martedì 1 ottobre 2019

La Loggia P2 è il più oscuro ed inquietante mistero italiano? Di Vincenzo Maria D’Ascanio.



Se fino a che punto i piduisti – a parte il manipolatore Gelli, e forse qualche altro – fossero un branco di delinquenti golpisti, non siamo riusciti a capirlo. Abbiamo capito soltanto che gran parte di essi occupavano, forse grazie alla P2, posizioni di rilievo, e quindi parecchio ambite, ma ambite anche da molte persone che, per il fatto di non appartenere alla P2, avevano ora, grazie anch'esse alla P2, la possibilità di occuparle. Di fatti accertati e meno ancora di crimini provati, siamo andati invano alla ricerca delle 34.847 pagine della commissione. Vi abbiamo trovato soltanto ipotesi, illazioni, accostamenti di nomi e di episodi. Tutta roba che in mano a Le Carré poteva fruttare chissà quali affascinanti trame. In mano alla signorina Anselmi, resta cicaleccio di portineria. Ma questa è un'altra storia. Indro Montanelli. (19 marzo 1985)l

La Loggia Propaganda due (meglio nota come P2) è stata una loggia massonica aderente al Grande Oriente d'Italia (GOI), fondata nel 1877 col nome di Propaganda massonica. Assunse presto forme deviate e soprattutto eversive nei confronti dell’assetto democratico e dell’intero sistema giuridico italiano. In particolar modo, le fasi più “oscure” coincisero con la conduzione dell’imprenditore Licio Gelli, che arrivò ad esserne nominato “Gran Maestro Venerabile”. La P2 fu sospesa dal GOI il 26 luglio 1976; successivamente, la Commissione parlamentare Anselmi concluse la sua inchiesta additando La P2 come una vera e propria "organizzazione criminale" ed "eversiva". Essa fu sciolta con la legge n. 17 del 25 gennaio 1982.

Quando la Loggia fu sotto “la maestranza” di Licio Gelli (personaggio ambiguo, che durante gli ultimi anni del fascismo aveva sia rapporti col regime di Salò, sia rapporti con la resistenza partigiana), la P2 riunì un numero rilevante di personalità di primo piano della politica, della grande imprenditoria (tra cui Silvio Berlusconi, che comunque dichiarò di non sapere della sua iscrizione), del giornalismo e dell'Amministrazione dello Stato, tutto questo a fini di complotto contro l’assetto socio-politico-istituzionale italiano, suscitando uno dei più gravi scandali politici nella storia della Repubblica Italiana.

La lista degli affiliati alla loggia fu rinvenuta il 17 marzo 1981 durante le perquisizioni nella villa e nella fabbrica di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi (Arezzo). Tra i 962 nomi in elenco, 44 parlamentari, 2 ministri, un segretario di partito, 12 generali dei Carabinieri, 5 generali della Guardia di Finanza, 22 generali dell'esercito italiano, 4 dell'aeronautica militare, 8 ammiragli, magistrati e funzionari pubblici, direttori e funzionari dei servizi segreti, giornalisti e imprenditori.

La Commissione Anselmi avanzò l'ipotesi che la lista non fosse completa, e che molti altri importanti personaggi iscritti alla P2 siano riusciti a non comparire nelle indagini, grazie alle coperture di poteri non identificabili, che si muovevano nell’ombra sul filo della legalità, e spesso arrivando ad oltrepassare quello stesso limite. Per la prima volta si prefigurava quel rapporto tra Stato ed Anti – Stato, dove il secondo era per altro insinuato nelle più alte sfere dell’assetto statale. 

La Commissione Anselmi, inoltre, ritenne che la lista degli iscritti fosse incompleta e che la P2 fosse strutturata come due piramidi sovrapposte, con i 962 nomi della lista appartenenti alla piramide in basso, Gelli uomo di collegamento tra le due piramidi e una piramide superiore composta da nomi che figuravano su un'altra lista composta da personaggi che trasmettevano gli ordini alla piramide inferiore. La stessa Commissione individuò poche ma credibili prove dell'esistenza di questa loggia superiore con sede per altro a Monte Carlo . A detta di alcuni, la lista completa sarebbe stata custodita da Gelli nel suo archivio personale nella villa di Montevideo, in Uruguay.

Di certo, la Loggia P2 ebbe un ruolo rilevante nella c.d. “Strategia della Tensione.” La strategia della tensione, intesa nel suo complesso, era una serie d’iniziative anche terroristiche, miranti a produrre nella società italiana una profonda insicurezza, affinché la democrazia italiana arrivasse ad una ponderosa svolta autoritaria, determinata, appunto, dal panico collettivo causato da molte stragi, la cui manovalanza è stata spesso accertata, senza tuttavia individuare i mandanti. 

