LeU, è
rivolta contro Roma l'uscente Piras silurato dai suoi
Gli iscritti di «Liberi e Uguali»
Sardegna e i consiglieri regionali di Articolo Uno non ci stanno. Avuta la
certezza che la direzione nazionale di «Liberi e Uguali» voleva imporre un
romagnolo, è l'ex senatore Claudio Grassi, capolista in uno due collegi proporzionali,
si sono ribellati. Insieme a Sinistra italiana e ai civatiani, gli altri due
gruppi che fanno parte di LeU per le elezioni politiche, si sono riuniti e
hanno spedito a Roma la loro controproposta unitaria di candidati. In testa
alla pagina, anche una motivazione precisa e polemica: «I futuri parlamentari
devono essere scelti dai territori e non possono esserci paracadutati».
Ed eccola la possibile lista tutta
sarda, dove - ed è un'altra sorpresa - non c'è però spazio per il deputato
uscente Michele Piras, tagliato dai compagni sardi e non da quelli romani. Al
Senato, nell'uninominale, le proposte sono: il giornalista Ottavio Olita nel
collegio Cagliari-Sulcis, la docente universitaria al Politecnico di Milano Maria
Agostina Cabiddu in quello di Oristano-Nuoro e Franco Dore Sassari-Olbia. Nel
collegio unico proporzionale, sempre per il Senato, Salvatore Multinu,
sassarese, poi Maria Agostina Cabiddu, Peppe Garau e un posto ancora vacante ma
riservato comunque a un'iscritta del Sulcis.
Alla Camera, negli uninominali, l'ex
sindaco Mario Zidda a Nuoro, l'avvocato Antonella Chirigoni Sassari, Cristina
Dessole Olbia, l'assessore comunale Yuri Marcialis Cagliari, il consigliere
regionale Luca Pizzuto nel Sulcis e Francesco Federico a Oristano. Per i due listini
del proporzionale in quello del Centronord, composto da Sassari, Olbia e Nuoro,
la capolista è ancora Antonella Chirigoni, poi Domenico Casula, Cristina
Dessole e Danilo Idda. In quello del Centrosud, composto da Cagliari, Sulcis e
Oristano, Yuri Marcialis, Maria Laura Orrù, Thomas Castangia, portavoce dei
civatiani, ed Eleonora Casula.
Riuscirà questa bozza a convincere
la direzione nazionale di «LeU», che non c'è spazio per un candidato della penisola?
Se non bastasse, a la dose è stata rincarata dal movimento giovanile del
partito, con un appello a Grasso: «Chiediamo che la Sardegna sia rispettata e
non umiliata. Roma non rovini quanto di buono abbiamo e vogliamo costruire o
c'è il rischio di un nostro disimpegno il giorno delle elezioni». Ma c'è anche
un'altra domanda: perché l'uscente Michele Piras è stato eliminato dalla corsa?
Le due risposte sono attese nella notte dal vertice del movimento guidato dall'ex
presidente del Senato, Pietro Grasso, in queste ore già messo sotto pressione
dalla Sardegna. (ua)
Unione
Sarda
Zedda:
«Lega-sardisti, un patto scellerato per me inaccettabile»
«Quello tra Psd'Az e Lega è un patto
scellerato». Massimo Zedda
rincara la dose dopo aver cacciato
dalla Giunta il segretario
cittadino del partito che si è
alleato con Salvini: «Non si può
pretendere che una persona
incompatibile con le mie idee possa sedere
allo stesso tavolo con me, neanche
in pizzeria». Nel 2016 Massimo
Zedda è stato riconfermato sindaco
di Cagliari al primo turno grazie
all'alleanza coi sardisti che aveva
fatto storcere il naso a molti dei
suoi.
Perché la vostra alleanza era
lecita?
«Avevamo fatto la scelta di
ricondurre il Psd'Az nel solco del
centrosinistra, un partito che ha
governato per la prima volta in
Sardegna con Mario Melis e la
sinistra».
Ma in Regione il Psd'Az non è col
centrosinistra.
«Lì non c'è stata un'apertura
dall'inizio, non c'è stato un forte
tentativo di portare all'interno
della maggioranza di centrosinistra i
sardisti».
Che ora vanno a destra.
«Questa non è un'alleanza che
termina con le Politiche, ma guarda alle
Regionali. È chiaro che il Partito
sardo d'Azione andrà col
centrodestra alle regionali: è
scritto nell'accordo».
Perché ha cacciato l'assessore
Gianni Chessa?
«Era una posizione incompatibile,
anche se ci ha detto che non avrebbe
mai partecipato a iniziative mentre
oggi era con Salvini. Come
volevasi dimostrare, era già tutto
concordato».
Vede un pericolo nella crescita
della Lega?
«Lo stesso Salvini ha dovuto
censurare le affermazioni sulla razza,
non governa più i peggiori atteggiamenti
all'interno del suo partito.
Non possiamo permetterci di avere
nel nostro Paese persone che portano
i peggiori sentimenti neofascisti e
neonazisti. Non possiamo rischiare
questa deriva».
Salvini ha preso il Carroccio
anti-terroni ridotto in briciole e l'ha
trasformato in un partito nazionale
con consenso nel Sud.
«Sono sentimenti purtroppo presenti
un una parte della popolazione,
inutile negarlo. Ciò non vuol dire
che si debbano condividere e si
debba sostenere chi in Europa
sostiene Le Pen e i peggiori movimenti
di estrema destra».
Questo è il futuro dei sardisti?
«Hanno il capogruppo in Consiglio
regionale che non condivide questa
alleanza con Salvini e lo dice con
parole dure. Un assessore della mia
Giunta prende le distanze e quasi
tutto il gruppo al Comune di
Cagliari ha avuto una presa di
posizione netta. Ci sono tanti iscritti
al Psd'Az che continuano a esprimere
idee di sinistra».
Come farà senza quel sette per cento
di voti portati dai Quattro mori?
«Togliendo i voti ottenuti dai
consiglieri comunali che non aderiscono
a questo patto, loro non possono
spendere quella percentuale».
Ma Gianni Chessa era uno dei più
votati.
«Non penso che abbia contattato il
suo elettorato per l'alleanza con
Salvini. Infatti era in forte
imbarazzo e fino all'ultimo ha cercato
di giustificarsi con “sono
contrario”, “non è una cosa che mi
appartiene”, “l'ha deciso il
segretario nazionale”, “non siamo stati
neanche coinvolti”. Ha tentato fino
all'ultimo di giustificare e di
chiedermi di ripensarci perché lui
non c'entrava nulla».
