UNIONE SARDA
L'iniziativa del Comitato per la riforma della Costituzione ieri sera a
Sassari
SASSARI I sacerdoti del Sì sono così convinti del loro Verbo, che pensano
che si imporrà naturalmente come la scelta migliore. Sette settimane al
referendum costituzionale, ed ecco la vera strategia: «Se riusciamo a
spiegare bene che cosa fa la riforma, e discutiamo in un clima sereno, le
nostre ragioni prevarranno», dice Luca Lotti a Sassari, primo di due
rapidi round di propaganda in Sardegna (oggi a mezzogiorno il
sottosegretario alla presidenza del Consiglio parlerà al Blu Marine di
Olbia).
Francesco Pigliaru, che nella sua città fa la prima professione pubblica
di sostegno al Sì, ha la stessa certezza: «Se entriamo nel merito delle
questioni, si vede che la riforma offre opportunità anziché rischi. Anche
per la Sardegna».
IL PARTERRE La scelta di Pigliaru non sorprende (del resto sosteneva Renzi
già quando il popolo Pd gli preferiva Bersani), ma è comunque
un endorsement che pesa: schierandosi il presidente rinsalda il patto
di ferro col governo e al tempo stesso si assume i rischi politici
della sua mossa. Anzi, lui stesso scherza sull'ipotesi di
dimissioni ventilata dai Rossomori: «Visto che mi hanno detto che se vince
il No me ne devo andare, mi conviene fare campagna per il Sì».
Ad ascoltare le riflessioni sue e degli altri oratori c'è una sala strapiena
di gente che, per altro, ha perlopiù già deciso di approvare la nuova
Costituzione. Ma queste iniziative servono per il morale delle truppe, non
per convincere gli indecisi. In prima fila, omaggiato dai saluti dello stesso
Lotti, c'è Arturo Parisi, mente dell'Ulivo prodiano di cui, secondo i renziani,
la riforma raccoglie l'eredità. Il vero padrone di casa è Gavino Manca, e con
lui c'è l'ex senatore Bruno Dettori. Ma anche Giacomo Spissu, che pure nei
bisticci del Pd sardo sta su versanti opposti ai protorenziani. Si
nota l'assessore regionale all'Ambiente Donatella Spano, mezza
Giunta comunale di Sassari, e qualche volto che non ti aspetti, come
l'ex assessore di Forza Italia Tore Amadu.
I TEMI Proprio per scrutare le nuove norme nel dettaglio,
il presidente del Comitato per il Sì, Gianluca Giordo, affida il
primo intervento alla costituzionalista Carla Bassu: «Voto sì alla
riforma perché l'ho letta», spiega, «è falso che rafforzi il governo a
danno del Parlamento, anzi. Anche i poteri regionali sono valorizzati».
I parlamentari del Pd Giovanna Sanna e Giuseppe Luigi Cucca
ricordano, rispettivamente, che «si centrano obiettivi che la sinistra
indicava da decenni», e che «così portiamo l'Italia al passo dei Paesi
più moderni».
È d'accordo il presidente Gianfranco Ganau: «Il Sì è un'opportunità
unica per modernizzare l'intero sistema. E sulle regioni c'è la clausola
che fa salve le autonomie speciali». IL GOVERNATORE Pigliaru approfondisce
il concetto: «Abbiamo la garanzia che senza l'intesa con la Regione non si
potrà toccare lo Statuto. Ma credo che neppure le regioni ordinarie siano
penalizzate: quelle virtuose potranno avere più autonomia, è una sfida a
funzionare meglio». Così, per il governatore, si fa giustizia di
un'altra modifica costituzionale - quella del 2001 sulle competenze
regionali - che era «un pasticcio, un decentramento frettoloso e ingenuo.
Decentrare è giusto, purché poi non accada che un imprenditore non
sa a chi chiedere una licenza». E poi, conclude il presidente, «voto
Sì per vedere un'Italia più semplice e trasparente. Il Paese non cresce da
20 anni: non sarà la riforma a risolvere tutto, ma è un tassello
importante».
IL SOTTOSEGRETARIO Spetta a Luca Lotti il gran finale, ma lui evita
i toni enfatici: «Forse il nostro governo poteva fare meglio
qualcosa, forse la riforma non è perfetta. Ma stiamo cambiando le cose
dopo trent'anni di tentativi a vuoto». L'argomento dei tagli ai costi
della politica, per esempio, «è un po' demagogico, lo riconosco. Però,
oggi che tutti ci fanno le campagne elettorali, è giusto far sapere che
si sta facendo ciò che altri hanno saputo solo promettere».
