Pare, e dico pare, perché ,caro lettore, il condizionale è
d'obbligo in questa strampalata storia... dicevo, pare che tanti e tanti anni
fa ai poveri bambini di Sardegna, ma credo anche delle altre regioni, dalla scuola consigliato e anzi intimato di parlare sempre e correttamente
l'italiano, ché il dialetto era da ignoranti e bisognava invece costruire un' Italia colta sotto una sola lingiua.
Bel problema era per un bambino nato in una semplice
famiglia, in un semplice paesino arroccato sulle aspre montagne! A casa si
parlava solo il sardo e a scuola la maestra Enerina, che
aveva sempre un bel profumo e le unghie delle mani bianchissime, pretendeva che
si parlasse solo l'italiano; e voleva che lo si parlasse anche fuori dall'aula e sempre in ogni
occasione. Così, quel giorno che mamma chiese al piccolo Pietro, di quarta
elementare, di andare nel negozio del Signor Giovanni, detto Il continentale, a
comprare uno stampo in alluminio per fare su tumballu dovette sembrare il
giorno più nefasto della sua giovane vita... anche più di quando bisticciò col
suo migliore amico Pascale… che ancora girava la faccia quando lo incontrava.
-"Pigammi' unu stampu po fvai su tumballu"
-"No! Stampu eu no du nau!! narammi' commenti deppu nai
in italianu!"
-"Ih, nostrassenora mia, unu stampu esti unu stampu, puru
in italianu!"
Con le buone ,ma anche no, bisognava andare in quel
maledetto negozio da quel maledetto signore che ti osservava dall'alto di tutta
la sua altezza di continentale… e così...
-"Mi dia un buco...ehmmm..uno di quelli per fare il
budino, lo vuole mia mamma.. Che umiliazione...quella risata, una vera e
cocente umiliazione...
Di
Luisella Corgiolu
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