La
Nuova Sardegna
La
Regione alla tv algerina: «Irregolari saranno rinchiusi»
Il messaggio è forte e chiaro: gli
immigrati in arrivo dall'Algeria verranno detenuti nel Cpr di Macomer e poi
saranno rimpatriati. Per fare in modo che la comunicazione
raggiunga anche i diretti interessati, l'assessore regionale degli Affari
generali, Filippo Spanu, ha rilasciato una lunga intervista ai reporter della televisione
algerina all-news Ennahar Tv in cui spiega quale sarà l'accoglienza riservata
agli algerini che sbarcheranno nell'isola: «A tutti questi ragazzi deve essere
chiaro che dalle prossime settimane, o dai prossimi mesi, quando sarà aperto il
centro per il rimpatrio verranno rinchiusi nel Cpr di Macomer. Verrà rispettata la condizione umana ma sarà
comunque una situazione di detenzione. Poi, come prevede l'accordo che stiamo stipulando con
il governo algerino, verranno rimpatriati in tempi brevi».
Spanu, quindi, spiega quanto possa
essere inutile mettere a repentaglio la vita per provare un viaggio che non porterà
ad alcun risultato: «Attraversare il mare con queste piccole barche diventa un
rischio che speriamo non corrano più – aggiunge Spanu -. Anche perché c'è
l'importante questione degli accordi che speriamo eviti la possibilità che i
ragazzi arrivino in queste condizioni e poi perché siamo aperti alla
possibilità di realizzare azioni di sostengo in collaborazione con il governo
algerino».
L'apertura del centro di permanenza
e rimpatrio a Macomer metterà fine al corto circuito che permetteva gli
immigrati in arrivo dall'Algeria, una volta superati i controlli sanitari, di
ricevere il decreto di espulsione da completare con mezzi propri entro sette
giorni. Un lasso di tempo che concedeva agli algerini di imbarcarsi verso Civitavecchia
per poi fare perdere le proprie tracce durante un viaggio che, generalmente, li conduceva
verso i paesi del Nord Europa. (c.z.)
La nuova
legge elettorale cambia i collegi dell'isola
Decisione
entro novembre. Alla Camera sei uninominali e tre proporzionali
Al Senato
saranno assegnati tre seggi col maggioritario e cinque con le liste
CAGLIARI
La legge elettorale c'è, è il
Rosatellum 2.0 delle mille polemiche, i
collegi non ancora. Dopo le otto
fiducie al Senato, il governo
Gentiloni dovrebbe decidere la mappa
entro novembre. Per la Sardegna,
che dovrà eleggere otto senatori e
17 deputati, c'è un'ipotesi molto
probabile su come sarà divisa la
regione fra collegi uninominali, con
il sistema maggioritario, cioè
quello in cui il candidato più votato
vince, e quelli plurinominali in cui
i partiti o le coalizioni
presenteranno liste bloccate, senza
preferenze, con i seggi assegnati
in base però ai voti raccolti su
base nazionale.Camera. La Sardegna,
stando al modello più probabile,
dovrebbe essere divisa in sei collegi
uninominali e tre collegi
proporzionali. Nel primo caso, la mappa
dovrebbe essere questa:
Sassari-Alghero-Porto Torres, Olbia-Ozieri,
Oristano-Medio Campidano,
Nuoro-Ogliastra, Sulcis-Provincia del Sud o
ex Provincia di Cagliari e infine
Cagliari città metropolitana.
Ciascun collegio eleggerà un
deputato, quindi sei, e il seggio sarà
assegnato al candidato vincitore
nelle singole sfide. Gli altri 11,
visto che in tutto sono 17, saranno
eletti con il sistema
proporzionale in tre macro-collegi:
Nord (Sassari-Olbia), Centro
(Oristano-Nuoro-Ogliastra) e Sud
(Cagliari-Sulcis Iglesiente), con i
Comuni del Medio Campidano che
sarebbero assegnati quasi in parti
uguale al Centro e al Sud. Nel
maggioritario, sei collegi, i partiti
cercheranno di coalizzarsi il più
possibile per ridurre al massimo il
numero degli avversari. Nel
proporzionale, tre collegi, al contrario
punteranno a presentare il simbolo
per essere forti singolarmente al
momento della divisione dei seggi a
livello nazionale.
Va detto che le liste bloccate
varieranno da un minimo di due a massimo quattro
candidati. Poi ci sono da mettere
nel conto le soglie di sbarramento:
3 per cento per i partiti, 10 nel
caso delle coalizioni, soglie che
però dovranno essere superate su
tutto il territorio nazionale. C'è
anche un terzo sbarramento: le liste
all'interno delle coalizioni che
non supereranno l'uno per cento non
parteciperanno alla ripartizione
dei seggi col sistema proporzionale
e quindi di fatto i loro voti
finiranno dispersi Senato. La
Sardegna dovrebbe essere divisa in tre
macro collegi uninominali, saranno
gli stessi della Camera per il
sistema maggioritario, e in un unico
collegio regionale
plurinominale-proporzionale con la
presentazione di liste bloccate.
Nel primo caso, quello dei collegi
uninominali, saranno eletti tre
senatori, uno rispettivamente al
Nord, Centro e Sud. Saranno invece
cinque quelli scelti nell'unico
collegio regionale.