Perciò l'appello alla sala sassarese è «raccontate la riforma. Informatevi
anzitutto voi, e poi parlate con tutti, uno per uno. Dite che cosa cambia
se aboliamo il bicameralismo perfetto, cancelliamo Province e Cnel,
riordiniamo le competenze tra Stato e regioni. I cittadini devono sapere
che voteranno per questo, non per mandare a casa il governo Renzi. Quello,
semmai, si potrà fare un anno dopo». Di fronte alle cose concrete «il No
non ha argomenti veri. Parlano degli immigrati, di Banca Etruria, di tutto
ma mai del merito. In Sardegna dicono che è in gioco l'autonomia
regionale: è una bugia». Basta la parola, insomma, e «il 5 dicembre
festeggeremo, mi aspetto un grande contributo anche dalla Sardegna». Dal
governatore in poi.
La Nuova
Sottosegretario
e presidente all’incontro a Sassari per il “Sì” «Subito i fondi per la
continuità territoriale e per il sociale» Lotti e Pigliaru: «Patto per l’isola,
investimenti al via» di Vincenzo Garofalo.
SASSARI È
atterrato sull’isola per lanciare lo sprint finale del fronte del Sì nella
campagna referendaria sulla riforma costituzionale. Ma tra strette di
mano, rassicurazioni e sorrisi, il sottosegretario alla presidenza del
Consiglio, Luca Lotti, non poteva sottrarsi al confronto sull’attuazione del
Patto per la Sardegna: tre miliardi di euro trasfusi dal Governo nelle
casse regionali per dare una scarica di adrenalina a una regione da troppo
piegata sulle ginocchia. E il confronto non poteva che essere con il
presidente della giunta regionale, Francesco Pigliaru: «C’è stata una
riunione tecnica oggi e ce ne saranno altre nei prossimi giorni perché non
c’è un solo istante da perdere», ha spiegato ieri il governatore a
margine dell’ incontro pubblico organizzato a Sassari dal comitato per il
Sì, proprio con la partecipazione del braccio destro del premier Renzi.
«Entro un mese
stileremo una sorta di cronoprogramma in cui indicheremo passo per passo
come procederemo nell’utilizzo dei fondi previsti dal Patto per la
Sardegna», ha continuato Pigliaru. I primi interventi riguarderanno la
continuità territoriale e gli ammortizzatori sociali: «Il patto assegna 45
milioni di euro per gli ammortizzatori sociali, una risposta che i
lavoratori aspettano dal 2014.
E Poi ci sono i
30 milioni annui per migliorare la continuità territoriale. Entro l’anno
partiranno i primi progetti e spenderemo i primi 50 milioni di euro». Poi
ci sono gli altri programmi, quelli sulle infrastrutture, strade e
ferrovie, le università, la sanità, il turismo: «Domani avremo un vertice
proprio con i rettori degli atenei per pianificare l’utilizzo dei 30
milioni di euro stanziati per la ricerca. Purtroppo altri progetti,
specialmente quelli sulle infrastrutture, hanno necessità di tempi tecnici
più lunghi, ma stiamo procedendo speditamente e non perderemo un solo
giorno», ha garantito Pigliaru.
Pochi minuti
prima, dal microfono della sala conferenze della camera di commercio
sassarese, il presidente aveva spiegato le ragioni che lo spingeranno a
votare Sì al referendum costituzionale in programma il 4 dicembre, e lo aveva
fatto citando Bob Dylan, il cantautore statunitense appena insignito del
premio Nobel per la letteratura: «I tempi stanno cambiando e noi vogliamo
che le cose cambino», era stato il suo messaggio. «Non è vero che questa riforma indebolisce
l’autonomia della Sardegna, anzi, la rafforza perché la garantisce, e
perché lancia una sfida alle Regioni a statuto speciale; ossia le sfida a
essere virtuose per meritare l’autonomia. E questa sfida, giusta e sacrosanta,
noi la raccogliamo».
Parole
condivise dalle altre autorità politiche intervenute per sostenere e
spiegare le ragioni del Sì: dal presidente del Consiglio regionale,
Gianfranco Ganau, «è una riforma che risolve uno dei problemi principali,
il bicameralismo perfetto, che rallenta il processo legislativo
nel nostro Paese»; ai parlamentari Giovanni Sanna e Giuseppe Luigi
Cucca «attuare riforme come il taglio dei costi della politica di cui
si parla da trent’anni»; alla docente di diritto pubblico comparato dell’Università
di Sassari, Carla Bassu, il segretario provinciale del Pd, Gianpiero
Cordedda,
il vicesindaco
di Sassari, Gianni Carbini, fino al sottosegretario Luca Lotti, l’ospite
d’eccezione arrivato all’incontro sottobraccio con il consigliere
regionale Gavino Manca: «Votare Sì perché l’Italia ha un’occasione unica,
dimostrare che anche il nostro Paese può cambiare. Questo non è un
referendum per mandare a casa Renzi, il Governo può essere mandato a casa
fra un anno. È un referendum per migliorare l’Italia».
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Federico Marinimarini.federico70@gmail.comskype: federico1970ca
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