Gli ha chiesto di dimettersi?
«Prima l'ho avvisato e aveva la
possibilità di consegnare le
dimissioni, ma ho dovuto prendere un
provvedimento drastico. Non
avrebbe mai fatto un passo
indietro».
Quando ha formalizzato la sua
decisione, Chessa è rimasto al suo posto
in Consiglio.
«Un momento imbarazzante, da non
assessore sedeva sui banchi della
Giunta. Ognuno ha il suo stile:
questo dei sardisti è un patto sulle
poltrone fatto da gente attaccata
alla poltrona».
Marcello Zasso
MUNICIPIO.
Si spacca il gruppo: tre restano in maggioranza, Deidda va
con
l'opposizione Rottura in Consiglio, nasce “Autonomisti con Lussu”
Il malessere per l'alleanza con
Salvini era sottotraccia e con la
mossa di Zedda è venuto a galla. Il
gruppo sardista in Consiglio
comunale aveva preso 24 ore per
decidere e il giorno dopo la cacciata
dalla Giunta del segretario
cittadino è arrivata la divisione.
AL GRUPPO MISTO Gabriella Deidda ha
annunciato il suo passaggio
all'opposizione «per coerenza verso
la linea politica del Psd'Az».
Nell'annunciare l'abbandono della
maggioranza ha preso le distanze dai
compagni di avventura, agendo «in
attesa delle scelte che verranno
prese dai vertici del partito a cui,
diversamente da altri
consiglieri, mi attengo». Gabriella
Deidda ha lasciato anche la guida
della commissione Attività
produttive.
IN MAGGIORANZA Subito dopo l'addio
della fedelissima di Gianni Chessa
è intervenuta la capogruppo Monica
Matta per annunciare che, «non
condividendo i tempi e le modalità
delle scelte politiche del
segretario nazionale», coi colleghi
Aurelio Lai e Francesco Stara
confluiva in un nuovo gruppo
chiamato "Autonomisti con Lussu". La
capogruppo ha rinnovato la fiducia
al sindaco e alla Giunta ricordando
che «tanti temi ci aspettano,
vogliamo sederci a un tavolo per parlare
di Cagliari».
SCENARIO STRAVOLTO Quando Christian
Solinas ha organizzato la visita
di Matteo Salvini, il Psd'Az poteva
contare su due assessori e quattro
consiglieri comunali nel capoluogo,
ma ieri il leader della Lega ha
trovato un altro scenario. Gianni
Chessa è stato fatto fuori dalla
Giunta e Gabriella Deidda è finita
all'opposizione mentre tre
consiglieri li hanno scaricati come
ha fatto l'assessore Ferdinando
Secchi, che mantiene la sua delega
alle Politiche sociali. Col
passaggio al gruppo misto della
consigliera Deidda anche Roberto
Tramaloni confluisce nella zona
grigia e perde il ruolo di capogruppo
del Partito dei Sardi. Lontano
dall'Isola l'esponente della Base Lino
Bistrussu non scioglie le riserve
sul suo futuro. «Quando rientro mi
incontro con Arbau e decideremo
insieme cosa fare».
M. Z.
Si
spaccano i saggi del Pd Leu, fronte contro Grassi
Lite sui
nomi: sia i Dem che la sinistra scrivono a Roma
Sulle candidature nel Pd, se
possibile, lo stallo è addirittura
peggiorato. Ieri quattro dei sei
componenti della commissione
incaricata di indicare i nomi hanno
chiesto la convocazione immediata
della direzione regionale. L'invito
arriva da Tore Sanna, Eliseo
Secci, Pietro Morittu e Cesare
Moriconi: soriani i primi due,
popolari-riformisti gli altri. Manca
la firma dei due renziani, Siro
Marrocu e Antonio Biancu. Il fatto è
che la direzione nazionale è
convocata per domattina, quindi il
segretario regionale Giuseppe Luigi
Cucca non potrà spostarsi da Roma.
Insomma, si deciderà tutto a Roma.
Problemi anche in Liberi e Uguali.
Dopo l'imposizione romana di
Claudio Grassi come capolista del
collegio proporzionale sud Sardegna
alla Camera, i vertici sardi di LeU
hanno inviato a Roma la loro rosa.
Nel collegio unico proporzionale per
il Senato al primo posto c'è
Salvatore Multinu (Si), poi Maria
Agostina Cabiddu (Mdp), docente al
Politecnico di Milano, e Peppe Garau
(Mdp). Sempre al Senato, nei
collegi uninominali, sono indicati
il giornalista Ottavio Olita (Si) a
Cagliari-Carbonia, ancora Cabiddu a
Nuoro-Oristano e Franco Dore (Si)
a Sassari-Olbia.
Per la Camera, nel collegio
proporzionale Nord capolista è Antonella
Chirigoni (Mdp), seguita da Domenico
Cabula, Cristina Dessole e Danilo
Idda; al sud l'assessore allo Sport
del Comune di Cagliari Yuri
Marcialis (Mdp), seguito da Maria
Laura Orrù (Possibile), Thomas
Castangia (Possibile) ed Eleonora
Casula (Si).
Nei sei collegi uninominali della
Camera: Mario Zidda a Nuoro,
Antonella Chirigoni a Sassari,
Cristina Dessole a Olbia, Yuri
Marcialis a Cagliari, Luca Pizzuto a
Carbonia e Francesco Federico a
Oristano. Nella rosa non compare
l'unico parlamentare uscente, Michele
Piras. «Ci aspettiamo che questa
proposta venga accolta senza
modifiche», dice in una nota il
Movimento giovanile della Sinistra
Sardegna: «In caso contrario,
decideremo immediate iniziative,
compreso il nostro disimpegno».
Roberto Murgia
Il leader
leghista a Cagliari: accordo col Psd'Az e frecciate al sindaco
Salvini:
«Riporto a Roma la voce del popolo sardo»
«Si può usare la parola “felice” in
politica?». Evidentemente sì,
perché è il primo aggettivo che il
segretario della Lega, Matteo
Salvini, utilizza per commentare
l'accordo con il Psd'Az. Il leader
leghista benedice l'alleanza con i
sardisti, assicura che «ci sarà la
voce del popolo sardo in Parlamento»
e accusa il sindaco di Cagliari,
Massimo Zedda, di aver compiuto
«un'epurazione in piena regola».
LA VISITA Ieri mattina Salvini è
stato a Cagliari per mettere il
sigillo sull'intesa con il Psd'Az
per le prossime elezioni: «Non si
tratta di un accordo elettorale ma
culturale, sui temi di autonomia e
lavoro, identità, cultura e
tradizione».
