Il libro documenta in modo rigoroso la politica dei Savoia,
sia come sovrani del regno di Sardegna (1726-1861) che come re d’Italia
(1861-1946). Il volume è rivolto in modo specifico agli studenti ma ha un carattere
divulgativo per fare conoscere una storia – o meglio una controstoria – poco conosciuta, anche perché
assente e/o mistificata dalla storia ufficiale. Pensiamo al Risorgimento e
all’Unità d’Italia, presentati come espressione delle magnifiche e progressive
sorti, dimenticando i drammi e le tragedie che comportarono, ad iniziare dalla
“creazione” della Questione Meridionale ancora oggi più che mai presente.
Per quanto riguarda
specificamente la nostra Isola, la presenza dei sovrani sabaudi, con le loro funeste
scelte (economiche, politiche, culturali) “ritardò lo sviluppo di quasi
cinquant'anni, con conseguenze non ancora compiuta¬mente pagate”: a scriverlo è il più grande
conoscitore della “Sardegna sabauda”, lo storico Girolamo Sotgiu. Gli storici,
gli scrittori, gli intellettuali di cui si riportano valutazioni e giudizi nei
confronti dei re sabaudi spesso sono filo monarchici e filo sabaudi (come
Pietro Martini) e dunque non solo loro avversari (come Mazzini o Giovanni Maria
Angioy) ma tutti convergono in un severissimo giudizio nei loro confronti, ma
segnatamente nei confronti di Carlo Felice che fu il peggiore fra i sovrani
sabaudi.
Egli infatti da vicerè come da re fu crudele, feroce e
sanguinario (in lingua sarda incainadu), famelico, gaudente e ottuso (in lingua
sarda tostorrudu). E ancora: Più ottuso e reazionario d’ogni altro principe,
oltre che dappoco, gaudente parassita, gretto come la sua amministrazione, lo
definisce lo storico sardo Raimondo Carta Raspi. Il libro vuole anche essere
uno strumento di informazione nei confronti delle Comunità sarde e in specie
dei Consigli comunali che decidessero di rivedere la toponomastica, ancora abbondantemente popolata dai
Savoia, che campeggiano, omaggiati, in Statue, Piazze e Vie. A dispetto delle
loro malefatte e persino “infamie” da loro commesse Una per tutte: le leggi
razziali.
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