Unione
Sarda
CAGLIARI
- Zedda caccia Chessa dalla Giunta La rottura politica dopo l'accordo
elettorale tra i Quattro Mori e la Lega guidata da Salvini Il sindaco: via la
delega al segretario cittadino del Partito sardo d'Azione.
«C'è un'etica della coerenza e della
responsabilità che recita fai quel che devi, accada ciò che può». Con queste
parole Massimo Zedda ha motivato la scelta di cacciare dalla Giunta Gianni
Chessa, segretario cittadino dei sardisti che hanno
stretto alleanza con la Lega di Matteo Salvini. Secondo il primo cittadino è
venuto meno il rapporto di fiducia: «L'alleanza con un partito come quello di
Salvini crea in me un imbarazzo molto forte, una cosa che non poteva protrarsi
oltre».
MAGGIORANZA IN BILICO La rottura col
Psd'Az mette in bilico la maggioranza che guida Palazzo Bacaredda, ma la
capogruppo sardista Monia Matta e i compagni di partito Aurelio Lai e Sandro
Stara hanno preso le distanze dal matrimonio voluto dal segretario nazionale Psd'Az
Christian Solinas, chiedendo però al sindaco 24 ore di tempo per decidere sul
futuro. Richiesta condivisa anche dall'altra esponente sardista Gabriella Deidda,
l'unica che nei giorni scorsi abbia affiancato Gianni Chessa nell'incontro in
cui Solinas ha illustrato l'alleanza agli iscritti.
All'appuntamento non aveva partecipato
l'altro assessore dei Quattro mori Nando Secchi, uscito indenne dal terremoto
di ieri. «Mi ha presentato subito la sua contrarietà, non è venuto meno il
rapporto di fiducia», ha spiegato Zedda salvando in corner l'assessore alle
Politiche sociali. Durante la seduta il sindaco ha incontrato i sardisti e la
maggioranza, illustrando la sua idea di troncare i rapporti con Gianni Chessa,
che ha poi annunciato in Aula.
LA REAZIONE DI SOLINAS «Mi è stato
riferito che il sindaco Zedda avrebbe chiesto all'assessore nonché segretario
cittadino Gianni Chessa e ai consiglieri comunali di rinnegare l'accordo
politico stabilito dal Partito sardo d'azione con la Lega e dichiarando che in caso
contrario avrebbe revocato la delega assessoriale - ha commentato il segretario
nazionale Psd'Az Christian Solinas - al rifiuto di Chessa, sembrerebbe che il
sindaco ne abbia comunicato in aula la destituzione. Ricordo che solo grazie al
nostro sostegno il sindaco è stato confermato alle ultime elezioni».
Il consigliere regionale sardista
lancia poi un affondo contro Zedda. «Che revochi pure le nostre deleghe, che
faccia pure campagna acquisti tra i consiglieri comunali: la città saprà
giudicarlo per questo tratto democratico - conclude - per quanto ci riguarda
chi non rispetta gli accordi assunti e soprattutto le dinamiche interne ad
altri partiti meglio farebbe a revocare la propria di delega ed a ripresentarsi
al giudizio degli elettori».
Non ha queste intenzioni però il
primo cittadino che dopo le reazioni in Aula alla sua comunicazione, con quasi
tutto il gruppo sardista pronto a seguirlo, ha detto che «da quello che ho
sentito la maggioranza c'è ancora, magari con numeri diversi rispetto a prima».
Zedda ha assicurato che non si tratta di una mossa strategica e non vuole
lasciare la fascia tricolore: «Non devo candidarmi alle Politiche, non è un
doppio salto carpiato per tentare un'altra strada, amo Cagliari e voglio stare a
Cagliari: qualunque cosa fosse accaduta, non avrei accettato candidature».
L'ATTACCO ALLA LEGA Per motivare la
defenestrazione di Gianni Chessa e il trasferimento delle deleghe alla
vicesindaco Luisa Anna Marras, il sindaco ha parlato dell'impossibilità di
essere amici di chi è amico della Lega: «Ci sono momenti in politica in cui
bisogna mettere prima le questioni di fondo». Zedda ha ricordato che quest'anno
ricorre l'anniversario delle leggi razziali del 1938: «Ci sono questioni, quando
si tratta di aspetti legati alla razza, che se non vengono presi e affrontati
immediatamente di petto rischiano di trascinare il nostro Paese in strade
tortuose. Che il Paese ha già vissuto, con tutti i lutti e le tragedie». Marcello
Zasso
Leu,
Sardegna in rivolta Otterrebbe il collegio più favorevole. Proteste anche sulle
altre scelte. L'emiliano Grassi capolista alla Camera: è bufera
All'inizio hanno pensato tutti a un
errore. Alla vocale finale sbagliata. Ma Grasso? No, Grassi. Claudio Grassi,
classe 1955, di Reggio Emilia, attuale responsabile organizzazione della
segreteria nazionale di Sinistra italiana ma con un passato in Rifondazione comunista.
