario Bruno e che
azzera il Pd. Mi auguro - commenta
Michele Pais - che al di là del
Risiko politico, nel quale Mario
Bruno ha dimostrato di essere leader
assoluto, si inizi a lavorare per la
città». (c. fi.)
La
Nuova
Il
centrosinistra regge alla prova del voto segreto in aula sugli emendamenti
Tagliati
oltre 260 posti letto pubblici. Restano i nodi e c'è il caso
Mater
Olbia La maggioranza tiene ma l'accordo non c'è di Umberto Aime
CAGLIAR I La trappola del voto
segreto non è scattata. Preparata in
silenzio dal centrodestra, è stata
evitata con un colpo di reni dal
centrosinistra. Che poi, quasi
avesse ritrovato all'improvviso un
dimenticato spirito di squadra, ha
approvato anche il tabellone dei
posti letto rimodulati. Saranno
5.790, un centinaio in meno: 4.643
quelli pubblici, con un saldo
negativo di 262, mentre mille e poco più
sono stati assegnati alla sanità
privata.
Pericolo scampato. La
trappola era stata preparata in
silenzio da Forza Italia con un
emendamento sull'ospedale Brotzu di
Cagliari, ma la maggioranza ha
votato compatta contro, a parte
qualche astenuto e uno o due uscite
strategiche dall'aula. Una vittoria
impensabile fino a un'ora prima,
quando dal vertice straordinario
convocato con urgenza dal presidente
Francesco Pigliaru, i capigruppo dei
partiti al governo erano usciti
alla spicciolata, molti anche a
testa china. Fino all'amara e
preoccupata ammissione di Pietro
Cocco del Pd: «Non abbiamo trovato
l'accordo su niente.
Non sul Mater Olbia, se deve essere
stralciato
oppure no dalla mappa dei posti
letto, e neanche su che ruolo avranno
Lanusei e Nuoro nella rete
ospedaliera». Un disastro o poco più, prima
dell'ingresso in aula con quasi
un'ora di ritardo, per essere accolti
dal centrodestra con questa battuta
al vetriolo: «Ora il conclave
spetta a noi. Ma vedrete saremo
molto più veloci e non ci spaccheremo
su feudi e sottofeudi». E invece in
aula è successo il miracolo, con
il baratro del voto segreto superato
di slancio, anche se sul piatto
sono rimasti i problemi: Nuoro, sarà
di primo o secondo livello?,
Lanusei, rimarrà un ospedale di base
rinforzato oppure strapperà la
promozione fino al primo livello?
il Mater Olbia, dentro o fuori?,
più i cascami sul punto nascita di
La Maddalena: resterà aperto, ma
come? Tutte domande e dubbi rinviati
a oggi o tutt'al più a domani,
quando la riforma entrerà
nell'ultimo e decisivo chilometro.Posti
letto. Il tabellone è stato
sostenuto e portato alla vittoria dalla
maggioranza seppure dopo una falsa
partenza, «Assessore, ritrovi
l'umiltà e ritiri questa proposta»,
era stato il consiglio arrivato
poco prima del voto da Anna Maria
Busia di Campo progressista, che è
in maggioranza ma anche sempre al
limite del voto contrario e più di
una volta ha detto già no. Dopo aver
incassato poco to dopo anche
l'annunciata astensione di Fabrizio
Anedda, Sinistra sarda, Luigi Arru
però non s'è scomposto. «Ricordo -
ha replicato - che i posti letto
sono stati riassegnati, non
tagliati. Diminuiscono quelli per i
pazienti acuti, erano troppi,
aumenta il numero destinato ai post
acuti, erano pochi. La mappa è stata
ridisegnata senza discriminazioni
e secondo la filosofia che, in
ognuna delle otto aree omogenee - sono
i confini delle vecchie Asl - tutti i
possibili servizi sanitari
saranno garantiti».
È bastato questo richiamo agli
affetti, tradotto
«nessuno è stato penalizzato», a
rimettere in sesto la maggioranza.