Il segretario sardista
Christian Solinas siede vicino a
Salvini, per lui l'accordo significa
la possibilità concreta di riportare
il Psd'Az a Roma dopo 22 anni.
«Abbiamo delle radici comuni», dice
Solinas, ricordando con una punta
di veleno «le battaglie che il
centrosinistra ha sempre affossato,
come la lingua e il federalismo nel
nome di un centralismo eccessivo».
L'AFFONDO La cacciata di Gianni
Chessa dalla Giunta comunale di
Cagliari brucia ancora nel popolo
sardista. Nella sala dell'hotel
Regina Margherita c'è anche l'ex
assessore, Salvini lo chiama sul
palco e lo abbraccia, «non ti
conosco personalmente ma ti faccio i
miei complimenti», dice il
segretario che poi afferma: «Ha scelto il
partito rinunciando alla poltrona».
Riguardo alla mossa di Zedda, il
leader leghista si limita a parlare
di «epurazione in piena regola di
una persona poco gradita».
Poi un altro affondo arriva quando
Salvini parla del mercato di San
Benedetto (visitato nella prima
mattinata): «Scriverò al sindaco, ma
da turista. Gli dirò, quando avrà
finito di cacciare le persone, di
tutelare un mercato che ha grandi
potenzialità ma non sfruttate».
Parole dure anche da parte di
Solinas, che non accetta il gesto di
«aver chiesto, a chi gli ha permesso
di essere sindaco di Cagliari, di
scegliere tra rinnegare i propri
valori e rimanere in Giunta. A Chessa
l'onore di aver scelto i valori».
IL PATTO È probabile che in Parlamento
facciano ritorno i sardisti, ma
non il simbolo dei Quattro mori, che
non sarà presente nella scheda
elettorale. Un aspetto tecnico già
emerso nei giorni scorsi, ma che da
ieri può contare su una clausola che
prevede, per le competizioni
regionali, l'utilizzo del simbolo
sardista e non della Lega, che
saranno comunque alleate.
Cominciano a delinearsi anche le
candidature, con Solinas che sarà il
capolista nel listino del Senato. Ai
sardisti andranno anche due
collegi uninominali del Senato:
quello del centro Sardegna, nel quale
dovrebbe essere candidato Lorenzo
Palermo (ex segretario del Psd'Az) e
quello del nord. Per quanto riguarda
i proporzionali, in quelli della
Camera i capilista saranno della
Lega.
SALVINI E LA SARDEGNA Il leader
leghista si sente «a casa» e cerca di
avvicinarsi soprattutto alla
“sardità”. «Mi approccio con umiltà alla
vostra lingua e alla vostra
cultura», spiega, «la vostra storia di
autonomia è molto più antica della
nostra». Cita Fabrizio De Andrè per
un parallelo con chi ama la Sardegna
nonostante non sia nato
nell'Isola, e chiama i sardi al voto
del 4 marzo con la certezza che
«se sceglieranno noi sapranno chi
siamo e cosa faremo».
I TEMI L'obiettivo non è «eleggere
una persona», dice Salvini, «ma
riportare la voce del popolo sardo a
Roma». Una suggestione ovviamente
gradita in casa Psd'Az, dove ci si
concentra soprattutto sui temi
comuni. Per elencarli, Solinas
utilizza la suggestione della trincea,
fatta di «disoccupazione e malessere
sociale». Sono chiare anche le
battaglie da promuovere in
Parlamento e riguardano «la tutela della
lingua, la regionalizzazione delle
sovrintendenze e mettere fine al
rapporto di sudditanza con lo
Stato».
Da parte leghista ci sono le
questioni note, fondate sullo slogan
“Prima gli italiani” e riguardano il
contrasto all'immigrazione, la
legittima difesa e l'abolizione
immediata della legge Fornero. Salvini
traccia un solco anche tra la Lega e
gli altri partiti del
centrodestra, con i quali «ci sono
alcune differenze».
IL FUTURO I sardisti dunque si preparano
alla campagna elettorale,
consapevoli che una parte di questa
sarà spesa nella difesa di una
scelta di cui «siamo convinti,
consapevoli che questa alleanza ha dato
fastidio a qualcuno ma noi non
abbiamo timore culturale e parliamo con
tutti», dice il segretario. La
celebrazione dell'accordo finisce con
abbracci, strette di mano e tante
persone a caccia di una foto con
Salvini, che dà appuntamento al 4
marzo: «Non sono soltanto elezioni
politiche - conclude il leader del
Carroccio - ma una scelta di
civiltà».
Matteo Sau
Bagno di
folla e assaggi di prodotti locali per l'uomo del Carroccio,
poi
pranzo al Lido. Al mercato di San Benedetto tra i selfie e la bottarga
Matteo Salvini inizia la sua
giornata cagliaritana al mercato di San
Benedetto, tra i box del pesce. Il
segretario leghista si gode il
bagno di folla tra strette di mano,
fotografie e qualche assaggio. La
sua colazione cagliaritana è stata
una cozza cruda e un pezzo di
bottarga, offerti dai titolari dei
box del mercato.
Salvini saluta, va dietro ai banconi
e spiega come intende cambiare le
regole sulla pesca e
sull'agricoltura. Attorno a lui ci sono, oltre un
discreto servizio di scorta e
polizia, gli esponenti della Lega in
Sardegna e il segretario del Psd'Az,
Christian Solinas, che Salvini
incontra nei parcheggi del mercato
prima di iniziare il giro.
Sono circa le 9 e mezzo quando
Salvini si presenta al mercato di San
Benedetto, cambiando all'ultimo
momento la scelta della destinazione
(sarebbe dovuto andare in quello di
via Quirra). Il giro tra i box
scorre decisamente lento, anche
perché in tanti gradiscono fare una
foto con l'ospite arrivato dal Nord.
Non manca qualche voce di
contestazione, come racconta lo stesso
Salvini riferendosi a una signora
che, incrociandolo, gli ha dato del
«razzista di m...». L'ultima tappa
cagliaritana prima della partenza è
il pranzo nella terrazza del Lido,
al Poetto, per incontrare circa 150
simpatizzanti: costo del pranzo 30
euro.
CRITICHE Ma la visita di Salvini
ridesta anche la polemica politica.
L'alleanza tra i sardisti e la Lega
finisce nel mirino del segretario
del Pd, Giuseppe Luigi Cucca: «Ora
conosciamo le vere motivazioni.