Inoltre non bisogna dimenticare che gli anni della P2 furono quelli in cui si svolgevano la grande battaglia mafiosa tra i corleonesi (vincenti) e la vecchia nomenclatura della mafia palermitana, una guerra che costò oltre mille morti. Inoltre, erano gli anni in cui imperversavano numerosi gruppi politici che avevano scelto la lotta armata, tanto a destra quanto a sinistra, e che videro nel sequestro Moro l’apice delle loro audacia delinquenziale.

Ritorniamo tuttavia al filo del nostro discorso. Nel caso in cui ci fosse stata la svolta autoritaria, magistrati e militari infedeli al loro giuramento avrebbero avuto un ruolo determinate, come l’avrebbero avuto i tanti giornalisti iscritti alla loggia (tra i più popolari Maurizio Costanzo) che avrebbero avuto il preciso compito di sobillare l’opinione pubblica per indurla a rinunziare pacificamente a numerosi dei suoi diritti, in cambio della sicurezza ed un illusorio ordine sociale. 

Ovviamente il mondo dell’imprenditoria avrebbe avuto i suoi rilevanti vantaggi, poiché la libertà di stampa, nonché la forza tanto dei partiti quanto dei sindacati sarebbe stata limitata se non azzerata. Inoltre non dobbiamo dimenticare che quelli erano anni in cui spregiudicati banchieri (come il siciliano Sindona, o il milanese Calvi) avevano un proficuo dialogo con lo IOR (la Banca vaticana), con la politica consenziente e persino con la criminalità organizzata (La “Nuova Camorra organizzata” di Raffaele Cutolo, Mafia di vari generi, Banda della Magliana)

Quali atti furono commessi a tal fine? Tra i vari crimini attribuiti alla P2, si possono citare la strage dell'Italicus, la strage di Bologna (dove Gelli fu condannato), lo scandalo del Banco Ambrosiano l'assassinio di Roberto Calvi, l'ipotetico assassinio di Albino Luciani (ovvero Papa Giovanni Paolo I), il depistaggio sul rapimento di Aldo Moro, l'assassinio di Carmine Pecorelli e alcune affiliazioni con lo scandalo di Tangentopoli. 

E’ bene sottolineare che membri della P2 ebbero ruoli rilevanti nel tentativo di due colpi di Stato, che comunque, talvolta per circostanze oscure, non ebbero seguito: della P2 furono molti ufficiali o politici coinvolti nel Golpe Borghese del 1970 (il generale Giovanni Torrisi, l'ammiraglio Gino Birindelli, il generale Vito Miceli) ed il golpe del generale del Lorenzo. Dal punto di vista internazionale, la P2 fu coinvolta nel portare al comando il generale Videla (famoso per il caso dei desaparecidos), personalità talmente feroce da essere soprannominato “L’Hitler della Pampa.” Inoltre si è ipotizzato un ruolo della P2 anche nel colpo di Stato dei colonnelli in Grecia, attraverso finanziamenti e uomini che si sarebbero addestrati in Sardegna, in uno dei covi della struttura anticomunista conosciuta col nome di Gladio. Tuttavia, anche da queste accuse, non scaturì nessun mandato di cattura internazionale.

Tuttavia, è giusto e doveroso sottolineare che la magistratura raramente accolse tali tesi. Per esempio, Nel 1987 Gelli fu condannato a 8 anni di carcere dalla Corte d'assise di Firenze per aver finanziato esponenti dell'estrema destra toscana, coinvolti in alcuni attentati ferroviari. In appello, i giudici dichiararono di non dover procedere contro l'imputato perché, quando fu estradato dalla Svizzera, i reati di tipo politico erano stati esclusi. La Cassazione ordinò un nuovo processo, affermando che Gelli avrebbe dovuto essere assolto con formula piena. e il 9 ottobre 1991 la Corte d'assise d'appello di Firenze lo assolse con formula ampia.

Uno dei più grandi giornalisti dell’epoca, Indro Montanelli, affermò che la P2 non aveva nessun fine golpista, ma era un’organizzazione di mutuo soccorso al fine di poter avere i propri uomini prossimi alle varie strutture di potere. Un’organizzazione, insomma, dove una mano lavava l’altra, e dove i membri si aiutavano tra loro (in stile quasi mafioso) per accumulare potere. Del resto, secondo Montanelli, era poco credibile che la P2 volesse porre fine ad un regime democratico dove poteva effettuare i suoi affari senza essere disturbata.

 


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