È lui il “paracadutato” di Liberi e uguali che nessuno conosce e che - a meno
di ripensamenti dell'ultimissima ora - sarà il capolista nel collegio Sud
Sardegna per la Camera, forse l'unico nelle condizioni di esprimere dall'Isola
un rappresentante di Leu in Parlamento.
LA RIVOLTA Ma nessuno degli
esponenti sardi di Liberi e uguali intende sostenere una campagna elettorale
per qualcuno che non rappresenta il territorio. Ecco perché per tutta la
giornata di ieri i gruppi legati ai grandi esclusi - Yuri Marcialis, segretario
Mdp che veniva dato come capolista sicuro nel Sud Sardegna, e Michele Piras
(deputato uscente che punta a guidare la lista al Senato) - hanno lavorato per impedire
che le liste fossero ultimate. Stando così le cose, tanti sardi potrebbero
rinunciare a candidarsi: a quel punto sarebbe arduo completare gli elenchi.
Insomma, esiste il rischio concreto che il movimento non si presenti in
Sardegna.
Altre scelte romane che hanno fatto
storcere il naso, in particolare ai cagliaritani, sono i capilista negli altri
due collegi proporzionali: due sassaresi, Antonella Chirigoni (ex Sel ora Mdp)
per il collegio del Nord della Camera, e Salvatore Multinu (Si) nel collegio
unico proporzionale del Senato. La prima su indicazione dei consiglieri
regionali sardi di Art. 1 Sdp. Inoltre, nessuno riesce a spiegarsi come mai
Sinistra italiana, che nell'Isola non ha il consenso di Mdp e nemmeno di
Possibile, possa essere così sovrarappresentata.
TRATTATIVE Intanto - benché a questo
punto le aspettative siano basse - le trattative continuano. Ieri alle 19 a
Roma si è riunita di nuovo la commissione elettorale di cui fa parte anche il
segretario di Possibile, Thomas Castangia, mentre
per le 23 è stato convocato un tavolo politico dei segretari. A quanto pare,
infatti, non c'è solo il caso Sardegna.
Sempre ieri sera, ma in Consiglio
regionale, il capogruppo di Sdp, Daniele Cocco, ha convocato i vertici di Leu
per chiedere a Sinistra italiana, quindi al suo segretario regionale Antonello
Licheri, di intercedere con i vertici nazionali affinché il nome di Grassi sia ritirato.
Ma Si non sembrerebbe intenzionata a fare un passo indietro. Roberto Murgia
«Sono
fedele al Psd'Az: Secchi si deve dimettere»
«È vergognoso. Il sindaco Zedda mi
accusa di non essermi dissociato
dall'accordo elettorale tra il
Partito sardo d'Azione e la Lega. La
scelta fatta dal Consiglio nazionale
- di cui non faccio parte - può
essere discutibile, ma è mia
abitudine adeguarmi alla volontà della
maggioranza. L'ho fatto anche in
questa occasione. Oggi pago lo scotto
di un'alleanza che posso anche non
condividere, però tra il sindaco e
il Psd'Az scelgo il secondo».
Gianni Chessa è appena uscito
dall'aula del Consiglio comunale. È un
ex assessore: «Non mi hanno neppure
fatto parlare con la scusa che il
regolamento non lo prevede. È
l'ultimo atto di una strategia che mira
a spaccare il Psd'Az. Il sindaco ha
vinto le elezioni grazie al mio
contributo e ora rinnega tutto. È
inaffidabile. Ha contestato la
riunione nel mio circolo di Is
Mirrionis col segretario nazionale e un
centinaio di amici per spiegare le
ragioni dell'alleanza per le
Politiche. In campagna elettorale
voterò e farò votare sardista,
nessun altro».
Rivolto all'altro assessore dei Quattro
Mori, Nando
Secchi: «Si dovrebbe dimettere, lo
invito a farlo per preservare la
dignità». Avverte i consiglieri
sardisti che potrebbero restare in
maggioranza: «Quelli che non
rispetteranno le regole dovranno trarne
le conseguenze». (p. pa.)
Era il febbraio del 2008: Gianni
Chessa si dimise indossando la maglia
dell'Udc, lo schieramento era il
centrodestra, l'assessorato al
Patrimonio. Dieci anni dopo, con la
maglia dei Quattro mori, è
defenestrato da una Giunta di
centrosinistra. E lascia i Lavori
pubblici. La capogruppo Psd'Az Monia
Matta ha preso le distanze dalla deriva
razzista della Lega («Mi vanto di
essere sarda, italiana ed europea»)
assicurando al sindaco che il gruppo
in Aula «continua a sostenere
questo progetto che ci ha visti
vicnitori nel 2016».