Solinas ha deciso di barattare la
gloriosa tradizione autonomista con
un posto blindato in Parlamento».
Quasi uno sfogo, quello di Cucca,
che rivela i dettagli di un incontro
romano con Piero Fassino e Luca
Lotti in cui «fu data la
rassicurazione a Solinas di accogliere le
istanze sardiste». Non solo, il Pd
«avrebbe garantito una buona
rappresentanza dei sardisti nelle
liste elettorali in Sardegna e nella
Penisola».
Critico anche Federico Ibba
(Centristi per l'Europa): «La Lega non ha
nessun interesse per i problemi dei
sardi». (m. s.)
Gli altri
schieramenti
Indipendentisti,
primi candidati Mistero sul M5S
Il tour elettorale del Movimento
Cinquestelle toccherà la Sardegna con
i suoi esponenti più importanti. Se
sono note le date di Di Battista,
i pentastellati preferiscono non
divulgare ancora quelle del leader
Luigi Di Maio. Si sa solo che, oltre
a una prima tappa della durata di
due giorni, ne farà una terza, forse
a fine febbraio.
Ancora riserbo assoluto sui
candidati nei nove collegi uninominali
dell'Isola. Difficile che siano resi
noti prima della presentazione
delle liste in Corte d'Appello a
Cagliari, quindi prima di domenica o
lunedì.
AUTODETERMINATZIONE Spuntano invece
i primi nomi del Progetto
Autodeterminazione. Il cartello che
mette assieme otto sigle del mondo
indipendentista e sovranista
(Rossomori, Sardegna Possibile, Sardigna
Natzione, Irs, Liberu, Sardos,
Communidades e Gentes) candida nel
collegio uninominale di Olbia per la
Camera Mariella Multinu, medico
di 49 anni in servizio al Giovanni
Paolo II di Olbia. Nell'ospedale
del capoluogo gallurese si occupa di
donazioni di sangue e cura della
thalassemia. Altri nomi: Antonio
Filippo Simula, 61 anni, dipendente
della cooperativa lattiero casearia
di Ittiri, correrà nel collegio
plurinominale Nord Sardegna per la
Camera, mentre Fabrizio Palazzari -
43 anni, presidente di Acanta Mag
Coop, prima mutua di autogestione
sarda - si candiderà nel collegio
uninominale di Carbonia per la
Camera.
CENTRODESTRA C'è attesa per l'esito
del vertice di Arcore di ieri
sera: i centristi dovrebbero capire
in via definitiva se potranno
presentare candidati nei collegi
uninominali dell'Isola. (ro. mu.)
Gentiloni:
mai con Silvio
Liste
nazionali, nel centrodestra spunta Galliani
Una full immersion ad Arcore, dove
però ancora non è sciolto il nodo
sul candidato del centrodestra alla
Regione Lazio, mentre si lavora
alle liste per le Politiche. Silvio
Berlusconi ha accolto alla sua
corte di Villa San Martino i super
vertici di Forza Italia, allargando
il confronto nel pomeriggio ai
centristi di Lorenzo Cesa.
CASO LAZIO Stefano Parisi, leader di
Energie per l'Italia, per sfidare
Nicola Zingaretti alla Regione
avrebbe chiesto tre collegi per il suo
partito. Però la sua figura non
convince Berlusconi. L'alternativa
potrebbe essere il ritorno di
Maurizio Gasparri. Parallelamente si
lavora alle liste, da cui resterà
fuori Antonio Razzi che attacca il
leader azzurro: «Ricandida dei
traditori, non lo voglio più vedere».
Anche Domenico Scillipoti, che nel
2010 tradì l'Idv per votare la
fiducia a Berlusconi, non sarebbe
candidato. Invece ad Adriano
Galliani andrebbe un collegio sicuro
al Senato.
IL PREMIER Sul fronte del Pd, il
premier uscente Paolo Gentiloni mette
i paletti su possibili larghe intese
e stoppa le voci: «Non sarei
interessato» a formare una
coalizione con il centrodestra guidato da
Berlusconi. Dal World Economic Forum
di Davos il presidente del
Consiglio raccomanda di «non
interrompere il processo di riforme
realizzato negli ultimi cinque
anni».
Quanto al proprio ruolo futuro, pur
confermando totale dedizione in
campagna elettorale, Gentiloni
smentisce di pensare già al ritorno a
Palazzo Chigi: «Il mio impegno era
portare il Paese alla fine della
legislatura e l'impegno si conclude
con le elezioni. Dopo il voto,
vedremo».
I
Riformatori e le candidature nella “Quarta gamba” del centrodestra
«I posti
in lista? Speriamo Basta cialtroni in
politica»
Ma lei con Matteo Salvini che cos'ha
in comune?
Pierpaolo Vargiu sorride e con
l'espressione del suo viso racconta già
qualcosa. Che potrebbe essere - ma
questa è una libera interpretazione
- «se avessi potuto decidere con chi
allearmi avrei fatto altre
scelte». Poi articola la risposta,
iniziando da una premessa.
«Sono un sostenitore del
maggioritario, dunque apprezzo che il
cittadino possa scegliere prima del
voto chi andrà a governare e con
chi. Al contrario, sono un nemico
del proporzionale».
Tra i leader storici dei Riformatori
sardi, eletto con Scelta civica
nel 2013, Vargiu prova a rientrare
in Parlamento con “Noi con
l'Italia”, la neo formazione di cui
fanno parte anche l'Udc, Direzione
Italia di Raffaele Fitto e Cantiere
popolare, considerata la “Quarta
gamba” del centrodestra.
La risposta alla domanda?
«Volevo premettere che è meglio
mettere assieme sensibilità diverse
che trovarsi in parlamento
sconosciuti catapultati dall'alto».
Dicevamo, con Salvini?
«Ci accomuna l'esigenza di mettere
in primo piano, nei programmi, le
piccole imprese e le partite Iva
perché prima di tutto in Italia
bisogna ricominciare a produrre
reddito».
E sui migranti, ad esempio?
«Come lui sono per la difesa dei
nostri valori ma avrei difficoltà a
fare certi ragionamenti sulla razza
bianca».
E con Giorgia Meloni, che cosa vi
accomuna?
«Il rispetto delle regole e della
legalità, il sentimento nazionale.
Ma siamo distanti mille miglia sui
temi economici. Noi abbiamo una
cultura liberale e siamo agli
antipodi del corporativismo, che è uno
dei valori-chiave della destra
sociale».
