(30 Agosto 2001)
Tribunale internazionale dell’Aja. A pochi minuti dalla chiusura della seconda
udienza preliminare del processo a carico di Slobodan Milosevic, il procuratore Carla Del Ponte annuncia che l’ex presidente
serbo sarà chiamato a rispondere di nuovi e più gravi crimini, compresa
l'imputazione di genocidio. Il processo, che aveva avuto il suo inizio nel 2002,
non sarà mai completato per la morte dell’ex dittatore serbo nel marzo del
2006.
Slobodan Milosevic era
il più importante esponente politico del rinascente nazionalismo serbo. Orientamenti analoghi nelle altre repubbliche iugoslave
determinarono lo scoppio della guerra civile nei Balcani, Stati che formavano
l'ex Jugoslavia (1991). Dopo aver militarmente sostenuto i Serbi di Croazia e
di Bosnia (questi ultimi, soprattutto, responsabili di innumerevoli massacri di
civili), a partire dal 1993 ridusse progressivamente tale appoggio e nel 1995
firmò gli accordi di pace di Dayton (Ohio) per la Bosnia ed Erzegovina. Pur
venendo fortemente contestato per il suo autoritarismo, Milosevic mantenne
saldamente il potere e, in vista della scadenza del suo mandato, non essendo
consentito dalla Costituzione serba un terzo rinnovo, si candidò come presidente della Iugoslavia,
carica alla quale venne eletto nel luglio del 1997.
Proprio il 1997 fece
registrare l'inasprirsi delle tensioni tra Albanesi e Serbi nel Kosovo e l'apertura di un nuovo fronte che Milosevic stesso aveva
contribuito a creare sin dalla fine degli anni Ottanta, fomentando il
nazionalismo dei Serbi kosovari e cancellando l'autonomia del Kosovo già dal
1990, decretando la chiusura di scuole, università, servizi sociali e sanitari
gestiti dagli albanesi.
Dopo un primo
ultimatum lanciato al presidente Milosevic dalla NATO nel settembre 1998 (per la cessazione delle ostilità in Kosovo),
il 24 marzo 1999, fallite tutte le mediazioni internazionali, iniziarono i bombardamenti della NATO in Jugoslavia e il 27 maggio il Tribunale penale internazionale dell'Aia,
istituito dall'ONU per giudicare i criminali di guerra nei Balcani, annunciò
l'incriminazione di Milosevic, accusato di crimini contro l'umanità per le
operazioni di pulizia etnica dell'esercito jugoslavo contro i musulmani in
Croazia, Bosnia/Erzegovina e Kosovo.
Lo stesso tribunale,
nella sentenza di condanna di Radovan Karadzic, affermò che Milosevic fornì
assistenza militare (con militari, rifornimenti alimentari ed armi) ai serbi di
Bosnia durante il conflitto nella ex-Jugoslavia.
Tuttavia, il tribunale rileva che, mentre Milosevic condivideva l'obbiettivo
politico di Karadzic e della dirigenza dei serbi bosniaci di preservare l'unità
della Jugoslavia e non permettere la separazione della Bosnia ed Erzegovina, non sono state presentate "prove sufficienti per affermare che
Milosevic fosse d'accordo" con i piani di pulizia etnica di Karadzic e di altri leader serbi in Bosnia e nella Repubblica Serba di
Bosnia. Proprio secondo quanto disposto dal tribunale, le relazioni fra
Milošević
e Karadžić
avevano cominciato a deteriorarsi sin dal 1992 e, dal 1994 in poi, non furono
più d'accordo sulle azioni da intraprendere; e anzi Milošević ripetutamente criticò e disapprovò la politica e le decisioni
dei leader dei serbi della Bosnia.
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