Anche per Palazzo
Madama i partiti dei due poli
storici, escluso quindi il Movimento
Cinque Stelle, cercheranno il più
possibile di aggregarsi in
coalizione nei collegi uninominali,
mentre in quello plurinominale o
delle liste si presenteranno con i
simboli per essere più forti nel
momento in cui saranno ripartiti i
seggi. Fra una trentina di giorni
sarà il governo a decidere quale
sarà la mappa ufficiale della
Sardegna e degli altri collegi
regionali, con la possibile apertura
dei seggi nel 2018 fra l'ultima
settimana di febbraio e la prima di
marzo.
Le
proiezioni - Con il 30 per cento la vittoria è sicura
Le chiamano proiezioni e sono il
confronto fra le ultime politiche,
quelle del 2013, con quanto - a
parità di voti - potrebbe accadere nel
2018. Ma c'è anche chi il raffronto
pare lo voglia fare con le Europee
del 2014. La differenza non è di
poco conto: nel 2013, in Sardegna, il
Movimento Cinque Stelle balzò in
testa alla classifica, col 29,7 per
cento contro il 29,4 del
centrosinistra. Un anno più tardi, alle
Europee, ci fu il controsorpasso col
38,7 per cento a favore del Pd e
poco più del 30 conquistato dal
Movimento. Quindi, le proiezioni sono
un'incognita a cominciare proprio
dal punto di partenza scelto per il
confronto. Stando però alle
previsioni, qualunque coalizione o partito
che in Sardegna, nel 2018, riuscisse
a superare la soglia del 30 per
cento dei voti o ad andarci abbastanza
vicino vincerebbe in tutti i
sei collegi uninominali della Camera
ed eleggerebbe 5 deputati col
proporzionale. Gli sconfitti, a quel
punto, dovrebbero dividersi i
restanti 6 (3 o 4 al secondo
classificato, 2 o 3 al terzo) previsti
ancora dalla quota proporzionale.
Al Senato, chi dovesse raggiungere
la soglia del 30 conquisterebbe
tutti i 3 collegi uninominali e 2
seggi nel proporzionale, mentre gli
sconfitti dovrebbero dividersi i
restanti 3 (2 al secondo
classificato, 1 al terzo) del collegio
regionale.
NUORO -
Il Pd ritrova l'unità ma esplode il caso Forma
L'elezione
di Montixi nel circolo cittadino ha sancito la pace tra le
varie
anime Duro post della segretaria provinciale uscente che sarà sostituita da
Maria
Sedda
Questi i 54 componenti eletti nell'assemblea
provinciale collegati
all'unico segretario designato,
Maria Sedda che da domenica prossima
dovrebbe sostituire l'attuale
segretaria. Giuseppe Ciccolini, Roberto
Deriu, Valentino Carta, Francesca
Zidda, Riccardo Corosu, Natascia
Demurtas, Francesco Manca, Alessia
Urrai, Mario Angioi, M.Letizia
Marongiu, Michele Cotzia, Lidia
Porcheddu, Enrico Piroddi, Tania
Corrias, Antonio Cambedda, Arianna
Pala, Tonino Rocca, Tatiana Isoni,
Mario Patteri, Francarosa Contu,
Nicola Porcu, Graziella Lupinu,
Peppino Mureddu, M.Antonietta
Corrias, Luigi Zurru, Antonietta Cossu,
Luca Deiana, Chiara Soro, Antonio
Falchi, Anna Deriu, Antonio Mura,
M.Teresa Nieddu, Antonello Delogu,
Alba Galante, Tore Fenu, Gonaria
Delogu, Francesco Licheri, Maria
Gambioli, Tonino Loi, Franca Piga,
Gabriella Musina, Francesco Putzu,
Andrea Pusci, Umberto Puggioni,
Vincenzo Floris, Giulia Delogu,
Marco Cerina, Antonio Sedda,
Costantino Tidu, Romina Cambedda,
Orazio Culeddu e Andrea Fadda.
NUOROProfilo basso e toni
concilianti. I
l Partito democratico riparte
così dopo le interruzioni di
percorso che l'hanno relegato
all'opposizione a Nuoro città e
fatto perdere numerosi Comuni del
territorio. E per dare un segnale
forte sul nuovo percorso, orientato
a ritrovare i tanti consensi persi,
si è scelto di seguire la strada
dell'umiltà, lasciando da parte i
proclami di un tempo e, soprattutto,
evitando quelle lotte intestine che
hanno portato alle cocenti, e per
certi versi inattese, sconfitte
elettorali. Una pace siglata prima a
livello regionale con l'elezione del
segretario Giuseppe Luigi Cucca
che, da nuorese, ha giustamente
preteso che anche nella sua città le
polemiche e i toni forti dei
contrasti degli ultimi due anni venissero
messi da parte. Per riprendere quel
cammino che in passato aveva fatto
di Nuoro una sorta di laboratorio
politico al quale guardavano tutti
con invidia, ma che si è dissolto a
causa delle solite invidie
politiche legate alle candidature e
per le polemiche legate
soprattutto all'assegnazione delle
poltrone più prestigiose. Polemiche
che hanno esasperato l'elettorato
che ha punito il Pd sia in città,
sia nel territorio.
La conferma è arrivata dal
segretario cittadino
uscente Francesco Manca, che ha
vissuto tutta l'epopea del Partito
democratico dai fasti iniziali fino
alle lotte intestine che hanno poi
portato alle sconfitte
elettorali.Nonostante le apparenze, la
ritrovata serenità sembra soltanto
di facciata visto che al congresso
di Nuoro non era presente la
segretaria provinciale uscente Daniela
Forma, consigliera regionale del Pd.