Nel marzo del 2014 lei ebbe brutte
parole anche per Berlusconi: lo
definì «uno dei ladri di Pisa»,
l'altro era Renzi.
«Mi riferivo alla bocciatura di un
emendamento alla legge sulle
elezioni europee che avrebbe
consentito alla Sardegna di eleggere i
propri rappresentanti al Parlamento
europeo. Forza Italia e Pd
votarono contro».
E lei disse: con che coraggio
vengono a chiedere il voto ai sardi?
«Confermo ciò che dissi su
quell'argomento, lo direi anche oggi».
Però ancora oggi siete alleati.
«Il nostro campo è questo, non
quello del centrosinistra. È una
questione di valori: il socialismo è
per la redistribuzione del
reddito, noi per l'aumento della
base produttiva senza la quale è
difficile sostenere il welfare».
Siete nel centrodestra ma la vostra
candidatura nell'uninominale è incerta.
«Con questa legge elettorale le
decisioni, nei tre partiti nazionali,
si prendono altrove. Noi auspichiamo
che sull'uninominale si trovi un
equilibrio nell'interesse di tutta
la coalizione».
Un'impresa al limite
dell'impossibile: più verosimile che vi venga
assegnato un seggio anziché i due
che chiedete.
«Stiamo dialogando e lo abbiamo
fatto anche oggi, naturalmente si deve
tener conto anche delle prossime
regionali».
Significa che se a livello nazionale
Noi con l'Italia è data sotto il
3% voi e l'Udc state facendo valere
un potenziale superiore al 13% in
Sardegna.
«Non sono per queste sommatorie ma
credo che sia interesse della
coalizione essere rappresentata dai
suoi uomini migliori».
E voi li avete?
«Possiamo esprimere persone di
qualità comprovata. C'è chi vuole
rottamare i sessantenni, io credo
nella rottamazione dei cialtroni».
Anche a nel centrodestra, come
nell'altra parte del campo, è un
proliferare di promesse irrealizzabili?
«Io sono per non prendere in giro i
cittadini, la mia storia lo dimostra»
Salvini, ad esempio, vuole abolire
la legge Fornero.
«È chiaro che se oggi cinquanta
persone che lavorano pagano la
pensione a cento che sono fuori
occorre un riequilibrio. La Fornero si
può abolire e riapprovare subito
dopo chiamandola con un altro nome e
modificandola negli aspetti più
controversi».
A proposito di promesse, le sue?
«Meno tasse e meno burocrazia. Prima
si attuano meccanismi per
aumentare base produttiva e consumi,
poi si abbassano le tasse. Non
subito ma pian piano. Io non
racconterò balle, spiegherò che cosa
voglio e quanto tempo ci vorrà per
fare le cose».
Pierpaolo Vargiu ha 60 anni ed è un
medico radiologo. Ha fatto
l'assessore provinciale alla
pubblica istruzione, il presidente
dell'Esit, il consigliere regionale
dal 1999 al 2013 e il deputato. Ha
presieduto per due anni e mezzo la
commissione Sanità della Camera, ha
dichiarato un reddito di 95.599,74
euro e il possesso di tre
abitazioni a Cagliari più un rudere
a Tuili, un garage, un posto auto
e una Mercedes del 2007. Nelle
classifiche della produttività è sempre
stato ai primi posti: è stato
presente all'82,18% delle sedute, ha
presentato 471 atti parlamentari
come primo firmatario e circa 700
come co-firmatario. È sposato ed ha
una figlia di vent'anni.
Fabio Manca
La
Nuova
Pd, posti
blindati solo ai renziani
Soriani e
area Cabras Fadda chiedono la convocazione dell'assemblea regionale
CAGLIARI
Il caso Sardegna sarà uno dei primi
a essere risolti dalla direzione
nazionale del Pd. Convocata domani
mattina, a Roma, ha capito la
gravità del momento dopo aver
ricevuto una lettera da una parte della
commissione sarda che non è riuscita
a dipanare la matassa delle
candidature. Pare che in via del
Nazareno, sede ufficiale dei Dem,
siano rimasti sconcertati dal
contenuto e pare l'abbiano commentata
così: «È assurdo, ora chiedono la
convocazione dell'assemblea
regionale quando per giorni si sono
impantanati su nomi e caselle».
Dunque, sarà solo il nazionale a decidere
e lo farà a ridosso della
consegna degli elenchi nelle
cancellerie della Corte d'appello:
domenica e lunedì.
Tra l'altro al segretario regionale
Giuseppe Luigi
Cucca è stato detto anche: «Non
muoverti da Roma, è solo questione di
ore». Con un contorno abbondante
d'indiscrezioni, soprattutto questa:
la direzione avrebbe blindato due
dei tre capilista nel proporzionale
alla Camera e al Senato in Sardegna:
saranno due renziani di provata
fedeltà. Per il resto, i vertici dem
partiranno dai deputati uscenti e
valuteranno se sostituirli o meno
con uno o più esordienti. Colpo a
sorpresa. Prima che il segretario
regionale entrasse in via del
Nazareno, via mail è arrivata la
lettera. E
ra firmata da quattro dei
sei commissari incaricati, insieme a
Cucca, di preparare le liste
sarde, con una novità inaspettata:
popolari-riformisti e soriani,
avversari fino a qualche giorno fa,
sarebbero di nuovo alleati. Perchè
è sottoscritta da Pietro Morittu e
Cesare Moriconi, area Cabras-Fadda,
e da Salvatore Sanna ed Eliseo
Secci, gruppo Soru. Non dai renziani e
neanche dagli ex Diesse, cioè il
grosso della maggioranza che ha
eletto Cucca. Il motivo della
richiesta? «Tutto il partito dev'essere
informato sul perché la commissione
ha fallito il compito che le era
stato assegnato».
Un tono quasi da resa dei conti a
poco più di un
mese dalle elezioni, ma la richiesta
delle due correnti sarebbe
arrivata fuori tempo massimo. Non ci
sono più dubbi: sarà Roma a
scrivere la lista dei sardi alle
Politiche (ua)
Il numero
dei collegi uninominali per Udc e Riformatori sarà deciso ad Arcore
A destra
l'area centrista spera
Nel centrodestra l'attesa è
cominciata. Ad Arcore è riunito il
gruppo convocato per le liste
elettorali da presentare fra pochi
giorni. Ad essere in allarme più di
tutti è la coalizione centrista di
«Noi con l'Italia», soprattutto i
Riformatori e l'Udc sardo. Non sanno
ancora quanti collegi avranno
nell'isola, fino all'altro giorno erano
zero, ma forse uno o due potrebbero
strapparlo nella notte. I posti
rimasti liberi sono rimasti pochi
dopo che i sardisti hanno attenuto
la certezza di due su tre collegi
negli uninominali per il Senato,
Fratelli d'Italia quello
maggioritario di Oristano destinazione
Montecitorio e infine i cinque-sei
assicurati da Berlusconi a
Cappellacci, il coordinatore
regionale di Forza Italia. I centristi
hanno fatti sapere da subito che se
dovessero rimanere a secco,
potrebbero presentare la lista nel
proporzionale, ma a quel punto il
loro impegno si limiterebbe al
minimo contrattuale.