«Ora si comporta così, ma il sindaco
ha avuto lo stomaco di accettare
di aver vinto col 7,1% di un partito
che aveva tre assessori delle
Giunte Floris. Ha una Giunta che si
dice di sinistra con gente che non
aveva mai militato nei sardisti,
erano di Forza Italia o dell'Udc».
DECRETO DEL PR
Oggi
Salvini firma il patto col Psd'Az
Il leader
leghista a Cagliari ufficializzerà l'intesa che prevede un
posto
sicuro per Solinas
È il giorno di Matteo Salvini e
della firma del patto elettorale con
il Psd'Az. Il leader della Lega
ritorna a Cagliari due mesi dopo la
convention alla Fiera, quando, di
fronte a un migliaio di persone,
aveva aperto la caccia ai voti sardi
rivolgendosi in particolare ai
partiti autonomisti. Oggi viene a
raccogliere i frutti di
quell'appello al quale ha risposto
il partito fondato da Emilio Lussu.
L'accordo sarà ufficializzato alle
11 in una conferenza stampa
all'hotel Regina Margherita terrà
con il segretario nazionale Psd'Az,
Christian Solinas. Dell'arrivo di
Salvini si sa con certezza solo da
due giorni, ma che le cose andassero
in questa direzione era sembrato
chiaro già una settimana fa, in
occasione della visita del governatore
del Veneto Luca Zaia.
«Ho un rapporto ormai storico con il
Partito
sardo d'Azione - aveva detto Zaia -
sono dei bravi ragazzi con cui
abbiamo avuto sempre un buon
feeling, ma sarà Salvini a comunicare se
si troverà un accordo». E così sarà.
L'intesa con il Carroccio dovrebbe
consentire ai sardisti di ritornare
in Parlamento dopo 22 anni. Oltre a
candidature in Sardegna in tre o
due collegi uninominali e nei tre
proporzionali (almeno un capolista
sardista), l'accordo prevede una
“riprotezione” in Lombardia in un
collegio proporzionale per il Senato
con Solinas capolista. Anche se
depositato in bacheca al Viminale,
il simbolo dei Quattro Mori non
sarà abbinato a quello di Alberto da
Giussano. Una scelta fatta dai
sardisti per poter utilizzare solo
lo stemma dei Quattro Mori nei
prossimi appuntamenti elettorali
nell'Isola.
La giornata di Salvini a Cagliari prevede
altre due tappe. Alle 9.30
un incontro pubblico al mercato di
via Quirra, nel quartiere di Is
Mirrionis: l'eurodeputato aveva già
mostrato intenzione di andarci due
mesi fa, ma poi era mancato il tempo
e si era limitato a un
sopralluogo a Sant'Elia. Dopo la
firma, alle 13 è previsto un pranzo
al Lido, al Poetto, per cui sono
state già registrate 150
adesioni.(ro. mu.)
M5S,
Grillo vara il nuovo blog separato da Casaleggio. Di Battista in
Sardegna
a febbraio
Ma
sull'Unione europea la Lega litiga con Berlusconi
ROMA Dopo i vaccini, ora è l'Europa
che fa litigare Lega e forza
Italia. O meglio: lo scontro è sul
rispetto dei parametri di bilancio
fissati dall'Ue, tra cui il famoso
limite del 3% nel rapporto
deficit-Pil. Se due giorni fa, a
Bruxelles, Silvio Berlusconi ne aveva
garantito l'osservanza da parte di
un eventuale governo di
centrodestra, ieri Matteo Salvini
l'ha contraddetto: «Se si scopre che
quel limite danneggia le imprese e
le famiglie italiane, per noi non
esiste».
NO EURO Hanno un marcato accento
antieuropeista anche i due economisti
che la Lega ha presentato ieri come
candidati, e che considerano la
moneta unica «un esperimento
fallito». Si tratta di Claudio Borghi,
già responsabile economico del
Carroccio, e Alberto Bagnai, docente
universitario da sempre assai
critico verso euro e fiscal compact. Il
primo sfiderà il ministro
dell'Economia Pier Carlo Padoan nel collegio
uninominale di Siena.
Il secondo sarà candidato in Abruzzo
e Lazio.
IL PD A proposito di Padoan: il
ministro ha commentato duramente la
flat tax (ossia l'aliquota fiscale
uguale per tutti) promessa dal
centrodestra: «Fa parte di quelle
proposte che chiamo bacchette
magiche o fatina blu», ha detto il
responsabile di Via XX Settembre,
«sono miracolose e spesso divertenti
da ascoltare». Ma il problema è
la copertura economica: «Quando si
abbassa una tassa ci vuole la
copertura».
Il ministro ha anche segnalato «la
preoccupazione dell'Ecofin per
un'interruzione del processo verso
la stabilità e la crescita in
Italia». Ai dubbi sulla flat tax ha
replicato da FI Renato Brunetta:
«Padoan si candida da ministro a
Siena, città del Monte dei Paschi di
cui è proprietario il Tesoro. Parla
da maestrina dal pulpito di un
enorme conflitto di interessi».