Un'assenza che non è passata
inosservata, anche se il suo nome
non è mai stato pronunciato. Il
fantasma della segretaria è
aleggiato sulla sala soprattutto quando è
emerso chiaramente che non è più
nelle grazie del partito nuorese
visto che il suo posto, tra un
settimana o al massimo dieci giorni,
sarà preso da Maria Sedda, 74 anni,
ex sindaco di Ottana.
Daniela Forma
ha evitato accuratamente tutte le
polemiche, ma ieri sera ha deciso di
uscire dal suo isolamento. Forse
dopo essere venuta a conoscenza del
fatto che era già stata destituita e
al suo posto già nominata
un'altra persona. «Purtroppo sta
diventando sempre più imbarazzante
militare nel Partito Democratico,
particolarmente a livello locale e
regionale - ha scritto Daniela Forma
sul suo profilo Facebook -. Non
certamente per l'ampio portato
valoriale ed ideologico che consente, a
chi proviene da esperienze popolari,
progressiste e
socialdemocratiche, di sentirsi a
casa propria bensì per la modalità
di gestione di un partito in cui è
sempre più difficile respirare aria
buona, aria di casa. Un partito,
locale e regionale, che
apparentemente fa di tutto per
lanciare all'esterno messaggi di unità,
ma che di fatto non si impegna certo
per garantire libertà di
pensiero, condivisione e partecipazione
- ha sottolineato la
consigliera regionale -.
Quanti tesserati e militanti del Pd
della
Federazione nuorese si sono accorti
in questo mese di ottobre che
eravamo nella fase congressuale?
Quanti sono stati informati delle
scadenze congressuali, delle numerose
proroghe, del calendario dei
congressi dei Circoli e delle linee
programmatiche che
caratterizzeranno il nuovo corso del
Partito democratico nuorese?
Quanti sono stati contattati e
convocati regolarmente per partecipare
ai Congressi e quanti ancora si
stanno chiedendo se è andata perduta
solo la loro convocazione? Beh, non
siete soli - ha sottolineato
Daniela Forma -. Da consigliera
regionale del Pd e segretaria
provinciale uscente ho denunciato al
responsabile organizzativo
regionale l'assenza di trasparenza e
di informazione nella gestione
congressuale della federazione
nuorese, chiedendo un supplemento di
attenzione. Ma dal Pd regionale non
ci si è scomposti di una virgola».
(plp)
Florinas Il
Pd elegge il direttivo e attacca il sindaco
FLORINAS
Il congresso del circolo del Pd
"Antonio Gramsci" di Florinas ha
rinnovato nei giorni scorsi il
direttivo, eletto il segretario e
designato i delegati al congresso
provinciale. Riconfermata come
segretaria Marcella Mulas mentre il
nuovo direttivo è stato rinnovato
e ampliato. Dopo aver discusso temi
nazionali e regionali si sono
affrontati anche temi locali e il
nuovo direttivo e tutti gli iscritti
del circolo hanno unanimemente e
fortemente criticato l'operato della
nuova amministrazione comunale
guidata da Enrico Lobino partire dalla
«deprecabile vicenda della copiatura
delle linee programmatiche del
Comune di Pisticci per proseguire
con il mancato avvio di diversi
progetti lasciati pronti e di alcuni
già appaltati dalla precedente
amministrazione e che avrebbero
dovuto essere già in fase di
esecuzione ma di cui non si ha alcun
segnale, come ad esempio il
sistema di video sorveglianza.
Una forte presa di posizione nei
confronti dell'amministrazione
comunale è stata quella relativa alla
programmazione e realizzazione del
festival letterario "Florinas in
Giallo". «Il festival è stato,
nelle sette edizioni passate, il fiore
all'occhiello della precedente
amministrazione - si legge nel
documento che il circolo Pd ha
diffuso in paese - perché si è distinto
per qualità di progetto nel novero
dei festival letterari che si
tengono in Sardegna. Per questo
viene puntualmente finanziato dalla
Regione e ha permesso al nostro
paese di diventare meta di tantissimi
cultori ed estimatori della
letteratura di genere e di venire
associato ad un evento di respiro
internazionale. Nelle precedenti
edizioni "Florinas in
Giallo" ha ospitato i più illustri nomi del
panorama letterario nazionale e
internazionale fra i quali Carlo
Lucarelli e Giorgio Faletti.
Il programma che è stato presentato
nell'edizione appena conclusa ha di
fatto modificato e trasformato
l'idea progettuale per la quale
l'amministrazione uscente aveva
ottenuto ancora una volta il
finanziamento regionale, non ha
rispettato i parametri di qualità e
di presenze di scrittori e autori
che un festival letterario deve
garantire, in favore di appuntamenti
totalmente incoerenti con il
progetto, slegati fra loro e soprattutto
non attinenti ad un festival di
letteratura».Mauro Tedde
alghero -
Bruno: «Non sconfesserò quanto fatto fino a oggi»
Il
sindaco dimissionario: pronto a discutere di tutto ma difendo la
mia
credibilità Dopo oltre due anni la trattativa con il Pd sembra essere a un
passo
dal lieto
fine
di Gian Mario Sias
ALGHEROMario Bruno sta per uscire
dalle corde. Il sindaco di Alghero
non molla l'osso. E alla fine, dopo
oltre due anni, la trattativa col
Pd è a un passo dal lieto finale. Si
tratta di definire i dettagli di
un accordo che accontenti tutti: il
Pd regionale e quello provinciale,
che vogliono pacificare definitivamente
le due anime algheresi del
partito dopo lo scontro senza
esclusione di colpi che dura dalle
amministrative del 2014; il sindaco,
che non vuole abdicare; la
maggioranza dei democratici
algheresi, disposti al massimo ad
assicurargli l'appoggio esterno.