Raffaele Fitto e
Lorenzo Cesa, i due leader di «Noi
con l'Italia», avrebbero
rassicurato i Riformatori e l'Udc,
confermando che «il peso della
nostra micro coalizione è determinante
per la vittoria anche in
Sardegna». Però, nella riunione di
Arcore, potrebbero esserci anche
alcune sorprese dell'ultim'ora, come
quella che la coalizione imponga
nell'isola almeno un candidato
forestiero. Uno dovrebbe essere il
deputato uscente Paolo Vella, eletto
in Sardegna nel 2013, e
considerato un intoccabile dal
Cavaliere. In questi giorni.
Cappellacci avrebbe provato a
spiegare a Berlusconi che questa volta
gli innesti potrebbero aumentare i
problemi. Soprattutto nei rapporti
con gli alleati del centro in
prospettiva delle elezioni regionali del
2019: «Non possiamo spaccare
l'alleanza», è il messaggio recapitato
anche in queste ore ad Arcore.
Perché i centristi hanno minacciato di
rivedere tutti gli accordi ,
compresi quelli futuri, se dovessero
essere tagliati fuori dalla
spartizione dei collegi uninominali. Anche
per questo Forza Italia avrebbe
rinviato ad altra data 'l'accordo che
prevedeva la candidatura a Nuoro di
Efisio Arbau, fondatore della Base
e sindaco di O llolai., (ua)
Salvini
in versione sardista «Vi riporto in Parlamento»
Il leader
leghista a Cagliari per siglare l'intesa con il Psd'Az: il
premier
sarò io Solinas capolista nel proporzionale nell'isola e in un collegio
blindato
in Brianza
di Umberto Aime
CAGLIARI
C'è un ritornello in televisione che
recita pressappoco così:
«Benvenuti a bordo, vivrete la
vostra felicità al quadrato». È
perfetto per il Matteo Salvini della
Lega sbarcato a Cagliari da
conquistadores, anche se poi dirà di
essere solo «un umile
passeggero», e atteso a mezzogiorno
dalla firma ufficiale, c'è stata,
del patto elettorale con il Psd'Az.
Alla fine di una giornata vissuta
in apnea, fra cozze, ostriche,
gamberi crudi, fette di prosciutto,
donati con entusiasmo al mercato,
selfie a volontà, abbracci in
quantità e molti discorsi politici,
dirà: «Sardi, sono felice di
essere entrato nei vostri cuori».
Stando alla sala piena dell'hotel in
cui è stata celebrata la cerimonia
dell'accordo e a quella altrettanto
affollata del ristorante sul mare,
in cui la Lega-sardista ha
consumato il suo primo pranzo
elettorale, ogni pass costava 30 euro,
Salvini potrebbe aver ragione.
Una sola contestatrice ufficiale in
sei
ore, «razzista di merda, vai via»,
ripresa dal leader del Nord con un
educato «buongiorno, mia
principessa», sono stati solo applausi,
sorrisi e cartelli inneggianti. Uno
su tutti: «Salvini salvaci tu»
dalle tasse, dall'Europa, da Renzi e
dai Cinque Stelle, messi in
questo ordine (disinteressato?) dai
commercianti. Salvini che in
strada e fra la gente ci sa stare, mai
lo vedrete tirarsi indietro o
diffidare del mondo, ha apprezzato.
«Sono qui - le prime parole - non
per firmare questo o quel contratto,
tra l'altro manca il notaio, ma
quello che è un patto di
fratellanza, d'idee e progetti federalisti
fra i nostri popoli, fra due partiti
che hanno una storia in comune e
alle Politiche di marzo correranno
sotto la stessa bandiera». Sarà
quella sventolata da Alberto da
Giussano - Lega in blu, Salvini
premier in giallo - e non i Quattro
Mori, tenuta lontana, almeno
questa, dalla partita.
Che politicamente i dissidenti hanno
definito
scorretta e brutale, mentre secondo
molti altri, a cominciare dal
segretario regionale sardista
Christian Solians, è «il colpo del
secolo, sarà meraviglioso e
ritorneremo in Parlamento dopo ventidue
anni». Al Psd'Az, giusto per
ricordare le clausole, andranno due dei
tre collegi in palio per il Senato:
quello maggioritario di
Oristano-Nuoro, con la candidatura
dell'avvocato Lorenzo Palermo, e
Sassari-Olbia, con un nome ancora da
designare. Più il posto di
capolista nel proporzionale, sempre
al Senato, per Solinas, che sarà
messo comunque al sicuro in un
collegio blindato della Brianza.
Ma i sardisti hanno giurato che
«questi baratti non c'interessano» e così,
dopo aver processato il sindaco di Cagliari
per aver cacciato un loro
assessore, «Massimo Zedda,
vigliacco, hai consumato la più brutale
delle vendette», hanno detto altro.
«Bilinguismo, revisione dello
Statuto e Zona franca, saranno le
tre che cose che , con i leghisti,
faremo nei primi cento giorni della
legislatura». Salvini ha
confermato il sostegno, «prenderò un
voto in più di Berlusconi e sarò
premier» e mostrato i muscoli, «è
fesso chi ipotizza una mia alleanza
con Di Maio», ha aggiunto un'altra
profezia. «Insieme, noi e voi,
faremo molta strada.
Vi libereremo anche da quanti vi
hanno
raccontato, sono quelli del
centrosinistra, che solo con i migranti
può essere ripopolata la Sardegna.
Sbagliato, è un orrore, noi i
migranti li rispediremo in Africa».