IL M5S Sul fronte del Movimento
Cinquestelle, fa notizia la nascita di
un nuovo blog di Beppe Grillo,
sganciato dal “Blog delle stelle”
(finora erano la stessa cosa) e
dalla Casaleggio associati. Ma per il
candidato premier Luigi Di Maio non
c'è alcuna spaccatura nel M5S,
anzi il nuovo spazio web di Grillo
conferma che il Movimento cresce e
cammina sulle sue gambe.
Quanto al ruolo di Davide
Casaleggio, Di Maio lo ha definito «un
amico», specificando che «non prende
le decisioni politiche, ci dà un
supporto». Sul piano dei programmi,
si prevede un taglio dell'Irap.
Intanto si annuncia il primo arrivo
di un “big” pentastellato in
Sardegna per la campagna elettorale:
Alessandro Di Battista sarà a
Iglesias e Oliena il 24 febbraio.
Il
sindaco di Golfo Aranci pronto a correre nel collegio della Gallura
Fasolino:
«Io alla Camera?
Aspetto
il sì di Berlusconi»
VEDI LA FOTO
Mancano pochi giorni prima di
entrare nel vivo della campagna
elettorale per Giuseppe Fasolino,
sindaco di Golfo Aranci, consigliere
regionale e incarnazione della nuova
generazione di Forza Italia.
Dovrà superare la prova
dell'uninominale, «al 90% sarò il candidato
nel collegio di Olbia per la
Camera», e affrontare una campagna
elettorale alla ricerca del mix
perfetto tra social e contatto con gli
elettori.
Si sta preparando alla campagna
elettorale?
«Sì, e spero sia condotta con toni
moderati lasciando spazio ai temi
piuttosto che allo scontro. Anche se
le prime avvisaglie fanno pensare
il contrario».
Il collegio di Olbia è considerato
tra i più sicuri per voi. Si sente
l'astro nascente di Forza Italia?
«Assolutamente no. Io posso contare
sul voto d'opinione, più che su
quello strutturato. Per questo sono
contento di avere la candidatura
al collegio uninominale: se vincerò
sarà perché lo ha voluto la
gente».
Lo deve volere anche Berlusconi.
Pensa che darà l'ok?
«Più che pensare lo spero, perché
comunque le candidature le decide lui».
In che rapporti è con il leader di
Forza Italia?
«L'ho conosciuto e abbiamo un
rapporto di simpatia reciproca. Se da
parte sua ci sia anche stima, lo
scoprirò al momento della scelta sui
nomi».
Pensa ci sia differenza tra il suo
ruolo di consigliere regionale e
quello eventuale da deputato?
«Il primo tratta esclusivamente temi
legati alla Sardegna. Alla Camera
si affrontano le tematiche
nazionali, con l'obiettivo personale di
dare priorità all'Isola».
Lei fa parte della nuova generazione
di Forza Italia. Che differenza
c'è rispetto alle origini?
«All'inizio c'era un grande
entusiasmo attorno a questo progetto e la
competizione era concentrata
soprattutto sull'essere candidati,
piuttosto che sulla campagna
elettorale».
Poi che cosa è cambiato?
«Adesso è un po' più difficile
perché abbiamo attraversato momenti
bui, come le scorse elezioni
politiche, e dobbiamo anche far fronte a
un progressivo allontanamento dei
cittadini dalla politica».
Lei ritiene che Forza Italia sia un
partito unito in Sardegna?
«Sì, ora lo è. Ma in passato ci sono
stati problemi. All'interno ci
sono diverse anime e la differenza
la si fa riuscendo a trovare
l'intesa soprattutto sugli argomenti.
La gente non ha più voglia di
vedere i politici litigare».
Come sta progettando la sua campagna
elettorale?
«Principalmente incontrando la gente
e trattando gli argomenti che mi
stanno a cuore. Però utilizzerò
anche i social».
Nuova generazione: quindi un nuovo
metodo per promuoversi?
«Ci sono pro e contro. Purtroppo
sono sempre meno le occasioni di
stare tra la gente e questo è
l'effetto dei social che, però,
consentono di raggiungere molte più
persone».
Quali saranno i temi su cui ci sarà
più confronto?
«A livello nazionale penso alla
tassazione, perché viviamo un periodo
davvero difficile. In Sardegna i
trasporti, visto che siamo isolati e
abbiamo difficoltà anche nella
mobilità interna. Questo influisce
negativamente su molti altri ambiti
come lavoro, istruzione e sanità».
Pensa che la Gallura abbia perso
terreno in questi anni?
«È un territorio che è stato privato
di uffici pubblici e riferimenti
istituzionali, per una logica di
risparmio che in altri territori non
è stata applicata».