Programmatico, come si dice ora. «Fai
quello che puoi con quello che hai,
nel posto in cui sei». Da qualche
giorno sulla pagina facebook di
Bruno campeggia una frase attribuita a
Teddy Roosevelt: tutto sommato, gli
calza a pennello. L'insegnamento
del presidente statunitense deve
averlo metabolizzato da ragazzino: ha
sempre saputo arrangiarsi, traendo
il massimo dalle situazioni.
Anche quando la sua ascesa politica
ha rischiato di stopparsi
all'improvviso, ha fatto quello che
ha potuto, ossia candidarsi, con
quello che aveva, i suoi più fedeli
sostenitori e una coalizione
eterogenea, nel posto in cui si
trovava: Alghero, dato che le strade
per Cagliari e Roma erano sbarrate.
E in questi tre anni abbondanti
alla guida del Comune di Alghero non
si contano le volte in cui si è
trovato all'angolo. Senza grandi
spazi di manovra, senza troppe
risorse, a iniziare dalle truppe
consiliari, e senza potersi muovere
dal fortino di Sant'Anna, poi
trasferito a Porta Terra. L'ultimo colpo
ad alzo zero da via Mazzini è
arrivato pochi giorni fa, con un
documento firmato dal direttivo
cittadino per ribadire poche cose, ma
essenziali. Tipo che «non entriamo
in maggioranza ma non ci sottraiamo
alle responsabilità verso una città
che necessita di essere governata
e mettiamo a disposizione della
città il nostro peso».
Ancora. «Le dimissioni del sindaco
formalizzano il fallimento del suo progetto
politico e del suo programma
amministrativo, cui ci siamo opposti, ma
riconosciamo la necessità di
ricostruire il centrosinistra e ci
adopereremo attivamente». E ancora.
«Nessun esponente del Pd assumerà
incarichi nell'amministrazione
comunale, delle partecipate o di altri
enti, ma il partito elaborerà in
tempi brevissimi una serie di punti
programmatici in alternativa a
quelli purtroppo deficitari del
progetto Bruno». Domenica mattina
Bruno ha affidato ai social una
sorta di avvertimento. «Al momento
non ci sono purtroppo assolutamente
le condizioni per ritirare le
dimissioni. E mi dispiace», aveva
scritto su facebook. Poi ieri il sindaco
incontra le segreterie
provinciale e cittadina del partito
e corregge il tiro quel tanto che
basta per far capire che il
messaggio è arrivato.
«Non ci sono le
condizioni ma si intravede qualche
barlume», ammette Bruno.
Infastidito dall'idea che il Pd non
voglia andare oltre l'appoggio
programmatico, il primo cittadino
rifiuta «di accettare che il
giudizio del partito, nella sua
interezza, rispetto all'attività di
governo della città sia così duro -
dice - non lo posso accettare,
sono pronto a discutere di tutto, ad
ammettere qualche errore che
sicuramente c'è stato, a rivedere
insieme il programma, anche se nel
solco di una pianificazione
strategica che detta il nostro
indirizzo».Va bene tutto, insomma,
«ma non esageriamo, non intendo
sconfessare quanto fatto finora -
ribadisce - sia perché ritengo che
si sia seminato molto e che ora ci
sia da raccogliere i frutti, sia
perché ne va della mia credibilità».
Oggi, intanto, il confronto
dovrebbe allargarsi al resto della
coalizione. Domani l'accordo e il
ritiro delle dimissioni
Salvini
ammicca a M5s Berlusconi lo provoca
Il leader
di Forza Italia organizza un comizio a Catania prima di
quello
della Lega Di Maio respinge tutte le l'ipotesi di alleanza: «Cerca solo di
rifarsi
una verginità»
di Cristina Ferrulli
ROMADopo la Sicilia, anche la
Lombardia. Passano i mesi, ma saltano le
intese e si riducono le possibilità
di un'alleanza con gli ex Dem in
vista delle politiche. Sul Pirellone
non si è raggiunta l'intesa sulle
primarie con Mdp e il Pd ha deciso
di candidare Giorgio Gori. E non
lascerà certo strascichi positivi
l'esito del voto siciliano. È
proprio in chiave siciliana, a detta
dei più, che Matteo Renzi, prima
di volare a Chicago al summit della
Obama foundation, è tornato a
lanciare il ddl Richetti sui
vitalizi degli ex parlamentari.
«Approviamolo subito e così com'è»,
è il pressing del leader Dem. Un
invito che coglie di sorpresa i
senatori del Pd.
«Il ddl così com'è
non può essere approvato dopo le
critiche dei costituzionalisti nelle
audizioni», spiegano al Senato
aggiungendo che resta il problema dei
maldipancia interni, guidati dall'ex
tesoriere dei Ds Ugo Sposetti.
