(18 agosto 1979) A Parigi viene catturato Franco Piperno,
attivista, politico e fisico italiano. Con Toni Negri è stato
fondatore di Potere Operaio e tra i suoi maggiori leader insieme con Oreste Scalzone, Lanfranco Pace e
Valerio Morucci. È stato professore associato di Fisica della materia presso
l'Università della Calabria. Fu condannato a due anni di reclusione per
partecipazione ad associazione sovversiva nel processo del 7 aprile, con pena
tuttavia prescritta.
Insieme a Lanfranco Pace provò, nel 1978, all'epoca del
sequestro Moro, a tessere una delicata mediazione, umana e politica, attraverso
il socialista Claudio Signorile nella speranza di ottenere la disponibilità al
dialogo dal leader democristiano Amintore Fanfani al fine di salvare la vita
del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, sequestrato nel marzo
1978, e per, altresì, evitare una criminalizzazione della lotta politica.
Durante il sequestro coniò la famosa espressione "geometrica
potenza" per descrivere
la capacità militare dimostrata dai brigatisti rossi nell'agguato di via Fani.
Piperno si espresse così: "Si tratta di coniugare insieme la terribile
bellezza di quel 12 marzo del '77 per le strade di Roma (corteo di massa
armato) con la geometrica potenza dispiegata in via Fani" (F.Piperno, Dal
terrorismo alla guerriglia, in "Pre-Print"dicembre 1978).
Era in quel periodo vicino a "Metropoli", rivista in dialogo critico,
con l'area dell'Autonomia (alla testata fu contestata tra l'altro la
pubblicazione di un fumetto che ricostruiva nei minimi dettagli, a dire
dell'accusa, il rapimento di Moro). Scioltosi Potere Operaio,
una buona parte del gruppo romano era entrato nelle Brigate rosse, compreso
Valerio Morucci, tra i rapitori di
Moro. Lo stesso Toni Negri fu all'epoca sospettato e poi scagionato dall'accusa
di essere stato ideatore dell'azione.
Nella ricostruzione data da davanti alla Commissione
parlamentare sul Caso Moro, Piperno sostenne che in quegli anni si visse una
piccola guerra civile, dove le parti contendenti erano, per usare il gergo
marxista, il valore d'uso e il valore di scambio. In seguito al "processo
7 aprile" (1979) contro Autonomia Operaia, Piperno venne accusato di
essere uno dei fiancheggiatori del partito armato.
Da latitante si rifugiò in Francia, dove trascorse diversi
anni grazie alla politica del Presidente François Mitterrand, che impediva le
estradizioni per atti di natura violenta, ma d'ispirazione politica (dottrina
Mitterrand), in seguito in Canada. In seguito rientrò, ma venne poi scarcerato;
tornato in Francia, tornò in Italia quando la pena, di soli 2 anni, fu
prescritta
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