Avrà diversi avversari nel collegio.
Cosa pensa del centrosinistra?
«Ha avuto la possibilità di
amministrare sia alla Regione che al
governo del Paese. La situazione è
sotto gli occhi di tutti e saranno
gli elettori a stabilire se quel che
è stato fatto è ciò che si
aspettavano quando li hanno votati».
I sondaggi premiano il Movimento 5
Stelle.
«Con loro mi piacerebbe confrontarmi
su temi concreti e capire in che
modo vogliono governare l'Italia,
perché non lo si può fare solo con
gli slogan».
Cosa ne pensa dell'accordo tra la
Lega e il Psd'Az?
«Trovo innanzitutto positivo che i
sardisti abbiano scelto il centrodestra».
Il sistema uninominale è spietato
perché si contano i voti. Ha paura
di un'eventuale sconfitta in prima
persona?
«Credo nel destino. Se il mio è
andare alla Camera allora vincerò. Se
così non fosse vuol dire che non
sarà scritto e chiusa quella porta si
apriranno altri portoni».
Magari quello della presidenza della
Regione?
«Mi riferisco alla vita privata.
Anche perché una sconfitta alle
Politiche non rappresenterebbe una
prova di forza spendibile».
Ma se le chiedessero di candidarsi
come governatore?
«Dipende da molti fattori. La voglia
di dare un contributo per la
Sardegna c'è, ma dipende anche dal
contesto e dalle condizioni».
Quale sarebbe, secondo lei, il
candidato ideale?
«Una persona dinamica, decisionista
e con un chiaro progetto di Sardegna».
Preferibilmente una donna?
«Indifferente. L'importante è avere
queste caratteristiche».
Matteo Sau
LA
NUOVA
Effetto
Salvini a Cagliari Silurato l'assessore Psd'Az
Il
sindaco: «Il patto con la Lega crea forte imbarazzo». Il leader
leghista
oggi in città
La
maggioranza meno certa: «Ci sono questioni di fondo che vengono prima»
di Alessandro Pirina
CAGLIARI
L'alleanza tra Psd'Az e la Lega di
Salvini piomba come un macigno sul
comune di Cagliari, dove Massimo
Zedda guida una maggioranza di
centrosinistra insieme ai sardisti.
II sindaco ha ritirato la delega
ai lavori pubblici a Giovanni
Chessa, che di sardisti è il segretario
cittadino. Lo strappo è arrivato
dopo giorni di tensione, ma
soprattutto dopo la svolta a destra
del partito autonomista. E alla
vigilia dello sbarco di Salvini in
città, atteso oggi a Cagliari per
siglare l'accordo col segretario
sardista Christian Solinas.
È stato lo stesso Zedda ad annunciarlo
in aula. «Alla base della mia decisione
ci sono diverse motivazioni - ha
dichiarato i-. Innanzitutto, è venuto
meno il rapporto di fiducia con
l'assessore, ma nelle ultime settimane
ci sono stati degli avvenimenti
politici che stanno interessando la
vita politica. L'alleanza con un
partito della mia maggioranza come
quello di Salvini mi crea un
imbarazzo molto forte». Il Psd'Az è il
secondo partito più votato della
coalizione di Zedda dopo il Pd, conta
in giunta anche un altro assessore,
Ferdinando Secchi (che su Facebook
ha manifestato solidarietà a Chessa
prendendo le distanze dall'accordo
tra i vertici e la Lega), ma in
questo momento il sindaco sembra
disposto a mettere a rischio anche
la tenuta della maggioranza. «So
bene che c'è una rappresentanza nutrita
di consiglieri del Psd'Az.
Spetterà a loro spiegare la loro
posizione. Ma ci sono momenti della
vita politica in cui le questioni di
fondo vengono prima. Quest'anno
ricorre l'80esimo anniversario delle
leggi razziali. Ci sono aspetti
legati alla razza che se non
affrontati subito rischiano di trascinare
il Paese in percorsi e strade
tortuose che l'Italia ha già vissuto fra
lutti e tragedie. Per questo, chiedo
alla maggioranza se c'è ancora, i
numeri li vedremo, ma c'è un'etica
della coerenza e della
responsabilità che dice: fai quel
che devi, avvenga quel che può».