Malumori che si sommano ai numeri
molto ridotti della maggioranza dopo
l'addio di Mdp. Una vera e proprio
emergenza che ha spinto il
capogruppo Luigi Zanda ad inviare
una lettera ultimativa a tutti i
suoi senatori: «La maggioranza è
molto esigua, da qui a fine
legislatura non saranno tollerate
assenze in aula, dall'inizio alla
fine delle sedute». Se sul fronte
parlamentare è chiusa ogni chance di
pace con Mdp, anche sulle intese
elettorali non si vedono grandi
margini. E la rottura al tavolo
lombardo fa capire le distanze: sul
sindaco di Bergamo sembra che
Bersani non avesse escluso convergenze
ma il tavolo è saltato sulla data
delle primarie il 3 dicembre. «Serve
coinvolgere tutti i cittadini
lombardi - dice Mdp - in un confronto
che non sia una semplice conta».
A questo punto Gori sarà il
candidato
del Pd e di chi lo sostiene senza
primarie. Primarie di coalizione
che, a quanto spiegano ai vertici
del Nazareno, sono escluse anche in
vista delle politiche. Dopo le
elezioni in Sicilia, dove l'intesa è
stata raggiunta con Ap ma non con
Mdp e Cp, Renzi è vuole tornare alla
carica per allargare la coalizione a
sinistra, pur non facendosi
grandi illusioni sugli ex Dem. Il
dialogo sarà aperto con Campo
Progressista di Giuliano Pisapia e i
Verdi che a loro volta hanno
avviato un confronto con i Radicali
di Emma Bonino come dimostra la
partecipazione al congresso radicale
a Roma.Michele
EspositowAGRIGENTOGiocarsi il tutto
per tutto in Sicilia, poi si
vedrà. Matteo Salvini gioca i suoi
jolly nell'ultima settimana di
campagna per le Regionali, inaugura
un tour in treno nella Sicilia
profonda, incontra imprenditori,
militanti, politici locali un tempo
legati alla destra.
E, in chiave governo, esclude a
priori le larghe
intese con il Pd tentando il M5s.
«Mai un'alleanza con Renzi, Alfano e
la sinistra, chiamerei Grillo»,
sottolinea il leader leghista trovando
il secco no del M5s: «Renzi,
Berlusconi e Salvini sono tutti nostri
avversari», scandisce Luigi Di Maio.
Ma, a tenere banco, è anche la
tenuta della coalizione di
centrodestra. Silvio Berlusconi e Salvini
condurranno una campagna di fatto
parallela nell'Isola. L'ex Cavaliere
sarà a Palermo mercoledì e il giorno
dei morti si presenterà, un po' a
sorpresa, a Catania, alle Ciminiere.
Con una postilla: per quel giorno
è previsto il comizio finale di
Salvini proprio in piazza nella città
etnea, appena un'ora e mezza dopo il
comizio del leader di Fi, in
programma alle 18. Salvini apprende
la notizia nel corso del suo tour
da Trapani a Palermo.
«Ma che facciamo, due comizi
separati? Se c'è
una piazza comune è meglio»,
sottolinea, per poi comunicare suoi dubbi
al candidato unitario Nello
Musumeci, con il quale si dice disponibile
a spostare di mezz'ora il suo
comizio. Ma, almeno per ora, la piazza
comune non ci sarà. Fonti vicine a
Berlusconi confermano che Fi «andrà
da sola» come da programma:
mercoledì al Politeama di Palermo, poi a
Catania. E chissà se la mossa di
Berlusconi non sia in qualche modo
legata alle frecciate che in queste
ore manda Salvini sul tema degli
impresentabili. «Fossi in Fi avrei
detto tanti no», spiega il leader
leghista che attacca: «A noi i voti
dei mafiosi fanno schifo».
Salvini, nel frattempo, guarda anche
all'elettorato grillino
presentando la Lega come formazione
«trasparente» più del M5s («a
Bagheria hanno 22 indagati»,
sottolinea) ma con, alle spalle, le
«buone gestioni del Nord».
Anche perché la partita sarà tutta
tra
Musumeci e Cancelleri. E dalle parti
del M5s lo sanno. «Salvini cerca
di rifarsi una verginità politica
ammiccando ancora a un'alleanza»,
attacca Di Maio mentre Grillo
pubblica un video in cui il referente
palermitano della lista Noi con
Salvini, Francesco Vozza, sottolinea:
«Vedo tanto schifo in questa
coalizione. Sono davvero impresentabili».
Parole che Vozza poi smentisce
spiegando che la sua intervista è stata
tagliata.Schermaglie, malintesi che
inevitabilmente si ripercuoteranno
nel post-voto in Sicilia, dove il sodalizio
Salvini-Berlusconi
continua a mostrare crepe. «Antonio
Tajani sarebbe un ottimo premier,
Gentiloni è un gentiluomo e
dinamico», sono le parole con cui
Berlusconi non riduce le distanze
con la Lega mentre Salvini, nel suo
tour di 9 ore tra treno e autobus,
non lesina attacchi, proprio dalla
sua città natale, al leader di Ap
Angelino Alfano: «Se fossi siciliano
mi vergognerei di lui». «Salvini
vuole il Sud e il governo con Grillo,
è un estremista e nuddu si pighia,
se non s'assumighià», replica
Alfano.
