Pimpiias de Istoria/Istoriografia
sarda
Procurad' 'e moderare
Su patriota sardu a sos feudatarios
de Frantzsicu Innatziu Mannu est de seguru s’Innu poeticu prus famadu chi
tenimus. S’intelletuale otieresu in 47 otavas, a sa moda de sos gosos, contat
s’opressione feudale e cantat sas rebellias de su populu sardu, ma mescamente
de sos massajos.
Rebellias chi pertocant unu trintènniu rivolutzionariu e no unu trienniu ebbia, comente galu acuntesset de leghere in unos cantos libros: ca cumintzant in su 1780 e agabant cun sa rebellia, eroica e isfortunada de Palabanda in su 1812 in Casteddu.
Est una poesia de importu, ca dae issa podimus cumprendere unu tretu mannu de s’istoria sarda, in ue s’afortint sas raighinas de sa Sardigna moderna.
Su pobulu – iscriet Mannu – chi in profundu/
Letargu fit sepultadu/
Finalmente despertadu/
S’abbizzat ch ‘est in cadena,/
Ch’istat suffrende sa pena/De
s’indolenzia antiga.
E duncas, a pustis de seculos e seculos de acunortadura, artziat s’ischina e ca conca e narat “bastat” a s’opressione e a sa tirannia de sos barones, a sa lege inimiga de su feudalesimu. Ca in base a custa lege su sardu est suggettu
/A milli cumandamentos,
/Tributos e pagamentos/
Chi faghet a su segnore,/
In bestiamene et laore/In dinari e in
natura,/
E pagat pro sa pastura,/
E pagat pro laorare.
(Intervista a Videolina 21-11-2014,
nella Trasmissione in lingua sarda condotta da Tore Cubeddu)
Francesco
Casula.
Autore del
libro "Carlo Felice ed i Tiranni Sabaudi" il prossimo appuntamento è
previsto per stasera, ore 19.00, a Cabras
Il libro di
Casula risponde a una domanda semplice: dopo che i
Savoia ricevettero, controvoglia, la Sardegna nel 1720, e divennero
re, come si comportarono verso quella importante parte del loro
regno? La risposta al quesito è semplice, lineare, durissima: la Sardegna venne
trattata come un territorio altro rispetto al Piemonte, abitato da uomini
che avevano meno diritti rispetto agli altri, culturalmente
e socialmente inferiori, i quali dovevano essere trattati in modo tale
da mantenere questa inferiorità. Questo pensavano i tiranni sabaudi, e le
loro modalità di governo, o meglio di spoliazione, sono la diretta
conseguenza della visione ideologica appena tratteggiata.
Girolamo
Sotgiu, probabilmente il più grande storico del periodo sabaudo in Sardegna,
pur essendo un oppositore della “diversità” dei sardi rispetto agli
italiani, non poté non constatare il carattere coloniale dei rapporti
tra Piemonte e Sardegna. Di quei rapporti non sono colpevoli coloro
che allora abitavano il Piemonte (per carità) bensì i governanti,
cioè i Savoia e, successivamente, gran parte della classe
dirigente post-1861.
Nel 2011,
durante le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, si è
persa l’occasione di riflettere criticamente sul Paese e sul processo
di “unificazione”. Però si può sempre (ri)cominciare, anche in assenza di
una ricorrenza. Se un turista, un italiano o uno straniero, viene in
Sardegna, scoprirà che la strada più importante, la SS131, è
la “Carlo Felice”. Carlo Felice, detto anche “Carlo feroce” è
stato uno dei peggiori, più sanguinari e pigri vice-re di Sardegna.
Un amico
studioso ama ripetere che è come se gli israeliani, nel 2200 dedicassero la
loro strada più importante a un nazista, magari a Hitler in persona.
Certo, questo sarebbe potuto succedere se i nazisti avessero vinto. Dato però
che non è giusto che la storia la facciano i vincitori, le persone dotate di
senno o almeno di amor proprio che abitano in Sardegna, perché non mettono mai
in discussione la memoria che si reifica nei nomi delle strade e
delle vie di Sardegna?
A Cagliari,
nella piazza più frequentata, svetta la statua di Carlo Felice. Più di sei
anni fa proposi, per molti provocatoriamente,
di sostituirlo con Giovanni Maria Angioy, il quale “fu il capo
[…] del movimento anti-feudale sardo. Angioy fece proprie le rivendicazioni
delle popolazioni della campagna vessate dai feudatari, e propugnò
l’eliminazione delle arcaiche strutture di potere”. Da tempo, un movimento di
opinione, che ha presentato anche una petizione, chiede che la statua
venga spostata.
In questa
fase storica, di disfacimento di un progetto politico (l’Italia), ragionare
sulla sua storia secolare e i suoi governanti, ragionare sul suo carattere
plurinazionale (l’Italia è insieme alla Francia uno dei paesi europei a
non aver ratificato la Carta Europea delle Lingua Minoritarie), fa sicuramente
bene ai popoli in cerca di una libertà che Roma non ha fornito, ma anche a
Roma stessa.
Il libro di
Francesco Casula, che rifiuta ogni razzismo anti-italiano, è un valido
contributo per riscrivere veramente la storia, andando contro i tanti
tradimenti dei presunti chierici.
Autore
dell’aricolo Enrico Lobina, da “Il fatto quotidiano”
Tratto dal
sito https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04/05/carlo-felice-e-i-tiranni-sabaudi-la-sardegna-degli-uomini-con-meno-diritti-degli-altri/3495706/
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