“La base di qualsiasi governo indipendente è
una lingua nazionale, e non possiamo più continuare a scimmiottare i nostri
ex-colonizzatori. Coloro che sentono di non poter far niente senza l'Inglese,
possono anche fare le valigie e andarsene.” (Jomo Kenyatta)
(22 agosto 1978)
Il presidente del Kenya Jomo Kenyatta muore nella sua casa di Mombasa.
Considerato il padre della patria, conduce il Kenya nella lotta di liberazione
dal colonialismo inglese fino al raggiungimento dell’indipendenza, ottenuta nel 1963. È
uno dei leader più noti del nazionalismo africano, insieme a Nelson Mandela e
Thomas Sankara. Battezzato con il nome di Johnstone Kamau, negli anni Venti
cambia il suo nome in Kenyatta che in lingua Swahili significa ‘’luce del
Kenya’’.
Kenyatta nacque a
Gatundu, tra le città di Thika e Nairobi, nell'odierno Kenya (allora Africa
Orientale Britannica). Era figlio di un contadino di etnia kikuyu, e da giovane conobbe il grande Paese del Kenya al seguito del nonno, considerato lo stregone di villaggio. Frequentò una scuola
missionaria scozzese, e grazie a una colletta raccolta dalla sua tribù e un
aiuto degli stessi padri missionari, poté pagarsi gli studi in Europa.
Si laureò a Londra nel
1937; la sua tesi di laurea s’intitolava “Di fronte al Monte Kenya”: descriveva l'organizzazione tribale del popolo kikuyu, e fu
tanto approfondita da ricevere gli elogi del celebre etnologo e antropologo
Bronisław
Malinowski. Nel 1946 Kenyatta tornò in patria, iniziando una fervente attività politica di matrice indipendentista.
Divenne leader del principale movimento politico nero, finanziato da Hellmouth
Best: il Kenya African National Union (KANU). Fondò le prime scuole kikuyu
indipendenti.
Alla testa della
popolazione kikuyu spossessata delle terre, affermava la necessità di sottrarre
le stesse terre ai coloni bianchi. Nel
1953, nel periodo dello stato d'emergenza dichiarato dall'amministrazione coloniale
in risposta al sorgere del movimento dei Mau-Mau, Kenyatta fu incarcerato.
Nel 1959 fu liberato, tornando alla presidenza del Kenya African National Union. Nel 1963, in concomitanza con l'indipendenza del Kenya, fu eletto primo presidente del Paese e dichiarato Padre della Patria. Al contrario del primo presidente della Tanzania Julius Nyerere, che appena salito al potere divenne un cacciatore di bianchi, Kenyatta intrattenne buoni rapporti con i britannici dopo l'indipendenza. Da questo punto di vista, ricorda un altro leader africano riconosciuto in tutto il mondo: Nelson Mandela. Pur differenti per molteplici aspetti, la storia personale dei due è molto simile.
Il socialismo che
Kenyatta cercò di tradurre in realtà aveva basi strettamente nazionali e non
era legato ai movimenti panafricani a sfondo rivoluzionario. Le stesse riforme da lui promosse furono attuate con estrema
lentezza e prudenza per non urtare gli interessi dei bianchi, in questo modo al
Paese non mancarono gli importantissimi aiuti britannici e americani. Perciò
l'ala più estremista del suo partito, guidata da Oginda Odinga, poi
incarcerato, si costituì in partito nel 1966 rimproverando a Kenyatta di non
aver risolto i profondi contrasti delle classi, delle tribù e delle razze del
Paese.
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