Poi sulle ali dell'entusiasmo ha
messo in fila navi e aerei, «pochi e
cari», economia, lavoro
agricoltura e cultura: «Avete uno,
due, mille tesori, dovrebbero
valere il triplo, dovreste essere
ricchissimi». Offerte e proposte
liquidate dagli avversari come
sciocche, umilianti e, false, ma non da
Solinas: «I nostri 10 punti, tutti
sottoscritti dalla Lega,
cambieranno la faccia della
Sardegna». Salvini ha annuito e dopo aver
incontrato il gruppo Antiequitalia,
i Liberi cacciatori e altri che ce
l'avevano con «Roma ladrona», ha
affrontato la volata finale. «Per 40
giorni - ha detto - non viviamo in
trincea, gettiamoci all'assalto,
conquistiamo uno voto dopo l'altro e
vedrete che il 5 marzo saremo noi
a festeggiare la vittoria».
E se non fosse così? «Mai e poi mai
lo
sarà. Sia chiaro: ce la metterò
tutta, non mollerò di un centimetro,
ma ho bisogno dell'aiuto dei
fratelli sardi». Chi era nel salone delle
feste s'è messo a saltare, poi, al
momento giusto, i prenotati al
ristorante riempiranno piatti e
bicchieri e piatti. Con Salvini che ha
salutato con un ampio gesto della
mano come usano e osano fare i
potenti della terra.
Nicola
Sanna silurato si vendica: riparte la guerra nel Pd
fondazione sardegna»le nomine
di Giovanni Bua
E alla fine la «serena dialettica
democratica» non è stata
tanto serena. E il sindaco di
Sassari Nicola Sanna, fresco di
clamoroso siluramento dalla poltrona
di presidente dell'Egas, ha
cancellato con un tratto di penna
tutti i candidati riconducibili
all'area Cabras dalla lista dei
papabili rappresentanti del Comune nel
consiglio di indirizzo della
Fondazione di Sardegna. Presentando una
terna con la "sua" Grazia
Manca, l'avvocato renziano Gianluca Giordo e
Antonia Ruiu, avvocata civilista e
giudice di pace, indicata dal
centrodestra. Lo sgambetto.
Una rappresaglia per lo sgambetto
cagliaritano, verrebbe da pensare,
che Sanna imputa al Partito dei
Sardi ma dietro cui è difficile non
vedere un via libera, almeno
informale, da parte del presidente
Pigliaru e dei vertici del Pd. Ma
in realtà la guerra in casa Dem
parte molto più da lontano, per essere
precisi dal giorno dell'insediamento
del "sindaco ribelle" nel maggio
del 2014. E, nonostante la pace
armata decretata per le vicine e
complicate elezioni politiche, non
aspetta altro che di poter
deflagrare di nuovo in tutta la sua
durezza.
Lo strappo. Una mano
gliela darà sicuramente lo strappo
di Nicola Sanna, che da martedì
sera aveva sulla sua scrivania una
sestina di nomi scelta dalla
conferenza dei capigruppo qualche
minuto prima, tra i quali indicare i
tre che concorreranno all'unico
posto sassarese dentro il consiglio di
indirizzo della Fondazione, a cui
spetta l'ultima parola. In
particolare erano due quelli graditi
al gruppo dell'ex presidente del
consiglio regionale Giacomo Spissu e
del senatore Silvio Lai,
articolazione sassarese dell'area
che fa riferimento al presidente
uscente della Fondazione, Antonello
Cabras: Alessandra Ruzzu,
attualmente in Cassa depositi e
prestiti e in passato collaboratrice
diretta dell'allora senatore.
E, in subordine, l'avvocata Franca
Solinas. Su Alessandra Ruzzu in
particolare il voto preliminare del
gruppo consiliare del Pd era stato
quasi unanime, e il suo ingresso
nella terna finale
"caldeggiato" da giorni. Con il prevedibile esito
di una sua nomina finale in
Fondazione. E invece Sanna ha deciso di
far saltare il tavolo. «Ho scelto in
base ai profili professionali,
tutti di alta qualità e
rappresentativi del tessuto culturale,
economico e sociale non solo della
città, ma anche del territorio del
nord Sardegna.
E rispettando le sensibilità interne
ai partiti,
tenendo conto degli equilibri delle
rappresentanze delle forze
politiche», commenta laconico a
tarda sera. Cencelli. Ed
effettivamente, in una città in cui
anche un posto nel Cda del
consorzio ortofrutticolo è assegnato
con rigorosa applicazione del
Cencelli, il gruppo Spissu-Lai ha
fatto il pieno. Suo a Palazzo Ducale
il vice sindaco, il presidente del
consiglio, il capogruppo del Pd.
Suoi, con lo stesso Giacomo Spissu,
il vertice della Sardaleasing, la
casella di vice presidente della
Banca di Sassari di Salvatore Rubino
e quella di vice presidente della
Fondazione con Angela Mameli. Sua la
presidenza di Numera di Antonio
Callotta ma anche quella di Atp
Servizi con Gian Piero Cordedda.
E si potrebbe andare avanti a lungo
con posti nel Cda della Multiss,
dell'Ersu, ruoli di revisori dei
conti in Provincia, in Atp, nel
Consorzio industriale e in Abbanoa.
«Con un peso del 35-40 per cento del
partito occupano il 70 per cento
del sottogoverno», calcola uno degli
"uomini macchina" del
Pd.Cristalli. Percentuale che Sanna
rivendica da anni di aver diritto
di riequilibrare, a volte muovendosi
con la grazia di un elefante in
un negozio di cristalli, spesso
mettendo in piedi estenuanti bracci di
ferro (la prima crisi è durata 500
giorni, l'ultima di fatto non è
ancora chiusa visto che l'ex sindaco
Ganau si rifiuta di indicare
l'assessore alla Cultura in sua
"quota") alternati a brevi periodi di
pace e nuovi strappi.La voragine.
L'ultimo però rischia di diventare
una voragine. La Fondazione di Sardegna
è infatti cosa assai delicata,
e il nuovo consiglio di indirizzo
anche.
I 18 eletti dovranno infatti
scegliere il nuovo presidente, con
Cabras assolutamente in corsa per
la riconferma. Fatto che potrebbe
convincere l'ex senatore a dare
prova della realpolitik in cui è
maestro, con un via libera alla
candidata del sindaco Grazia Manca,
che nulla avrebbe da dire su un
suo eventuale secondo mandato. Piani
alti. Ma se ai "piani alti" la
vicenda si potrebbe anche chiudere
amichevolmente, è difficile credere
che lo sgarbo di Sanna, che di fatto
ha ignorato una volontà chiara
del gruppo consiliare del Pd e della
maggioranza del partito, passi.
