(02 Ottobre 1968) Città del Messico. Dagli elicotteri e dai
tetti del ministero degli Esteri i soldati sparano sulla folla degli studenti,
radunati per protesta nella Piazza delle Tre Culture a Tlatelolco. A ordinare
l’inizio della azione repressiva è il presidente Gustavo Diaz Ortaz. Il
numero dei morti non viene mai accertato, tra i tanti fu ferita Oriana Fallaci che, inizialmente
creduta morta, viene trasportata all'obitorio. Solo a quel punto un prete
si accorge che la giornalista è ancora viva. A salvarla fu il fatto che, dopo
essere svenuta, alcuni corpi l’hanno coperta dagli spari. La
Fallaci definisce la strage come "un massacro peggiore di quelli che ho
visto in guerra".
Morirono in tanti, ma nessuno sa con assoluta precisione in
quanto in quanti. Paco Ignacio Taibo II, uno dei più grandi scrittori messicani,
raccontò nel suo “68”, citando diverse fonti, che l’esercito caricò alcuni
corpi sugli aerei per gettare i cadaveri addirittura nel golfo del Messico, un’anticipazione di quanto poi
sarebbe accaduto nell’Argentina della dittatura della treade durante i Mondiali
di calcio di 8 anni dopo. I bilanci ufficiali parlano di 34 morti, quelli
ufficiosi di quattrocento vittime. Per anni si è ipotizzato di provocatori
violenti in mezzo agli studenti, ma nel corso dei decenni, delle commissioni, risultò
chiaro che il massacro fu studiato, con i paramilitari coinvolti che indossavano un guanto
bianco singolo per riconoscersi tra loro. Candido Cannavò giunse il giorno dopo
e raccontò quella corsa alla rassicurazione, al ridimensionamento, al “non è
successo niente”, che le autorità messicane cominciarono a praticare. “Dicono
che l’Olimpiade sarà grande, la più splendida di sempre. C’è da dire che qui si
è perso regolarmente la testa”. Fu l’Olimpiade a prendere a schiaffi il suo
muro ipocrita, anzi a buttarlo giù. Stava per andare in scena la più grande
protesta della storia olimpica con il guanto nero di Tommie Smith e John Carlos
sul podio dei 200 metri, una denuncia antirazzista in mondovisione che portò
all’espulsione dei due atleti dai Giochi. Esattamente due settimane dopo la
strage di Tlatelolco. Che intanto era stata omessa dal palcoscenico, nascosta.
Il massacro fu preceduto da mesi di inquietudini politiche
nella capitale messicana, con manifestazioni e proteste studentesche per
appoggiare gli eventi che succedevano nel mondo nel 1968. Il 27 agosto più di
200.000 studenti scesero in piazza e si accamparono nel Zócalo, per poi venir
dispersi il giorno successivo dall'esercito messicano. Il
02 Ottobre, alla fine della giornata, le forze militari e politiche con carri
blindati e veicoli da combattimento circondarono la piazza e aprirono il fuoco, puntando sulle persone che
protestavano o che semplicemente passavano per caso nelle vicinanze. In breve
tempo una massa di corpi copriva tutta la superficie della piazza. Il
massacro continuò tutta la notte, i soldati si accamparono negli appartamenti
vicini alla piazza e continuarono a sparare. Testimoni riferirono che i corpi furono spostati con
camion dell'immondizia.
29 anni dopo il massacro,
nell'ottobre 1997, il congresso messicano formò un comitato per investigare sul
massacro di Tlatelolco. Il comitato raccolse
vari testimoni e attivisti politici dell'epoca, incluso l'ex presidente Luis
Echeverria Alvarez, che all'epoca era Segretario del Governo. Echeverria ammise
che gli studenti erano disarmati e che l'attacco militare fu pianificato
precedentemente per distruggere il movimento studentesco.
Nell'ottobre 2003, 35 anni dopo il massacro, il National
Security Archive dell'Università George Washington pubblicò documenti della
CIA, del Pentagono, del dipartimento di stato, dell'FBI e della Casa Bianca. I
documenti rivelano che in risposta alle preoccupazioni del governo messicano
per la sicurezza dei Giochi olimpici, prima e durante la crisi, il Pentagono
inviò in Messico alcuni istruttori di lotta antisovversiva, armi, munizioni e
materiale per il controllo della protesta; tra il luglio e l'ottobre 1968, numerosi agenti della CIA
che si trovavano in Messico facevano quotidianamente rapporto su quello che
accadeva nella comunità universitaria e all'interno del governo.
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