Contro l'accordo fra Psd'Az e Lega
anche il senatore Luciano
Uras, come Zedda del Campo
progressista che ha scelto di rimanere al
fianco del Pd. «Siamo di fronte a
un'alleanza innaturale e nulla è più
lontano dalla radice politica, dalla
sensibilità e dalla cultura
sardista. Salvini pratica linee
politiche fondate sull'esasperazione,
sulla discriminazione razziale,
sulla demolizione della solidarietà e
sostiene anche rigurgiti autoritari
e nazionalisti. Nulla a che vedere
con i temi dell'autodeterminazione
dei popoli e della Sardegna terra
di pace e amicizia».
caos a
sinistra
Candidati
imposti da Roma liste a rischio in Liberi e uguali
CAGLIARI
Un candidato paracadutato da Roma e
forse anche un altro: Liberi e
Uguali, in Sardegna, rischia di
nascere sotto una stella sbagliata e a
sinistra è scoppiata la rivolta. La
direzione nazionale del partito
avrebbe deciso di andare per le
spicce: il posto di capolista nel
collegio proporzionale Sud sarebbe
stato assegnato a Claudio Grassi,
65 anni, segretario organizzativo di
Sinistra italiana, in coalizione
insieme a Mdp e ai civatiani, con
trascorsi nel Pci e in Rifondazione.
L'annunciato sbarco elettorale di
chi tra l'altro ai tempi dell'Ulivo
contribuì a far cadere il governo
Prodi, è stato accolto in malo modo
dall'alleanza sarda fra i tre
movimenti di sinistra. Fino a tal punto
che in Consiglio regionale qualcuno
ha fatto trapelare questa frase:
«Se Roma dovesse insistere, alla
fine ritireremo i nostri candidati e
alle elezioni politiche di marzo non
voteremo».
Da Cagliari a Sassari
LeU non ha nessuna intenzione di
essere commissariata, e questo
diranno oggi i due portavoce sardi -
Yuri Marcialis per Mdp e il
civatiano Thomas Castangia - che
parteciperanno alla commissione
elettorale nazionale convocata a
Roma per completare le liste. Il no
sarà ancora più secco se - secondo
un'altra indiscrezione - la
direzione del movimento dovesse
scegliere, o meglio imporre, anche il
capolista del collegio unico regionale
per Palazzo Madama. A quel
punto, in Sardegna, la protesta
diventerebbe una sommossa popolare e
le minacce di una clamorosa
scissione diventerebbero reali dentro un
movimento nato guarda caso da
un'altra scissione, quella del gruppo
Grasso, Bersani e D'Alema dal Pd. Se
passasse lo schema romano a
rimanere a terra sarebbero tutti i
candidati sardi, a cominciare dal
deputato uscente Michele Piras. (ua)
Il Pd
sardo si arrende: decide il nazionale
Le tre
aree non hanno trovato l'intesa. Oggi il segretario Cucca
spiegherà
la situazione alla Direzione
di Umberto Aime
CAGLIARIIl Pd sardo si è arreso. Le
tre correnti non sono riuscite a
trovare l'accordo sulle candidature
per le elezioni politiche. Altro
che bandiera rossa, era ed è rimasta
bianca. Oggi il segretario
regionale Giuseppe Luigi Cucca si
presenterà a Roma senza uno straccio
di lista da proporre alla direzione
nazionale. Dunque, saranno altri a
decidere non tanto chi sarà in lista
nel proporzionale o in campo nei
collegi uninominali, i nomi che
circolano da settimane sono sempre gli
stessi e rimarranno quelli, quanto
su dove e in che posizione i 21
candidati sardi troveranno spazio
nella scheda elettorale per la
Camera e il Senato.Senza pace.
Il nulla di fatto cagliaritano è una
sconfitta bruciante per chi, nei
fatti, ha scelto di
autocommissariarsi? Potrebbe esserlo
e i contraccolpi interni ci
saranno di sicuro dopo le elezioni,
ma soprattutto oggi è la conferma
che il Pd sardo non sa vivere in
pace. Litiga un mese dopo l'altro,
poi all'improvviso rimischia le
carte e tira fuori dal cilindro
improvvise maggioranze interne, come
l'ultima che ha eletto Cucca
segretario regionale, ma dopo
neanche mezza stagione eccolo ritornare
al punto di partenza. Questa volta è
riuscito persino a incartarsi
peggio del solito: mancano solo
quaranta giorni alle elezioni
politiche e c'è una campagna
elettorale ancora tutta da organizzare.
Roma ci ha provato a far da paciere
fra renziani, popolari-riformisti
e soriani: è stato inutile.
A questo punto non c'è altra possibilità,
con le liste che dovranno essere
presentate fra domenica e lunedì, per
il Pd sardo l'autocommissariamento è
diventato necessario, meno che
mai una scelta.In panne. Alla terza
riunione consecutiva, i sette
commissari scelti dalla direzione
regionale si sono resi conto della
dura realtà: l'intesa sarebbe stata
impossibile sui capolista nei tre
collegi proporzionali e sui nove
candidati in quelli uninominali.
Giuseppe Luigi Cucca, i renziani ed
ex Diesse Sebastiano Mazzone e
Siro Marrocu, Pietro Morittu e
Cesare Moriconi per i
popolari-riformisti dell'aria
Cabras-Fadda e la delegazione dei
soriani, lo stesso Soru più
Salvatore Sanna, si sono alzati dalle
sedie del tavolo delle trattative
senza aver preso una decisione.