Con anche il sostegno del Partito
dei sardi, che nel frattempo era
riuscito a far passare un
emendamento con cui «anche in futuro i
piccoli ospedali di Bosa, Muravera,
Isili, Sorgono e La Maddalena
saranno sempre esclusi da possibili
altre correzioni». Alla fine, con
un largo margine, il tabellone è
passato e questi sono i numeri più
significativi: -657 posti letto per
acuti, 395 in più i post acuti,
Cagliari e Sassari sono i due poli
in cui la rivoluzione inciderà
maggiormente, -171 nella prima macro
area e -146 nella seconda, ma di
contro aumenteranno i posti a Nuoro,
in Ogliastra, ad Oristano e nel
Medio Campidano. Ancora: meno
medicina generale e chirurgia, quasi 600
in meno, più riabilitazione,
lungodegenti, cardiologia, ematologia,
nefrologia e neuroriabilitazione,
sempre intorno ai 600 ma in più.
È una mappa finale su cui poco prima
il centrodestra - da Forza Italia a
Fdi, dai Riformatori all'Udc, più i
Rossomori - s'era scatenata a più
riprese. Sono state due le frasi
forti: «Avete tagliato più dei posti
che s'aspettava il ministero, ma
tanto zelo lo pagherete caro» e poi
«Questa riforma nata male, finirà
peggio».Volata finale. Dovrebbe
cominciare oggi, quando ritorneranno
al pettine i nodi del Mater
Olbia, di Lanusei, Nuoro e La
Maddalena. Il centrodestra ha fatto
sapere che potrebbe chiedere altri
voti segreti, innescare nuove
trappole e allora bisognerà vedere
quali scatteranno a vuoto e in
quali finirà invece prigioniera la
maggioranza. Quando c'è di mezzo
questo o quel territorio,
nell'ordine la Gallura, l'Ogliastra, il
Nuorese e l'isolotto di Garibaldi,
il rischio è sempre molto alto.
Non a caso il presidente Pigliaru ha
convocato per stamattina l'ennesimo
vertice di maggioranza. Da questo
conclave u capigruppo come
usciranno: a testa china o
sorridenti? Chissà. Il prestito. Per
Palazzo Chigi la Regione se vuole ha
a disposizione i 300 milioni che
ha chiesto per coprire il disavanzo
della sanità 2016 e dovrà
restituirlo in 30 anni. Ma gli
assessori al bilancio, Raffaele Paci, e
alla sanità, Arru, però hanno fatto
sapere che «potremmo non
utilizzarlo. La procedura è complicata
e gli ultimi conti dell'Asl
unica sono buoni». Anche se
Alessandra Zedda, Fi, li ha incalzati:
«Raccontate anche le condizioni che
dovreste accettare. Le dico io:
con il prestito, la Sardegna
finirebbe commissariata». Per la giunta
non sarà così, ma questa storia è
ancora tutta da scrivere.
Bilancio,
arriva il via libera della giunta
Le
entrate sono cresciute di 120 milioni. Uffici al lavoro sulla
Finanziaria:
nessun aumento di tasse
CAGLIARI Prima di scrivere quanti
saranno i miliardi in gioco nella
Finanziaria 2018, la grande novità è
che il bilancio è stato approvato
dalla giunta 24 ore fa. È un record.
L'anno scorso il via libera, a
Villa Devoto, fu fra Natale e
Capodanno, con poi tre mesi di esercizio
provvisorio fino al sì finale del
Consiglio regionale, in primavera.
Stavolta tutto dovrebbe filare
liscio e da gennaio, al netto del voto
dell'Aula che deve ancora esserci,
la Finanziaria andrà di pari passo
con l'anno solare. I numeri. Tutto
compreso sono 7 miliardi e 724
milioni quelli messi nel conto
dall'assessore al bilancio Raffaele
Paci. In attesa del dettaglio,
annunciato a giorni, la primizia è che
le entrate da un anno all'altro sono
aumentate di 120 milioni. Il che
vuol dire: i sardi hanno versato più
soldi nelle casse dell'Erario ed
è aumentato anche il gettito
dell'Iva.
Le tasse. Come si sapeva da
tempo, non aumenteranno le imposte
regionali Irpef e Irap. Secondo le
stime dell'assessorato, vorrà dire
che nelle tasche delle famiglie
rimarranno, o meglio ancora non
dovranno sborsare, 130 milioni e 100
milioni le aziende, proprio per la
conferma delle aliquote.