Diciassette
indagati per il furto di Dna
Avvisi di
garanzia al cda, al genetista Pirastu e ad alcuni sindaci ogliastrini
Tra le
ipotesi di reato peculato e abuso d'ufficio per violazione della privacy
di Giusy Ferreli
LANUSEI
Sarà in Ogliastra il primo banco di
prova per la complessa
legislazione in materia di
protezione del patrimonio genetico. È qui
che si indaga sulla misteriosa
sparizione dei campioni biologici dalla
biobanca di Perdasdefogu, sede del
parco Genos: per questa vicenda la
procura della Repubblica di Lanusei
ha notificato 17 avvisi di
garanzia e chiesto la proroga delle
indagini, autorizzata dal gip. Tra
gli indagati, ritenuti a vario
titolo responsabili di furto aggravato,
peculato, abuso d'ufficio, falsità
materiale commessa da pubblico
ufficiale in atti pubblici, ci sono
i componenti del consiglio
d'amministrazione e presidenti del
Parco genetico ogliastrino e di
SharDna e amministratori comunali.
Nella lista c'è Pier Giorgio Lorrai
della Scarl (società cooperativa a
responsabilità limitata) che ha
gestito il parco Genos e il
genetista Mario Pirastu, per anni a capo
della società di ricerca entrata in
possesso di oltre 250mila campioni
biologici donati da 14mila
ogliastrini.
Ci sono il sindaco di Talana,
Franco Tegas, e il suo vice Ercole
Perino, Mariano Carta, attuale
primo cittadino di Perdasdefogu, e
il suo predecessore Valter
Mura.L'inchiesta. Il caso, il primo
che affronta la spinosa e
complessa problematica dell'utilizzo
del Dna umano, parte dalla
misteriosa sparizione delle provette
e dei campioni biologici che, dal
punto di vista giudiziario, prende
le mosse dalla denuncia presentata
nell'estate del 2016 da una
dipendente del laboratorio, Debora
Parracciani. L'inchiesta ben presto
si è allargata a quello che sembra
un caso di violazione delle norme
sulla privacy. Il ruolo di Pirastu.
Figura importante di una storia dai
contorni per certi versi surreale
è Pirastu, genetista di origini
ogliastrine che per primo, sul finire
degli anni '90 intravide la
possibilità di mettere a frutto la
particolarità delle popolazioni che
risiedono in una sorta di enclave
genetica. Fu lui, dopo il crac del
San Raffaele, che aveva acquistato
la società Shardna, e dopo
l'acquisizione all'asta fallimentare da
parte della multinazionale inglese
Tiziana Life Sciences, a trasferire
25mila provette dai freezer di
Perdasdefogu in un ospedale di Cagliari.
Al San Giovanni di Dio i campioni
biologici rimasero sino a
maggio quando, su disposizione del
procuratore Biagio Mazzeo,
tornarono scortati dai carabinieri di
Jerzu nel laboratorio
ogliastrino. E tuttora sono lì
ancora sotto sequestro. Il fatto di
aver trasferito e utilizzato i
laboratori del San Giovanni di Dio (con
relativo consumo di energia
elettrica per il funzionamento dei
freezer) senza che i vertici dell'azienda
sapessero nulla è una delle
tante circostanze al centro
dell'inchiesta della Procura ogliastrina.
Se la giurisprudenza in materia di
furto e peculato è particolarmente
abbondante, quella che riguarda
l'utilizzo del genoma è decisamente
scarsa.I sindaci indagati. I primi
cittadini avrebbero consentito
arbitrariamente l'acceso ai dati
anagrafici relativi ai volontari del
progetto di ricerca sul genoma e gli
amministratori delle due società
(in alcuni casi le due figure si
sovrappongono) sono stati indagati
per la presunta violazione del
decreto legislativo del 2003 e della
legge del 1996. Norme di cui
probabilmente gli amministratori comunali
non erano a conoscenza. Privacy
violata. Nel momento in cui il
progetto partì i ricercatori di
Shardna e del Parco genetico andarono
in giro per i comuni ogliastrini
alla ricerca di volontari che
donassero il loro Dna in nome della
ricerca scientifica.
Alla stessa maniera (se
illecitamente saranno i futuri sviluppi giudiziari a
chiarirlo) i ricercatori chiesero i
dati anagrafici dei donatori agli
uffici comunali. E ciò che viene
contestato è il fatto che anche
l'accesso ai dati anagrafi sia
subordinato al nulla osta degli
interessati. Analoga richiesta e
relativa autorizzazione, questa volta
da parte del garante della privacy,
occorrerebbe per la creazione
delle banche dati, dati che possono
essere incrociati e manipolati. Un
rischio che il decreto legislativo
del 2003 intende
scongiurare.
Prescrizione per 36. Sono indagini
serrate e difficili,
quelle che i carabinieri di Jerzu
coordinate dal capitano Giuseppe
Merola, hanno effettuato in questi
mesi tra le sedi del laboratorio
ogliastrino del Parco, la sede del
Cnr di Pula e l'ospedale
cagliaritano. I militari, subito
dopo la denuncia avevano segnalato
all'autorità giudiziaria 53 persone.
La posizione per 36 di queste
persone è stata stralciata per la
prescrizione dei reati che sarebbero
stati commessi dal 2000 al 2009. Le
indagini sono destinate ad andare
avanti ancora per sei mesi e
dovranno fare chiarezza sulla gestione
della biobanca e dell'archivio
composto dai registri sullo stato di
salute di ogni donatore e dalla
ricostruzione degli alberi genealogici
dal 1700 a oggi.
L'ex
presidente ipotizza la nullità della nomina, ma Arru replica:
assurdo,
tutto in regola
Areus, prime nubi sul manager
Cappellacci: «Non ha i requisiti»
Prime nubi sulla nomina di Giorgio
Lenzotti alla guida dell'Areus.
