Il 30 settembre 2014 un
giovane operaio cinese, Xu Lizhi, decise di togliersi la vita. Aveva solo 24 anni e lavorava
nell’immensa Foxconn, zona economica speciale di Shenzen, la più grande azienda
terzista del mondo che produce gran parte degli apparecchi elettronici, di
vario tipo, presenti sui mercati occidentali della tecnologia. Quando
Xu Lizhi, da Jieyang, piccolo centro rurale del Guandong, arrivò nell’inferno
della Foxconn aveva 20 anni. L’altro giorno era l’anniversario della sue morte. Il suo nome a molti
di noi non dirà nulla, uno dei tanti operai della gigantesca catena del valore
(e dello sfruttamento) globale. Uno dei tanti. Ci ha però lasciato una
testimonianza dell’inferno della fabbrica in un bellissimo libretto di poesie
“Mangime per le macchine” pubblicate inizialmente in un giornale di fabbrica
“Foxconn people”.
Ne posto due qui sotto.
"L’ultimo cimitero"
Persino la macchina ciondola il capo
Officine sigillate ammassano acciaio ammalato
Officine sigillate ammassano acciaio ammalato
Salari negati con vari pretesti
come l’amore, che i giovani operai seppelliscono
nel fondo dei cuori
come l’amore, che i giovani operai seppelliscono
nel fondo dei cuori
Senza il tempo per esprimersi, il sentimento si
sgretola in polvere
sgretola in polvere
Hanno stomaci forgiati nel ferro
pieni di acido denso , solforico e nitrico
pieni di acido denso , solforico e nitrico
La fabbrica cattura le loro lacrime
prima che abbiano la possibilità di cadere
prima che abbiano la possibilità di cadere
Il tempo scorre, le loro teste perdute nella nebbia
lo sfruttamento li invecchia
il dolore fa gli straordinari giorno e notte
lo sfruttamento li invecchia
il dolore fa gli straordinari giorno e notte
Nelle loro vite lo stordimento precoce è in agguato
la piallatrice scortica la pelle
e mentre lo fa li ricopre di uno strato d’alluminio
la piallatrice scortica la pelle
e mentre lo fa li ricopre di uno strato d’alluminio
Qualcuno resiste ancora, mentre altri sono ghermiti
dalla malattia
dalla malattia
Sonnecchio tra loro facendo la guardia
all’ultimo cimitero della nostra giovinezza
all’ultimo cimitero della nostra giovinezza
(21 dicembre 2011)
"Ho ingoiato una luna fatta d’acciaio"
Ho ingoiato una luna fatta d’acciaio
ne parlano come se fosse un’unghia
Ho ingoiato queste acque di scolo industriali, queste
carte di disoccupazione
La gioventù chinata sulle macchine muore prima
del suo tempo
del suo tempo
Ho ingoiato il trambusto e l’indigenza
ingoiato ponti pedonali, vita coperta di ruggine
Non posso ingoiare altro
E tutto ciò che ho ingoiato ora rigurgita
dalla mia gola
spandendosi sulla terra dei miei avi
in un ignominioso poema.
(19 dicembre 2013)
di Luca Pusceddu
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