L'indiscrezione. Si sa che fra le
novità è previsto un piano
straordinario per svecchiare il
parco macchine della protezione
civile, dell'antincendio e
dell'Agenzia Forestas. L'acquisto sarà in
leasing. Le conferme. Buona parte
delle risorse, come in ogni
Finanziaria, sarà assegnata ai
grandi capitoli: sanità, che farà la
parte da leone con oltre il 40 per
cento delle entrate, poi enti
locali, intorno ai 600 milioni,
scuola, lavoro, agricoltura e turismo.
Il resto sarà suddiviso fra gli
assessorati, mentre un'altra fetta
importante sarà destinata alle
immancabili spese generali e fisse:
dagli stipendi della macchina
Regione alla rata del mutuo per le
infrastrutture. Accantonamenti.
La seconda riunione per l'ultima
vertenza aperta con il governo, ci
sono 684 milioni, era prevista oggi
a Roma, ma è stata rinviata. Il
motivo: impegni improvvisi del
sottosegretario Gian Claudio Bressa.
Sarebbe dovuto essere lui, a una
settimana dal primo incontro, a dare
la risposta alla proposta della
Regione: metà degli attuali
accantonamenti, o comunque un taglio di
almeno 200 milioni rispetto al
contributo, è lo stesso da 3 anni, che
la Sardegna versa suo malgrado per
ridurre il debito pubblico
nazionale. Come ha ripetuto anche di
recente Pigliaru, nessuno nega
che anche «la nostra Regione debba
contribuire, ma è sproporzionata la
quota di entrate che non ci sono trasferite
dallo Stato».
Agenzia entrate. Il 24 ottobre,
davanti alla Corte costituzionale, è
confermato che la Regione ci sarà,
per contrastare la decisione del
governo d'impugnare parte della
legge approvata un anno fa dal
Consiglio regionale. Proprio l'Agenzia
sarda delle entrate è al centro
del recente testa a testa fra
Pigliaru e il Partito dei sardi. Dalla
presidenza confermano che «le nostre
controdeduzioni sono molto
dettagliate e puntiamo a vincere il
contenzioso col governo».
MACOMER-
Il consigliere Ledda chiede un referendum comunale sul centro
di
permanenza Succu: non sono contrario, interpellerò la prefettura per sapere se
sia
possibile La minoranza: sul Cpr devono decidere i cittadini
di Paolo
Maurizio Sechi
MACOMERIl sindaco Antonio Succu ha
avuto le risposte che si aspettava
e fugato i dubbi sull'apertura in
città del Centro di Permanenza e
Rimpatrio nell'ex carcere, dopo
l'incontro di ieri in Prefettura a
Cagliari con il Capo del
Dipartimento per le libertà civili e
l'immigrazione del Ministero
dell'Interno, Gerarda Pantalone, il
presidente Pigliaru, l'assessore
Spanu e i Prefetti di Nuoro e
Cagliari. «Mi hanno confermato che
il Cpr sarà una struttura detentiva
vera e propria da cui i migranti
ospiti non potranno uscire - spiega
il sindaco Succu - inoltre alla
vigilanza interna ed esterna è
previsto un sistema di video
conferenza che sarà utilizzato dai
funzionari competenti per gli
adempimenti burocratici. Mi è stato
inoltre assicurato che al termine
della procedura i migranti espulsi
dal Cpr verranno scortati dalle
forze di polizia fino al mezzo di
trasporto che li riporterà nel paese
di origine».
Le forze di
opposizione in consiglio comunale
hanno chiesto la convocazione
urgente della civica assemblea per
indire un referendum e dare quindi
la possibilità ai cittadini di
pronunciarsi sulla scelta di aprire il
Cpr in città. «Non sono contrario al
referendum sul Cpr ma chiederò
formalmente al Prefetto di Nuoro di
esprimersi sull'ammissibilità
della richiesta della minoranza -
conclude Antonio Succu -. Lo farò
nonostante le rassicurazioni
ricevute durante l'incontro di lunedì».
Per il consigliere di opposizione
Giuseppe Ledda: «Le garanzie sulla
sicurezza e l'ordine pubblico
fornite al sindaco dal rappresentante
del ministero sono le stesse date in
passato agli amministratori dei
vari comuni che hanno ospitato i
Centri di identificazione e
rimpatrio, di cui i Cpr sono la
riedizione.
Le drammatiche situazioni
vissute in quelle realtà - prosegue
Ledda - fanno capire come potrebbe
andare a finire anche da noi.