Secondo il coordinatore regionale di
Forza Italia, Ugo Cappellacci,
l'indicazione «potrebbe essere nulla
per la mancanza di titoli
necessari, indicati dalla stessa
Giunta nel bando». L'esponente
azzurro presenterà un'interrogazione
in Consiglio regionale per avere
chiarimenti. Lenzotti non ha ancora
preso servizio, lo farà nei
prossimi giorni, ma già la sua
figura professionale subisce gli
attacchi. In attesa che dimostri sul
campo l'investitura, è
l'assessore alla Sanità, Luigi Arru,
a difendere la scelta della
Giunta: «È una figura assolutamente
autorevole che possiede i
requisiti necessari per guidare l'Areus».
LE NUBI Eppure per l'ex governatore
Cappellacci qualcosa non quadra
nella scelta del manager 64enne. «A
suscitare forti perplessità sono
le dichiarazioni dell'assessore, che
vagheggia una fumosa distinzione
tra una figura manageriale e una
professionale», sottolinea
Cappellacci. Da qui i forti dubbi
sul merito di una scelta
«arbitraria, fondata su un criterio
tanto vago da prestarsi a
interpretazioni politiche spinte».
Secondo il coordinatore di Forza
Italia, il curriculum di Lenzotti
mancherebbe di titoli come
«l'esperienza nella gestione delle
maxiemergenze, ossia situazioni di
allerta, eventi calamitosi o
catastrofici». Cappellacci tira le
somme: il frutto di questa scelta
è, dice, «la zuffa politica tra
opposte correnti del Partito
democratico».
«SCELTA GIUSTA» L'assessore Arru
rimanda al mittente tutte le accuse
e, dopo aver ribadito «le grandi
capacità di Lenzotti», si sofferma
sull'aspetto manageriale delle
scelta. «L'Areus è un'azienda che dovrà
governare diverse componenti, non
solo il 118. Il nuovo manager dovrà
gestire anche altri aspetti come
l'attivazione del Numero unico delle
emergenze e il trasporto di organi
per i trapianti».
Serviva una persona in grado di
coordinare tutti questi rami e per
Arru «la scelta giusta è stata
fatta». Per quanto riguarda
l'esperienza, l'assessore ricorda
che Lenzotti ha un curriculum di
tutto rispetto, tanto che «era stato
scelto per la gestione delle
emergenze in occasione del G8 che si
sarebbe dovuto tenere alla
Maddalena».
IL BENVENUTO L'avvio della nuova
Azienda è comunque una necessità per
il mondo sanitario isolano. Lo
dimostrano gli auspici che arrivano
dagli operatori del settore. I
vertici del Simeu (Società italiana di
medicina di emergenza e urgenza),
oltre a rivolgere i tradizionali
auguri di buon lavoro al neo
direttore generale, chiedono «occasioni
di confronto e collaborazione
formale», sottolinea Corrado Casula,
componente del direttivo.
L'obiettivo è riuscire a «contribuire
all'implementazione di un sistema
che, a partire da quanto già
positivamente definito sulla
componente territoriale, è solo abbozzato
su quella ospedaliera».
M. S.
Aerei,
braccio di ferro con l'Ue
Via agli
incontri con la Commissione. Ad Alghero Alitalia aumenta la
capienza
nel weekend Bruxelles: la continuità è da ridurre.
La
Regione: sarà rinforzata
La base di partenza è l'attuale
continuità, quella che con tutti i
suoi difetti - soprattutto alla voce
dei posti a disposizione -
garantisce comunque ai sardi un
piede nella Penisola: «Ma il modello
attuale deve essere necessariamente
rinforzato», spiega l'assessore
Carlo Careddu, che la prossima
settimana volerà a Bruxelles per
incontrare i rappresentanti della
Commissione europea. L'Ue, che ha
già bocciato il sistema disegnato
dalla Regione ai tempi del
predecessore di Careddu, Massimo
Deiana, va in direzione opposta: il
servizio ipotizzato costa 51 milioni
di euro all'anno (204 milioni nel
quadriennio 2017-2021), troppi
soldi, che rischiano di creare
squilibri nel mercato del trasporto
aereo. Per la continuità attuale
servono invece 44 milioni di euro
all'anno.
I PUNTI Posti totali, frequenze
giornaliere e tariffa unica. Sono
questi tre i punti principali della
trattativa tra la Regione e la
Commissione europea. Per quanto
riguarda i biglietti a disposizione,
ora il decreto ministeriale
garantisce 2,4 milioni di posti all'anno,
più i soliti incrementi di Pasqua,
Natale e Ferragosto. La nuova
continuità, abortita qualche
settimana fa, prevedeva di partire con
4,5 milioni di posti all'anno nel
2017 e arrivare nel 2021 a quota 5,1
milioni. Bruxelles chiede una
diminuzione.
Stesso discorso per le
frequenze: ora sul Cagliari-Roma si
arriva a un picco di 10 voli al
giorno ad agosto, mentre la Regione
avrebbe voluto spingersi fino a 21
voli quotidiani. Infine la tariffa
unica: assicurarla a tutti, sardi e
turisti, per 10 mesi all'anno,
potrebbe essere considerato un aiuto al
turismo, piuttosto che una garanzia
per la mobilità di chi abita
nell'Isola.