Pare che il nulla di fatto sia arrivato
dopo tre ore molto vivaci di
discussione, con continue
contrapposizioni feroci fra le diverse anime
del partito. Senza concessioni
reciproche, alla fine sul pennone del
Pd sardo non poteva che sventolare
una sola bandiera, quella
bianca.Cosa accadrà. Senza proposte
in arrivo dalla Sardegna su come
riempire le caselle elettorali, la
direzione nazionale farà i suoi
passi e saranno insindacabili. Va
ripetuto ancora: lo scontro
regionale non è stato sui candidati,
ma su come dovevano essere
suddivisi i pochi posti di Fascia A
- dai capilista ai potenziali
collegi sicuri - fra le correnti.
Oggi il segretario Cucca spiegherà
alla commissione elettorale
nazionale cos'è accaduto da domenica,
prima riunione dei sette, fino a
mercoledì e chiederà lumi. Una prima
bozza delle liste sarde potrebbe
uscire dalle stanze di via del
Nazareno nella tarda serata. Ma per
quella definitiva bisognerà
aspettare la riunione della
direzione nazionale, convocata da Renzi
per domani o al massimo venerdì. Lì,
a Roma e non certo a Cagliari,
sarà messo il timbro sull'elenco dei
ventuno. E in questi giorni
d'attesa, il Pd sardo potrà fare
solo questo: leccarsi le ferite e
sperare che l'ultimo caos sia
dimenticato in fretta dal partito e
dagli elettori prima del 4 marzo, è
la domenica del voto nazionale.
Rivolta
centrista contro Forza Italia
I
Riformatori e l'Udc: o due collegi o non corriamo. Salvini, il
programma
del blitz
CAGLIARI
Salvini sbarca oggi e i centristi di
Sardegna non ci stanno. Lo
guardano di traverso e subito dopo fanno
sapere: se non avranno dal
centrodestra neanche un collegio,
potrebbero non presentarsi alle
Politiche. La rivolta. A scatenare
la protesta è stata la notizia,
rimbalzata da Roma, che la direzione
di «Noi con l'Italia», è
l'alleanza fra l'Udc e i Riformatori,
punterebbe per il maggioritario
su Veneto, Puglia e Sicilia, per non
sprecare i pochi collegi che ai
centristi sono stati concessi dal
triade Forza Italia, Lega ed Fdi. Ma
a mettere in allarme i centristi
sardi è stato anche l'annunciato e
possibile strapotere dell'accoppiata
Lega-Psd'Az nella suddivisione
della candidatura.
«Qualunque sia il motivo della
nostra esclusione -
ha detto Pietrino Fois, coordinatore
e dei Riformatori - è
inaccettabile. Non siamo donatori di
sangue e nessuno potrà levarci lo
spazio che meritiamo». Ancora più il
duro è stato Giorgio Oppi, leader
dell'Udc: «Vogliono farci fuori?
Attenzione però alle ripercussioni.
Perché questo volerci mettere per
forza alla porta, insieme ai
Riformatori valiamo il 18 per cento
dei voti, potrebbe avere pesanti
contraccolpi sulle alleanze per le
regionali del 2019». Così, a pochi
giorni dalla presentazione delle
liste, i centristi hanno lanciato un
ultimatum: «Vogliamo due collegi
uninominali alla Camera, quello di
Oristano e quello della Gallura».
Altrimenti, hanno lasciato intendere
i Riformatori e l'Udc, «potremmo
rinunciare anche ai collegi
proporzionali».
La rivolta dei centristi è scoppiata
alla vigilia
dell'arrivo in Sardegna del
segretario nazionale della Lega, Matteo
Salvini, per firmare l'accordo
elettorale con il Psd'Az. Anche per
questo il tavolo del centrodestra è
in subbuglio. Oggi i centristi
sono stati convocati a Roma dal
vertice di «Noi con l'Italia», mentre
Forza Italia ha organizzato domani
un vertice straordinario della
coalizione, con l'obiettivo di
ricucire tutti gli strappi.
Salvini a Cagliari. Il leader della
Lega arriverà oggi di prima mattina. Subito
dopo, accompagnato dal segretario
del Psd'Az Christian Solinas,
incontrerà gli elettori al mercato
di San Benedetto o in quello del
quartiere di Is Mirrionis. Intorno
alle 11 è prevista la firma
ufficiale dell'accordo elettorale
per le Politiche di marzo, con a
presentazione del programma e forse
delle candidature. L'ultimo
appuntamento sarà un pranzo con i
simpatizzanti di Lega e Psd'Az in un
stabilimento balneare del Poetto.
Gli organizzatori hanno fatto sapere
con largo anticipo: «Da giorni non
ci sono più posti disponibili».
(ua).