Puntare tutto su un unico Cpr in
Sardegna da 100 posti equivale alla
pretesa di svuotare con un
cucchiaino il mare di oltre 5mila
migranti già presenti nell'isola
oltre quelli che continuano a
sbarcare. La cosiddetta "detenzione
amministrativa" dei migranti è
solo una invenzione giuridica che non
ha riscontro nella legislazione
italiana che disciplina giustamente in
modo severo qualsiasi limitazione
della libertà personale. Se poi -
conclude il consigliere comunale di
opposizione - è così semplice e
rapido espellere i migranti che non
hanno diritto all'accoglienza
perché non lo si fa fin da ora senza
attendere l'apertura di un Centro
che richiederà almeno un anno di
lavori e milioni di euro di
investimenti?».
Baldino,
Tedde e Lubrano, predecessori del sindaco, fanno il punto
sulla
crisi: «Chi ci perde sono i cittadini» «Le dimissioni di Bruno? Un reality»
di Gian Mario SiaswALGHEROLe
dimissioni di Mario Bruno? «Roba da
teatro». No, anzi, «roba da circo».
Anzi, no. «Niente di
sorprendente». Stefano Lubrano,
Marco Tedde e Tonino Baldino sono
stati gli ultimi tre sindaci di
Alghero prima di Mario Bruno. Nessuno
dei tre è riuscito a portare a
termine il proprio mandato. Nel 2002,
nel 2012 e nel 2014 hanno dovuto
cedere lo scranno più alto
dell'assise cittadina al commissario
straordinario. Ad Alghero succede
spesso.Oggi, a distanza di anni, non
vedono alcuna analogia tra quel
che sta succedendo e gli eventi che
li coinvolsero, ma sulle mosse del
sindaco in carica hanno idee
chiarissime.
«Non è riuscito a creare un
amalgama nella maggioranza, la sua
era una coalizione per vincere e
non per governare, probabilmente
questo suo atteggiamento era
finalizzato sin dall'inizio a
completare questo percorso di
riappacificazione col Pd», attacca
Stefano Lubrano, ex delfino di
Bruno, dal quale si è sentito
abbandonato e tradito proprio nel
momento più delicato della sua
missione amministrativa. «Se tutti
questi ragionamenti restassero nelle
sedi di partito, non ci sarebbe
niente da dire - prosegue Lubrano -
ma qui ci sono di mezzo i
cittadini». Sì, perché «pur di
rientrare nel Pd, Bruno si è reso
complice di cose nefaste, dalla
vicenda di Ryanair alla sanità -
insiste - assistiamo a un reality
show, le dimissioni, le moine, le
mosse di Pirisi in aula, è un
teatrino che la città non merita». Marco
Tedde è ancora più chirurgico.
«Questa è una contrattazione
politica
chiusa nei suoi confini generali già
dai primi di agosto - dice
l'attuale consigliere regionale - è
un contratto con la dirigenza
regionale del Pd, e ora deve essere
dettagliato». Ebbene, è convinto
Tedde, «Mario Bruno sta utilizzando
l'istituto delle dimissioni
abilmente, ma in modo speculativo e contro
l'interesse della città».
Per essere più espliciti, «Mario
Bruno sta aspettando di sapere chi
vincerà il congresso per poi
trattare», dice Marco Tedde. «Le
dimissioni non dovrebbero avere di
questi obiettivi - insiste - lui
cerca di galleggiare in attesa di
una finestra elettorale utile,
perché in realtà questa
amministrazione è finita, non c'è alcuna
chance che si possa andare avanti
produttivamente».
E poi, è la domanda di Tedde, «come
fa il Pd a convivere se aveva un programma
autonomo e contrapposto, e ha sempre
criticato Bruno e la sua
azione?». La scelta del Pd lascia
dubbioso anche Tonino Baldino. «Il
Pd questa scelta avrebbe potuto
farla un anno dopo le elezioni, perché
ora rischia di essere travolto nella
situazione generale di scarso
dinamismo che c'è
nell'amministrazione», osserva dall'alto della sua
esperienza. Per il resto Baldino non
è molto impressionato. «Vedo
tutto nella normalità, non mi sembra
che stia succedendo niente - dice
- le dimissioni sono legate alla
necessità di attendere gli eventi
interni al Pd, sono il preludio a un
nuovo assetto di giunta, un
esecutivo in cui troveranno posto i
rappresentanti del Pd».
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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