Perché deve essere proibito
all'«Avanti!» ricordare che a Torino hanno la sede i consigli d'amministrazione
delle Ferrovie sarde e di qualche società mineraria sarda?
Perché deve essere proibito ricordare che gli azionisti delle Ferrovie sarde, i
quali si dividono lautissimi dividendi, i quali riscuotono dallo Stato
lautissime indennità per ogni chilometro di strada ferrata, fanno viaggiare i
pastori e i contadini sardi in vetture bestiame, fanno pagare ai pastori e ai
contadini sardi tariffe altissime, fanno viaggiare i contadini e i pastori
sardi in convogli trainati da locomotive riscaldate a legna invece che a carbon
fossile, provocando ogni anno centinaia di migliaia di lire di danni con gli
incendi determinati da questo combustibile?
Perché non si può
ricordare che i minatori sardi sono pagati con salari da fame,
mentre gli azionisti torinesi impinguano i loro portafogli coi dividendi
cristallizzati col sangue dei minatori sardi, che spesso si riducono a mangiare
le radici per non morire di fame? Perché deve essere proibito ricordare che due
terzi degli abitanti della Sardegna (specialmente le donne e i bambini) vanno
scalzi d'inverno e d'estate, tra le spine e i letti di
torrente che tengono posto di strade, perché il prezzo delle pelli è portato ad altezze proibitive dai dazi protettori che
arricchiscono gli industriali torinesi del cuoio, uno dei quali è presidente
della Camera di Commercio di Torino?
Perché è proibito
ricordare ciò che ha detto, nell'ultimo congresso sardo tenuto a Roma, un
generale sardo: che cioè, nel cinquantennio 1860-1910, lo
Stato italiano, nel quale hanno sempre predominato la borghesia e la nobiltà
piemontese, ha prelevato dai contadini e pastori sardi 500 milioni di lire che
ha regalato alla classe dirigente italiana non sarda?
Perché è proibito ricordare che nello Stato italiano, la Sardegna dei
contadini, dei pastori e degli artigiani è trattata peggio della colonia
eritrea, in quanto lo Stato «spende» per l'Eritrea, mentre sfrutta la Sardegna,
prelevandovi un tributo imperiale? […]
* I dolori della
Sardegna, non firmato, in «Avanti!», (ed. piemontese), 16 aprile 1919, ora in
Scritti 1915-1921. Nuovi contributi a cura di S. Caprioglio, Milano, 1968, pp.
103•104.
P.S Per non appesantire
il testo ho tralasciato le note.
Di
Francesco Casula
Storico
e saggista, autore de “Carlo Felice e i tiranni sabaudi”
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