M5s,
tensione alle stelle cazzotti tra attivisti ed ex
Il
consigliere Boscani lascia il movimento, a Palazzo Ducale scoppia la rissa
di Vincenzo Garofalo
SASSARI
La nevrosi a 5 stelle scoppia in
Consiglio comunale a Sassari, sfocia
in una scazzottata fra attivisti ed
ex grillini e porta a galla tutto
il malumore che regna attorno al
Movimento sardo. Un malumore
diventato incontenibile dopo i
risultati delle Parlamentarie e
l'esclusione forzata di tanti
candidati in pectore, che ora si sentono
sedotti e abbandonati dalla
Casaleggio&Co e organizzano la grande
diaspora. Il primo a rompere gli
argini e dire addio al Movimento è
stato il consigliere comunale di
Sassari, Marco Boscani. Ieri
pomeriggio a Palazzo Ducale ha avuto
giusto il tempo di ufficializzare
la sua separazione dal M5s, che
appena messo piede fuori dall'aula del
Consiglio si è trovato, suo
malgrado, in mezzo a una scazzottata fra
attivisti ed ex grillini.
Lo scontro è avvenuto nel corridoio,
al primo
piano del municipio, proprio davanti
all'ingresso dell'aula
consiliare, mentre all'interno
proseguivano i lavori dell'assemblea.
Boscani usciva dalla sala per
rispondere alle domande dei giornalisti,
accompagnato da una decina di ex
grillini della prima ora arrivati in
Comune per dargli sostegno morale. E
non solo. Il gruppo ha incrociato
alcuni attivisti, fra cui Andrea
Tirotto, infermiere e membro della
segreteria territoriale del
sindacato autonomo NurSind. Proprio fra
Tirotto e l'ex grillino Marco Casu è
scoppiata la zuffa, Uno sguardo
in cagnesco, un sorrisetto di
troppo, e sono volati spinte e pugni,
fino a quando i due sono stati separati
a fatica dalle altre persone
che si trovavano nel corridoio.
«Sono stato aggredito e non so per
quale motivo», spiega Andrea Tirotto
poco dopo il duello rusticano.
«Io sono un non violento, conosciuto
da tutti come un tipo pacifico.
Sto andando a querelare la persona
che mi ha aggredito». Opposta la
versione di Casu: «È stato lui ad
aggredirmi, e sono io che lo
querelo. Ho i testimoni», precisa
l'ex M5S una volta riportato a bada
il tasso di adrenalina.
«Ci siamo urtati con le spalle e lui
ha urlato
qualcosa, con tono minaccioso, e mi
ha tirato un pugno facendomi
saltare gli occhiali».Boxe a parte
l'episodio rivela i nervi scoperti
del M5s, come spiega l'esodato Marco
Boscani: «Il mio addio ai 5
Stelle è dovuto alla mancanza di
democrazia e al clima di terrore che
si respira all'interno del
Movimento. Chi dissente dalle direttive
romane è messo all'indice, segnalato
a un fantomatico comitato e
relegato ai margini, senza alcuna
possibilità di svolgere un ruolo
politico attivo», dichiara il
consigliere comunale. «La situazione è
diventata inaccettabile con le
Parlamentarie. È successo che ad alcune
persone del Movimento a me vicine è
stato di fatto impedito di
candidarsi, solo perché erano in
linea con il mio pensiero».
Le lamentele di Boscani sarebbero
quelle di molti. Tanti delusi pronti a
dare vita a una sorta di Movimento
2.0: «Il dissenso che esprimo io
non è isolato. Siamo tanti a
Sassari, Alghero, Oristano e Cagliari.
Tutte persone che hanno messo la
loro vita a disposizione del progetto
e che, come me, ora si sentono
tradite» continua Boscani. «Ho sofferto
molto a lasciare il M5s, ma non mi
dimetto da consigliere perché io
rispondo alla Costituzione, non alla
ditta Casaleggio. Non mi dimetto
perché io e le tante persone che si
stanno allontanando continueremo a
fare politica. È presto per parlare
di un nuovo soggetto politico, che
probabilmente sarà necessario far
nascere.
Non per noi, ma perché la
gente ce lo chiede. Siamo in ballo e
dobbiamo ballare».Un fascicolo di
accuse che il capogruppo dei 5 stelle
a Sassari, Maurilio Murru,
rispedisce al mittente: «L'episodio
non ha nulla a che fare con la
politica, sono dissidi personali. È
vero che ci sono scontenti che
lasciano il Movimento, ma questo è
un bene, è una depurazione naturale
che fa emergere chi crede veramente
nei valori che proponiamo»,
ribatte. «E d'altronde i numeri ci
danno ragione perché le adesioni e
il consenso sono in costante
aumento», continua prima di liquidare
definitivamente il dissidente
Boscani: «Deve dimettersi da consigliere
comunale, per rispetto degli
elettori che in quel ruolo rappresentava
e in forza di quelle regole che fino
a ieri ha condiviso».
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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