Non è un mistero che i Dem
sassaresi, compresi i suoi ex alleati
Carbini e Spanedda, non vogliano la
sua ricandidatura nel 2019. E
l'apertura anticipata delle ostilità
potrebbe dare gambe a chi lavora
a una sua caduta in primavera, a
finestre elettorali chiuse, con un
comodo anno di commissariamento per
rimettere insieme i cocci. Con
buona pace della «serena dialettica
democratica», che in casa Pd non è
mai troppo serena.
Il
Progetto svela i primi nomi
Sassari-Olbia,
al Senato la segretaria generale di Ozieri e Bono
SASSARI
Ufficializzati i primi candidati
delProgetto Autodeterminatzione.
Marina Piras, dirigente pubblica di
62 anni, sarà in corsa al Senato
per gli indipendentisti nel collegio
di Sassari-Olbia. Residente a
Sassari, madre di due figlie,
attualmente è la segretaria generale nei
Comuni di Ozieri e Bono. Nella sua
carriera ha prestato la sua
attività nei Comuni di Santa Teresa,
Bulzi, Oschiri, Viddalba, Erula,
Bortigiadas, Ittiri, Bonorva,
Olmedo, Villanova Monteleone, Mores,
Nughedu San Nicolò, Cheremule,
Berchidda, Anela, Esporlatu, Tula,
Burgos e Bottidda. Negli anni '80 è
stata consigliera comunale a
Buddusò. Un'altra donna, Mariella
Multinu, medico di 49 anni in
servizio al Giovanni Paolo II di
Olbia, sarà candidata nel collegio
uninominale di Olbia, per la Camera.
Nell'ospedale del capoluogo
gallurese si occupa di donazioni di
sangue e cura della talassemia.
Fabrizio Palazzari, 43 anni, sarà
candidato nel collegio uninominale
di Carbonia, per la Camera.
Consulente e formatore di impresa lavora
nel campo della finanza etica e
mutualistica. Ha ricoperto ruoli
direttivi nel mondo
dell'associazionismo sardo all'estero.Filippo
Simula, 61 anni, dipendente della
cooperativa lattiero casearia di
Ittiri, sarà invece candidato per
Progetto Autodeterminatzione alla
Camera dei deputati, nel collegio
proporzionale di Nuoro, Sassari, Olbia.
Già assessore all'Ambiente del
Comune di Ittiri, è stato tra i
fondatori dell'Associazione
Volontari Protezione Civile. Per molti
anni delegato e dirigente sindacale,
prima nella Cgil e più tardi
nella Css e nel Sindacadu Sardu, ora
è segretario di Liberu in
provincia di Sassari.
SASSARI -
Non si placa la tensione tra attivisti e fuoriusciti del
Movimento.
Tirotto: «Sono stato aggredito». Casu: «Un danno per tutti»
Dopo i
cazzotti accuse e veleni nel M5S
di Vincenzo Garofalo
SASSARI
Non c'è quiete dopo la tempesta che
ha scosso il Movimento 5 stelle
con l'addio del consigliere
comunale, Marco Boscani, e con il duello a
suon di cazzotti fra attivisti ed
ex, che ha risvegliato i
sonnacchiosi corridoi di Palazzo
Ducale mentre nell'aula erano in
corso i lavori dell'assemblea
civica. I due contendenti che martedì
pomeriggio si sono affrontati nella
sede del municipio, l'attivista
Andrea Tirotto, e l'ex grillino
Marco Casu, continuano a lanciarsi
accuse reciproche: «Sono un padre di
famiglia che non ha mai fatto uso
della violenza, ho una reputazione e
una professione che mi distingue
per altruismo e impegno.
Non sono un fomentatore di risse.
Piuttosto
sono stato vittima di un'aggressione
fisica cominciata addirittura
dentro l'aula consiliare e
proseguita fuori, di cui porto i segni sul
volto», ribadisce Tirotto.
«L'atteggiamento di queste persone che
hanno abbandonato il progetto
5Stelle per combatterlo, non fa un danno
a me personalmente, ma a tutto il
Movimento». Anche Marco Casu non
arretra di un passo: «Non siamo
persone rissose o esagitate. Sono
stato aggredito solo perché sostengo
le ragioni che hanno portato
Boscani a lasciare il Movimento»,
spiega.
«Mancanza di democrazia,
esclusione di chi dissente dai
diktat nazionali, tanto da non
permettere ai non allineati di
candidarsi alle Parlamentarie». Una
situazione rovente che resta da
gestire al coordinatore provinciale
del Movimento, e capogruppo a
Palazzo Ducale, Maurilio Murru. «Non
voglio parlare dell'episodio
successo in Comune, la violenza si
condanna e basta, non si commenta»,
esordisce Murru, prima di
sollevare scudi in difesa del
Movimento.
«Chi dice che all'interno del
Movimento ci siano regole
antidemocratiche è in malafede. Siamo
l'espressione più alta di
democrazia. Il Movimento ha le porte sempre
aperte. Alle nostre riunioni può partecipare
chiunque, e anche se si
avvicina per la prima volta, ha
subito diritto di voto sulle decisioni
che sono prese dall'assemblea»,
spiega dopo essersi sfilato la giacca
e avere rimboccato le maniche. «Come
portavoce del Movimento, ho
capito che esistono due tipi di
persone che si avvicinano a noi: gli
attivisti, che si dannano l'anima
per perseguire il progetto comune e
non chiedono nulla in cambio; e gli
arrivisti, che di solito non si
fanno vedere per mesi o anni, e si
presentano quando si avvicinano le
elezioni», precisa.
«Molte delle persone che dicono di
essere andate
via dal Movimento perché non
contestano il metodo delle Parlamentarie,
in realtà erano scomparse da tempo.
Si erano già autoescluse, perché
noi non abbiamo mai cacciato
nessuno». Sulle parlamentarie Murru non
accetta accuse: «In Sardegna sono
state presentate 340
autocandidature, e ne sono state
ammesse 260 circa. Chi ha presentato
la propria autocandidatura ha
accettato la regola in base alla quale
l'ultima parola, insindacabile, spettava
al capo politico, Di Maio, e
al Garante, Grillo. Ora che si
lamentino dopo essere stati esclusi mi
sembra quantomeno strumentale,
ridicolo».
Neanche le diaspore
spaventano Murru: «Sono corsi e
ricorsi storici, che coincidono con le
elezioni. Anche nel 2014 con le
regionali e le comunali era successa
la stessa cosa. Avevano addirittura
creato una lista che aveva
appoggiato il sindaco Sanna. Hanno
preso meno dell'1 per cento e sono
spariti - ricorda -. «Il Movimento
invece continua a crescere, come
attivisti e come consenso popolare».
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Federico
Marini
skype:
federico1970ca
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