L'ASSESSORE «Alla fine della
settimana prossima è previsto un nuovo
incontro a Bruxelles con la
direzione generale Concorrenza della
Commissione europea», spiega
Careddu. «L'obiettivo è quello di
giungere alla condivisione di un
percorso, pur senza rinunciare al
necessario rafforzamento del
servizio, per soddisfare le esigenze
specifiche della Sardegna. In questa
battaglia la Regione continuerà a
fare la sua parte sino in fondo».
I tempi: per varare la nuova
continuità c'è tempo fino al 9
giugno, quando scadranno le proroghe
appena firmate dal ministero delle
Infrastrutture. Per rispettare i
termini, i bandi dovranno essere
pronti per l'inizio del 2018.
POSTI IN PIÙ AD ALGHERO Intanto
Alitalia ha aggiunto posti nel
prossimo fine settimana sulle tratte
della continuità territoriale ad
Alghero. Da qualche giorno le
prenotazioni viaggiavano sul filo del
tutto esaurito. Per il ponte di
Ognissanti sono state potenziate le
capienze dei collegamenti con Roma e
Milano. «Ottenuta la proroga
della continuità sino a giugno anche
su Olbia e su Alghero, stiamo
monitorando quotidianamente
l'efficienza del servizio soprattutto in
occasione dei periodi festivi»,
precisa l'assessore dei Trasporti.
«Per i giorni caldi del prossimo
fine settimana», conclude Careddu,
«abbiamo chiesto alle compagnie di
incrementare le capienze con nuovi
voli e upgrade laddove fosse
necessario per garantire il diritto alla
mobilità per tutti i sardi».
M. R.
Pigliaru
e Piras nella capitale inglese per promuovere l'export delle imprese
Il
carasau in vetrina a Londra
VEDI LA FOTO
La Sardegna sbarca a Londra al “Real
Italian Wine and Food”, una fiera
dedicata alla promozione dei
prodotti italiani nel Regno Unito. Ad
accompagnare le eccellenze del
settore agroalimentare sardo ci sono il
presidente della Regione Francesco
Pigliaru e l'assessora
dell'Industria Maria Grazia Piras,
che stanno partecipando alle
iniziative in programma in questi
giorni, nelle quali pasta, pane
carasau, bottarga, salumi, formaggi
e vini isolani hanno un posto
speciale.
Gli eventi organizzati dalla Regione
insieme all'Ice (l'agenzia
italiana per la promozione all'estero
delle imprese) hanno l'obiettivo
di favorire lo sbarco delle aziende
isolane nei mercati esteri.
LA DELEGAZIONE A Londra in questi
giorni ci sono ben ventisette
aziende delle diverse filiere
produttive che hanno già partecipato
alle azioni previste dal programma e
che ora hanno l'opportunità di
perfezionare le loro strategie di
export incontrando gli operatori del
mercato britannico.
IL SEMINARIO Ieri poi, al
Westminster Kingsway College, il presidente
Pigliaru e l'assessora Piras,
accompagnati dal direttore dell'agenzia
Ice Roberto Luongo, hanno
partecipato a una serie di incontri dedicati
alle opportunità offerte dal mercato
dei prodotti agro-alimentari e
delle bevande nel Regno Unito. «La
nostra capacità di entrare nei
mercati esteri con i prodotti
dell'agroalimentare è cresciuta, ma
siamo ancora troppo indietro. Stiamo
lavorando con grande impegno sul
potenziale straordinario che
possediamo e occasioni come questa sono
preziose», ha detto il presidente
della Regione Francesco Pigliaru
intervenendo in apertura del
seminario.
CARBONIA.
Il M5S attacca: «Solo demagogia pre campagna elettorale»
Rimborsi
agli assessori, via alle verifiche
Come annunciato nei giorni scorsi il
Comune ha avviato le verifiche
sulla presunta illegittimità dei
rimborsi chiesti dagli assessori non
residenti a Carbonia e intanto il
Movimento Cinque Stelle, un una
lunga nota, difende gli
amministratori a spada tratta.
Giunta e funzionari comunali hanno
infatti iniziato i primi
accertamenti dopo la polemica
sollevata la settimana scorsa dai
consiglieri di opposizione che,
adducendo alcuni pronunciamenti di
varie Corte dei conti, ritengono
illegittimi ed eccessive le istanze
di rimborso avanzate in particolare
dagli assessori Mauro Manca, Gian
Luca Lai e Sabrina Sabiu. Una riunione
tecnica fra esecutivo e
funzionari ha consentito ieri di
cominciare ad analizzare una
questione delicata che potrebbe
sfociare anche nella richiesta di
parere alla Corte dei conti.
«Verificheremo ogni aspetto e ci
procureremo altri pronunciamenti -
ha sottolineato il sindaco Paola
Massidda - senza però scordare che i
rimborsi sono stati sinora
erogati legittimamente». Posizione
condivisa in un documento dei
Cinque stelle di Carbonia che
esprimono solidarietà agli assessori:
«Vittimi di attacchi indegni, è
iniziata con giochi sporchi e slogan
demagogici la campagna per le
politiche 2018 e le regionali 2019». In
attesa di capire se l'entità dei
rimborsi è interamente o meno dovuta,
c'è chi ha deciso di riappropriarsi
(dopo avervi rinunciato un anno
fa) del gettone di presenza. È il
consigliere M5S Mauro Uccheddu:
«Dopo un anno in cui devolvevo il
gettone al fondo povertà, ho deciso
di percepirlo per acquistare
attrezzature e quanto necessario alle
pulizie nei rioni». (a. s.)
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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